Poesie e Musica

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Gli occhi di Circe

                              di Corrado Calabrò

Navi come aquiloni,

transumanti ad agosto

per cinerei pianori mare-cielo,

sotto gli occhi di roccia della maga.

Aleggia

sul macigno del Circeo.

 

Dopo la notte insonne

fiotta a singhiozzo, nel pendio pietroso,

la fonte prigioniera di Lucullo.

 

Il cielo è tutto una lavagna vuota,

attonita dell’acqua che la specchia.

 

Come un sasso s'apparta il mio cuore.

 

Pure,

nel bacino del porto intiepidito

piano piano si colma di celesti sopori fumiganti

l’insonnia notturna.

Le barche, finalmente appisolate,

dondolano fianco a fianco, nel pontile.

 

Lenta, a perdita d’occhio,

monta l'albedine,

soffocando d'azzurro mare e cielo.

 

Esala il giorno la sua ora salsa.

 

La privazione di te

ora si stinge, diacronicamente,

in questa vastità senza orizzonte

del mare che nel cielo trascolora.

 

Come un sasso appartato è il mio cuore.

 

      Oh, l'azzurro cancella le galassie!

E più di ogni altra debole

è la forza attrattiva che le lega;

ma nessuna le sfugge, alla distanza.

 

Sasso tra i sassi è per gli altri il mio cuore.

 

Un sasso inanimato sulla roccia:

ma - gemello di quelli che stanotte

piovevano da spazi siderali

con scie incandescenti -

questo sasso conserva per sé solo

la memoria impietrita

d’aver sfiorato il volto di una stella.

 

(poesia tratta dall'opera di Corrado Calabrò "Rosso d'Alicudi" pubblicata dalla Arnoldo Mondadori Editore Spa)

 

 


La spiaggia della quiete

Suggestiva musica dedicata a Sabaudia dal mio fraterno amico e grande musicista Daniele di Vito

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