Cenni storici

 

 

Situata a 850 m. slm su un’altura degli Erei, Aidone domina tutto il versante centro-orientale e parte di quello settentrionale dell’isola, tanto da essere definita “ Balcone della Sicilia “. A parere di alcuni, il nome deriverebbe dal prefisso “ AYN “ che significa fonte, per altri la denominazione è legata al mito greco di “ Aidoneus “. Le sue origini si perdono nella leggenda: la tradizione ha sempre riconosciuto una relazione tra l’antica cittadella greca di Morgantina e Aidone, collegamento testimoniato dall’esistenza di una strada che da Morgantina porta ad Aidone e dai resti di un acquedotto che attingeva alle falde del monte per rifornire la città sicula.

La scarsità di fonti non consente di dare notizie del territorio durante il periodo che dal tardo impero va alla dominazione araba. Certamente gli Arabi hanno abitato questi luoghi, lasciando tracce della loro presenza nei nomi delle contrade, nel dialetto e nell’introduzione dell’allevamento del baco da seta in contrada Baccarato.

Gli storici sono concordi nel fare risalire la nascita  di Aidone ad epoca normanna, quando coloni lombardi, giunti in Sicilia al seguito del Conte Ruggero d’Altavilla, crearono nuovi insediamenti sugli Erei, strategicamente importanti per il controllo della Sicilia orientale e meridionale. L’origine lombarda si è mantenuta attraverso i secoli nella lingua dialettale che si differenzia dal Siciliano per caratteristiche fonetiche, morfologiche e lessicali ed è dai linguisti denominata Gallo-italico.

L’assetto urbanistico e monumentale del centro storico sembra essersi definito, nel suo nucleo principale, durante l’età medioevale. In tale sistemazione una posizione centrale rivestiva l’attuale piazza Umberto I, in cui confluivano le principali vie cittadine. Il borgo originario si sviluppò sulla cresta e sulle pendici orientali del monte, ai piedi del castello, collocato sulla sommità di uno sperone inespugnabile, dal quale si domina la valle del fiume Gornalunga e i fertili terreni della Piana di Catania. Durante il periodo normanno, Aidone appartenne ad Adelasia, nipote del Conte Ruggero. Quando, nel 1194, Enrico VI di Svevia divenne re di Sicilia per avere sposato Costanza d’Altavilla, il Marchese del Monferrato, Bonifacio I, si vantò di avere conquistato per lui anche Aidone. Alla morte di Federico II, mentre il Papa nominava re di Sicilia Carlo d’Angiò, le principali città siciliane si ribellarono per erigersi a liberi comuni. Tra le più decise furono le città lombarde: tra queste Aidone che fu espugnata e saccheggiata ma, in seguito, partecipò alla rivolta dei Vespri del 1282. Con Pietro III d’Aragona Aidone diventa contea della famiglia Chiaramonte e poi della famiglia Rosso alla quale rimase fino al 1374, quando Federico IV la donò a Bartolomeo Gioieni. In seguito passò al principe Marco Antonio Colonna, la cui famiglia la tenne fino ad età borbonica. Nel XVII secolo Aidone ebbe un grande sviluppo economico e demografico e il centro abitato cominciò ad espandersi verso ovest. Il terremoto del 1693 la sconvolse, procurando morti e danneggiando gravemente l’abitato e le numerose chiese. Nel 1848 partecipò attivamente ai moti rivoluzionari che portarono all’unificazione nazionale.

