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VIRGILIO E CORITO-TARQUINIA

Capitolo VI

C  O  R  I  (N)  T  O

 Ristrutturato dal n. 31 di Aufidus (Università di Bari; C. N. R.)                                        

                                                       

 1.                                  Cori(n)to  "nonno" di Tarconte

 

 Nicol Horsfall ha sostenuto che Virgilio avrebbe coperto Tarquinia con il nome di Corito ricavato da quello dell'omonimo re arcade padre adottivo di Telefo, re della Misia, a sua volta padre di Tarconte fondatore di Tarquinia.

 Ad Horsfall è stato obiettato che il poeta avrebbe potuto chiamar  Corito ogni altra delle città fondate da Tarconte. Strabone diceva, infatti, che Tarconte, su incarico di Tirreno, figlio di Ati, re della Lidia, aveva fondato tutte le città dell'Etruria, fra cui Tarquinia alla quale aveva dato il proprio nome[1]. Abbiamo anche uno specifico riferimento, fatto da Catone, alla fondazione di Pisa[2]. 

 Falso è, invece, l'accenno alla fondazione di Cortona perché  dovuto ad un indebito emendamento di un passo de Le Puniche di Silio Italico (vedi cap. XIX,1-4).

 In favore di Horsfall, si potrebbero fare, tuttavia, due ordini di considerazioni.

 a) Tarquinia era la città di Tarconte per eccellenza, quella alla quale l'eroe fondatore aveva conferito il proprio nome, e dove aveva ricevuto dal divino Tagete la rivelazione della scienza dell'aruspicina.

 b) Quando Strabone parla di Tarconte fondatore di altre città oltre Tarquinia, non presenta l'eroe come fratello di Tirreno e figlio di Telefo e, con ciò, nipote del re arcade Corito. Anzi, per Strabone, nemmeno Tirreno è figlio di Telefo, ma di Ati re della Lidia. Quegli autori, invece, che fanno di Tarconte e Tirreno i figli di Telefo, re della Misia (il quale a sua volta era figlio di Corito), non presentano mai Tarconte come fondatore di altre città oltre Tarquinia (vedi capp. VIII, 25; XVIII, 9). Sicché la connessione di Tarconte con il re arcade Corito appare esclusiva di quelle versioni che fanno riferimento solo alla fondazione di Tarquinia.

 

                      

 2.                         L'Etruria meridionale e i Pelasgi dell'Arcadia

 

 Si diceva che il re Corito o Corinto avesse governato sui Coritei dell'omonimo demo di Tegea in Arcadia; e che avesse adottato Telefo, padre di Tarconte, nato e abbandonato proprio nella terra di Corito.

 Dall'Arcadia proveniva anche Evandro, re del colle Palatino di Roma. Secondo Virgilio, costui, in quanto discendente di Maia, sorella di Elettra madre di Dardano, era imparentato con Enea.

 Si riteneva pure che i Pelasgi, venuti dall'Arcadia, si fossero andati a stanziare nell'Etruria meridionale, secondo una divisione che localizzava a nord gli Etruschi, e a sud gli Etruschi misti ai Pelasgi emigrati dall'Arcadia[3] (vedi cap.XIV, 1). La tradizione è documentata per la prima volta da Dionisio Periegete (II sec.a.C.). Questi dice:

 

 <<Intorno all'Appennino ci sono molte genti che elencherò tutte a cominciare dalla parte nord-occidentale. Per primi ci sono gli Etruschi, e dopo di loro la gente dei Pelasgi che un tempo da Cillene (in Arcadia) raggiunsero il mare Occidentale, e lì si insediarono insieme agli Etruschi; dopo, c'è il duro popolo dei superbi Latini>>.

 

 Questa versione fu seguita da Prisciano, Avieno, Niceforo ed Eustazio.

 Riferiamo quella di Avieno (IV sec.) perché era un etrusco di Vulsinii. Egli dice:

 

 <<prima v'è la gente degli antichi Etruschi, poi la schiera pelasgia occupa i campi itali; essa una volta dal paese di Cillene, si recò agli stretti del golfo Esperio>>.

 

                            

 3.                   Gli Arcadi fondano in Etruria la città di Tegea (Corito?)

 

 Particolare rilievo assume uno scolio di Probo alle Georgiche di Virgilio, nel quale si dice che gli Arcadi avevano fondato in Etruria la città di Tegea, omonima della città e della regione arcade in Grecia[4].

