OS alternativi, Atto I - Linux

di
Matteo Fulgheri

 

Di questi tempi si fa un gran parlare di Linux. È il Sistema Operativo Alternativo per eccellenza (ma non l’unico, come vedremo prossimamente), ed almeno per quanto riguarda il mercato delle Corporations su piattaforma PC sembra destinato a sottrarre una grossa fetta di mercato a Windows NT. Tutti conoscono infatti le capacità di Linux in ambiente aziendale, la sua architettura aperta, la sua flessibilità e la sua estrema potenza e versatilità in ambiente di rete. Ma per l’utente medio, per lo smanettone, per il geek, per il Power User di estrazione Macintosh, può Linux rappresentare una valida alternativa al Mac OS? La risposta come sempre è controversa, in quanto molti sono gli aspetti da considerare.

Innanzi tutto c’è da dire che la ditta che produce la più famosa distribuzione di Linux per PowerPC, LinuxPPC, non dispone delle risorse necessarie per mettere a punto una distribuzione solida e virtualmente bug free come avviene, ad esempio per distribuzioni come Slackware e Debian su PC. Quelli di LinuxPPC devono fare uno sforzo immane per supportare il più possibile delle novità che Apple introduce in ogni nuova linea di PowerMac; considerando poi che i loro margini di guadagno sono bassissimi (acquistando il CD di LinuxPPC 1999 si paga poco più del supporto fisico…) è chiaro come questi sviluppatori si trovino in estrema difficoltà ad effettuare il porting del Linux Kernel, di tutte le utilities ed applicazioni di Linux RedHat (su cui LinuxPPC si basa) per PowerPC. Spesso poi si trovano spinti a rilasciare quanto prima una nuova versione che non manca mai di essere flagellata da bug di ogni tipo. Non è Linux di per sé che è “sbagliato”: lo è la sua implementazione su PowerMac.
Bisogna poi considerare altri aspetti, come la familiarità con questo OS: un guru del Mac è pur sempre un neofita impacciato di Linux, e molte cose potrebbero risultare difficili anche a lui. Se già Linux ha difficoltà a raggiungere il vero e proprio mercato consumer su piattaforma PC, dove può contare su fior di distribuzioni, Linux per Mac è decisamente lontano non solo dall’utente medio, ma in una certa misura anche da quello più esperto.

Se invece avete già una certa familiarità col mondo Linux, o meglio, se siete già degli esperti, allora LinuxPPC non dovrebbe presentare troppi problemi. L’esperienza permette infatti di aggirare e di porre rimedio a tutti gli errori d’installazione e configurazione; le cose purtroppo vanno in maniera diversa se, una volta installato Linux e possedendo poco più che un’infarinatura su tale OS, vi aspettate di poter cominciare subito a scaricare nuovi programmi da internet, di iniziare subito, insomma, a lavorare senza problemi e sfruttare appieno le possibilità di questo meraviglioso e complesso Sistema Operativo.

Bisogna poi considerare che molte ditte non solo di software ma purtroppo anche di hardware, sono oltremodo ostili a Linux; basti pensare che ATI non rilascia al pubblico alcuna specifica tecnica delle sue schede video, così che gli sviluppatori di driver per Linux si trovano a dover effettuare il cosiddetto reverse engineering sulla scheda. In cosa consiste questa tecnica, e perché rallenta così tanto lo sviluppo di un driver nativo? Questo processo consiste nella analisi dettagliata (per dirla in soldoni) del comportamento del chip, per risalire poi a quelle che sono le sue specifiche hardware. Si può quindi facilmente comprendere come la scrittura di un driver in questo modo sia un processo penosamente lento, difficile e faticoso. Basti pensare che solo da poche settimane Linux offre un supporto di base per la ATI RAGE 128 che troviamo nei PowerMac G3 della serie Yosemite (i G3 bianchi e blu), mentre ancora totalmente non supportate sono l’accelerazione sia del 2D che del 3D. Questo purtroppo è sempre stato un fattore abbastanza grave per Linux, che si vede in questo modo ostacolato nell’esprimere appieno le sue enormi capacità grafiche e multimediali.

È forse anche per questo motivo che, almeno per ora, i maggiori successi li ha riscossi in un mercato, come quello aziendale, in cui le prestazioni a livello di grafica sono molto meno importanti della stabilità ed affidabilità in generale del Sistema.
Da qualche mese altre distribuzioni di Linux offrono supporto per i Power Macintosh: sono Yellow Dog e Turbo Linux. Purtroppo al momento non abbiamo ancora avuto modo di “provarle su strada” e non ci sembra giusto dire niente pro o contro queste distribuzioni.
Ma affrontando la questione da un altro punto di vista: Linux è o potrà essere un OS consumer? E Linus Torvalds (creatore di Linux) intende puntare verso il mercato consumer oppure no? Per ora Linux non è ancora un OS consumer nel vero senso della parola, e probabilmente non lo sarà ancora per molto tempo. Se è vero che sono stati fatti molti passi in questo senso è anche vero che alcuni degli aspetti più complessi non sono affatto facili da affrontare e semplificare. Per quel che riguarda Torvalds poi, che ha tenuto un discorso al LinuxWorld Expo di qualche settimana fa, pare proprio che non sia intenzionato a buttarsi in un mercato cannibale, rischioso e poco remunerativo come quello consumer. Ha detto infatti a chiare lettere che la tecnologia DVD resterà fuori dalla portata di Linux ancora per molto tempo, mentre tutto il resto dell’industria abbraccia sempre più in fretta questo nuovo standard che trova innumerevoli applicazioni anche e soprattutto nel mercato consumer.

Per certi versi è un peccato, ma è anche una mossa comprensibile: non si può pretendere che Torvalds rischi la sua credibilità e la credibilità di Linux lanciandosi a testa bassa in un mercato così diverso da quello dove solitamente Linux eccelle ed è conosciuto.
Forse col tempo le cose cambieranno, o forse no. Certo è che Linux si sta evolvendo, e sta diventando un OS non più solo per geek, hackers, aziende e ISPs, ma anche per una grossa fetta di mercato tutto sommato vicina a quella casalinga: quella del SOHO/Small Business.
Se poi ritenete di avere delle buone capacità informatiche e se avete voglia di provare, ricordate che Linux è scaricabile gratuitamente da Internet, e che comunque l’acquisto del CD costa una manciata di dollari. Forse è proprio questa la forza di Linux: non chiude le porte in faccia a nessuno. Costa poco ed è disponibile virtualmente per tutte le piattaforme hardware esistenti.
Steve Jobs, Bill Gates, Linus Torvalds. I Grandi (ok, uno di loro è solo “economicamente grande”) dell’informatica sono però quattro; la prossima settimana vedremo cosa ha fatto nel frattempo Jean Louis Gasseé. Che lo scettro dell’insanely great sia passato di mano?

 

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