Situata a 850 m. slm su
un’altura degli Erei, Aidone domina tutto il versante centro-orientale e parte
di quello settentrionale dell’isola, tanto da essere definita “ Balcone della Sicilia “. A parere di
alcuni, il nome deriverebbe dal prefisso “
AYN “ che significa fonte, per altri la denominazione è legata al mito
greco di “ Aidoneus “. Le sue origini si perdono nella leggenda: la tradizione
ha sempre riconosciuto una relazione tra l’antica cittadella greca di
Morgantina e Aidone, collegamento testimoniato dall’esistenza di una strada che
da Morgantina porta ad Aidone e dai resti di un acquedotto che attingeva alle
falde del monte per rifornire la città sicula.
La scarsità di fonti non
consente di dare notizie del territorio durante il periodo che dal tardo impero
va alla dominazione araba. Certamente gli Arabi hanno abitato questi luoghi,
lasciando tracce della loro presenza nei nomi delle contrade, nel dialetto e
nell’introduzione dell’allevamento del baco da seta in contrada Baccarato.
Gli storici sono
concordi nel fare risalire la nascita
di Aidone ad epoca normanna, quando coloni lombardi, giunti in Sicilia
al seguito del Conte Ruggero d’Altavilla, crearono nuovi insediamenti sugli
Erei, strategicamente importanti per il controllo della Sicilia orientale e
meridionale. L’origine lombarda si è mantenuta attraverso i secoli nella lingua
dialettale che si differenzia dal Siciliano per caratteristiche fonetiche,
morfologiche e lessicali ed è dai linguisti denominata Gallo-italico.
L’assetto urbanistico e monumentale del centro
storico sembra essersi definito, nel suo nucleo principale, durante l’età
medioevale. In tale sistemazione una posizione centrale rivestiva l’attuale
piazza Umberto I, in cui confluivano le principali vie cittadine. Il borgo
originario si sviluppò sulla cresta e sulle pendici orientali del monte, ai
piedi del castello, collocato sulla sommità di uno sperone inespugnabile, dal
quale si domina la valle del fiume Gornalunga e i fertili terreni della Piana
di Catania. Durante il periodo normanno, Aidone appartenne ad Adelasia, nipote
del Conte Ruggero. Quando, nel 1194, Enrico VI di Svevia divenne re di Sicilia
per avere sposato Costanza d’Altavilla, il Marchese del Monferrato, Bonifacio
I, si vantò di avere conquistato per lui anche Aidone. Alla morte di Federico
II, mentre il Papa nominava re di Sicilia Carlo d’Angiò, le principali città
siciliane si ribellarono per erigersi a liberi comuni. Tra le più decise furono
le città lombarde: tra queste Aidone che fu espugnata e saccheggiata ma, in
seguito, partecipò alla rivolta dei Vespri del 1282. Con Pietro III d’Aragona
Aidone diventa contea della famiglia Chiaramonte e poi della famiglia Rosso
alla quale rimase fino al 1374, quando Federico IV la donò a Bartolomeo Gioieni.
In seguito passò al principe Marco Antonio Colonna, la cui famiglia la tenne
fino ad età borbonica. Nel XVII secolo Aidone ebbe un grande sviluppo economico
e demografico e il centro abitato cominciò ad espandersi verso ovest. Il
terremoto del 1693 la sconvolse, procurando morti e danneggiando gravemente
l’abitato e le numerose chiese. Nel 1848 partecipò attivamente ai moti
rivoluzionari che portarono all’unificazione nazionale.