 Noi sappiamo che Corito o Corinto era uno dei demi di Tegea, sul quale regnava l'omonimo re Corito o Corinto, padre adottivo di Telefo, a sua volta padre di Tarconte, fondatore di Tarquinia (Corito/Tegea?) nell'Etruria meridionale dove, secondo la tradizione, i Pelasgi, provenienti dall'Arcadia, avevano coabitato con gli Etruschi (vedi cap. XIV, 2).

 

 4.                                    Cori(n)to nella lingua greca

 

 Noi, senza pregiudizio per la tesi di Horsfall, abbiamo da tempo avanzato una soluzione alternativa.

 Alcune glosse ad Eschilo presentano korinthos e korintheys in luogo di korythos e Korytheys.

 Parimenti, l'epiteto di Apollo a Corone è conosciuto nella  forma Korinthos[5].

 Dall'analisi di questi casi, Pierre Chantraine ha ipotizzato  un lontano rapporto etimologico fra korys-korithos (elmo) e il nome della città greca di Korinthos (Corinto)[6].

 In proposito, noi abbiamo condotto una ricerca sia nella lingua greca che in quella latina, ed abbiamo trovato esempi molto numerosi e, riteniamo, significativi.

 In Grecia, il demo attico di Tricorito (Tri-korythos) era comunemente chiamato anche Tricorinto (Tri-korynthos)[7]. Stefano di Bisanzio ci documenta la alternanza delle due forme anche in un unico testo quando chiama Trikorynthon la città, e Trikorysioi gli abitanti[8].

 Pure il nome dell'eroe eponimo del luogo era Tricorito e Tricorinto (Trikorythos/Trikorynthos)[9].

 Korythos era il nome di uno dei figli che Paride ebbe da Elena di Troia; ma sia Eustazio[10] che Tzetze[11] lo chiamano Korinthos.

 Secondo una leggenda, riferita da Elio Donato[12], un altro Corythus, figlio di Paride e della ninfa Enone aveva fondato, in Etruria la omonima città di Corythus (Tarquinia). Però, in Tzetze, il nome di questo figlio di Paride e di Enone, è sia Korythos che Korinthos (cod. Kointon), e addirittura Couron[13]. 

 Telefo, poi, padre di Tarconte, fondatore di Tarquinia (Corito), era figlio adottivo del re arcade korinthos, secondo Apollodoro (II sec.a.C.)[14]. Invece, per Diodoro Siculo (I sec.a.C.), lo stesso personaggio si chiamava korythos[15].

                        

 5.                                      Cori(n)to nella lingua latina

 

 Virgilio, nell'Eneide, nomina quattro volte Corythus[16], delle quali una volta il codice “n” presenta la variante Corinthus[17].

 I codici dei commenti all'Eneide di Servio e di Elio Donato alternano Corythus e Corinthus[18]. Altrettanto avviene nei codici del Le istituzioni divine di Lattanzio[19].

 In una glossa virgiliana si legge Corinthus Etruriae (= Corinto d'Etruria), evidentemente per distinguere la città etrusca dalla omonima città Greca[20].

 Servio ci fa conoscere una versione del mito di Tantalo, secondo la quale questi regnava sui Corithii o Corinthii[21].

 Nei Mitografi Vaticani (I e II), il nome del padre di Dardano e quello della omonima città sono esclusivamente Corinthus, così come Corinthii sono i sudditi di Tantalo.[22]

 Troviamo, poi, che Corinium, città illirica della Dalmazia sulla spiaggia Adriatica, veniva chiamata anche Coriton e Corinton[23].

 Nel Martyrologium Hieronymianum, alla data dell'otto Agosto, il nome di un santo è variamente attestato come Corithonis, Corinthonis, Corinthionis e Corvintonis.

 Un figlio di Priamo, nei manoscritti del Diario della guerra di Troia di Ditti Cretese, è chiamato sia  Chorithon che Corinton[24]. Nella Biblioteca di Apollodoro, lo stesso personaggio ha poi il nome greco di Gorgythion[25].

 In un cippo funerario di età imperiale, il nome  Corinthus del dedicante è scritto Coritus[26].

 Nel sopra menzionato Diario della guerra di Troia, la città greca di Corinto è nominata due volte, ma in entrambe  è chiamata Choritus[27] come la omonima città etrusca.

