BIODIESEL


 

 

Generalità

Impatto ambientale

Produrlo in casa (solo per fini didattici e non pratici!!!! Usare biodiesel autoprodotto è reato)

 

 

 

[L’introduzione a questa tecnologia è tratta da un lavoro che ho fatto tempo fa, quindi è il frutto di ricerca e di lavoro personale, per cortesia se doveste utilizzare parti di questa introduzione contattatemi prima, grazie].

 

 Generalità

Il biodiesel è un combustibile liquido a base di materie prime rigenerabili, in primis oli vegetali e grassi animali.

E’ utilizzato principalmente come combustibile nel riscaldamento (30%) e come carburante in autotrazione (70%). Sono attualmente allo studio alcuni impieghi industriali del biodiesel per la produzione di: additivi, inchiostri, insetticidi,  lubrificanti, plastiche e solventi.

Il biodiesel è biodegradabile, ovvero se disperso nell’ambiente, si dissolve nell’arco di pochi giorni, mentre i residui dei comuni carburanti permangono molto a lungo; garantisce un rendimento energetico pari a quello dei carburanti e dei combustibili minerali ed un’ottima affidabilità nelle prestazioni dei veicoli e degli impianti di riscaldamento.

Si ottiene mediante reazione di  transesterificazione di trigliceridi di natura vegetale o animale, che determina la sostituzione dei componenti alcolici d’origine (glicerina) con alcool metilico (metanolo).

 

La transesterificazione del biodiesel

Il biodiesel è una fonte energetica rinnovabile e come tale comporta anche un ciclo produttivo che interessa altri settori come l’agricoltura. Parte dell’olio da trasformare può essere fornito da paesi del centro-est Europa (futuri paesi UE) che dispongono di immense superfici scarsamente utilizzate. Se destinate a queste produzioni non genererebbero ulteriori eccedenze in ambito
Comunitario. Le zone povere del nostro territorio, (terreni marginali) in passato adibite a coltivazione ed attualmente abbandonate,  potrebbero fin da subito specializzarsi nella produzione di semi di colza, soia e girasole, dando così nuove opportunità al mercato del lavoro locale.

Può essere anche ottenuto da oli vegetali usati, il cui recupero è stato disciplinato dal DLgs 5 febbraio 1997, 22. Questo consente di sottrarre definitivamente gli oli vegetali usati dal circuito dell’alimentazione zootecnica o da utilizzi ancora più pericolosi per la salute umana.

La sua produzione è del tutto ecologica, poiché non presuppone la generazione di residui, o scarti di lavorazione. La reazione di trans-esterificazione prevede la generazione di glicerina quale “sottoprodotto” nobile dall’elevato valore aggiunto, della quale sono noti oltre 800 diversi utilizzi.

L'utilizzo può essere diretto poiché non richiede alcun tipo d’intervento sulla produzione dei sistemi che lo utilizzano (motori e bruciatori):

  • nell’autotrazione (motori diesel) sia puro che miscelato con il normale gasolio;

·         nel riscaldamento.

In confronto con il gasolio, il Biodiesel determina numerosi effetti positivi per l’ambiente:

·         non contribuisce all’effetto serra poiché restituisce all’aria solo la quantità di anidride carbonica utilizzata da colza, soia e girasole durante la loro crescita;

·         riduce le emissioni di monossido di carbonio (-35%) e di idrocarburi
incombusti (-20%) emessi nell’atmosfera;

·         non contenendo zolfo (< 0,001%), il Biodiesel non produce una sostanza altamente inquinante come il biossido di zolfo, consente maggiore efficienza alle marmitte catalitiche e non contribuisce al fenomeno delle piogge acide;

·         diminuisce, rispetto al gasolio, la fumosità dei gas di scarico emessi dai motori e dagli impianti di riscaldamento (-70%);

·         non contiene sostanze pericolosissime per la salute quali gli idrocarburi 
aromatici (benzene, toluene, benzolo ed omologhi) o policiclici aromatici;

·         giova al motore grazie ad un superiore potere detergente che previene le incrostazioni;

·         non presenta pericoli, come l’autocombustione, durante le fasi di trasporto e stoccaggio, avendo un alto punto di infiammabilità (>110°C); non è classificato come materiale pericoloso, ovvero è facile e sicuro da manipolare;

·         la sua diffusione determina l’attivazione di un circuito virtuoso che promuove lo sviluppo di produzioni agricole non destinate alla alimentazione (non food), quindi non generatrici di eccedenze;

·         riduce le emissioni di polveri sottili fino al 50%;

  • presenta una biodegradabilità del 95% in 28 giorni, contro il 40% del gasolio, ed in caso di dispersione accidentale non inquina né suoli né acque.

La produzione del biodiesel: aspetti di mercato (la situazione nazionale e le prospettive)

L’industria del Biodiesel è nata in Europa agli inizi degli anni ’90. Germania, Francia ed Italia sono attualmente i maggiori produttori. Nel 2003 sono state prodotte oltre 1,2 milioni di tonnellate di biodiesel; le prospettive di consumo prevedono il raddoppio dei consumi attuali nei prossimi due ÷ tre anni.

In Italia si utilizzano più di 5 milioni di tonnellate di gasolio additivato con biodiesel; sono oltre 4000 i mezzi di trasporto privati e pubblici alimentati con Biodiesel-30, e migliaia le caldaie per riscaldamento già alimentate a Biodiesel.

Negli ultimi anni si è verificata una netta variazione di tendenza nell’utilizzo finale del biodiesel, che è passato dal quasi totale uso per riscaldamento ad una suddivisione tra il riscaldamento e l’autotrazione, fino all’attuale tendenza che vede l’utilizzo in autotrazione (70%) prevalere su quello per il riscaldamento (30%). Nel 2003 c’è stato un netto aumento della produzione (273.000t) come risultato di un programma triennale previsto dalla legge finanziaria 2001 che aveva l’obiettivo di aumentare la quota di produzione fino a 300.000 t/anno. La totale abolizione di imposizioni fiscali sul biodiesel per riscaldamento e gli incentivi fiscali concessi per le miscele di combustibile da autotrazione utilizzanti biocombustibili, hanno contribuito alla sensibile crescita del settore.