La sede del museo, vicino al parco comunale,
apparteneva ai frati Cappucini e accoglie i reperti archeologici, rinvenuti nel
sito di Morgantina. Restaurato di recente, l’ex monastero conserva la struttura
originaria che risale al XVII secolo e, come tutti i monumenti di Aidone, non
risente molto dello stile barocco, ma piuttosto presenta elementi
classicheggianti con una sobria decorazione. Varcando la porta d’ingresso, si
entra in una sala, adibita prima al culto: oggi è un auditorium. In fondo c’è
un altare ligneo con un tabernacolo di stile baroccheggiante. Nella parte
inferiore esso presenta delle decorazioni che stilisticamente ricordano le
caratteristiche capriate lignee di molte chiese ennesi e, soprattutto, di
Nicosia. Prima di accedere alle stanze che contengono i reperti rinvenuti a
Morgantina, disposti secondo un ordine cronologico che va dal XVIII al I secolo a.C., si incontra un chiostro
con archi a tutto sesto; all’esterno sono esposti bassorilievi e capitelli
dell’arte ellenistica.
Il convento di San Michele appartenne all’ordine
dei Benedettini ed ai Frati Minori Conventuali di San Francesco. Fu ricostruito
nel 1545 e fu sede di un Tribunale dell’Inquisizione. L’edificio fu distrutto
dal terremoto del 1693. Oggi resta soltanto una torre con tre ordini di
finestre bifore, con arco a sesto acuto; nel primo ordine si vede, sopra una
lastra di pietra, un angelo scolpito a bassorilievo, probabilmente l’effigie di
San Michele. Secondo alcuni, nell’architettura vi sono influenze dello stile bizantino.
PALAZZO
COMUNALE
Il Palazzo Comunale risale alla fine del ‘700 e fu costruito con blocchi di pietra
locale, proveniente dalla Montagna. E’ di stile neoclassico e l’orizzontalità
della struttura viene verticalizzata da un timpano, una parete triangolare,
detta anche frontone. E’ una struttura solida, che presenta dei cantoni o
cantonali nel versante di ponente.
La Basilica di San Leone risale al 1090. Fu
dedicata al Papa Leone II, e fu costruita con conci megalitici, provenienti
dall’area della Cittadella. La chiesa subì gravi danni a causa del terremoto
del 1693; nel 1790 il muro della facciata fu ricostruito e porta l’iscrizione
in latino: “Divo Leoni Papae Civi
Patrono Populus Ajdonensis Basilicam Hanc Restituit”, secondo cui Papa Leone II
fu aidonese. C’è da ammirare, nell’architettura esterna, il portale di stile
barocco, formato da un arco a tutto
sesto, fiancheggiato da due mezze colonne con capitelli di stile corinzio, su cui
poggia un architrave con dei rilievi; in corrispondenza dei capitelli vi sono
due piccole cimase con due pigne a rilievo.
La casa apparteneva a una famiglia illustre di
Aidone, denominata Capra. Pregevole è il portale di un balcone, di stile
barocco, costruito nel ‘600, con pietra arenaria rossa del luogo. Ci sono da
ammirare i rilievi dello stemma della famiglia, raffigurante un’aquila, e la
pietra aggettante centrale, una cariatide, con la testa di drago e il corpo di
una donna.
Il Castellaccio fu secondo
alcuni una fortificazione saracena, ma sicuramente risale al periodo normanno
(XII secolo). Sorgeva nel punto più alto della città ed era inaccessibile da
ogni luogo, ad eccezione dal lato rivolto a mezzogiorno, dov’era unito al
centro abitato. Fu costruito sulla roccia e domina sulla vallata del
Gornalunga. Nel 1396 vi soggiornò Re Martino I e nel 1411 Bianca di Navarra ,
venuta ad Aidone per farsi rendere
omaggio di fedeltà dai feudatari locali che si erano ribellati alla
corona.Ospitò, altre famiglie illustri, come i Gioieni, i Rosso di San Secondo ed altri nobili. Il terremoto
del 1693 lo distrusse ed oggi restano
soltanto alcuni ruderi.
La chiesa, dedicata a San Lorenzo, patrono della
città, è a navata unica e conserva alcune reliquie del santo. Risale al secolo
XI ed è una delle più antiche chiese di Aidone. Fu seriamente danneggiata dal
terremoto del 1693, ad eccezione del portale in stile gotico e di parte della
facciata. Si evidenzia la bellezza dei contrafforti laterali, pur se non è
presente la finitura delle decorazioni. A sinistra del portale due scanalature
esprimono le antiche misure della canna e del palmo. Anche in questo edificio
sono evidenti i rimaneggiamenti settecenteschi.