 

 

MUSEO ARCHEOLOGICO

 

 

La sede del museo, vicino al parco comunale, apparteneva ai frati Cappucini e accoglie i reperti archeologici, rinvenuti nel sito di Morgantina. Restaurato di recente, l’ex monastero conserva la struttura originaria che risale al XVII secolo e, come tutti i monumenti di Aidone, non risente molto dello stile barocco, ma piuttosto presenta elementi classicheggianti con una sobria decorazione. Varcando la porta d’ingresso, si entra in una sala, adibita prima al culto: oggi è un auditorium. In fondo c’è un altare ligneo con un tabernacolo di stile baroccheggiante. Nella parte inferiore esso presenta delle decorazioni che stilisticamente ricordano le caratteristiche capriate lignee di molte chiese ennesi e, soprattutto, di Nicosia. Prima di accedere alle stanze che contengono i reperti rinvenuti a Morgantina, disposti secondo un ordine cronologico che va dal XVIII  al I secolo a.C., si incontra un chiostro con archi a tutto sesto; all’esterno sono esposti bassorilievi e capitelli dell’arte ellenistica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


CONVENTO DI SAN MICHELE

 

Il convento di San Michele appartenne all’ordine dei Benedettini ed ai Frati Minori Conventuali di San Francesco. Fu ricostruito nel 1545 e fu sede di un Tribunale dell’Inquisizione. L’edificio fu distrutto dal terremoto del 1693. Oggi resta soltanto una torre con tre ordini di finestre bifore, con arco a sesto acuto; nel primo ordine si vede, sopra una lastra di pietra, un angelo scolpito a bassorilievo, probabilmente l’effigie di San Michele. Secondo alcuni, nell’architettura vi sono influenze dello stile bizantino.

 

 

PALAZZO COMUNALE

 

Il Palazzo Comunale  risale alla fine del ‘700 e fu costruito con blocchi di pietra locale, proveniente dalla Montagna. E’ di stile neoclassico e l’orizzontalità della struttura viene verticalizzata da un timpano, una parete triangolare, detta anche frontone. E’ una struttura solida, che presenta dei cantoni o cantonali nel versante di ponente.


CHIESA di

SAN LEONE

 

La Basilica di San Leone risale al 1090. Fu dedicata al Papa Leone II, e fu costruita con conci megalitici, provenienti dall’area della Cittadella. La chiesa subì gravi danni a causa del terremoto del 1693; nel 1790 il muro della facciata fu ricostruito e porta l’iscrizione in latino: “Divo Leoni  Papae Civi Patrono Populus Ajdonensis Basilicam Hanc Restituit”, secondo cui Papa Leone II fu aidonese. C’è da ammirare, nell’architettura esterna, il portale di stile barocco, formato  da un arco a tutto sesto, fiancheggiato da due mezze colonne con capitelli di stile corinzio, su cui poggia un architrave con dei rilievi; in corrispondenza dei capitelli vi sono due piccole cimase con due pigne a rilievo.

 

 

BALCONE della CASA CAPRA

 

La casa apparteneva a una famiglia illustre di Aidone, denominata Capra. Pregevole è il portale di un balcone, di stile barocco, costruito nel ‘600, con pietra arenaria rossa del luogo. Ci sono da ammirare i rilievi dello stemma della famiglia, raffigurante un’aquila, e la pietra aggettante centrale, una cariatide, con la testa di drago e il corpo di una donna.


 

“CASTELLACCIO”

 

Il Castellaccio fu secondo alcuni una fortificazione saracena, ma sicuramente risale al periodo normanno (XII secolo). Sorgeva nel punto più alto della città ed era inaccessibile da ogni luogo, ad eccezione dal lato rivolto a mezzogiorno, dov’era unito al centro abitato. Fu costruito sulla roccia e domina sulla vallata del Gornalunga. Nel 1396 vi soggiornò Re Martino I e nel 1411 Bianca di Navarra , venuta ad Aidone  per farsi rendere omaggio di fedeltà dai feudatari locali che si erano ribellati alla corona.Ospitò, altre famiglie illustri, come i Gioieni, i Rosso  di San Secondo ed altri nobili. Il terremoto del 1693 lo distrusse ed oggi restano  soltanto alcuni ruderi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CHIESA MADRE di SAN LORENZO