I Biocombustibili liquidi

Grazie ai programmi lanciati fin dagli anni Settanta, la produzione europea (UE15) di biocombustibili liquidi nel 2003 è stata di circa 1.743.500 tonnellate/anno (1.488.680 tep), con un incremento del 26,1% rispetto al 2002. Il biodiesel rappresenta l’82,2% della produzione totale, e fa registrare anche il tasso di crescita maggiore (+34,6% rispetto al 2002). Rispetto al 1992, la produzione di biodiesel in UE è aumentata di 26 volte.

L’Italia si pone al 3° posto in Europa per la produzione di biodiesel, con 273.000 tonnellate/anno (2003), il 30% in più rispetto al 2002, dietro Germania (715.000 t/a) e Francia (357.000 t/a).

La materia prima utilizzata è prevalentemente olio di colza che, a causa dell’insufficiente offerta nazionale, è in gran parte importato da Francia e Germania. Le superfici dedicate ad oleaginose in Italia (in gran parte girasole) sono passate dai 10.000 ai 60.000 ha/anno, con una attuale forte tendenza alla contrazione, e con produttività medie non superiori ad 1 t/ha di olio.

 

 

I produttori italiani

La produzione italiana di biodiesel, ottenuto interamente da oli vegetali di colza (80%) e girasole (20%), è iniziata nei primi anni novanta. Attualmente la produzione viene garantita da 16 ditte.

Il biodiesel viene venduto in regime di defiscalizzazione entro un contingente annuo di 300.000t (nel corso del 2004 l’Assobiodiesel ha presentato al MAP richiesta di elevazione a 400.000 ton. del contingente annuo defiscalizzato); tale contingente viene ripartito fra le società produttrici, dall'Agenzia delle dogane secondo le modalità stabilite dal DM n. 256/2003.

Attuali produttori italiani

SOCIETA’

Paese sede della società

Provincia del referente italiano

Bakelite

Ita

Va

Biodiesel Kartnten

Aut

Ve

Bioenergy

Aut

Pd

Bionor

Esp

Al

Comlube

Ita

Bs

Defilu

Ita

Mi

DP lubrificanti

Ita

Lt

Estereco

Ita

Pg

Fox petroli

Ita

Ch

ItalBi-oil

Ita

Ba

Mythen

Ita

Mt

New

Aut

Mi - Cr - Al - Vr

Novaol Austria

Aut

Mi - Ve - Mn - Vr - Cr - Al

Novaol Francia

Fra

Mi - Cr - Al

Novaol Italia

Ita

Li

RedOil

Ita

Na

 

 

Prezzi del biodiesel al dettaglio sulla piazza di Milano dal: 20-09-2004 al 26-09-2004

Quantitativi acquistati

U.M.

Prezzo

da 2.001 a 5.000 litri

€/Lt

1.022

da 5.001 a 10.000 litri

€/Lt

1.012

da 10.001 a 20.000 litri

€/Lt

1.004

                                 Prezzi al consumo IVA inclusa (merce resa franco domicilio consumatore;

                                 pagamento in contanti alla consegna)

 

3.3 La produzione del biodiesel: la normativa italiana di riferimento

Sul rilancio della produzione di biodiesel hanno influito in maniera significativa alcuni provvedimenti normativi, come il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 25 luglio 2003 n.256, con il quale è stata data applicazione al regime fiscale di esonero a favore del biodiesel previsto dall’art.21 comma 6 del decreto legislativo 26 ottobre 1995 n.504, nell’ambito di un programma triennale di durata dal 1 luglio 2001 al 30 giugno 2004 e nel limite di un contingente annuo di 300.000 tonnellate.

Ai fini della fissazione del termine per la presentazione delle domande che le ditte nazionali e comunitarie devono presentare per partecipare all’assegnazione dei quantitativi esenti da accisa, del citato D.M. n.256, sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea C 299 del 10/12/2003, le disposizioni attuative dello stesso regolamento sopra indicato, di cui rappresentano un estratto. Le domande, complete di tutte le indicazioni richieste dall’art.3 del regolamento, vano indirizzate all’Ufficio metodologia di controllo della produzione industriale, delle trasformazioni e degli impieghi, dell’Agenzia delle dogane, Area verifiche e controlli tributi doganali e accise, laboratori chimici.

Il regolamento in esame introduce alcune novità nella disciplina per la gestione dell’esenzione dall’accisa a favore del biodiesel nell’ambito del programma triennale 2001÷2004, rispetto alle disposizioni contenute nel Decreto n.219 del 22 maggio 1998, che regolamentava il trattamento agevolato per il biodiesel nell’ambito del triennio 1998÷2001.

La principale fra queste riguarda i dati contenuti nella tabella delle caratteristiche tecnico-fiscali che il prodotto in questione deve presentare per poter essere impiegato nell’uso di trazione e combustione. In relazione a tale tabella, allegata al decreto n.256, si fa presente che si è reso necessario variare le caratteristiche chimico÷fisiche individuate per la concessione del beneficio fiscale.

Tali caratteristiche sono state formalizzate dalle norme UNI 10946 e 10947 riguardanti le specifiche commerciali del biodiesel nei predetti impieghi di trazione e combustione emesse nel 2001. Attualmente le suddette norme UNI sono sostituite dalle norme EN 14213 (per il riscaldamento) e EN 14214  (per l’autotrazione).

 

EN 14213 - Heating fuels. Fatty acid methyl esters (FAME). Requirements and test methods.
Tabella elaborata e tradotta dal CTI.

Caratteristica

Unità di misura

Valori

Metodo di misura

Min

Max

Contenuto di esteri

% (m/m)

96.5

 

EN 14103

Densità a 15°C

kg/m^3

860

900

EN ISO 3675
EN ISO 12185

Viscosità a 40 °C

mm^2/s

3.50

5.00

EN ISO 3104

Flash point

°C

120

 

prEN ISO 3679

Zolfo

mg/kg

 

10.0

prEN ISO 20846
prEN ISO 20884

Residuo carbonioso

% (m/m)

 

0.30

EN ISO 10370

Ceneri solforate

% (m/m)

 

0.02

ISO 3987

Contenuto di acqua

mg/kg

 

500

EN ISO 12937

Contaminazione totale

mg/kg

 

24

EN 12662

Stabilità all'ossidazione, 110 °C

h (ore)

4.0

 

EN 14112

Acidità

mg KOH/g

 

0.5

EN 14104

Numero di Iodio

gr I2/100 gr

 

130

EN 14111

Metilesteri polinsaturi >= 4 doppi legami

% (m/m)

 

1

 

Monogliceridi

% (m/m)

 

0.80

EN 14105

Digliceridi

% (m/m)

 

0.20

EN 14105

Trigliceridi

% (m/m)

 

0.20

EN 14105

Glicerolo libero

% (m/m)

 

0.02

EN 14105
EN 14106

CFPP

°C

 

-

EN 116

Pour Point

°C

 

0

ISO 3016

PCI calcolato

MJ/kg

35

 

DIN 51900 1-2-3

 

 

EN 14214 - Automotive fuels. Fatty acid methyl esters (FAME) for diesel engines. Requirements and test methods
Tabella elaborata e tradotta dal CTI.