 Il fatto assume particolare significato se confrontato con quanto disse Isidoro di Siviglia (560-636 d.C.). Questi, in una occasione, sostenne che i fratelli Dardano e Iasio venivano dalla Grecia (e Graecia profecti)[28], in un'altra precisò che Dardano veniva da Corinto (profectus de Corinto)[29].

 Isidoro, dunque, o la sua fonte, confondeva la etrusca città di Corythus/Corinthus con la greca Corinthos/Choritus al punto da ritenere che Dardano fosse provenuto da quest'ultima.

 Sia il caso del cippo funerario, sia quello di Dicti Cretese, sia quello di Isidoro confermano l'intercambiabilità delle forme Corito e Corinto.

 Analoghe oscillazioni sono riscontrabili nella lingua etrusca, per esempio nelle varie forme del nome di persona Arath, Aranth, Arnth, Ar(n)thna e, addirittura, *Arnath[30] (lat. Arruns = Arunte).

 

                          

 6.                                          Valerio Massimo

 

 Consideriamo ora quel che racconta Valerio Massimo (I sec.a.C.-I sec.d.C). Egli dice:

 

 <<Fu la fortuna che spinse Tarquinio ad impadronirsi del potere in Roma: straniero in quanto [exactu?], più straniero in quanto nato a Corinto (ortum Corintho), da rifiutare con disprezzo in quanto nato da un mercante, da doversene vergognare in quanto era anche nato dall'esule padre Demarato (quod etiam exule Demarato natum patre). Ciononostante [...], con le sue preclare virtù fece in modo che Roma non si pentisse di aver scelto il suo re tra i popoli confinanti (a finitimis) piuttosto che fra i suoi cittadini>>[31].

 

 Valerio dice che Tarquinio è nato a Corinto (ortum Corintho). Tuttavia, noi sappiamo che la tradizione era concorde nel dire che Tarquinio Prisco era nato a Tarquinia da una nobildonna della città che aveva sposato il corinzio Demarato. Valerio, inoltre, specifica che Tarquinio è <<nato dall'esule padre Demarato (exule Demarato natum patre)>>. Ora, Demarato non era esule a Corinto, in Grecia, ma a Tarquinia. Si tenga presente che, in altre fonti, Corinthus è attestato come una diversa forma del nome della etrusca città che Virgilio chiama Corithus (Tarquinia), e che una glossa  dice esplicitamente Corinthus Etruriae (= Corinto d'Etruria) per distinguere la città etrusca dalla omonima città greca (vedi par. 5). Inoltre, Valerio afferma che i Romani non si pentirono di aver scelto il loro re fra i popoli confinanti (a finitimis). A rigore, ciò dovrebbe voler dire che il loro re non proveniva da una città greca chiamata Corinto, ma da una omonima città etrusca. E se si considera che, in tutta la tradizione romana, l'origine tarquiniese di Tarquinio era implicita nel nome Tarquinio con cui lo stesso Valerio chiama il suo personaggio, si dovrebbe concludere che  Valerio usa per Tarquinia il nome di Corinto.

 Verosimilmente, Valerio, pur presentando il quinto re di Roma come un Tarquinio scelto fra i popoli confinanti (a finitimis), cioè fra gli Etruschi di Tarquinia dove, secondo la tradizione romana, era nato da padre esule (exule Demarato natum patre), si propose, tuttavia, di stornare le associazione del lettore dalla etrusca Tarquinia (Cori-n-to) alla greca Corinto grazie al gioco delle omofonie fra i nomi delle due città. Ciò al fine di esaltare l'origine greca dei Tarquini re di Roma a svantaggio di Tarquinia, il cui ruolo nella formazione dell'etnos primitivo di Roma non era accettato di buon grado.

                    

 

 7.                    Schema delle presenze del nome di Cori(n)to

                              nelle leggende riguardanti Tarquinia

 

 Si noti la frequente presenza del nome di Corito/Corinto nelle leggende  riguardanti Tarquinia.

 

 a) Corinthos o Corythus, troiano, figlio di Paride, fondatore della omonima città etrusca.

 b) Corinthus o Corythus, re di Corito o Corinto, padre di Dardano  capostipite dei Troiani e dei Romani.

 c) Dardano, figlio di Corinthus o Corythus, fondatore della omonima città etrusca .

 d) Tarconte, fondatore di Tarquinia (Cory-n-thus), figlio di Telefo, re della Misia, a sua volta  figlio adottivo del re arcade Corinthos o Corythos.

 e) Demarato Corinthius, re di Tarquinia (vedi capp.II, 2; XXI, 5-6), capostipite dei Tarquini romani.

