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PREMESSA I traumi rappresentano in Italia la prima causa di morte al di sotto dei 40 anni e comportano, oltre all'alto costo umano, un costo sociale elevato sia in termini di spese di gestione dei pazienti (diagnosi, interventi terapeutici e riabilitativi, ecc.) che di ore lavorative perse. In quest'ottica, oltre agli aspetti preventivi (tecnologici, di controllo e educativi, ecc.), diventa fondamentale l'opera di soccorso fin dalle primissime fasi dell'evento traumatico. L'EVENTO TRAUMATICO: GENERALITA' A differenza delle urgenze non traumatiche (a eccezione di quelle tossicologiche ambientali), l'evento traumatico impone spesso di considerare non soltanto le condizioni del paziente, ma anche gli aspetti riguardanti la sicurezza del luogo e la dinamica dellevento. Si tenga inoltre presente che la gravità del traumatizzato
non è sempre proporzionale alle lesioni visibili o ai sintomi accusati
e che l'eventuale presenza di più feriti (ognuno pretende di essere
il più grave e, perciò, soccorso per primo) può generare confusione
e impedire di riconoscere correttamente la gravità della situazione. Se
si considerano, infine, limitazioni e precauzioni necessarie per spostare
e posizionare il paziente traumatizzato, si può ben capire come l'intervento
debba essere effettuato con grande attenzione e seguendo uno schema che
deve essere utilizzato in modo sistematico in ogni occasione, in modo
da garantire un soccorso adeguato in tempi contenuti. Nel trattamento dei traumatizzati gravi la variabile tempo assume un'estrema importanza. Occorre, infatti, che il paziente possa giungere presso un centro ospedaliero attrezzato per il trattamento dei traumatismi gravi (trauma center) in un tempo tale da poter assicurare un intervento diagnostico e terapeutico adeguato. Nelle realtà in cui ancor oggi non sia previsto un intervento medicalizzato, il paziente deve essere trasportato al più vicino ospedale dal quale sarà eventualmente trasferito in tempi successivi in ospedali specializzati per eventi traumatologici. APPROCCIO ALL'EVENTO L'approccio all'evento critico deve avvenire seguendo un protocollo prestabilito, cioè una precisa sequenza di azioni e valutazioni. In traumatologia, tale metodo deve trovare una puntuale applicazione al fine di evitare, soprattutto in situazioni caotiche o drammatiche, di non poter comprendere l'accaduto o, addirittura, di aggravare la situazione. Devono essere verificate in rapida successione:
LA
SICUREZZA Il soccorso in occasione di un evento traumatico può porre problemi di sicurezza; è pertanto necessario identificare la presenza di pericoli ulteriori per sé, per il paziente e per gli eventuali presenti. Tale aspetto, talvolta trascurato rispetto alle specifiche manovre di soccorso, è di fondamentale importanza al fine di non provocare altri feriti e di non compromettere l'esecuzione dell'intervento di soccorso. 1.
Principali fattori di rischio legati al luogo dell'evento traumatico: a)
rischio di incendio e/o di esplosione: considera sempre la presenza
di liquidi o gas infiammabili; b) rischio di folgorazione (per esempio, compromissione di linee elettriche, utilizzo di apparecchiature elettriche sia in ambito lavorativo sia domestico, ecc.); c)
rischi legati all'utilizzo di determinate macchine o attrezzature; d)
presenza di tossici ambientali; e)
pericolo di crollo; f) ambienti
sfavorevoli (per esempio, celle frigorifero, impalcature, pazienti in
acqua, pendii, ecc.); g)
pericoli relativi al traffico stradale; h)
condizioni
sfavorevoli (per esempio, buio, suolo scivoloso, ghiaccio, pioggia, nebbia, ecc.); i)
situazioni di pericolosità legate ad eventi delittuosi (per esempio,
risse, rapine, ecc.). 2.