Caratteristica

Unità di misura

Valori

Metodo di misura

Min

Max

Contenuto di esteri

% (m/m)

96.5

 

EN 14103

Densità a 15°C

kg/m^3

860

900

EN ISO 3675
EN ISO 12185

Viscosità a 40 °C

mm^2/s

3.50

5.00

EN ISO 3104

Flash point

°C

120

 

prEN ISO 3679

Zolfo

mg/kg

 

10.0

prEN ISO 20846
prEN ISO 20884

Residuo carbonioso

% (m/m)

 

0.30

EN ISO 10370

Numero di cetano

 

51.0

 

EN ISO 5165

Ceneri solforate

% (m/m)

 

0.02

ISO 3987

Contenuto di acqua

mg/kg

 

500

EN ISO 12937

Contaminazione totale

mg/kg

 

24

EN 12662

Corrosione su rame

 

Classe 1

EN ISO 2160

Stabilità all'ossidazione, 110 °C

h (ore)

6.0

 

EN 14112

Acidità

mg KOH/g

 

0.5

EN 14104

Numero di Iodio

gr I2/100 gr

 

120

EN 14111

Metil estere dell'acido linolenico

% (m/m)

 

12.0

EN 14103

Metilesteri polinsaturi >= 4 doppi legami

% (m/m)

 

1

 

Metanolo

% (m/m)

 

0.20

EN 14110

Monogliceridi

% (m/m)

 

0.80

EN 14105

Digliceridi

% (m/m)

 

0.20

EN 14105

Trigliceridi

% (m/m)

 

0.20

EN 14105

Glicerolo libero

% (m/m)

 

0.02

EN 14105
EN 14106

Glicerolo totale

% (m/m)

 

0.25

EN 14105

Metalli gruppo I (Na+K)

mg/kg

 

5.0

EN 14108
EN 14109

Metalli gruppo II (Ca+Mg)

mg/kg

 

5.0

EN 14538

Fosforo

mg/kg

 

10.0

EN 14107

 

 

Caratteristiche fiscali per il biodiesel da impiegare nell'uso di trazione e combustione.

Caratteristiche(1)

Unita' di misura

Valore

Metodo di prova

min

max

1

Aspetto

 

limpido

esame visivo

2

Metilesteri

% m/m

96,5

 

EN 14103

3

Monogliceridi

% m/m

 

0,80

EN 14105

Digliceridi

% m/m

 

0,20

EN 14105

Trigliceridi

% m/m

 

0,20

EN 14105

4

Metanolo(1)

% m/m

 

0,20

EN 14110

5

Estere metilico di acido Linoleico (2)

% m/m

 

12,0

EN 14103

6

Numero di iodio (3)

g I2/100g

 

120

EN 14111

- Le caratteristiche e i metodi di prova sono ricavati dalle norme UNI 10946 e 10947 (o loro modifiche EN 14213-2002) che sostituiscono la norma UNI 10635, originaria della tabella allegata al precedente decreto 22 maggio 1998, n. 219.
(1) (2) Le caratteristiche non si applicano per il biodiesel destinato alla combustione.
(3) Nel caso di biodiesel destinato alla combustione il limite e' di 135 g I2/100g.
- Per la determinazione del biodiesel in miscela con idrocarburi viene utilizzato il metodo prEN 14078-2000.

 

Novità degna di nota è la possibilità per il gasolio miscelato al 25% di biodiesel, di essere utilizzato dalla rete italiana di distribuzione dei combustibili. Tale possibilità dovrà essere esaminata dalla Commissione tecnica di unificazione dell’autoveicolo (CUNA) che valuterà il rispetto, da parte della miscela in questione, delle norme tecniche emanate in proposito dallo stesso organo di controllo.

 

Recenti Direttive Europee sanciscono le disposizioni in merito di tassazione energetica e promozione dei biocarburanti; si citano:

·         Direttiva 2003/30, “Promozione Biocarburanti”: pone agli stati membri l’obiettivo di sostituire entro il 2005 il 2% dei carburanti fossili con biocarburanti, ed entro il 2010 il 5.75%;

·         Direttiva 2003/96, “Tassazione Energia”: armonizza l’impostazione giuridica necessaria alla defiscalizzazione dei biocarburanti.

 

 

IMPATTO AMBIENTALE DEL BIODIESEL

Nella tabella seguente sono indicati quindi i valori medi dei principali inquinanti, espressi in grammi per tonnellata di biodiesel prodotto, emessi nell'aria durante le fasi industriali della lavorazione del biodiesel:

Inquinante

g/t biodiesel

Anidride carbonica fossile (CO2)

231.657

Composti organici volatili non metanici (NM-COV)

135

Diossido di zolfo(SO2)

977

Metano (CH4)

1.933

Monossido di carbonio (CO)

1.668

Ossidi di azoto (NOx)

926

Particolato Totale (PM)

83

Protossido di azoto (N2O)

95

I dati riassunti nella tabella sono valori medi riferiti agli otto Paesi partecipanti al progettoBiofit.

I valori citati in tabella riguardano le emissioni dirette del processo di estrazione e di transesterificazione nonché le emissioni indirette causate dalla produzione e dall'utilizzo dei mezzi produttivi (macchinari, fabbricati, combustibili, energia) impiegati nel processo descritto.