Portale
della
Chiesa
di
San
Lorenzo
La chiesa fu edificata dopo il terremoto del 1693.
La facciata non risente affatto dello stile barocco e si struttura in modo
molto semplice su schemi tardo cinquecenteschi: la sua semplice centralità è
segnata in basso dal portale ed in alto dalla torre campanaria; tra l’uno e
l’altro elemento la finestra la sottolinea maggiormente. Tra le decorazioni del
portale si evidenzia nella chiave di volta un angioletto in pietra bianca, la
cui definizione stilistica è sicuramente antecedente al periodo di costruzione
della chiesa. La centralità della torre si protrae attraverso delle volute di
raccordo verso l’esterno, terminanti con pilastri laterali. La facciata di
questa chiesa fu restaurata dai devoti in ringraziamento alla Madonna delle
Grazie, dopo il terremoto del 1908. Nell’interno della chiesa è conservato un
quadro della Madonna che allatta il Bambino, dipinto su ardesia. Pregevole è
l’altare ligneo, baroccheggiante, che si completa con pitture laterali alla
nicchia, raffiguranti San Leone e San Lorenzo. Nella chiesa vi sono molti
affreschi poco leggibili, poiché rovinati
dall’umidità e non restaurati.
La chiesa di Sant’Antonio Abate è di epoca
medievale (XI secolo) e si trova alla periferia del paese. L’arco situato a
mezzogiorno, oggi murato, risale all’epoca bizantina e la pianta di essa era a
croce greca. Gli elementi architettonici sono lineari e sobri ed il campanile
con finestre monofore culmina con una copertura a guglia, rivestita di pietre
multicolori. Il portale è in stile gotico, costruito con pietre bicrome rosse,
provenienti dalla Montagna, e bianche, ed è simile nello stile al portale della
chiesa di San Lorenzo. All’interno della chiesa, c’è nel lato sinistro vicino
all’altare un affresco datato 1581,
deteriorato per la presenza di notevole umidità, infiltratasi attraverso i
muri. Nella parte centrale, esso raffigura Sant’Antonio, in posizione frontale con un libro in mano
ed il bastone pastorale. Attorno al riquadro vi è una predella con
raffigurazione delle tentazioni del demonio al Santo. Le scene vengono ulteriormente
chiarite e definite da didascalie in lingua locale antica.
TORRE
ADELASIA E CHIESA di S. MARIA LA CAVA
La torre Adelasia, risalente al periodo normanno
(XII secolo), fu costruita in epoche diverse. Nel basamento di origine normanna
c’è un arco a sesto acuto, murato. Al ‘400 risale il secondo piano della torre,
in stile gotico-catalano. Le finestre monofore hanno l’arco a tutto sesto. La
parte finale della torre risale al periodo barocco ( ‘600 ) e termina con un
orologio incorniciato in un arco di pietra arenaria. Annessa alla torre , la
chiesa di Santa Maria La Cava risale al
periodo barocco ed è rimasta incompiuta nella parte alta del prospetto. Il
portone di bronzo è opera recente dell’artista Scuccimarra, eseguita nell’anno
1984 e rappresenta episodi della vita dell’Apostolo San Filippo. All’interno
della chiesa le parti più antiche sono l’abside e la cappella laterale destra,
appartenente alla parte bassa della torre campanaria Adelasia. La chiesa,
affrescata con dipinti di Clelia Argentati che ricordano episodi della Bibbia,
è conosciuta nei paesi limitrofi come chiesa di San Filippo Apostolo, santo
protettore degli ammalati, il cui culto, celebrato il primo maggio, è diffuso
in tutta la Sicilia. Una cappella, decorata con stucchi, custodisce la statua
lignea del Santo.