La chiesa, dedicata a San Lorenzo, patrono della città, è a navata unica e conserva alcune reliquie del santo. Risale al secolo XI ed è una delle più antiche chiese di Aidone. Fu seriamente danneggiata dal terremoto del 1693, ad eccezione del portale in stile gotico e di parte della facciata. Si evidenzia la bellezza dei contrafforti laterali, pur se non è presente la finitura delle decorazioni. A sinistra del portale due scanalature esprimono le antiche misure della canna e del palmo. Anche in questo edificio sono evidenti i rimaneggiamenti settecenteschi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Portale della

Chiesa di

San Lorenzo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CHIESA di MARIA SANTISSIMA DELLE GRAZIE

 

La chiesa fu edificata dopo il terremoto del 1693. La facciata non risente affatto dello stile barocco e si struttura in modo molto semplice su schemi tardo cinquecenteschi: la sua semplice centralità è segnata in basso dal portale ed in alto dalla torre campanaria; tra l’uno e l’altro elemento la finestra la sottolinea maggiormente. Tra le decorazioni del portale si evidenzia nella chiave di volta un angioletto in pietra bianca, la cui definizione stilistica è sicuramente antecedente al periodo di costruzione della chiesa. La centralità della torre si protrae attraverso delle volute di raccordo verso l’esterno, terminanti con pilastri laterali. La facciata di questa chiesa fu restaurata dai devoti in ringraziamento alla Madonna delle Grazie, dopo il terremoto del 1908. Nell’interno della chiesa è conservato un quadro della Madonna che allatta il Bambino, dipinto su ardesia. Pregevole è l’altare ligneo, baroccheggiante, che si completa con pitture laterali alla nicchia, raffiguranti San Leone e San Lorenzo. Nella chiesa vi sono molti affreschi poco leggibili, poiché rovinati  dall’umidità e non restaurati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CHIESA di SANT’ANTONIO

 

La chiesa di Sant’Antonio Abate è di epoca medievale (XI secolo) e si trova alla periferia del paese. L’arco situato a mezzogiorno, oggi murato, risale all’epoca bizantina e la pianta di essa era a croce greca. Gli elementi architettonici sono lineari e sobri ed il campanile con finestre monofore culmina con una copertura a guglia, rivestita di pietre multicolori. Il portale è in stile gotico, costruito con pietre bicrome rosse, provenienti dalla Montagna, e bianche, ed è simile nello stile al portale della chiesa di San Lorenzo. All’interno della chiesa, c’è nel lato sinistro vicino all’altare un affresco datato  1581, deteriorato per la presenza di notevole umidità, infiltratasi attraverso i muri. Nella parte centrale, esso raffigura Sant’Antonio,  in posizione frontale con un libro in mano ed il bastone pastorale. Attorno al riquadro vi è una predella con raffigurazione delle tentazioni del demonio al Santo. Le scene vengono ulteriormente chiarite e definite da didascalie in lingua locale antica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TORRE ADELASIA  E CHIESA di S. MARIA LA CAVA

 

La torre Adelasia, risalente al periodo normanno (XII secolo), fu costruita in epoche diverse. Nel basamento di origine normanna c’è un arco a sesto acuto, murato. Al ‘400 risale il secondo piano della torre, in stile gotico-catalano. Le finestre monofore hanno l’arco a tutto sesto. La parte finale della torre risale al periodo barocco ( ‘600 ) e termina con un orologio incorniciato in un arco di pietra arenaria. Annessa alla torre , la chiesa di Santa  Maria La Cava risale al periodo barocco ed è rimasta incompiuta nella parte alta del prospetto. Il portone di bronzo è opera recente dell’artista Scuccimarra, eseguita nell’anno 1984 e rappresenta episodi della vita dell’Apostolo San Filippo. All’interno della chiesa le parti più antiche sono l’abside e la cappella laterale destra, appartenente alla parte bassa della torre campanaria Adelasia. La chiesa, affrescata con dipinti di Clelia Argentati che ricordano episodi della Bibbia, è conosciuta nei paesi limitrofi come chiesa di San Filippo Apostolo, santo protettore degli ammalati, il cui culto, celebrato il primo maggio, è diffuso in tutta la Sicilia. Una cappella, decorata con stucchi, custodisce la statua lignea del Santo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Torre

