ENERGIA EOLICA


 

 

L’energia eolica è l’energia posseduta dal vento.

L’uomo ha impiegato la sua forza sin dall’antichità, per navigare

e per muovere le pale dei mulini utilizzati per macinare i

cereali, per spremere olive o per pompare l’acqua.

Solo da pochi decenni l’energia eolica viene impiegata per produrre

elettricità. I moderni mulini a vento sono chiamati aerogeneratori.

Il principio di funzionamento degli aerogeneratori è lo stesso

dei mulini a vento: il vento che spinge le pale. Ma nel caso degli

aerogeneratori il movimento di rotazione delle pale viene trasmesso

ad un generatore che produce elettricità.

GLI AEROGENERATORI

Esistono aerogeneratori diversi per forma e dimensione. Possono,

infatti, avere una, due o tre pale di varie lunghezze: quelli

con pale lunghe 50 centimetri vengono utilizzati come caricabatterie,

quelli con pale lunghe circa 30 metri, sono in grado

di erogare una potenza di 1.500 kW, riuscendo a soddisfare il

fabbisogno elettrico giornaliero di circa 1.000 famiglie.

Il tipo più diffuso è l’aerogeneratore di taglia media, alto oltre 50 metri, con due o tre pale lunghe

circa 20 metri. Questo tipo di aerogeneratore è in grado di erogare una potenza di 500-600

kW e soddisfa il fabbisogno elettrico giornaliero di circa 500 famiglie.

 

LE POLITICHE A SOSTEGNO DELLO SVILUPPO E DIFFUSIONE

DELLE FONTI RINNOVABILI

Ricordiamo di seguito le iniziative e i provvedimenti presi negli ultimi anni, sia a livello nazionale

che internazionale, che mirano a incentivare lo sviluppo e la diffusione delle fonti rinnovabili:

Il Libro Bianco “Una Politica Energetica per l’Unione Europea” (gennaio 1996), che identifica

come obiettivi chiave del settore energetico la competitività, la sicurezza dell’approvvigionamento

e la protezione dell’ambiente, e che indica come un importante fattore per conseguire

tali scopi la promozione delle fonti rinnovabili di energia.

La delibera CIPE3 (3 dicembre 1997), con cui l’Italia ha ratificato gli impegni di Kyoto assegnando

un significativo ruolo alle fonti rinnovabili per ridurre le emissioni di gas serra, e

impegnandosi a raddoppiare, entro il 2010, il contributo delle fonti rinnovabili di energia per

il soddisfacimento dei fabbisogni energetici nazionali.

 

La TECNOLOGIA EOLICA

Il rotore

Il rotore è costituito da un mozzo su cui sono fissate

le pale . Le pale più utilizzate sono realizzate in fibra

di vetro.

I rotori a due pale sono meno costosi e girano a velocità

più elevate. Sono però più rumorosi e vibrano

di più di quelli a tre pale. Tra i due la resa energetica

è quasi equivalente.

Sono stati realizzati anche rotori con una sola pala, equilibrata

da un contrappeso.

A parità di condizioni, questi rotori sono ancor più veloci

dei bipala, ma hanno rese energetiche leggermente

inferiori.

Ci sono anche rotori con numerose pale, di solito 24,

che vengono impiegati per l’azionamento diretto di

macchine, come le pompe.

Sono stati messi a punto dei rotori con pale “mobili”.

Variando l’inclinazione delle pale al variare della velocità

del vento è possibile mantenere costante la quantità

di elettricità prodotta dall’aerogeneratore.

Il sistema frenante

È costituito da due sistemi indipendenti di arresto delle

pale: un sistema di frenaggio aerodinamico e uno

meccanico.

Il primo viene utilizzato per controllare la potenza

dell’aerogeneratore, come freno di emergenza in caso

si sovravelocità del vento e per arrestare il rotore.

Il secondo viene utilizzato per completare l’arresto

del rotore e come freno di stazionamento.

La torre e le fondamenta

La torre sostiene la navicella e il rotore, può essere a

forma tubolare o a traliccio. In genere è costruita in

legno, in cemento armato, in acciaio o con fibre sintetiche.

La struttura dell’aerogeneratore per poter resistere alle

oscillazioni ed alle vibrazioni causate dalla pressione

del vento deve essere ancorata al terreno mediante

fondamenta.