Tossicità del biodiesel

Tossicità acuta orale (per ingestione)

Prove su cavie (Will Research Laboratories) hanno evidenziato che la DL 50 è superiore a 5000 mg/kg per il biodiesel, ma anche per il gasolio e le miscele biodiesel/gasolio (50/50, 20/80 v/v). In dettaglio la DL50 del biodiesel è pari a 17.400 mg/kg (quale termine di paragone si consideri che quella del comune sale da cucina è circa 10 volte inferiore).
Sensibilmente diverso è però il numero di osservazioni cliniche (perdita di pelo, problemi oculari, danni all'apparato urogenitale, ecc.) sugli animali utilizzati per verificare la tossicità dei combustibili: pressochè nullo nel caso del biodiesel e molto elevato nel caso del combustibile fossile. La somministrazione di miscele biodiesel/gasolio ha dato risultati intermedi, risultando tanto più dannosa quanto più alta è la frazione di gasolio.

Tossicità acuta dermica (per contatto)

Prove di applicazione del biodiesel (2000 mg/kg di peso vivo) sulla cute di conigli hanno evidenziato problemi dermatologici di modesta entità (eritemi, edemi, ecc.) e comunque spontaneamente risoltisi nell'arco di due settimane; peraltro anche le prove condotte con le medesime procedeure ma utilizzando gasolio hanno evidenziato problemi dermatologici contenuti, anche se di entità superiore e moderatamente più persistenti.(Will Research Laboratories

)

Prove sulla pelle umana con il biodiesel (patch test di 24 ore) hanno determinato blande irritazioni, inferiori a quelle di una soluzione acquosa di sapone al 4% (www.biodiesel.org)

Tossicità per la fauna acquatica

Invertebrati
Sperimentazioni
condotte negli USA (Peterson, 1996) con metodiche normalizzate (EPA, ASTM) su Daphnia magna in acqua con diverse concentrazioni di combustibile, hanno permesso di definire:

I principali risultati, sintetizzati in Tabella 1, evidenziano la minor tossicità del biodiesel rispetto al gasolio ma anche rispetto al comune sale da cucina.

Tabella 1 - CL50 e tossicità relativa di diversi combustibili nei confronti di Daphnia magna (tossicità del composto di riferimento, sale da cucina, = 1)

Combustibile

CL50 (ppm)

Tossicità relativa
(toss.NaCl = 1)

Estere etilico di colza (biodiesel)

99

0,38

Estere metilico di colza (biodiesel)

23

0,16

Estere metilico di soia (biodiesel)

332

0,01

Gasolio

1,43

2,6

Questi risultati confermano sostanzialmente quelli di sperimentazioni inglesi (Birchall, 1995) condotte secondo metodiche OECD oltre che su Daphnia Magna, anche su Gammarus pulex (Fig.1) e Lymnaea peregra (Fig. 2).

Figura 1 - Effetti sulla mortalità di Gammarus pulex (gambero di fiume) provocati dalla presenza nell'acqua di biodiesel o gasolio (Birchall, 1995, adattato)

 

Figura 2 - Effetti sulla mortalità di Lymnaea peregra (gasteropode) provocati dalla presenza nell'acqua di biodiesel o gasolio (Birchall, 1995, adattato)

Pesci

Prove comparative di fluidi per circuiti idraulici di diversa composizione (Cheng 1991) mantenuti in dispersione in acqua hanno messo in evidenza una diversa tossicità degli stessi nei confronti dei pesci (nello specifico, trota arcobaleno, Oncorhynchus mykiss): la CL50 (96 ore) per i fluidi a base vegetale è mediamente pari a 389 ppm contro i 633 ppm dei fluidi a base minerale. La sperimentazione ha permesso anche di rilevare che eliminando gli additivi presenti nella formulazione commerciale, la tossicità dei fluidi a base vegetale è superiore a 1000 ppm.

L'esposizione della trota arcobaleno alla frazione idrosolubile di un'ampia gamma di petrolio greggio e raffinato (Lockhart, 1994), ha portato a concludere che la tossicità di tale frazione è legata soprattutto ai composti benzenici e naftalenici con punto di ebollizione compreso tra 115 e 270 °C: la volatilità di tali composti è tale che, insufflando aria nella soluzione, è possibile ridurre drasticamente, se non virtualmente eliminare la tossicità anche delle acque con la più alta concentrazione

Ulteriori prove comparative (biodiesel, gasolio, miscele) su trota arcobaleno (Peterson) hanno permesso di rilevare la minore tossicità del biodiesel rispetto al combustibile fossile, anche se i risultati non sono marcatamente univoci, soprattutto per l'estere etilico; diversamente gli esteri metilici hanno mostrato una tossicità contenuta nei confronti della fauna ittica, rispetto a quella del gasolio (100% di sopravvivenza delle trote dopo 4 giorni, contro l'80% del gasolio, con una concentrazione inziale di combustibile in acqua pari a 2400 ppm).

Tossicità per la flora acquatica

  1. Alghe
    Prove effettuate su diverse specie allevate per un periodo di 4 giorni in acqua contenente biodiesel o gasolio (concentrazione da 0 a 200 g di combustibile/l acqua) hanno evidenziato come la crescita di tutte le specie venga ridotta sia dal biodiesel che dal gasolio, peraltro con risposte sensibilmente diverse tra le diverse specie. I risultati mostrano chiaramente che il biodiesel è significativamente meno tossico del gasolio per tutte le specie di alghe, ma comunque tossico per tutte tranne una (Birchall, 1995).

Piante natanti
Sperimentazioni analoghe a quelle condotte sulle alghe hanno dato risposte diverse in relazione alle specie utilizzate: alcune specie denotano una crescita ridotta in ugual misura sia in presenza di biodiesel che di gasolio; altre in presenza di biodiesel riducono semplicemente la propria crescita, mentre muoiono in presenza di gasolio.
In generale comunque emerge che la flora natante è maggiormente sensibile al gasolio rispetto al biodiesel: diverse specie sono comunque in grado di sopravvivere in acque fortemente inquinate da biodiesel, mentre vengono uccise da analoghe concentrazioni di gasolio (Birchall, 1995).