Adelasia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CHIESA di SANT’ ANNA

 

La chiesa di S.Anna, intitolata originariamente a S. Rosalia, risale alla prima metà del ‘600. Ha uno stile semplice e disadorno, pur essendo stata costruita in un’epoca barocca. Vicino alla chiesa c’era il Convento dei Padri Riformati, di cui resta un chiostro con arcate a tutto sesto. Le colonne sono di stile dorico-toscano. All’interno, a navata unica, si trova nell’altare principale il Cristo di legno, scolpito nel ‘600 da fra’ Umile da Petralia, raffigurante nel volto l’agonia del Cristo morente. Nella sagrestia viene conservato un casserizio, che fu scolpito da un monaco nel 1660. E’ da vedere un’acquasantiera risalente alla fine del ‘500.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiostro

Della

Chiesa

Di

S. Anna

 

 

 

CHIESA di SAN GIOVANNI

 

La chiesa risale al XIII secolo ed appartenne all’ordine dei Templari. Probabilmente fu eretta da nobili locali come cappella gentilizia:oggi è chiusa al culto e necessita di lavori di restauro. Il portale e la torre campanaria evidenziano il colore bicromo della pietra locale rossa e bianca. Sia sul portale che sul lato destro risalta la croce di Malta, indicatore principale che testimonia l’appartenenza della chiesa ai Cavalieri di Malta. La chiesa era probabilmente a sala e, nel tempo, ha subito molti rimaneggiamenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MORGANTINA

 

A 5 Km circa da Aidone, lungo la ss n° 288 che conduce a Catania, si possono ammirare le splendide rovine di Morgantina.

Portata alla luce nel 1955, ha continuato a stupirci con le emergenze via via rinvenute durante le campagne di scavo annuali, condotte dalle Università americane di Princeton e di Virginia.

Fondata dai Siculi nell’XI secolo a. C. sulle alture della Cittadella, fu nel VI secolo colonizzata da un gruppo di Calcidesi che, da Katane o Leontini, risalirono la valle del fiume Gornalunga, l’antico Erykes,alla ricerca di nuove terre da sfruttare. Nel V sec., ricostruita in contrada Sella Orlando, Morgantina divenne una vera e propria città ricca e fiorente e le sue vicende si legarono a quelle di Siracusa prima di conoscere la decadenza in età romana.

Oggi il visitatore può ammirare la bellissima agorà ellenistica con edifici e strutture pubbliche e private.

I reperti, che documentano la storia del sito dall’età del Bronzo ( 1800 a. C. ) al I secolo d. C., sono conservati nel Museo archeologico di Aidone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CASTELLO dei GRESTI o di PIETRATAGLIATA

Collocazione geografica

Il castello si erge su un costone roccioso di pietra arenitica, appartenente ad una formazione geologica che risale all’era Cenozoica. Il costone affiora nella vallata del fiume Gornalunga, affluente del Simeto, per due km in direzione NE-SO. Il castello è raggiungibile da Aidone percorrendo la ss 288, in direzione Catania, per circa 15 Km, poi si segue la provinciale per Valguarnera, che si percorre per altri 10 Km.

Denominazione

Il castello è conosciuto con i nomi di Pietratagliata o di Gresti. La prima denominazione è presente già in documenti di età medievale, dove si cita il feudo Fessinia o di Pietratagliata, in quanto in buona parte intagliato nella viva roccia. La tadizione popolare lo ha invece denominato Castello dei Gresti ( in dialetto Castedd’ i Grest’)  perché si trova vicino al Cozzo dei Grest’, una collina dove sono stati ritrovati numerosissimi cocci di ceramica ( cocci, in dialetto, suona  gresti )che ci danno testimonianza di un insediamento del periodo greco-romano.