Torre
Adelasia
CHIESA
di SANT’ ANNA
La chiesa di S.Anna, intitolata originariamente a
S. Rosalia, risale alla prima metà del ‘600. Ha uno stile semplice e disadorno,
pur essendo stata costruita in un’epoca barocca. Vicino alla chiesa c’era il
Convento dei Padri Riformati, di cui resta un chiostro con arcate a tutto
sesto. Le colonne sono di stile dorico-toscano. All’interno, a navata unica, si
trova nell’altare principale il Cristo di legno, scolpito nel ‘600 da fra’
Umile da Petralia, raffigurante nel volto l’agonia del Cristo morente. Nella
sagrestia viene conservato un casserizio, che fu scolpito da un monaco nel
1660. E’ da vedere un’acquasantiera risalente alla fine del ‘500.
Chiostro
Della
Chiesa
Di
S.
Anna
CHIESA
di SAN GIOVANNI
La chiesa risale al XIII secolo ed appartenne
all’ordine dei Templari. Probabilmente fu eretta da nobili locali come cappella
gentilizia:oggi è chiusa al culto e necessita di lavori di restauro. Il portale
e la torre campanaria evidenziano il colore bicromo della pietra locale rossa e
bianca. Sia sul portale che sul lato destro risalta la croce di Malta,
indicatore principale che testimonia l’appartenenza della chiesa ai Cavalieri
di Malta. La chiesa era probabilmente a sala e, nel tempo, ha subito molti
rimaneggiamenti.
MORGANTINA
A 5 Km circa da Aidone, lungo la ss n° 288 che
conduce a Catania, si possono ammirare le splendide rovine di Morgantina.
Portata alla luce nel 1955, ha continuato a
stupirci con le emergenze via via rinvenute durante le campagne di scavo
annuali, condotte dalle Università americane di Princeton e di Virginia.
Fondata dai Siculi nell’XI secolo a. C. sulle
alture della Cittadella, fu nel VI secolo colonizzata da un gruppo di Calcidesi
che, da Katane o Leontini, risalirono la valle del fiume Gornalunga, l’antico
Erykes,alla ricerca di nuove terre da sfruttare. Nel V sec., ricostruita in
contrada Sella Orlando, Morgantina divenne una vera e propria città ricca e
fiorente e le sue vicende si legarono a quelle di Siracusa prima di conoscere
la decadenza in età romana.
Oggi il visitatore può ammirare la bellissima
agorà ellenistica con edifici e strutture pubbliche e private.
I reperti, che documentano la storia del sito
dall’età del Bronzo ( 1800 a. C. ) al I secolo d. C., sono conservati nel Museo
archeologico di Aidone.
CASTELLO dei GRESTI o di PIETRATAGLIATA
Collocazione
geografica
Il castello si erge su un costone roccioso di
pietra arenitica, appartenente ad una formazione geologica che risale all’era
Cenozoica. Il costone affiora nella vallata del fiume Gornalunga, affluente del
Simeto, per due km in direzione NE-SO. Il castello è raggiungibile da Aidone
percorrendo la ss 288, in direzione Catania, per circa 15 Km, poi si segue la
provinciale per Valguarnera, che si percorre per altri 10 Km.
Denominazione
Il castello è conosciuto con i nomi di
Pietratagliata o di Gresti. La prima denominazione è presente già in documenti
di età medievale, dove si cita il feudo Fessinia o di Pietratagliata, in quanto
in buona parte intagliato nella viva roccia. La tadizione popolare lo ha invece
denominato Castello dei Gresti ( in dialetto Castedd’ i Grest’) perché
si trova vicino al Cozzo dei Grest’, una collina dove sono stati ritrovati
numerosissimi cocci di ceramica ( cocci, in dialetto, suona gresti
)che ci danno testimonianza di un insediamento del periodo greco-romano.