Biodegradabilità del biodiesel

Da un punto di vista chimico e biochimico, il biodiesel presenta rispetto al gasolio una configurazione molecolare più "vantaggiosa" per quanto concerne la biodegradabilità. La catena lineare di carbonio, con atomi di ossigeno alle estremità che caratterizza il biodiesel è infatti più "semplicemente" attaccabile dai batteri che in natura degradano oli e grassi, rispetto al gasolio che è povero di ossigeno ed è costituito da una miscela complessa di idrocarburi con numerosi legami doppi, catene ramificate, anelli ecc. Il combustibile fossile oltre a numerosi alcani ed alcheni a lunga catena (C:10 - C:20), privi di ossigeno e quindi biologicamente poco "attraenti", include anche idrocarburi ciclici alifatici, idrocarburi policiclici aromatici e alchilbenze (tossico per i microorganismi), senza contare che lo stesso benzene è molto stabile e richiede un notevole dispendio energetico da parte dei microorganismi per rompere la catena.(Cole, 1993; Randall von Wedel, 1999). Infine bisogna considerare che, per attaccare gli acidi grassi ed i loro derivati quali gli esteri, i microrganismi dispongono degli enzimi necessari, quali l'Acetil-coA deidrogenasi, mentre, nonostante le notevoli possibilità di adattamento ai vari substrati dei batteri, non è altrettanto semplice o comunque immediata la capacità di degradare il gasolio. (Pitter,1990)

Il rovescio della medaglia della biodegradabilità del metil estere è ovviamente la minor stabilità che crea problemi nello stoccaggio del prodotto tal quale e delle miscele biodiesel/gasolio.

Biodegradabilità in acqua

La teorica miglior biodegradabilità del biodiesel, è stata sperimentalmente verificata in studi condotti presso l'Università dell'Idaho i cui risultati sono stati diffusi in diverse pubblicazioni.
In particolare la sperimentazione condotta ha utilizzato una procedura di determinazione della biodegradabilità in ambiente acquatico predisposta dall'Environmental Protection Agency (EPA 560/6-82-0003). In sintesi, tale protocollo di prova determina la biodegradabilità di una sostanza in relazione alla quantità di anidride carbonica sviluppata nel tempo dalla stessa in condizioni normalizzate e controllate: tanto maggiore e rapido è lo sviluppo di CO2, derivato dalla mineralizzazione della sostanza organica ed espresso come percentuale della quantità teorica sviluppabile, tanto più elevata è la biodegradabilità che, ovviamente, è sensibilmente più rapida della mineralizzazione.

I risultati delle prove condotte su gasolio, oli vegetali e loro derivati (biodiesel), oltre al destrosio utilizzato come termine di riferimento sono riassunti in Tabella 1.

Tabella 1: Accumulo progressivo di CO2 dalla mineralizzazione di vari substrati sottoposti al protocolo di prova EPA (concentrazione iniziale = 10 mg/l);


Si rileva pertanto che:

Una conferma a quanto rilevato, si è avuta tramite analisi gas cromatografica tesa a verificare la variazione della concentrazione iniziale di sostanza (10 mg/l) al passare del tempo e quindi la sua degradazione. Come sintetizzato in Tabella 2 dopo soli 2 giorni il biodiesel è completamente scomparso ed è quindi stato parzialmente degradato (degradazione primaria), mentre ancora il 64% del gasolio non è ancora stato "intaccato".

Tabella 2 - Variazione della concentrazione iniziale di sostanza oggetto di prova

Lo stesso protocollo di prova è stato applicato a miscele di estere etilico di colza e gasolio in proporzioni diverse, ottenendo i risultati sintetizzati in Tabella 3.

Tabella 3 : Sviluppo progressivo di CO2 dalla mineralizzazione di miscele biodiesel/gasolio sottoposte al protocollo di prova EPA

I risultati delle prove evidenziano quindi che la mineralizzazione delle miscele gasolio/biodiesel aumenta proporzionalmente alla percentuale di estere di colza presente.
La migliore biodegradabilità della miscela è stata confermata anche da analisi gascromatografiche che hanno evidenziato come il gasolio presente in una miscela al 50% con biodiesel "scompaia" e quindi degradi ad una velocità più che doppia rispetto al gasolio puro.

Biodegradabilità nel suolo

Prove sperimentali con tecniche di analisi gascromatografica hanno dimostrato che vari tipi di biodiesel (esteri etilici e metilici di vari oli vegetali) sono rapidamente biodegradabili nel suolo. Con una concentrazione di 10.000 ppm, la percentuale media di degradazione primaria si aggira intorno all'81% in 28 giorni, contro un valore del 54% per il gasolio fossile.

Con concentrazioni iniziali più elevate (100.000 ppm) nello stesso arco di tempo (28 giorni) oltre il 50% del biodiesel subisce una degradazione primaria, mentre solo il 16% del gasolio iniziale non è più rintracciabile come tale: in termini generali maggiore è la concentrazione iniziale, più elevata è la differenza di degradazione tra il biodiesel e il combustibile fossile.

Prove di misurazione dell'anidride carbonica sviluppata in condizioni normalizzate evidenziano, sia per il gasolio che per il biodiesel, che la mineralizzazione è molto più lenta della degradazione primaria; peraltro dall'analisi dei risultati appare che utilizzare il metodo del controllo dello sviluppo di CO2 non garantisce risultati generalizzabili per valutare la degradazione nel suolo, in quanto influenzato dalle caratteristiche del suolo stesso: peranto i risultati di singole prove sono validi solo per il tipo di suolo con il quale è stata effettuata la prova.

Prove su terreni contaminati da biodiesel hanno evidenziato come la naturale degradazione del combustibile consenta uan germinazione dei semi dopo 4-6 settimane dalla contaminazione: più in dettaglio con una contaminazione iniziale di 50.000 ppm dopo 4 settimane germina l'85% dei semi e dopo 6 il 95%.

Effetti sulla salute. E' ormai provato come talune componenti del particolato prodotto dai motori siano dei potenziali cancerogeni. Questo aspetto è stato messo in evidenza a partire dal 1988 dal National Institute for Occupational Safety and Health (Istituto per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro - NIOSH) degli USA. Il biodiesel riduce significativamente quasi tutti i livelli di emissione regolamentati e, in particolare, la frazione di carboniosa che influisce sulla fumosità dei motori. In aggiunta, i relativi incombusti (HC) hanno un minore impatto sulla salute rispetto a quelli del gasolio. Questo aspetto è messo in evidenza dalla forte riduzione degli indici di mutagenicità: 50% per il particolato e quasi totalmente per i composti gassosi. Ciò ha indotto l'US Bureau of Mines (Ente statunitense per le Miniere) a indicare il biodiesel come combustibile ideale per motori operanti in ambienti di lavoro chiusi. Ciò grazie anche al suo elevato punto di infiammabilità (oltre 170 °C, contro i 50 °C del gasolio di origine minerale) che rende questo combustibile biodegradabile sicuro anche nella relativa movimentazione sia all'esterno che all'interno dei luoghi dove viene impiegato. Inoltre, test condotti secondo il protocollo USA EPA/600/4-90/027 su organismi vegetali e animali hanno evidenziato come il biodiesel sia atossico.