Funzione

Più che definirlo castello, sarebbe opportuno chiamarlo fortezza di avvistamento in quella valle del Gornalunga che, dai tempi più remoti, ha fatto da tramite tra la costa Ionica e l’interno della Sicilia. La presenza di numerosi castelli similari ( oggi in gran parte inesistenti e ricordati solo dalla toponomastica) fa pensare che la sua funzione fosse quella di  mettere in comunicazione, attraverso  segnalazioni ottiche, “fani”, le postazioni militari che erano impegnate a difendere un vasto territorio. La rete ottica in cui si inseriva il castello era rappresentata dalle direttrici: Enna-Morgantina-Aidone-Mineo-Lentini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notizie storiche

E’ quasi impossibile stabilire una data di nascita del castello perché molti sono i rimaneggiamenti che ha subito nel corso dei secoli. Non c’è dubbio che il luogo sia stato abitato fin dai tempi più remoti e anche in epoca greco-romana. Notizie certe si hanno però a partire dall’età medievale, quando nel 1300 il castello diventa il centro del feudo concesso da Federico III di Sicilia alla famiglia Gioieni. I documenti ci consentono soltanto di individuare i vari proprietari: fino al 1512 appartenne alla famiglia Gioieni, attualmente, appartiene agli eredi del barone Ignazio La Lumia di Licata. Nel 1668 il barone Giacomo Caprini fece incidere sopra un’alta finestra una iscrizione in latino. Un’antica leggenda popolare narra che il cavaliere, che al galoppo fosse riuscito a leggere l’iscrizione, avrebbe trovato un grande tesoro.

Descrizione: il castello

 Così come oggi lo vediamo il castello è il risultato di varie costruzioni fatte in epoche diverse. Possiamo infatti osservare:

-         degli ingrottamenti alla base della parete orientale della rupe, abitati probabilmente in epoca preistorica;

-          una fortezza di avvistamento sulla cima del roccione, risalente al periodo arabo-normanno. Dello stesso periodo è la  torre a pianta quadrata;

-         un complesso edilizio, alla base del torrione, costituito da grandi magazzini destinati alla conservazione dei prodotti del feudo, attorniato da stalle e da abitazioni rurali per il personale.

Il castello presenta un duplice ingresso: il primo ha un portale con archetto e conduce verso una grande grotta che si affaccia su un profondo burrone. La grotta ha pianta rettangolare e vi si possono chiaramente osservare le tracce della scalpellatura. Sulla  parete, esterna alla caverna, vi sono delle nicchie intagliate, dove, si pensa, venissero appoggiate delle lucerne.

Il secondo ingresso era costituito da  una scala che conduceva ai tre piani superiori. Oggi la scala è crollata e, tra le macerie, si possono ben distinguere blocchi calcarei squadrati nei quali si possono riconoscere i gradini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

la torre

Una particolare nota merita la torre che è la struttura più interessante del castello. Essa è saldamente ancorata alla roccia che fu spianata e incisa profondamente per darle stabili fondazioni. Le pareti compatte avevano il compito di renderla inespugnabile  ad eventuali assalitori. Essa rappresenta uno dei rari esempi di torre “piena” cioè priva di ambienti interni. L’unico ambiente è costituito dal vano che accoglie la scala a chiocciola che serviva per raggiungere la sommità della torre. La scala era costruita in blocchi di basalto incastonati in cilindri di sostegno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SAN DOMENICO

 

SCHEDA INFORMATIVA

Anno di costruzione:1419

Successivi rifacimenti:

1600 - Prima metà: apporti di modifica al prospetto.

1741 - Completamento dei lavori di consolidamento e di restauro ( dopo i danneggiamenti subiti in seguito al terremoto del 1693 ) e riapertura della chiesa al culto.

Fondatore: Beato Vincenzo da Pistoia, domenicano.

Progettista e direttore dei lavori: Architetto Leonardo Di Luca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DESCRIZIONE ESTERNA

 

La chiesa prospetta imponente su una piccola piazza ed il visitatore resta stupito per la grandiosità del monumento ed abbagliato dal candore della pietra bianca decorata a punta di diamante ed incorniciata da pietra rossa della Montagna, con la quale furono realizzati gli alti e slanciati cantonali, culminanti in un timpano ribassato, sotto il quale sta un fregio costituito da metope e trglifi.

