OS Alternativi, Atto II - BeOS

di
Matteo Fulgheri

 

Una volta sembrava essere il Futuro, per Apple; quando il timone era ancora in mano a Gil Amelio, quando i cloni fiorivano, e quando il Mac OS sembrava non avere più un futuro, il BeOS sembrava la soluzione a tutti i problemi. Poi è stata acquistata NeXT, e King Jobs è tornato in Apple, riservando ad Amelio lo stesso trattamento che aveva subito da Sculley: licenziamento quasi immediato.
OpenSTEP diventava la base del futuro Mac OS X, di cui forse una prima versione potrebbe essere annunciata già al MacWorld di San Francisco nel Gennaio 2000. Nel frattempo, la piccola compagnia fondata da Jean Louis Gasseé (vecchia conoscenza dei Mac users) iniziò un periodo di transizione: l’Era dei cloni terminò poco dopo il MacWorld di Boston del 1997, computers basati su CHRP Mac OS compatibili non ne furono mai venduti (a quel famoso MacWorld ebbi la possibilità di smanettare su uno StarMax di Motorola, basato su CHRP e con processore G3!), e Be Inc. cercò una via alternativa al successo.
“Se non è zuppa è pan bagnato”, diceva mia nonna, e probabilmente lo diceva anche la nonna di Gasseé: Be iniziò la lenta e difficile migrazione verso la piattaforma PC.

Da allora la piccola ditta di Menlo Park, California, ne ha fatta di strada. Tutti i G3 e G4 non sono assolutamente supportati, e mai lo saranno. Non ci sarà il supporto nemmeno per la free CHRP di IBM, che ha già raccolto molti consensi in ambiente Linux. Ma il supporto per l’hardware PC cresce sempre di più, ed il parco software inizia ad assumere dimensioni di tutto rispetto.
Per questa prova, non potendo affidarmi al mio Yosemite, sono dovuto ricorrere ad un vecchio PC: non sto ad annoiarvi con tutte le specifiche di questo baraccone grosso come una fioriera da giardino; per farla breve, potrei dire che non dovrebbe essere molto diverso, in termini di prestazioni, da un PowerBase o da un Performa 6500.

L’installazione è molto semplice, e non dura più di dieci minuti. All’avvio arriva la prima sorpresa: boot istantaneo. Dall’accensione del computer (se così lo si può chiamare…) alla fine del processo di avvio passeranno si e no 20 secondi! Il Sistema è molto semplice da usare, quasi quanto il caro vecchio Mac OS, e pur avendo delle basi Unix non è affatto mai necessario aprire un terminale bash. Speriamo che sia così anche su Mac OS X!
La configurazione dei parametri standard (risoluzione, colori, sfondo scrivania, suoni, connessione PPP) è semplice e veloce, senza intoppi o procedure intricate. Ma la cosa che sorprende di più è la velocità: anche su una macchina così vecchia e lenta il BeOS è una vera scheggia, e non solo all’avvio.
Le applicazioni fornite assieme al Sistema Operativo non sono tantissime, ma è disponibile una gran quantità di pacchetti, shareware e commerciali, sul sito www.be.com, che possono essere acquistati on-line e scaricati immediatamente. NetPositive, il browser standard del BeOS è decisamente vecchio e con poche funzionalità; per fortuna è possibile scaricare ben altri browsers, come Mozilla (alias Netscape 5 beta) o Opera in versione per BeOS. Il punto di forza di questo straordinario OS è davvero, come sostiene la stessa Be, il digital media. Innumerevoli sono infatti gli applicativi di grafica 2D, 3D, audio e video disponibili per questa piattaforma; Strata ha annunciato che è in fase di sviluppo persino una versione BeOS di StudioPro!

Performance e facilità d’uso a parte, il BeOS non è per tutti. Le applicazioni sono comunque ancora poche, per non parlare dei giochi. Di certo non è un OS consumer, o almeno non ancora.
Se invece siete dei professionisti del digital media, dei webmasters, degli sviluppatori, o se comunque amate follemente la velocità e la tecnologia più avanzata e se non ve ne importa nulla di essere in grado di leggere tutti i documenti di Office o di giocare ad Unreal, allora si: il BeOS è la soluzione migliore.
Usando questo piccolo gioiello, giunto alla versione 4.5.2, è facile immaginarsi la passione e l’attaccamento che un OS come questo può suscitare; anche noi Mac users fino a poco tempo fa eravamo così, difensori fino alla morte del nostro caro vecchio OS, e nessuno avrebbe mai potuto farci cambiare idea. Ora coi G3, i G4, gli iMac e gli iBook non abbiamo più bisogno di abbandonarci a crisi di fanatismo: la nostra superiorità è palese, ed è chi non riesce a riconoscerla che è un fanatico… Per il BeOS le cose non stanno ancora così: lo conoscono in pochi, e nel mondo dei PC, Windows è padrone dell’Universo, fisico e mentale, degli utenti. Un OS che già si propone in un mercato di nicchia, e che anche all’interno di quel mercato è poco conosciuto ha bisogno di un enorme entusiasmo.

Ma parliamo di scalabilità: provate ad immaginare una macchina con 8 processori Pentium III a 600 MHz, un paio di GB di RAM, svariate decine di GB di hard disk in RAID 0, il tutto coronato da una 3dfx VooDoo 3 3000 AGP. Vi ci scaldereste d’inverno, eh? Si, anche… ma sarebbe anche la macchina più potente sul mercato. Il BeOS utilizza appieno, indifferentemente, 1, 2, 4 o 8 processori in parallelo. Ah, dimenticavo: ogni applicazione del BeOS può sfruttare, così com’è, tutta questa enorme potenza di calcolo. Che sia Tetris o StudioPro, si avvantaggia di tutti i processori presenti nella macchina. Se brilla su un Pentium MMX 233, figuriamoci su un Pentium III 600, e non figuriamoci (io non ho abbastanza immaginazione) cosa dev’essere su 8 processori in parallelo!

Ancora per qualche tempo il BeOS non sarà adatto a soppiantare completamente un OS di base come Mac OS o Windows. Per riuscirci, ora come ora, servirebbe molta paziena, dedizione, ed ovviamente moltissimo amore per il BeOS.
In futuro le cose potrebbero cambiare: sempre più compagnie cominciano ad offrire i loro prodotti (hardware e software) anche per il BeOS, e la stessa Be sta considerando di rilasciare il proprio prodotto di punta sotto una licenza gratuita, simile a quella di Linux.

Dopo un periodo d’incertezza, seguito all’acquisto di NeXT da parte di Apple, il BeOS si è ripreso egregiamente, anche se su un’altra piattaforma. Il futuro di questo OS si annuncia brillante, anche se c’è ancora molto su cui lavorare (alleanze strategiche, aggiornamenti, migliorie, accordi commerciali). Se siete i fortunati possessori di un PowerMac compatibile col BeOS, e se amate il rischio e la velocità, allora provatelo: non ne rimarrete delusi.
Mac OS X è ancora tutto da scoprire ma, almeno per ora, il trofeo per la “most insanely great thing” va a Jean Louis Gassé, ed al suo BeOS.

Be underground: Be OS!

 

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