Tutti i colori del Mac

di
Matteo Fulgheri

 

Bondi, Blueberry, Strawberry, Tangerine, Lime, Grape, Silver, Graphite… vediamo di mettere un po’ d’ordine e, se possibile, cerchiamo di capire se dietro a questa cacofonia cromatica vi sia qualche senso oppure no.

la storia…
Tutto cominciò a Maggio dell’anno scorso con la presentazione dell’iMac; la Mela sembrava essere diventata Bondi Blue: un colore che forse poteva accontentare un po’ tutti (abbastanza sobrio, un po’ blu ed un po’ verde) e sul quale molti produttori di periferiche hardware (Imation in testa col suo SuperDisk) decisero di basare la loro offerta di prodotti.
Poi il Bondi Blue andò in pensione, per far posto a cinque nuovi colori: Blueberry (blu), Grape (viola), Lime (verde smeraldo), Tangerine (arancione dorato) e Strawberry (rosa). È indubbiamente vero che a questo punto il SuperDisk Bondi riusciva a non stonare solo con l’iMac Blueberry, ma il successo del primo computer offerto in un’intera gamma di colori aveva offuscato tutto il resto. Il futuro sembrava colorato di cinque colori.
All’epoca ci si pose la domanda: ed i G3 Yosemite? Verranno anch’essi offerti in cinque colori?
Apple rispose decidendo di privilegiare il Blueberry sugli altri quattro colori, facendolo diventare il colore dei PowerMac Pro. Gli altri quattro colori da caramella alla frutta venivano in un certo senso relegati alla fascia consumer, in favore di un azzurro forse un po’ troppo brillante ma di certo accattivante. E produttori quali Epson e QPS cominciarono a colorare alcuni loro prodotti di Blueberry, fornendo però in un kit separato parti colorate da sostituire per avere un CD-R Que! o una StylusColor 740i dello stesso colore del proprio iMac. Le terze parti, insomma, si allinearono ad Apple, fornendo il Blueberry come colore standard, e relegando alla fascia optional le altre quattro tinte. Considerando poi che i prezzi di questi kit policromatici sono decisamente bassi, non si può certo dire che i possessori di un iMac dal colore un po’ stravagante fossero eccessivamente penalizzati in termini economici.
Intanto i PowerBook Wallstreet uscivano di scena: ci si aspettava una nuova carrozzeria in linea con i G3 Yosemite, ed ovviamente molti sono rimasti perplessi quando videro che i nuovi PowerBook Lombard mantenevano il colore grigio come elemento dominante della loro estetica.
Insomma, le voci sul futuro iBook lo davano colorato 10 a 1, la linea Pro da scrivania era appena passata da beige a blu, la linea consumer era ormai un mito pentacromatico: dunque perché i PowerBook Lombard restavano grigi?
Nessuno ci fece molto caso; i più pensarono che un aggiornamento dell’estetica sarebbe arrivato col modello successivo. Forse la faccenda era un po’ strana, ma nessuno si allarmò o preoccupò affatto. Il beige era morto sulla scrivania, ed era logico aspettarsi che anche il grigio sui portatili facesse la stessa fine; probabilmente era solo questione di tempo.

…e la cronaca
Poi venne l’iBook; solo due colori (almeno per ora): Blueberry (il colore più venduto tra gli iMac) e Tangerine (quello meno venduto). Alcuni analisti si dimostrarono un po’ perplessi: i G3 sono blu, gli iMac sono di cinque colori. Perché l’iBook deve essere bicolore? E perché proprio Tangerine? Sarebbe stato più logico aspettarsi un iBook solamente Blueberry oppure in cinque colori, gli stessi degli iMac.
Ma forse in fondo Apple intende solo tastare il terreno con questi due colori, per poi (forse a Natale?) offrire l’intera gamma pentacromatica

Sawtooth
Ed arrivarono i G4. La logica aspettativa: Blueberry come gli Yosemite, o comunque una tinta molto simile (forse appena più scura, meno pugno-sugli-occhi). La realtà: bianchi e grigi.
Devo ammette che se al Seybold io fossi stato il signor Epson o il signor QPS (per continuare a citare gli stessi due) avrei scatenato un putiferio! Con tutti gli sforzi che i produttori terze parti fanno per adeguarsi al design di Apple questa cosa fa per ripagarli? Continua a cambiare design, a ritmo serrato (per l’industria lo è, vi assicuro!) lasciando (per usare un inglesismo) i produttori di terze parti “fuori al freddo”.
C’è dunque una logica dietro a tutto questo oppure si tratta semplicemente di pessime pratiche commerciali?

tra “Pro” e “Consumer”…
Ebbene, una logica, per quanto strana possa sembrare, c’è. Il G3 Yosemite bianco e blu era solo un modello di transizione. Nella famosa Corporate America pare che il Blueberry abbia raccolto pochi successi (colore troppo frivolo: c’è persino stato qualche yankee che ha definito l’iBook “il portatile di Barbie”) ed Apple si è adeguata, ingrigendo i G4.
In questo modo i capoccia bigotti di quella fantomatica Corporate America S. p. A. (che fruttano tanti soldi ad Apple) sono contenti, avendo i loro computer desktop e laptop “pro” belli grigi, e noi poveri scemi utenti consumer, se vogliamo qualcosa di un pochino più cool del grigio, siamo relegati agli iMac ed agli iBook, ora che gli Yosemite sono già Storia, a meno di otto mesi dalla loro presentazione.
Il fatto è che se Apple avesse prodotto anche i G3 dello stesso grigio dei G4 nessuno avrebbe fiatato. Dopo però aver speso svariati milioni nell’acquisto di G3, Apple Studio Display 17 e CD-R Que! (tutto rigorosamente Blueberry) mi sento un po’ preso in giro: fin da ora nessuna periferica Apple viene più prodotta in quel colore, e di qui ad un anno la maggior parte delle periferiche “pro” sarà grigia. Il Blueberry è ora diventato un colore “consumer”, ed i produttori di terze parti si adegueranno in fretta.
Colorato quindi il mercato consumer, e grigio il mercato professional. Certo l’Era del Beige è finita, ma c’è poi così tanta differenza tra Beige e Grigio?

 

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