Le fondamenta molto spesso sono completamente interrate

e costruite con cemento armato.

Il moltiplicatore di giri

Il moltiplicatore di giri serve per trasformare la rotazione

lenta delle pale in una rotazione più veloce in

grado di far funzionare il generatore di elettricità.

Il generatore

Il generatore trasforma l’energia meccanica in energia

elettrica. La potenza del generatore viene indicata

in chilowatt (kW).

Il sistema di controllo

Il funzionamento di un aerogeneratore è gestito da un

sistema di controllo che svolge due diverse funzioni.

Gestisce, automaticamente e non, l’aerogeneratore

nelle diverse operazioni di lavoro e aziona il dispositivo

di sicurezza che blocca il funzionamento dell’aerogeneratore

in caso di malfunzionamento e di sovraccarico

dovuto ad eccessiva velocità del vento.

La navicella e

il sistema di imbardata

La navicella è una cabina in cui sono ubicati tutti i componenti

di un aerogeneratore, ad eccezione, naturalmente,

del rotore e del mozzo.

La navicella è posizionata sulla cima della torre e può

girare di 180° sul proprio asse.

Per assicurare sempre il massimo rendimento dell’aerogeneratore

è importante mantenere un allineamento

più continuo possibile tra l’asse del rotore e la

direzione del vento.

Negli aerogeneratori di media e grossa taglia, l’allineamento

è garantito da un servomeccanismo, detto

sistema di imbardata, mentre nei piccoli aerogeneratori

è sufficiente l’impiego di una pinna direzionale.

Nel sistema di imbardata un sensore, la banderuola,

indica lo scostamento dell’asse della direzione del

vento e aziona un motore che riallinea la navicella.

 

La tecnologia degli aerogeneratori da utilizzare in siti offshore è in pieno sviluppo: a livello

commerciale esistono macchine da 1 MW ed esistono prototipi da circa 3 MW.

Secondo alcune stime, gli impianti eolici nei mari europei protrebbero fornire oltre il 20% del

fabbisogno elettrico dei paesi costieri.

Attualmente in Europa sono operative 5 centrali costruite in Olanda, Svezia e Danimarca con

una potenza totale di 30 MW. In Italia non esiste ancora alcun impianto offshore, ma è stato

calcolato un potenziale sfruttabile di 3.000 MW, pari a quello sulla terraferma, in grado di soddisfare

il 4% degli attuali consumi di elettricità.

 

DOVE INSTALLARE UN IMPIANTO EOLICO

Per produrre energia elettrica in quantità sufficiente è necessario che il luogo dove si installa

l’aerogeneratore sia molto ventoso.

Per determinare l’energia eolica potenzialmente sfruttabile in una data zona bisogna conoscere la

conformazione del terreno e l’andamento nel tempo della direzione e della velocità del vento.

Come si forma il vento

La terra cede all’atmosfera il calore ricevuto dal sole, ma non lo fa in modo uniforme.

Nelle zone in cui viene ceduto meno calore la pressione dei gas atmosferici aumenta, mentre

dove viene ceduto più calore, l’aria diventa calda e la pressione dei gas diminuisce. Si

formano così aree di alta pressione e aree di bassa pressione, influenzate anche dalla rotazione

della terra.

Quando diverse masse d’aria vengono a contatto, la zona dove la pressione è maggiore

tende a trasferire aria dove la pressione è minore. Succede la stessa cosa quando lasciamo

sgonfiare un palloncino. L’alta pressione all’interno del palloncino tende a trasferire

l’aria verso l’esterno, dove la pressione è più bassa, dando luogo a un piccolo flusso.

Il vento è dunque lo spostamento d’aria, più o meno veloce, tra zone di diversa pressione.

E tanto più alta è la differenza di pressione, tanto più veloce sarà lo spostamento d’aria,

tanto più forte sarà il vento.

 

Più aerogeneratori collegati insieme formano le wind-farm, “fattorie del vento”, che sono delle

vere e proprie centrali elettriche.

Nelle wind-farm la distanza tra gli aerogeneratori non è casuale, ma viene calcolata per evitare

interferenze reciproche che potrebbero causare cadute di produzione.