L’imponenza della costruzione e la scelta della decorazione richiama alla mente la maestosità di un tempio dorico.

Sempre in pietra rossa fu realizzato il portale, riccamente adornato da lesene culminanti in capitelli di stile corinzio e abbellito da piccole teste di angeli che hanno un’espressione mistica e incantata.

Sul portale si legge ancora l’iscrizione in latino con la dedica a San Vincenzo Ferreri ( detta iscrizione viene  riportata in calce ); su di essa domina una grande finestra trabeata.

Il bugnato bianco ed il resto del prospetto in pietra rossa conferiscono al monumento un aspetto originale e suggestivo insieme.

Il lato ovest si affaccia sulla via Roma e presenta una finestra sull’abside; un’altra finestra con vetrata si apre sul fianco, mentre una terza si distingue solo dalla disposizione ad arco delle pietre nel muro esterno, così come le due porte di accesso laterali, anch’esse ormai chiuse, che si trovano sulla stessa fiancata.

L’abside della chiesa è esposto a nord, sulla stretta via Re Martino.

Il lato est è attaccato all’ex convento dei Domenicani e presenta una finestra sull’abside, un’altra sulla fiancata laterale, entrambe sovrastanti il tetto del convento.

 

 

 

ISCRIZIONE IN LATINO SOPRA IL PORTALE DEL TEMPIO CON DEDICA A

 

SAN VINCENZO FERRERI

 

HOC IN TEMPLO                 IN QUESTO TEMPIO

SUMME DEUS                    O SOMMO DIO

ESCORATUS ADVENI            SONO GIUNTO ANGOSCIATO

ET CLEMENTI BONITATE      CON CLEMENTE BONTA’

PRECUM VOTA SUSCIPE        ACCOGLI I VOTI DELLE( MIE )

     PREGHIERE

LARGAM BENEDICTIONEM          EFFONDI QUI SEMPRE

HIC INFUNDE IUGITER         UNA COPIOSA BENEDIZIONE

DIVI VINCENTII MERITIS          PER I MERITI DI SAN VINCENZO

CUI DICATUM FUIT             A CUI FU DEDICATO

     MDCXXV                     1625

    

 

 

 

 

 

FONTI STORICHE

 

 

TERRAEMOTUS SICULUS       IL TERREMOTO SICILIANO

ANNI MDCXCIII                 DELL’ANNO 1693

DESCRIPTUS AB                 DESCRITTO DA

ALEXANDRO BURGOS           ALESSANDRO BURGOS

PANORMITANO.                 PALERMITANO

 

 

 

In reliqua Urbis parte licet neque pereuntium hominum aut aedificiorum tantus sit numerus, S. Leonis Pape tamen disjecta plane est Ecclesia, ut egregia illa Dominicanorum.

 

Nella parte rimanente della città, sebbene non sia ( stato ) tanto grande il numero delle vittime o degli edifici distrutti, tuttavia la Chiesa di S. Leone Papa fu completamente rasa al suolo, come anche quella senza eguali dei Domenicani

 

 

R O C C H I    P I R R I

Abbatis Netini et Regii Historiographi,

ECCLESIARUM  SICULARUM

E P I S C O P A L I U M

NOTITIARUM

LIBER TERTIUS

CATANENSIS ECCLESIAE EPISCOPALIS

NOTITIA PRIMA

 

LIBRO TERZO

DELL’ELENCO DELLE CHIESE

EPISCOPALI  SICILIANE

DI ROCCO PIRRI

Abate  Netino  e  Storiografo  Regio

PRIMO  REGISTRO

DELLA CHIESA EPISCOPALE CATANESE

 

 

 

  S. Vincentii Ferrerii ordinis Dominicani ann. 1419, a B. Vincentio Pistoya conditum fuit ubi hodie reliquiae de S. Cruce de Spina Christi coluntur. Hujus conventus fuit filius F. Pyrronus ab Aydono S. T. M. magnae solertiae prudentiae ac doctrinae vir, qui cum F. Antonio de Monte Appulo etiam Dominicano a PP. Martino IV, in Siciliam orator missus est ad Siculos admonendos, ut a Petro Rege ad Romanam Ecclesiam deficerent, ( ex Fazel ) “.