Biodegradabilità. Il biodiesel è prontamente biodegradabile nelle acque superficiali (secondo la definizione EPA) e questa caratteristica lo rende desiderabile per vari utilizzi, quali: impiego in aree protette per nautica e trasporti su terra e ovunque sussista il pericolo di perdite di combustibile. Ricerche svolte dall'Università di Idaho (USA), evidenziano un comportamento molto simile a quello del destrosio: in soluzione acquosa (protocollo EPA 560/6-82-003) dopo due giorni gli acidi grassi non sono più rivelabili, mentre dopo 28 giorni risulta trasformata in CO2 una quantità variabile tra l'85 e l'89% del prodotto iniziale (contro il 18% del gasolio). Peraltro, il biodiesel in miscela aumenta le caratteristiche di biodegradabilità in misura più che proporzionale alla sua concentrazione nel gasolio.

Lubricità. Il biodiesel e le miscele gasolio - biodiesel possiedono buone proprietà lubrificanti. Il loro utilizzo, quindi, riduce l'usura del motore e dei sistemi di iniezione. Specifici test (HFRR), mettono infatti in evidenza come il gasolio a basso contenuto di zolfo con l'aggiunta di specifici additivi e il medesimo gasolio con l’aggiunta del 20% in volume di biodiesel siano caratterizzati da proprietà lubrificanti molto simili. Conclusioni analoghe sono valide anche per i combustibili per jet, ove aggiunte del 1-2% di biodiesel già riducono sensibilmente l'usura degli ugelli. Il biodiesel, quindi si presenta anche come un interessante additivo a basso impatto ambientale per gasoli e cheroseni.

Risultati del test HFRR (High Frequency Reciprocating Ring) svolto a 60° C

 

[FONTE: CTI]

 

                                           TECHNOLOGY

 

 

 



Biodiesel technology TE 5
Production unit with the capacity of 5 000 Mt
(app. 1 600 000 us gallons)
of Biodiesel (B 100) per year.










Biodiesel technology TE 10
Production unit with the capacity of 10 000 Mt
(app. 3 200 000 us gallons)
of Biodiesel (B 100) per year.







 

 

 

 

 


Distillation unit DST 1.2 & DST 1.3






 








 

 

 

 

Fig.1 Biodiesel plant for 12 000 Mt /year

 

 

 

 

.

 

2.     Ekoil offers manufacture and distribution of technology equipment for: 

  -    Transesterification of vegetable oils 
  -    Processing of waste cooking oil.

When webuild the technology equipment for our customers we utilize all the know-how and experience we have from producing and running our own Biodiesel technology.

 

 

Fig.2 Production unit for 5000 Mt/year  (computed model)

Fig.3 Production unit installed in May 2001

 

 

Technology

A new, low-cost, two stage, continuous processing technology was developed, by EKOIL using well-known machinery of modern chemical industry. The process -as a modular system mounted in containers- represented in 1998 the first conti-operating low-pressure transesterification process in Europe, realized by reaction columns and low cost gravity separators, aided by a closed cycle for alcoholysis (pref. Methanol) and a second closed loop without water for the extraction of glycerol and
the neutralization of the ester.

 

 

 

Fig.4 Ekoil´s technology process

 

 

       

 

 

The biggest advantage of this technology is:

-     compact design with high capacity
-     low energy consumption
-     no process water
-     no waste water
-     high and constant end product quality with variable flow (5 000-15 000 Mt/year) and computer control
-     two stage, yet continuous technology
-     co-products are salts-enriched with alkali-excellent fertilizers (N:P:K)

 

 

Fig.5 Production unit for 5000 Mt/year

Fig.6 Production unit - detail

 

 

The final product FAME can be used: as heating oil without any other modification or as fuel burnt in diesel engines. The final product meets the ASTM standards and DIN 51 606. However we would like to point out that the final product depends also on the input raw materials.

 

 

Fig.7 display terminal - a part of comp. control system

Input materials:

Soy bean oil, palm oil, canola oil, waste cooking oil,
mustard oil, cottonseed oil and other vegetable based oils.
Consultation of input oil for our technology is necessary.

Other required chemicals 

-    methanol    99,9 %  .......  app.  12 % of input oil
-    KOH          88-92 %  .......  app. 0,7 % of input oil
 

 

 

 

Fig.8 computer control system

Required for process

-    power mains supply 3 x 400 V, 50 Hz
-    heating system supply, hot water 110 / 90 oC
-    compressed air

Energy required for process
 
TE 5 unit
Heating system supply hot water 110 / 90 oC    70 kW
Power mains supply                                              25 kW
Energy necessary for
1 Mt of Biodiesel production                               100 kWh

 

 

To our customers we offer:

-    TE 5 unit with capacity of 5000 Mt/year 
-    TE 10 unit with capacity of 10 000 Mt/year. 
-    TE 15 unit with capacity of 15 000 Mt/year. 

We offer these three units as a standard, but also a higher capacity unit is possible.


Business conditions:

Price offer:   7 days after the specification of all details
Delivery:    14 weeks after signing of the contract, where all details

 

 

BIODIESEL fatto in casa: la mia esperienza

di Andrea alias Belinassu dal sito: http://www.progettomeg.it/biodiesel_faidate.htm)

Che cosa è

La prima volta che ho sentito parlare del biodiesel è stato qualche anno fa alla televisione.
Era uno di quei documentari in cui si presentano fonti di energia alternative pulite; si parlava di combustibile ricavato dai semi di girasole e di sperimentazione sui mezzi pubblici.
Avevano fatto anche cenno alla possibilità di coltivare terreni poco redditizi a piante oleaginose da cui estrarre l’olio da cui ottenere il carburante.
La cosa che più mi aveva stupito era stato un gesto dimostrativo del personaggio intervistato:
aveva messo due dita nel barattolo di biodiesel, in primo piano, e se le era portate alla bocca!
Se lo avessi fatto con del gasolio comune avrei tossito per un bel po” erano state le sue parole.
Poi non ne ho più saputo nulla per diversi anni; evidentemente certe cose non vengono pubblicizzate troppo, forse per questioni di interessi economici o perché era meno radicata e presente nelle amministrazioni pubbliche l’idea di usare fonti di energia meno inquinanti.