 

 Forse, le figure di tutti questi re di nome Corinto/Corito legati a Tarquinia nacquero dall'unica figura di Demarato Corinthius re della città (vedi cap. XXI, 5). E' possibile che i Corinti, esuli a Tarquinia, abbiano lasciato il nome di Cori(n)thus ad un quartiere da loro edificato o, comunque, abitato nella città, oppure in una arcaica località del colle attiguo a Tarquinia, del quale conosciamo il nome medioevale di Cornetus/ Corgitus/* Crugentus (vedi cap. I, 6).

 Viceversa, il personaggio di Demarato Corinthius padre di Tarquinio potrebbe aver assunto la figura di re di Tarquinia proprio perché attratto da quella dei vari re chiamati Corinthus/Corythus legati al nome della città.

 Il gentilizio etrusco Kuritiana, documentato a Chiusi, potrebbe essere stato formato sul nome personale *Kuritu (Corito). Il cognome romano Coritinesanus, di origine etrusca, portato dal console Lar Herminius potrebbe indicare la presenza, in Etruria, di una città chiamata *Coritinesa (Corito?)[32]. Il nome rimanda pure alla cittadina di Cortuosa (etr. Curtvusa?) che si trovava nel territorio tarquiniese[33].

                                                             ***

 Cori(n)thus potrebbe essere stata, dunque, una originaria denominazione di Tarquinia, o il nome di uno degli arcaici centri abitati del colle di Corneto.

 A rigore, è con Corneto che la tradizione identificava la Corito virgiliana; e Giovanni Boccaccio argomentava che <<a questa intenzione forse agevolmente s'adatterebbe il nome, per ciò che, aggiunta una "n" al nome di Corito, farà Cornito>>[34].

 E' probabile che l'originaria pertinenza del nome di Cori(n)to a Tarquinia o alla futura Corneto, unitamente alla effettiva e documentata presenza di Greci a Tarquinia e nel porto di Gravisca, abbia concorso alla formazione della tradizione di una specifica immigrazione corinta. Tradizione che i Romani poterono favorire al fine di mitigare con  ascendenze greche l'origine tarquiniese degli ultimi re di Roma.

 

 

                              

 

 

  



[1] Strabone, Geografia, V, 2,5.

[2] Servio Danielino, All'Eneide., X, 179.

[3] Dionisio Periegete, GGM, II, pag. 124; Prisciano, v. 344-6: <<Tyrrheni primum fortes, juxtaque Pelasgi / Cyllens quondam propria qui sede relicta / Tyrrhenis socios petierunt navibus arces>>; Rufo Festo Avieno, Or. mar., in GGM, II, pag. 181: <<prima vetustorum veniens est ibi Tyrrhenorum; / inde Pelasga manus, Cyllenae finibus olim / quae petit Hesperii freta gurgitis, arva retenta / Itala>>; Niceforo, ad D.P., in GGM, II, pag. 460; Eustazio, ad D.P., in  GGM, II, pag. 277.

[4] Probo, Alle Georgiche, I,16: <<Tegea eiusdem nomine oppidum, cuis nomine est in Tuscia ab exulibus Arcadiae urbs condita>>.

[5] Pausania, La Grecia, IV, 34, 7.

[6] Pierre Chantraine, Dict. Etym. de la Langue Greque, II, Parigi, klinckneich, 1979, pag. 575.

[7] Vedi G. Radke, in Real-Emcyclopadie der Classischen Altertumswisseuschaft, Stuttgart, T.B. Metzlersche Verlagsbuchhandlung, 1939, s.v. Trikory(n)thos.

[8] Stefano di Bisanzio, op. cit., s.v. Tricorynthon.

[9] Vedi G. Radke, loc. cit.; K. Preisendanz, in Lexicon Griechischen Romischen Mythologie, Leipzig, Teubner, 1916-1924, s.v. Trykorythos.

[10] Eustazio, Ad Omero, pag. 1479.

[11] Tzetze, All'Alessandra, v. 851.

[12] Servio Danielino, op. cit., III, 170.

[13] Tzetze, op. cit., v.61.

[14] Apollodoro, Biblioteca, III, 9, 1.