Funzione
Più che definirlo castello, sarebbe opportuno
chiamarlo fortezza di avvistamento in quella valle del Gornalunga che, dai
tempi più remoti, ha fatto da tramite tra la costa Ionica e l’interno della
Sicilia. La presenza di numerosi castelli similari ( oggi in gran parte
inesistenti e ricordati solo dalla toponomastica) fa pensare che la sua
funzione fosse quella di mettere in
comunicazione, attraverso segnalazioni
ottiche, “fani”, le postazioni
militari che erano impegnate a difendere un vasto territorio. La rete ottica in
cui si inseriva il castello era rappresentata dalle direttrici:
Enna-Morgantina-Aidone-Mineo-Lentini.
Notizie
storiche
E’ quasi impossibile stabilire una data di nascita
del castello perché molti sono i rimaneggiamenti che ha subito nel corso dei
secoli. Non c’è dubbio che il luogo sia stato abitato fin dai tempi più remoti
e anche in epoca greco-romana. Notizie certe si hanno però a partire dall’età
medievale, quando nel 1300 il castello diventa il centro del feudo concesso da
Federico III di Sicilia alla famiglia Gioieni. I documenti ci consentono
soltanto di individuare i vari proprietari: fino al 1512 appartenne alla
famiglia Gioieni, attualmente, appartiene agli eredi del barone Ignazio La
Lumia di Licata. Nel 1668 il barone Giacomo Caprini fece incidere sopra un’alta
finestra una iscrizione in latino. Un’antica leggenda popolare narra che il
cavaliere, che al galoppo fosse riuscito a leggere l’iscrizione, avrebbe
trovato un grande tesoro.
Descrizione:
il castello
Così come
oggi lo vediamo il castello è il risultato di varie costruzioni fatte in epoche
diverse. Possiamo infatti osservare:
-
degli ingrottamenti alla base della parete
orientale della rupe, abitati probabilmente in epoca preistorica;
-
una
fortezza di avvistamento sulla cima del roccione, risalente al periodo
arabo-normanno. Dello stesso periodo è la
torre a pianta quadrata;
-
un complesso edilizio, alla base del torrione,
costituito da grandi magazzini destinati alla conservazione dei prodotti del
feudo, attorniato da stalle e da abitazioni rurali per il personale.
Il
castello presenta un duplice ingresso: il primo ha un portale con archetto e
conduce verso una grande grotta che si affaccia su un profondo burrone. La
grotta ha pianta rettangolare e vi si possono chiaramente osservare le tracce
della scalpellatura. Sulla parete,
esterna alla caverna, vi sono delle nicchie intagliate, dove, si pensa,
venissero appoggiate delle lucerne.
Il secondo ingresso era
costituito da una scala che conduceva
ai tre piani superiori. Oggi la scala è crollata e, tra le macerie, si possono
ben distinguere blocchi calcarei squadrati nei quali si possono riconoscere i
gradini.
Una particolare nota merita la torre che è la
struttura più interessante del castello. Essa è saldamente ancorata alla roccia
che fu spianata e incisa profondamente per darle stabili fondazioni. Le pareti
compatte avevano il compito di renderla inespugnabile ad eventuali assalitori. Essa rappresenta uno dei rari esempi di
torre “piena” cioè priva di ambienti
interni. L’unico ambiente è costituito dal vano che accoglie la scala a
chiocciola che serviva per raggiungere la sommità della torre. La scala era
costruita in blocchi di basalto incastonati in cilindri di sostegno.
SAN DOMENICO
SCHEDA
INFORMATIVA
Anno
di costruzione:1419
Successivi
rifacimenti:
1600 - Prima metà: apporti di modifica al
prospetto.
1741 - Completamento dei lavori di consolidamento
e di restauro ( dopo i danneggiamenti subiti in seguito al terremoto del 1693 )
e riapertura della chiesa al culto.
Fondatore:
Beato Vincenzo da Pistoia, domenicano.
Progettista
e direttore dei lavori: Architetto Leonardo Di Luca.