Principali elementi di sicurezza individuale del soccorritore: a)
possibilità e capacità di utilizzo di dispositivi e strumenti per
la sicurezza (per esempio, estintori); b) utilizzo
di idonee protezioni (mascherine protettive, protezioni acustiche, guanti,
ecc.); c) obbligo
di non agire mai da soli in situazioni di rischio (tossici ambientali,
ecc.); d)
collaborazione con operatori del soccorso (sanitario, vigili del
fuoco, polizia, ecc.); e)
non
eseguire interventi per i quali non si è addestrati in modo specifico. 3.
Principali elementi per la sicurezza del paziente: a)
i fattori di rischio da valutare sono già definiti al punto 1; b) inoltre, le stesse manovre di soccorso (estricazioni, passaggio in ambienti angusti o pericolanti, trasporti in luoghi scivolosi o scoscesi, ecc.) devono essere approntate con le necessarie precauzioni in modo da garantire la massima sicurezza per il paziente. TRATTAMENTO DEL PAZIENTE TRAUMATIZZATO Lobbiettivo nel soggetto vittima di un trauma è quello di garantire precocemente una buona ossigenazione e una buona perfusione tessutale. Il paziente traumatizzato impone frequentemente al soccorritore la necessità di valutare e gestire contemporaneamente numerose problematiche. Il trauma, infatti, può causare lesioni multiple e di diverso tipo, a carico di più organi, che determinano conseguenze in grado di interagire reciprocamente compromettendo, in modo più o meno grave, le condizioni generali dell'infortunato. Non è facile, pertanto, gestire un traumatizzato. Ogni traumatizzato presenta un quadro clinico singolare e tutte le lesioni sono possibili; esse devono essere sospettate come potenzialmente presenti, finché non saranno escluse. LO
SHOCK TRAUMATICO Il
trauma espone linfortunato a sviluppare, in tempi brevi, uno stato
di shock! Ogni traumatizzato della strada, anche se vittima di incidenti di "apparente" lieve entità, è esposto al rischio di sviluppare uno stato di shock, il quale può manifestarsi subito o successivamente, dopo diverse ore dal trauma. Lo shock è uno stato di grave sofferenza cellulare generalizzata dell'organismo, tendente all'irreversibilità, causato da una perfusione tessutale disomogenea e ridotta, complessivamente inadeguata a soddisfare le necessità metaboliche dellorganismo. Lo stato di shock "traumatico" è determinato da una combinazione dei meccanismi causali esaminati precedentemente. Nell'organismo
traumatizzato, infatti, si intrecciano le seguenti componenti:
la riduzione del volume di sangue contenuto nei vasi, dovuta alla possibile
presenza di emorragie esterne ed interne: componente
ipovolemica emorragica dello shock traumatico;
la compromissione delle capacità funzionali del cuore può essere determinata da: q lesioni
dirette del cuore conseguenti al trauma (contusione del miocardio, tamponamento
cardiaco, ossia versamento emorragico del pericardio che impedisce il
riempimento delle cavità cardiache, ecc.); q dalla
risposta dell'organismo al trauma che coinvolge indirettamente il cuore,
sia nel contesto di una reazione di difesa operata dall'organismo con
la secrezione di ormoni, tra cui l'adrenalina, che accelerano notevolmente
la frequenza cardiaca e quindi il consumo di ossigeno del cuore, situazione
che può non essere sopportata da un paziente già cardiopatico, che in
conseguenza della liberazione dai tessuti lesi di sostanze aventi azione
miocardio - depressiva. È la componente cardiogena
dello shock traumatico. l'improvvisa dilatazione di tutti i vasi sanguigni dell'organismo. Essa è dovuta alla perdita del controllo esercitato dal Sistema Nervoso sulla regolazione del calibro dei vasi sanguigni e può conseguire direttamente ad un trauma che determini una grave lesione del midollo spinale: componente distributiva neurogena dello shock traumatico. Pertanto, davanti ad un qualsiasi infortunato della strada, comportati sempre come se fosse presente uno stato di shock! PRIMO SOCCORSO
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