Di regola gli aerogeneratori vengono situati ad una distanza di almeno cinque-dieci volte il diametro

delle pale.

Nel caso di un aerogeneratore medio, con pale lunghe circa 20 metri, questo significa istallarne

uno ogni 200 metri circa.

Qualche dato in più

Una fattoria del vento, ad esempio, costituita da 30 aerogeneratori da 300 kW l’uno

in una zona con venti dalla velocità media di 25 chilometri orari, può produrre 20 milioni

di kWh all’anno. Vale a dire quanto basterebbe a soddisfare le esigenze di circa

7.000 famiglie.

Per raggiungere lo stesso risultato con una centrale a carbone si libererebbero nell’aria

ben 22 mila tonnellate di anidride carbonica, 125 tonnellate di anidride solforosa e 43

tonnellate di ossido di azoto.

GLI IMPIANTI OFFSHORE

Sono le wind-farm costruite in mare. Rappresentano un’utile soluzione per quei paesi densamente

popolati e con forte impegno del territorio che si trovano vicino al mare.

IMPIANTO OFFSHORE

La forza del vento può essere indicata o con la misura della sua velocità, e cioè in nodi, che

corrispondono alle miglia orarie (1 nodo = 1 miglio orario = 1,85 chilometri orari), o attraverso

la scala proposta da Francis Beaufort.

La scala “Beaufort”

Francis Beaufort fu un ammiraglio inglese vissuto nei primi anni dell’ottocento.

Egli per classificare la forza del vento ideò una scala da zero a dodici, crescente a seconda

della velocità del vento, dell’altezza delle onde marine e degli effetti prodotti.

Un vento di forza zero, viene definito da Beaufort “Calma”, e corrisponde alla descrizione

di questi effetti: “il vento non sposta il fumo che esce dai camini; mare calmo”.

Il vento di forza dodici, il massimo grado della scala, è invece chiamato “Uragano” e definito

così: “Provoca devastazioni gravissime; case seriamente danneggiate o distrutte;

onde alte fino a 14 metri”.

 

LE WIND-FARM E L’AMBIENTE

L’energia eolica è una fonte rinnovabile e pulita. I possibili effetti indesiderati degli impianti

hanno luogo solo su scala locale e sono: l’occupazione del territorio, l’impatto visivo, il rumore,

gli effetti sulla flora e la fauna e le interferenze sulle telecomunicazioni.

LA CONFORMAZIONE DEL TERRENO

La conformazione di un terreno influenza la velocità del vento. Infatti, il suo valore dipende,

oltre che dai parametri atmosferici, anche dalla conformazione del terreno.

Più un terreno è rugoso, cioè presenta variazioni brusche di pendenza, boschi, edifici e montagne,

più il vento incontrerà ostacoli che ridurranno la sua velocità.

Le classi di rugosità

Per definire la conformazione di un terreno sono state individuate quattro classi di

rugosità:

Classe di rugosità 0: suolo piatto come il mare, la spiaggia e le distese nevose.

Classe di rugosità 1: suolo aperto come terreni non coltivati con vegetazione bassa e

aeroporti.

Classe di rugosità 2: aree agricole con rari edifici e pochi alberi.

Classe di rugosità 3: suolo rugoso in cui vi sono molte variazioni di pendenza del terreno,

boschi e paesi.

In generale la posizione ideale di un aerogeneratore è in un terreno appartenente ad una bassa

classe di rugosità e che presenta una pendenza compresa tra i 6 e i 16 gradi.

Il vento deve superare la velocità di almeno 5,5 metri al secondo e deve soffiare in modo costante

per gran parte dell’anno. Mentre i migliori siti eolici offshore sono quelli con venti che

superano la velocità di 7-8 metri al secondo, che hanno bassi fondali (da 5 a 40 metri) e che

sono situati ad oltre 3 chilometri dalla costa.

COME SI MISURA IL VENTO

Tutti abbiamo potuto sperimentare che il vento non è costante, cambia di forza e di direzione.

Per classificare il vento in base alla sua direzione si usa definirlo col luogo da cui proviene. A

volte si prende spunto dalla provenienza geografica - Greco, Libeccio se viene dalla Libia, Scirocco

se viene dalla Siria -, altre, come nella “Rosa dei venti”, viene indicato con i punti cardinali

- vento di Nord-Est, vento di Sud-Ovest -.