DESCRIZIONE ESTERNA
La chiesa prospetta imponente su una piccola
piazza ed il visitatore resta stupito per la grandiosità del monumento ed
abbagliato dal candore della pietra bianca decorata a punta di diamante ed incorniciata da pietra rossa della Montagna,
con la quale furono realizzati gli alti e slanciati cantonali, culminanti in un
timpano ribassato, sotto il quale sta un fregio costituito da metope e trglifi.
L’imponenza della costruzione e la scelta della
decorazione richiama alla mente la maestosità di un tempio dorico.
Sempre in pietra rossa fu realizzato il portale,
riccamente adornato da lesene culminanti in capitelli di stile corinzio e
abbellito da piccole teste di angeli che hanno un’espressione mistica e
incantata.
Sul portale si legge ancora l’iscrizione in latino
con la dedica a San Vincenzo Ferreri ( detta iscrizione viene riportata in calce ); su di essa domina una
grande finestra trabeata.
Il bugnato bianco ed il resto del prospetto in
pietra rossa conferiscono al monumento un aspetto originale e suggestivo insieme.
Il lato ovest si affaccia sulla via Roma e
presenta una finestra sull’abside; un’altra finestra con vetrata si apre sul
fianco, mentre una terza si distingue solo dalla disposizione ad arco delle
pietre nel muro esterno, così come le due porte di accesso laterali, anch’esse
ormai chiuse, che si trovano sulla stessa fiancata.
L’abside della chiesa è esposto a nord, sulla
stretta via Re Martino.
Il lato est è attaccato all’ex convento dei
Domenicani e presenta una finestra sull’abside, un’altra sulla fiancata
laterale, entrambe sovrastanti il tetto del convento.
ISCRIZIONE IN LATINO SOPRA IL PORTALE DEL
TEMPIO CON DEDICA A
SAN VINCENZO FERRERI
HOC
IN TEMPLO IN QUESTO TEMPIO
SUMME
DEUS O SOMMO DIO
ESCORATUS
ADVENI SONO GIUNTO ANGOSCIATO
ET
CLEMENTI BONITATE CON CLEMENTE BONTA’
PRECUM
VOTA SUSCIPE ACCOGLI I VOTI DELLE(
MIE )
PREGHIERE
LARGAM
BENEDICTIONEM EFFONDI QUI SEMPRE
HIC
INFUNDE IUGITER UNA COPIOSA
BENEDIZIONE
DIVI
VINCENTII MERITIS PER I MERITI DI
SAN VINCENZO
CUI
DICATUM FUIT A CUI FU DEDICATO
MDCXXV 1625
FONTI STORICHE
TERRAEMOTUS SICULUS IL TERREMOTO SICILIANO
ANNI MDCXCIII DELL’ANNO 1693
DESCRIPTUS AB DESCRITTO DA
ALEXANDRO BURGOS ALESSANDRO BURGOS
PANORMITANO. PALERMITANO
In reliqua Urbis parte licet neque pereuntium
hominum aut aedificiorum tantus sit numerus, S. Leonis Pape tamen disjecta
plane est Ecclesia, ut egregia illa Dominicanorum.
Nella parte rimanente della città, sebbene non sia
( stato ) tanto grande il numero delle vittime o degli edifici distrutti,
tuttavia la Chiesa di S. Leone Papa fu completamente rasa al suolo, come anche
quella senza eguali dei Domenicani
R O C C H I P I R R I
Abbatis Netini et Regii Historiographi,
ECCLESIARUM SICULARUM
E P I S C O P A L I U M
NOTITIARUM
LIBER TERTIUS
CATANENSIS ECCLESIAE EPISCOPALIS
NOTITIA PRIMA
LIBRO TERZO
DELL’ELENCO DELLE CHIESE
EPISCOPALI
SICILIANE
DI ROCCO PIRRI
Abate
Netino e Storiografo
Regio
PRIMO
REGISTRO
DELLA CHIESA EPISCOPALE CATANESE
“ S. Vincentii Ferrerii ordinis Dominicani
ann. 1419, a B. Vincentio Pistoya
conditum fuit ubi hodie reliquiae de S.