Qualche mese fa ho scoperto che alcuni temerari alimentavano vetture a gasolio con olio di semi, in quanto ha caratteristiche abbastanza simili al gasolio e può lubrificare meglio la pompa di iniezione. Inoltre costa meno e bruciando produce molte meno emissioni inquinanti. Eureka!
Mi sono documentato al riguardo, e in effetti ho scoperto che il caro vecchio Rudolf Diesel, inventore del motore omonimo, aveva pensato a questo sistema prima dell’avvento del petrolio (erano i primi anni del ‘900). Egli aveva utilizzato come combustibile olio di arachidi e ne aveva auspicato la coltivazione in terreni altrimenti inutilizzabili, per poter alimentare questo motore da lavoro.
Ahimè le cose poi sono andate come sappiamo, e ho anche potuto constatare che l’evoluzione dei moderni motori diesel non è sempre compatibile con il propellente vegetale usato in origine.
Ho letto alcune “discussioni virtuali” a riguardo e non tutti i motori gradiscono un carburante molto più denso del gasolio comune (dai 2/6 cSt del gasolio si passa ai 70/80 cSt dell’olio di semi!).
L’unico modo di riportarlo a valori di densità paragonabili al gasolio è una reazione di transesterificazione (ossia di trasformazione di un estere in un altro estere) che spezzi le molecole dei trigliceridi che compongono l’olio in catene più piccole e quindi più fluide.
Ed ecco il biodiesel, all’anagrafe EMV (Estere Metilico Vegetale), nuovo combustibile pulito, rinnovabile e ad effetto serra nullo (ributta in aria la CO2 usata dalle piante per produrre l’olio).

Un po’ di chimica

Per fare chiarezza sui termini che ho usato, gli esteri non sono molecole che provengono da oltreconfine (passatemela) ma semplicemente una specie chimica che si forma dall’unione di un alcool con un acido grasso.
Gli acidi grassi sono a loro volta molecole tutto sommato molto simili agli idrocarburi a lunga catena presenti nei distillati di petrolio.
I trigliceridi sono esteri formati da una molecola di glicerina (che è un trialcool) e da tre acidi grassi.
Quindi va da se che è una molecola piuttosto grande rispetto a quelle lineari degli idrocarburi, bisognerebbe spezzettarla, eliminando la glicerina e attaccando gli acidi grassi ad un alcool più piccolo, come il metanolo.
Ed ecco la transesterificazione; non è un gioco di prestigio inventato da mago Silvan, come suggerirebbe il nome, si tratta solo di scambiare un alcool grosso e “ramificante” con uno piccolo e semplice.

Come si può vedere nello schema sopra, da una grande molecola di partenza se ne ottengono 3 più piccole (si tenga presente che le “-R” sono catene di 12/18 atomi di carbonio, quindi piuttosto lunghe).

Facciamolo in casa!

Qualcuno oltreoceano si fa il biodiesel in casa, seguendo proprio questa reazione e magari usando come materia prima, i trigliceridi che provengono da qualsiasi fonte, olio vegetale nuovo, olio fritto di cucina, grassi animali…
Insomma la cosa è sempre più interessante, oltre ad essere una fonte economica e pulita di energia, questo biodiesel permette di riciclare gli scarti alimentari grassi di cucina per fare del combustibile!

Siccome sono pigro e non volevo rispolverare le mie nozioni di chimica ho seguito pari pari le “ricette” trovate su un ottimo sito web che vi consiglio caldamente (è in inglese ma anche ha molte immagini chiare www.journeytoforever.org).
In concreto per la razione occorrono 3 molecole di alcool metilico (o etilico) per ogni molecola di trigliceride da trasformare e un po’ di catalizzatore (soda caustica) per promuovere la reazione.
Tradotto in misure a noi più familiari ci vorrebbe 0,1 litro di metanolo e circa 3,5g di soda caustica (NaOH) per ogni litro di olio fresco.
Ma siccome ogni reazione tende ad un equilibrio e noi vogliamo che tutto l’olio sia trasformato e non solo una parte si usa un eccesso di alcool per spingere la reazione verso la totale conversione.
Quindi la ricetta è :
- X litri di olio fresco
- 0,2*X litri di metanolo
- 3,5*X grammi di soda caustica

Volendo si può usare anche l’olio usato in cucina dopo la frittura, ma in tal caso va aggiunta una aliquota in più di catalizzatore per neutralizzare gli acidi grassi liberi,e va eliminata l’acqua e le scorie di cibo eventualmente presenti.
Tale aliquota si calcola con un metodo detto titolazione, per il quale vi rimando sempre al sito che vi ho segnalato sopra.
In linea di massima con olii non troppo usati la dose totale di NaOH è circa 6,25g per litro.

Siccome il metanolo non è facile da reperire, ed è soggetto a controlli, dopo gli avvelenamenti del vino di alcuni anni fa (il metanolo è un composto tossico per contatto e ingestione e va usato con le dovute cautele e precauzioni!), ho pensato che la cosa poteva essere più semplice usando il comune etanolo (il classico alcool rosa che usiamo tutti per disinfettare e pulire).
L’etanolo è inoltre di origine biologica e non è tossico come il metanolo, si trova ovunque e non ha particolari precauzioni d’uso, se non quelle che già conosciamo per esperienza comune.
Come al solito però c’è un rovescio della medaglia: l’alcool deve essere assolutamente anidro (quindi quello a 90° e 95° gradi non vanno bene, pena l’insuccesso) perché l’acqua parassita la reazione, bloccandola, e promuovendo una reazione di saponificazione manda tutto a monte.
Quindi bisogna procurarsi dell’alcool etilico assoluto (99,9%) che è più difficile da trovare e costa
più caro
.Una volta trovato bisogna usare più catalizzatore (7g/litro di olio contro i 3,5g/litro per il metanolo); ci vuole anche una maggiore quantità di alcool (27,5% contro il 20% dell’olio con il metanolo).
Le modalità di processo prevedono che prima si mescoli l’alcool con il catalizzatore, avviando la reazione tra i due, che forma un intermedio reattivo (il metossido di sodio, o l’etossido a seconda dell’alcool). Successivamente si uniscono il metossido e l’olio, a una temperatura tra i 35 e i 60°C (optimum a 45-50°C) agitando il tutto per circa un’ora.