 

L’ENERGIA EOLICA NEL MONDO

Nel 1981 la produzione di energia eolica mondiale era ancora praticamente nulla.

Oggi la potenza eolica installata ha superato i 13.000 MW.

Di questi circa 9.000 MW sono prodotti in Europa, soprattutto in Germania e Danimarca, i paesi

europei che per primi hanno creduto alle opportunità economiche e ambientali offerte dallo

sfruttamento di questa forma di energia.

In questi due paesi, così come in Spagna, Olanda e Gran Bretagna, l’occupazione associata allo

sviluppo e alla diffusione di tale tecnologia è in continua espansione, anche grazie agli strumenti

di sostegno finanziario messi a disposizione dallo Stato.

Un andamento analogo a quello dell’Europa è stato registrato in Asia, soprattutto in India, anche

se con uno scarto temporale di circa dieci anni.

OCCUPAZIONE DEL TERRITORIO

Gli aerogeneratori e le opere a supporto (cabine elettriche, strade) occupano solamente il 2-3%

del territorio necessario per la costruzione di un impianto. È importante notare che nelle windfarm,

a differenza delle centrali elettriche convenzionali, la parte del territorio non occupata dalle

macchine può essere impiegata per l’agricoltura e la pastorizia.

IMPATTO VISIVO

Gli aerogeneratori per la loro configurazione sono visibili in ogni contesto ove vengono inseriti.

Ma una scelta accurata della forma e del colore dei componenti, per evitare che le parti metalliche

riflettano i raggi solari, consente di armonizzare la presenza degli impianti eolici nel

paesaggio.

RUMORE

Il rumore che emette un aerogeneratore viene causato dall’attrito delle pale con l’aria e dal moltiplicatore

di giri. Questo rumore può essere smorzato migliorando l’inclinazione delle pale e

la loro conformazione, e la struttura e l’isolamento acustico della navicella. Il rumore proveniente

da un aerogeneratore deve essere inferiore ai 45 decibel in prossimità delle vicine abitazioni.

Tale valore corrisponde ad una conversazione a bassa voce.

I moderni aerogeneratori soddisfano questa richiesta a partire da distanze di 150/180 metri.

EFFETTI SU FLORA E FAUNA

I soli effetti riscontrati riguardano il possibile impatto degli uccelli con il rotore delle macchine.

Il numero di uccelli che muoiono è comunque inferiore a quello dovuto al traffico automobilistico,

ai pali della luce o del telefono.

INTERFERENZE SULLE TELECOMUNICAZIONI ED EFFETTI ELETTROMAGNETICI

Per evitare possibili interferenze sulle telecomunicazioni e la formazione di campi elettromagnetici

basta stabilire e mantenere la distanza minima fra l’aerogeneratore e, ad esempio, stazioni

terminali di ponti radio, apparati di assistenza alla navigazione aerea e televisori.

EMISSIONI EVITATE

L’utilizzo dell’energia eolica consente di evitare l’immissione nell’atmosfera delle sostanze inquinanti

e dei gas serra prodotti dalle centrali convenzionali. Facciamo il conto delle emissioni

evitate per kWh prodotto:

Una centrale elettrica convenzionale emette mediamente

1.000 g/kWh di CO2 (anidride carbonica)

1,4 g/kWh di SO2 (anidride solforosa)

1,9 g/kWh di NOX (ossidi di azoto)

Prendiamo ora in considerazione i 700 MW di impianti eolici, che dovranno essere realizzati

in Italia nei prossimi anni.

Nell’ipotesi che l’energia annua prodotta sia pari a 1,4 TWh, pari a poco più dello 0,5% del

fabbisogno elettrico nazionale, le emissioni annue evitate sono del seguente ordine:

1,4 milioni di tonnellate di CO2

1.960 tonnellate di SO2

2.660 tonnellate di NOX

 

 

POTENZA EOLICA INSTALLATA IN EUROPA A FINE 1999

LA RISORSA EOLICA IN ITALIA

La posizione geografica dell’Italia, unita alla presenza di catene montuose e di masse d’acqua,

determina un diverso andamento dei venti sia nel corso dell’anno che da regione a regione.