Cruce de Spina Christi coluntur. Hujus conventus fuit filius F. Pyrronus ab Aydono S. T. M. magnae
solertiae prudentiae ac doctrinae vir, qui cum F. Antonio de Monte Appulo etiam Dominicano a PP. Martino IV, in Siciliam orator missus
est ad Siculos admonendos, ut a Petro Rege ad Romanam Ecclesiam deficerent, ( ex Fazel ) “.
“ Nell’anno 1419 fu fondata ( la Chiesa ) di S.
Vincenzo Ferreri, dell’ordine Domenicano, dal beato Vincenzo da Pistoia, dove
oggi sono custodite le reliquie della Santa Croce della Spina di Cristo. Di
questo convento fu figlio Frate Pirrone da Aidone, uomo di grande ingegno,
saggezza e dottrina, il quale, insieme a Frate Antonio da Monte Apulo, anche
lui domenicano, fu mandato in Sicilia da Papa Martino IV, come predicatore per
esortare i Siciliani a staccarsi da Re Pietro, a favore della Chiesa Romana (
da Fazello )” .
DESCRIZIONE
INTERNA
La chiesa è a navata unica, completata da un’abside
il cui livello è superiore al resto del tempio.
Le due pareti laterali, sulle quali si trovano
delle nicchie, presentano stucchi e decorazioni settecenteschi che coprono le
rifiniture originarie.
Su uno dei due lati si apre una cappella a nicchia
che nasconde forse un vecchio ingresso laterale.
Sull’architrave in legno del portone principale è
incisa la data del 1741.
L’abside è molto ampia, in essa sono visibili
tracce di un rosone quattrocentesco e di una finestra trabeata.
Tra la navata e l’abside ci sono due cantonali
quattrocenteschi in pietra rossa completati da due capitelli in stile corinzio
che sostengono l’arco scenico.
Sul lato destro è presente una porta d’accesso
all’edificio attiguo.
Nella chiesa si venerava la reliquia della Spina
del Signore.
In essa furono sepolti, nel ‘600, i coniugi di
origine genovese Aurelia e Pietro Mirello, governatori di Aidone.
STILE
Rinascimentale è la struttura dell’impianto: alla
prima metà del ‘400 risale l’impianto planimetrico; alla seconda metà del
secolo il motivo decorativo a “ punta di diamante “, tipico dell’architettura
laica e raro in edifici religiosi.
Al ‘600, prima metà, risalgono i motivi decorativi
barocchi in pietra arenaria del prospetto.
Nel basamento e nei cantonali laterali è presente
lo stile “ plateresco “, stile creato in Spagna tra il XV ed il XVI secolo e
sviluppatosi in Italia nel secolo successivo. Esso nacque, secondo alcuni
studiosi, dalla fusione della cultura spagnola con quella araba, che continuò a
vivere anche dopo la fine della dominazione musulmana. Gli studiosi affermano
che esso risente anche dell’influenza gotica e tardo-rinascimentale.
Al ‘700 risalgono gli stucchi interni coprenti le
murature originarie e la volta.
STATO DI CONSERVAZIONE
Pessimo fino all’inizio degli anni ottanta.
INTERVENTI RECENTI
Molti sono stati gli interventi di restauro
registrati nel corso degli ultimi decenni, finanziati dalla Soprintendenza per
salvare il monumento dallo stato di incuria e di abbandono in cui si trovava.
Allo stato attuale risultano effettuati lavori di
consolidamento di tutta la struttura e di restauro del tetto, del prospetto,
del portone principale e degli infissi ( tutti sostituiti ).
All’interno sono stati restaurati:
-
Le pareti dell’unica navata, a destra in pietra
viva, a sinistra con decorazioni e stucchi;
-
L’abside, con i cantonali, i capitelli e l’arco
scenico;
-
Il soffitto realizzato a capriate di legno.
LAVORI
PREVISTI PER IL COMPLETAMENTO DEL RESTAURO
Rivestimento del pavimento in pietra lavica lucida
e marmo bianco di Carrara.