 

 

“ Nell’anno 1419 fu fondata ( la Chiesa ) di S. Vincenzo Ferreri, dell’ordine Domenicano, dal beato Vincenzo da Pistoia, dove oggi sono custodite le reliquie della Santa Croce della Spina di Cristo. Di questo convento fu figlio Frate Pirrone da Aidone, uomo di grande ingegno, saggezza e dottrina, il quale, insieme a Frate Antonio da Monte Apulo, anche lui domenicano, fu mandato in Sicilia da Papa Martino IV, come predicatore per esortare i Siciliani a staccarsi da Re Pietro, a favore della Chiesa Romana ( da Fazello )” .

 

 

 

 

DESCRIZIONE INTERNA

 

La chiesa è a navata unica, completata da un’abside il cui livello è superiore al resto del tempio.

Le due pareti laterali, sulle quali si trovano delle nicchie, presentano stucchi e decorazioni settecenteschi che coprono le rifiniture originarie.

Su uno dei due lati si apre una cappella a nicchia che nasconde forse un vecchio ingresso laterale.

Sull’architrave in legno del portone principale è incisa la data del 1741.

L’abside è molto ampia, in essa sono visibili tracce di un rosone quattrocentesco e di una finestra trabeata.

Tra la navata e l’abside ci sono due cantonali quattrocenteschi in pietra rossa completati da due capitelli in stile corinzio che sostengono l’arco scenico.

Sul lato destro è presente una porta d’accesso all’edificio attiguo.

Nella chiesa si venerava la reliquia della Spina del Signore.

In essa furono sepolti, nel ‘600, i coniugi di origine genovese Aurelia e Pietro Mirello, governatori di Aidone.

STILE

Rinascimentale è la struttura dell’impianto: alla prima metà del ‘400 risale l’impianto planimetrico; alla seconda metà del secolo il motivo decorativo a “ punta di diamante “, tipico dell’architettura laica e raro in edifici religiosi.

Al ‘600, prima metà, risalgono i motivi decorativi barocchi in pietra arenaria del prospetto.

Nel basamento e nei cantonali laterali è presente lo stile “ plateresco “, stile creato in Spagna tra il XV ed il XVI secolo e sviluppatosi in Italia nel secolo successivo. Esso nacque, secondo alcuni studiosi, dalla fusione della cultura spagnola con quella araba, che continuò a vivere anche dopo la fine della dominazione musulmana. Gli studiosi affermano che esso risente anche dell’influenza gotica e tardo-rinascimentale.

Al ‘700 risalgono gli stucchi interni coprenti le murature originarie e la volta.

 

STATO DI CONSERVAZIONE

Pessimo fino all’inizio degli anni ottanta.

 

INTERVENTI RECENTI

 

Molti sono stati gli interventi di restauro registrati nel corso degli ultimi decenni, finanziati dalla Soprintendenza per salvare il monumento dallo stato di incuria e di abbandono in cui si trovava.

Allo stato attuale risultano effettuati lavori di consolidamento di tutta la struttura e di restauro del tetto, del prospetto, del portone principale e degli infissi ( tutti sostituiti ).

All’interno sono stati restaurati:

-         Le pareti dell’unica navata, a destra in pietra viva, a sinistra con decorazioni e stucchi;

-         L’abside, con i cantonali, i capitelli e l’arco scenico;

-         Il soffitto realizzato a capriate di legno.

 

 

LAVORI PREVISTI PER IL COMPLETAMENTO DEL RESTAURO

Rivestimento del pavimento in pietra lavica lucida e marmo bianco di Carrara.