[15] Diodoro Siculo, Storia Universale, IV, 33, 11.

[16] Virgilio, Eneide, III, 170; VII, 209; IX, 10; X, 719.

[17] Virgilio, op.cit., IX, 10: <<Extremas Corinthi penetravit ad Urbes>>.

[18] Servio Danielino, op. cit., III, 207; 209.

[19] Lattanzio, Divine istituzioni, I, 23.

[20] Corpus Glossarum Latinarum, IV, pag. 436.

[21] Servio, All'Eneide, VI, 603.

[22] Si riteneva che Tantalo avesse governato anche su Troia. I suoi sudditi Corithii o Corinthii potrebbero essere in relazione con la migrazione di Dardano da Corito nella Troade. Il Boccaccio conosceva una tradizione secondo la quale quando Dardano, proveniente dalla etrusca città di Corito, approdò nella Frigia, fu accolto da Tantalo dal quale ricevette una parte del regno.

[23] Anonimo Ravennate, Itinerari, IV, 22, pag. 223.

[24] Ditti Cretese, Dictyis Cretensis Ephemeridos belli Troiani, IV,7.

[25] Apollodoro, Biblioteca, III, 12,5.

[26] C.I.L., VI, 10013.

[27] Ditti Cretese, op. cit. , VI, 2.

[28] Isidoro di Siviglia, Etimologie, IX, 2,7.

[29] Isidoro di Siviglia, op. cit. , XIV, 3,41.

[30] *Arnath si ricava da  una iscrizione di Chiusi (C.I.E., 1219: Vel Velus Arnath-alisa = Vel figlio di Velus, figlio di *Arnath). Si tratta della metatesi di Aranth. Il caso, nel lessico etrusco, è presente una sola volta.

[31] Valerio Massimo, Epitome, III, 4,2.

[32] Il cognome latino Coritinesanus di Lar Herminius è di origine etrusca. Lare Erminio fu console a Roma nel 448 a.C., e forse discendeva da quel T. Erminio, console nel 506 a.C.. la cui famiglia era emigrata  a Roma dall'Etruria evidentemente al tempo della monarchia etrusca. Le forme etrusche Hermenas, Hermanas, Hermnei, Herme sono attestate un pò ovunque in Etruria. Come nomi di luogo e di divinità, Hermu ed Hermeri sono presenti più volte nella iscrizione dei Pulena a Tarquinia (G. Devoto, Studi minori, pagg. 193-199). In lingua latina le forme Herminia o Hermunia sono attestate a Cere (C.I.L., XI,3699) ; la forma Hermius è attestata a Tarquinia (C.I.L., XI, 3433).

[33] Tito Livio, Storia di Roma, VI, 4.

[34] La correlazione etimologica, come prospettata dal Boccaccio (dovuta all'infisso di una "n" nel nome di Corythus), non sembra suffragabile. Si dice che il nome di Corneto significhi “bosco di cornioli” (lat. Cornetum), come si dovrebbe evincere dall’albero di corniolo che appare nello stemma della città.

  A. J. Pfiffig (Die Etruskische Sprache, 1969, pagg. 51; 79; 173) ha notato che, in lingua etrusca, la "n" cade dopo la "r", come nel caso di Velthur > *Velthurni > Velthuri (vedi Velthur(n)i-thura). Ma non abbiamo esempi di analoga caduta nel corpo della parola.

 Si potrebbe cautamente supporre che Corythus, Corinthus e Cornithus siano tre forme equivalenti, come nel caso del  prenome etrusco Arath, Aranth ed Arnath (vedi la nota 30). E’ anche probabile che la città di Corito sia stata abbandonata nei primi secoli del Medioevo, e ricostruita con il nome di Corneto, cioè del bosco di cornioli che era sul luogo; o, più semplicemente che il volgo abbia corrotto in Corneto il nome di Corito, per attrazione verso quello del bosco di cornioli. L’esistenza di due versioni contemporanee del nome della città (Cornetus/ Cornitus/Corgnetus/Cornignitus = Corneto, e Gorgitus/*Crugentus  = Corito/Corinto? Vedi cap. I, 6) potrebbe suffragare quste ultime ipotesi. Vedi pure  le espressioni giuridiche <<in castellu turre de Corgnito qui Civita dicitur>>  dei Documenti Amiatini, oppure << in castellu et civitate Corgnito>> dei Documenti Farfensi.