EX
CONVENTO DOMENICANO
E’ del nostro secolo il crollo del convento dei
Domenicani che sorgeva a ridosso della chiesa.
Il convento, sorto in Aidone nel ‘400, durante la
seconda ondata monastica, grazie alla munificenza di Alfonso di Castiglia, visse
per quattro secoli un’intensa vita religiosa e culturale fino alla scomparsa
dei Domenicani da Aidone, avvenuta nel secolo scorso con la vendita dei beni
ecclesiastici da parte del governo liberale.
Nel ‘900 divenne sede delle scuole elementari
maschili fino al 1950.
Successivamente venne abbandonato e crollò.
In seguito l’amministrazione comunale, d’accordo
con la Soprintendenza, sul sito ha costruito un centro polifunzionale collegato
all’uso della chiesa.
AIDONE
guida ai monumenti
a cura
degli
alunni della
SCUOLA
MEDIA STATALE
“
F. CORDOVA “ – AIDONE
a. s.
1997/98
PRESENTAZIONE
E’
con grande soddisfazione che la Scuola Media Statale “ F. Cordova “ di Aidone
offre al pubblico la presente pubblicazione, frutto del lavoro finalizzato alla
conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale del
territorio.
Il
lavoro, svolto nell’anno scolastico 1996/97, non ha la pretesa di essere uno
studio approfondito ed esaustivo ma una guida essenziale al turista ed è
rivolta, soprattutto, agli alunni di altre scuole che intendano scegliere
Aidone e il suo territorio come meta delle loro visite guidate.
La
sezione Monumenti è stata realizzata dalla classe II A, guidata dai proff. Pellegrino
e Zignale, la monografia su San Domenico dalla classe III D con la guida dei
proff. Raffiotta e Mirci, infine la monografia sul castello dei Gresti e i
cenni storici su Aidone dalla classe II D guidata dalla prof.ssa Artino.
La
presente guida è stata realizzata con i finanziamenti dell’Assessorato
Regionale BB. CC. AA. e della P. I. della Regione Siciliana, giusta L.R. 51/80.
Le
foto nn.1-2-6-8-9-17-18-19-20-21-22 sono state fornite dalla Fotovideopress di
Aidone che si riserva tutti i diritti dell’autore.
prof.
stefano cosentino
dirigente scolastico
scuola
media – aidone –
PROPOSTA
DI ITINERARI
Una visita nel centro storico di Aidone può
iniziare dal Museo, situato a poca distanza dal parcheggio per gli autobus
turistici (piazza V. Veneto), e proseguire attraverso la “Villa Comunale”, un
parco naturale da cui si gode un panorama che spazia dalle propaggini degli
Erei, all’Etna e alla Piana di Catania. Da qui, varcando uno stretto arco, si
entra in piazza Umberto I, dove si trovano il Palazzo Comunale e la chiesa di
San Leone.
Da questa piazza, che è il cuore del centro
storico, si possono intraprendere tre percorsi:
-
lungo la via Roma si possono visitare l’ex chiesa
di San Domenico, la chiesa
Madre
di San Lorenzo e i ruderi del “Castellaccio”;
-
imboccando la via Erbitea, il ripido serpentone che attraversa l’antico
quartiere di San Giacomo e percorrendola fino in fondo si raggiungono le
chiesette della Madonna delle Grazie e di Sant’Antonio;
- il
terzo itinerario conduce dalla via Garibaldi o dalla ripidissima via Domenico
Minolfi in piazza F. Cordova su cui aggetta la Torre Adelasia e la
chiesa di
Santa
Maria la Cava; da qui attraverso la via Mazzini si raggiunge la piazza
V. Veneto, a pochi metri è possibile
visitare la chiesa e i ruderi di Sant’Anna
dove
si custodisce il Crocifisso di frate Umile da Petralia.
La visita in Aidone può occupare l’intera giornata
aggiungendo l’escursione a Morgantina e al castello dei Gresti.