L’Italia può comunque contare, specie nelle zone mediterranee meridionali e nelle isole, su venti

di buona intensità, quali il maestrale, la tramontana, lo scirocco e il libeccio.

I risultati di un’indagine, cui anche l’ENEA ha partecipato, hanno evidenziato che i siti più idonei

allo sfruttamento dell’eolico si trovano lungo il crinale appenninico, al di sopra dei 600 m

slm e, in misura minore, nelle zone costiere. Le regioni più interessanti sono quelle del Sud, in

particolare Campania, Puglia, Molise, Sicilia e Sardegna, e il territorio compreso tra le province

di Trapani, Foggia, Benevento, Avellino e Potenza è il principale polo eolico nazionale.

Tuttavia la quantità di energia prodotta da fonte eolica è ancora trascurabile rispetto al potenziale

sfruttabile stimato in circa 3.000 MW sulla terraferma e altrettanti in offshore.

IL QUADRO NORMATIVO E GLI INCENTIVI

Gli strumenti governativi a sostegno delle fonti rinnovabili in generale, e dell’eolico in particolare,

sono:

Il Piano Energetico Nazionale del 1988, che stabiliva un obiettivo di 300-600 MW di eolico

installati al 2000.

Le leggi 9/91 e 10/91, il provvedimento Cip 6/92 che per la prima volta ha introdotto tariffe

incentivanti per la cessione all’ENEL di energia elettrica prodotta con impianti da fonti

rinnovabili.

L’ENERGIA EOLICA IN ITALIA

In Italia le attività sull’eolico sono iniziate nei primi anni ’80, e furono svolte principalmente

dell’ENEA, dall’ENEL e da alcuni operatori privati, con l’obiettivo di sviluppare tecnologie e

di individuare il potenziale eolico sfruttabile a livello nazionale.

L’ENEA ha svolto essenzialmente il compito di sostenere lo sviluppo, la sperimentazione e la

dimostrazione di aerogeneratori di tecnologia nazionale. Oggi continua a studiare i siti per individuarne

le potenziali risorse eoliche, collabora con le pubbliche amministrazioni fornendo

supporto tecnico e svolge campagne di informazione rivolte agli amministratori e alla popolazione

per favorire l’accettazione sociale di nuovi impianti.

Un po’ di storia

In Italia le prime macchine eoliche sono state installate nel 1990 ma solo dal 1996 si

è avuto un significativo numero di impianti collegati alla rete di distribuzione elettrica.

Il primo prototipo di aerogeneratore fu installato nel 1989 ad Alta Nurra in Sardegna,

dove è stata condotta una campagna sperimentale. Oggi a distanza di oltre 10 anni esistono

delle vere centrali eoliche, alcune delle quali sono costituite da più di 50 aerogeneratori

di media taglia (600 kW l’uno).

A dicembre 1999, in Italia risultavano installate circa 583 macchine, distribuite in 40

impianti, per una potenza complessiva di 282 MW. Alcuni di questi impianti sono stati

costruiti a scopo dimostrativo dall’ENEL, mentre la maggioranza producono energia

elettrica e sono gestiti da operatori privati che vendono l’energia alla rete elettrica di

distribuzione nazionale.

I fondi strutturali europei utilizzati dalle regioni Puglia, Campania, Umbria e Sicilia per realizzare

impianti eolici.

Il decreto Bersani (79/99) che ha introdotto un nuovo concetto di incentivazione delle fonti

rinnovabili. Questo decreto obbliga i produttori di energia elettrica da fonti convenzionali a

immettere annualmente, nella rete di distribuzione nazionale, una quota di energia prodotta

da fonti rinnovabili pari al 2% della loro produzione annua. Tale quota di energia può essere

prodotta all’interno stesso dell’impianto o acquistata da altri.

La legge 394/91, in particolare l’art. 7 - comma 1 nel quale sono previste misure d’incentivazione

alle amministrazioni comprese nelle aree protette che promuovano interventi volti a

favorire l’uso di tali forme di energia.

Esiste inoltre una legislazione generale che disciplina la pianificazione e la localizzazione degli

impianti eolici, anche in termini di tutela del paesaggio, dell’ambiente e della salute, nonché

di uso del suolo.

 

I COSTI DELLA TECNOLOGIA EOLICA