EUGENIO MONTALE

Eugenio Montale nacque a Genova nel 1896, ultimo dei sei figli di una famiglia di commercianti  e importatori di prodotti chimici. Iscritto alle scuole dei padri Barnabiti, per motivi di salute interruppe gli studi regolari alla terza tecnica; da autodidatta arrivò a licenziarsi ragioniere nel 1913. Decise nel 1915 di tentare la carriera di cantante, ma le lezioni si interruppero l'anno seguente con la morte del suo maestro, il baritono Sivori. Nel 1917 fu chiamato alle armi. Allievo ufficiale, fu assegnato alle zone di guerra e combattè volontario in Trentino. Strinse a Parma, al corso per allievi ufficiali, la sua prima amicizia letteraria: quella con Sergio Solmi, torinese, allora studente universitario. Il congedo, nel 1920, riportò Montale a Genova e lo reinserì nella vita d'anteguerra: nessun lavoro fisso, il rito delle vacanze estive a Monterosso, nelle Cinque Terre, e in più qualche collaborazione a riviste e giornali, la frequentazione degli ambienti letterari, la nuova amicizia col poeta Camillo Sbarbaro. Nel 1922 l'esordio pubblico sulla rivista torinese «Primo tempo», diretta da Solmi e G. Debenedetti, con i sette componimenti di Accordi e la poesia Riviere, lavori scritti tutti tra il '19 e il '21. Ma la notorietà giunse nel 1925 con la raccolta Ossi di seppia, stampata a Torino dalle edizioni di Gobetti per tramite, ancora, di Solmi (la poesia più antica della raccolta è del 1916: Meriggiare pallido e assorto). Nello stesso anno una serie di interventi pubblici precisò la fisionomia politico - letteraria di Montale: sottoscrisse il manifesto crociano degli intellettuali antifascisti; pubblicò sulla rivista milanese «L'Esame» l'Omaggio a Italo Svevo, con il quale per primo impose all'attenzione della critica l'opera dello scrittore triestino; scrisse per la rivista gobettiana «il Baretti» il saggio Stile e tradizione, netta presa di distanza dalla triade Carducci-Pascoli-D'Annunzio in favore dei letterati «disincantati savi e avveduti, coscienti dei limiti e amanti in umiltà dell'arte loro più che del rifar la gente».

Lasciata Genova nel 1927, Montale si trasferì a Firenze, dapprima con compiti di segreterio presso l'editore Bemporad, poi, dal 1929, come direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux, da cui fu allontanato nel '38 perché non iscritto al Partito fascista. Gli anni fiorentini segnarono il superamento dell'universo poetico ligure e videro la gestazione di Le occasioni, raccolta uscita nel 1939, ma anticipata nel 1932 da La casa dei doganieri e altri versi, e contenente liriche che risalivano fino al 1926. Si trattò di un periodo di grande attività: Montale, dopo iniziali contatti con il gruppo di Papini, si legò strettamente agli scrittori antifascisti riuniti intorno alla rivista « Solaria » e al caffè delle « Giubbe rosse »; tradusse molto, dapprima scegliendo poeti che sentiva congeniali come Eliot, Pound, Yeats e altri (sono le versioni raccolte nel Quaderno di traduzioni, 1948), poi, dopo il licenziamento dal Vieusseux, per necessità (Melville, Steinbeck, Fitzgerald, Marlowe, Shakespeare); a Firenze conobbe nel 1927 Drusilla Tanzi, che divenne poi la sua compagna, e infine sua moglie. Nei 1943 pubblicò a Lugano le poesie di Finisterre, che andranno a costituire il primo nucleo della sua terza raccolta: La bufera e altro, del 1956. Alla fine della guerra Montale si iscrisse, per breve tempo, al Partito d'azione e svolse attività di giornalista per «La Nazione del Popolo», organo del CLN toscano; fu anche condirettore, con A. Bonsanti e A. Loria, del quindicinale «Il Mondo».
Milano fu la terza città di Montale. Vi si trasferì nel 1948, assunto come redattore al «Corriere della sera». Svolse le sue mansioni senza interruzione fino al 1973; a esse affiancò anzi, dal 1955, la collaborazione regolare, come critico musicale, al «Corriere d'informazione» (testimonianza delle due attività è nei volumi Fuorl di casa, 1969, e Prime alla Scala, pubblicato postumo nel 1981). Con l'uscita, nel 1956 (contemporaneamente a La bufera), della raccolta di ricordi e confessioni La farfalla di Dinard, risultò evidente l'organica connessione che si era instaurata, nel mondo espressivo di Montale, fra prosa e poesia (confermata anche, dieci anni dopo, dagli scritti di costume di Auto da fé, che anticiparono l'ironia e il moralismo di molti versi successivi). La raccolta Satura (1971), comprendente gli Xenia dedicati alla moglie morta nel 1963 e già pubblicati nel '66, riaprì in modo quasi inaspettato, un ciclo di grande fertilità poetica, una «quarta stagione» montaliana. In pochi anni, dopo Satura, comparvero altre due raccolte, Diario de/ '71 e del '72 (1973) e Quaderno di quattro anni (1977). Montale passò gli ultimi anni di vita a Milano, assistito dalla governante Gina Tiossi. Nel 1967 fu nominato senatore a vita (aderì in senato al raggruppamento liberale). Nel 1975 gli fu conferito il premio Nobel. Morì nel 1981.