 

EX CONVENTO DOMENICANO

E’ del nostro secolo il crollo del convento dei Domenicani che sorgeva a ridosso della chiesa.

Il convento, sorto in Aidone nel ‘400, durante la seconda ondata monastica, grazie alla munificenza di Alfonso di Castiglia, visse per quattro secoli un’intensa vita religiosa e culturale fino alla scomparsa dei Domenicani da Aidone, avvenuta nel secolo scorso con la vendita dei beni ecclesiastici da parte del governo liberale.

Nel ‘900 divenne sede delle scuole elementari maschili fino al 1950.

Successivamente venne abbandonato e crollò.

In seguito l’amministrazione comunale, d’accordo con la Soprintendenza, sul sito ha costruito un centro polifunzionale collegato all’uso della chiesa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AIDONE

guida ai monumenti

 

 

a  cura

degli alunni della

 

SCUOLA MEDIA STATALE

“ F. CORDOVA “ – AIDONE

a.     s. 1997/98

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRESENTAZIONE

 

E’ con grande soddisfazione che la Scuola Media Statale “ F. Cordova “ di Aidone offre al pubblico la presente pubblicazione, frutto del lavoro finalizzato alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale del territorio.

Il lavoro, svolto nell’anno scolastico 1996/97, non ha la pretesa di essere uno studio approfondito ed esaustivo ma una guida essenziale al turista ed è rivolta, soprattutto, agli alunni di altre scuole che intendano scegliere Aidone e il suo territorio come meta delle loro visite guidate.

La sezione Monumenti è stata realizzata dalla classe II A, guidata dai proff. Pellegrino e Zignale, la monografia su San Domenico dalla classe III D con la guida dei proff. Raffiotta e Mirci, infine la monografia sul castello dei Gresti e i cenni storici su Aidone dalla classe II D guidata dalla prof.ssa Artino.

La presente guida è stata realizzata con i finanziamenti dell’Assessorato Regionale BB. CC. AA. e della P. I. della Regione Siciliana, giusta L.R. 51/80.

Le foto nn.1-2-6-8-9-17-18-19-20-21-22 sono state fornite dalla Fotovideopress di Aidone che si riserva tutti i diritti dell’autore.

 

prof. stefano cosentino

                   dirigente scolastico

scuola media – aidone –

 

 

PROPOSTA DI ITINERARI

 

Una visita nel centro storico di Aidone può iniziare dal Museo, situato a poca distanza dal parcheggio per gli autobus turistici (piazza V. Veneto), e proseguire attraverso la “Villa Comunale”, un parco naturale da cui si gode un panorama che spazia dalle propaggini degli Erei, all’Etna e alla Piana di Catania. Da qui, varcando uno stretto arco, si entra in piazza Umberto I, dove si trovano il Palazzo Comunale e la chiesa di San Leone.

Da questa piazza, che è il cuore del centro storico, si possono intraprendere tre percorsi:

-         lungo la via Roma si possono visitare l’ex chiesa di San Domenico, la chiesa

     Madre di San Lorenzo e i ruderi del “Castellaccio”;

-    imboccando la via Erbitea, il ripido serpentone che attraversa l’antico

     quartiere di San Giacomo e percorrendola fino in fondo si raggiungono le

     chiesette della Madonna delle Grazie e di Sant’Antonio;

-    il terzo itinerario conduce dalla via Garibaldi o dalla ripidissima via Domenico

     Minolfi in piazza F. Cordova su cui aggetta la Torre Adelasia e la chiesa di  

     Santa Maria la Cava; da qui attraverso la via Mazzini si raggiunge la piazza

     V. Veneto, a pochi metri è possibile visitare la chiesa e i ruderi di Sant’Anna

     dove si custodisce il Crocifisso di frate Umile da Petralia. 

La visita in Aidone può occupare l’intera giornata aggiungendo l’escursione a Morgantina e al castello dei Gresti.