I miei esperimenti in cucina per la gioia della nonna

Per cominciare, mi sono procurato gli ingredienti: olio di semi del discount, alcool etilico al 99,9 % e soda caustica granulare da un colorificio.
Ho comprato un fornelletto elettrico, una bilancetta da cucina precisa al grammo, e ho recuperato una vecchia pentola in disuso della capienza si circa 3 litri e un trapano.
Ho effettuato prove su un litro alla volta per non fare inutili e scoraggianti sprechi, quindi ho mescolato circa 275cc di alcool etilico (CH3-CH2-OH) con 7g di NaOH fino a completa dissoluzione.
A parte ho messo la pentola a scaldare sul fornelletto con un litro di olio di semi, e raggiunti i 50°C (ossia la temperatura di un termosifone più o meno) ho aggiunto l’etossido.

agitazione della miscela

Subito la miscela si intorbidisce e diventa di colore scuro, bisogna tenerla agitata per un’ora (ho usato un trapano su una colonnina, con un perno e una rondella saldata come agitatore).
Alla fine ho spento fornelletto e agitatore, e dopo poco si poteva già constatare la sedimentazione della glicerina densa e scura sul fondo, mentre la fase superiore era molto più chiara e liquida.
Insomma la reazione è riuscita! Basta lasciare riposare qualche ora per la completa separazione.
Se si dispone di un recipiente con un rubinetto in fondo si può far defluire prima la glicerina, e dopo l’estere prodotto.
A questo punto basta effettuare un lavaggio con acqua (meglio in tre cicli) per asportare saponi,

separazione glicerina-biodiesel

residui di alcool e soda dall’estere, e dopo una decantazione di alcune ore il biodiesel diventa limpido e “pulito” e si può usare come combustibile.
Ho effettuato prove con quantità maggiori di reagenti, usando sia metanolo che etanolo, sia olio nuovo che olio usato per friggere. Bisogna essere precisi e attenti nelle varie fasi, o si rischia di
ottenere degli insuccessi, reazioni che non avvengono, o si fermano a metà (mono e di gliceridi)
o attendere invano la separazione di glicerina che non avviene mai(= qualcosa non ha funzionato).
Tenete presente che usando alcool etilico tutta l’operazione è più impegnativa, sia in termini economici, che in termini di cura dei particolari e tempo dedicato, per contro vi ripaga con una minore probabilità di successo (è proprio un ingrato!).
Per i lavaggi con acqua ho usato una botticella con una pompetta per acquari che soffia aria nell’acqua mischiata all’estere da lavare (rapporto acqua/estere ¼).

L’importanza del lavaggio

Ci tengo a precisare che il lavaggio del biodiesel prodotto è una fase che potrebbe sembrare superflua ma è invece essenziale.
Questo perché alla fine della reazione rimangono disciolte tracce di sostanze poco raccomandabili per la salute del motore (acidi grassi liberi, mono e di gliceridi, saponi, metanolo e soda caustica…).
Ci sono probabilmente diversi modo per farlo, io ho provato con successo quello che qui descrivo.
Mi sono procurato una botticella di plastica (HDPE) da 50litri con un rubinetto in fondo, una pompetta da acquari per soffiare aria, e relativa tubazione e erogatore.
Ho messo il biodiesel da lavare nella botticella 30 litri alla volta e ho aggiunto 10 litri di acqua.
A questo punto ho lasciato gorgogliare l’aria nell’acqua (che si trova in fondo, essendo più pesante) in modo da creare un continuo rimescolio tra acqua tirata su dall’aria e biodiesel da lavare.
Dopo qualche ora ho lasciato decantare l’acqua (che diventava biancastra) per circa 8 ore e la facevo defluire a sedimentazione completata.
Ho ripetuto il trattamento 3 vote, fino ad ottenere che l’acqua di lavaggio rimanesse pulita, quindi lasciavo riposare il biodiesel lavato per qualche giorno (subito è torbido, poi torna limpido).
In questo modo il prodotto è pronto, si potrebbe misurare il pH per essere sicuri che non ci siano più residui di soda, ma io non l’ho fatto, non avendo gli strumenti.

La prova del nove, la mia macchinina TDI

Alla fine mi sono fatto coraggio e ho buttato nel serbatoio la “pozione magica”.
Prima pochi litri nella riserva di gasolio rimasta, tanto per abituare il sistema, poi biodiesel puro al 100%.
Che dire, dopo lo stupore di sentire girare il motore perfettamente, e in modo più silenzioso e rotondo, ho provato la soddisfazione di constatare che le prestazioni erano allineate con quelle ottenute a gasolio, ma con un motore più fluido e piacevole. La cosa più entusiasmante è stato andare dietro l’auto col motore acceso e constatare che dallo scarico usciva “aria calda”, senza odore, e che nelle accelerate più profonde in 3° marcia era completamente assente la classica fumatina del turbodiesel (particolarmente evidente di notte con i fari delle altre vetture dietro).
Sono riuscito a produrre una 60ina di litri di metilestere e etilestere, sia di olio usato che nuovo,
con cui ho percorso più di 1000 chilometri senza inconvenienti di alcun tipo in percorsi di ogni tipo.
I consumi sono stati ottimi, la mia auto ha reso circa 20km/litro di biodiesel (motore VW 1.4 TDI 3 cilindri)

Il rovescio della medaglia

In tutto questo panorama idilliaco c’è però un rovescio della medaglia.
L’operazione non è così economica come potrebbe sembrare, per cui il biodiesel viene a costare
come il gasolio della pompa o poco meno. Ho fatto questo esperimento spinto dalla voglia di inquinare meno, provando una fonte di energia alternativa e rinnovabile. Se l’unica motivazione fosse stata di natura economica avrei fatto meglio a lasciare perdere in partenza.
La cosa più grave è che usando un carburante “fai da te” di qualsivoglia natura non ci si pagano le accise (che sarebbero le tasse sui carburanti), per cui, anche se animati dai migliori propositi,
si è a tutti gli effetti degli evasori fiscali, che è un reato perseguibile e quindi questa pratica è illegale.
Inutile dire che se solo fosse possibile reperire il biodiesel alle pompe il problema sarebbe risolto,
e siccome dopo averlo provato è avvilente riabituarsi al fetido gasolio e al motore più “ruvido”,
spero vivamente che qualcosa si muova per promuovere una via lecita e percorribile per questa
pregevole e sostenibile risorsa energetica.