Paul Cézanne

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Paul Cézanne , nasce ad Aix-en-Provenee nel 1839 e muore nella stessa località nel 1906. Fu avviato dal padre, un borghese benestante, agli studi di diritto, ma nei suoi vari soggiorni a Parigi, a partire dal 1861, si dedicò alla pittura, studiando al Louvre gli antichi maestri del Seicento ed entusiasmandosi, tra i moderni, per Daumier, Courbet, Delacroix. Si legò d'amicizia col gruppo degli impressionisti, specie con Pissarro, e partecipò alla loro prima mostra del 1874 e poi a quella del 1877. Ma, perseguitato dall'insuccesso e dall'incomprensione, si staccò progressivamente dall'ambiente parigino per ritirarsi in Provenza, in completa solitudine. La sua vita fu senza avvenimenti o difficoltà particolari: l'unico pensiero fu la pittura. Lavorò con accanimento e dedizione totali ad approfondire i problemi della forma e del colore, ricominciando sempre da capo, metodico, ostinato, chiuso in se stesso. Poco prima di morire scriveva ad un amico: "Studio sempre dal vero e mi pare di fare qualche progresso". I suoi quadri vennero sempre rifiutati dalle mostre ufficiali; nel 1895 alcuni amici allestirono una esposizione a Parigi che venne accolta con freddezza e ostilità dal pubblico, ma non dai giovani artisti. Solo nel 1907, un anno dopo la sua morte, una grande retrospettiva al "Salon d'Automne" fu un trionfo: si cominciava a capire che di lì passava la via maestra dell'arte moderna.
I primi quadri di Cézanne sorprendono per l'insieme cupo dei colori che ricordano la pittura barocca, e per i soggetti romantici e melodrammatici (La Maddalena, Ritratto di vecchio), trattati con foga impetuosa a grandi colpi di spatola. Ma la familiarità con gli impressionisti lo portò a schiarire la tavolozza e a liberarlo da quelle pesantezze tipiche, si direbbe, di un giovane provinciale. Nella Casa dell'impiccato ad Anversa o nella Casa del dottor Gachet ad Anversa è già evidente questa evoluzione: Cézanne acquista il gusto per la pittura diretta, dal vero, che non abbandonerà mai, e per l'analisi dei fenomeni della luce sul colore; ma già notiamo che, più che rendere l'impressione fuggevole di aria e di sole, egli dà importanza ai volumi solidamente costruiti e alla composizione organizzata geometricamente: la luce non vibra sciogliendo le forme nell'atmosfera, ma si rapprende sulle masse di colore, spesso e granuloso. Nonostante gli insuccessi della mostra dei 1877. Cézanne continuò la sua solitaria ricerca che approdò solo dopo il 1882 ad altissimi risultati. Le sue famose parole: "Vorrei fare dell'impressionismo qualche cosa di solido e durevole come l'arte dei musei" chiariscono tutto il faticoso lavoro di quegli anni. Cézanne voleva andare oltre il colpo d'occhio momentaneo, gloria degli impressionisti, oltre il loro immergersi nella natura; non lasciarsi trascinare dall'emozione, né assorbire dalla sensazione, ma disciplinarle e filtrarle attraverso la vigile coscienza. " Nella pittura ci sono due cose: - disse Cézanne - l'occhio e il cervello". E in questo voler conciliare il sensibile col razionale, la conoscenza con l'emozione sta la sua "classicità". Il che non vuoi dire ritornare ai modelli antichi, al "disegno esatto" accademico, al chiaroscuro e alla prospettiva tradizionali; vuoi dire arrivare a un quadro in cui si avverta qualcosa di eterno e di monumentale senza retorica, in cui ogni colpo di pennello o di spatola sia come un mattone per costruire l'architettura della composizione e per dare alle cose quella forma "solida e durevole ", che aveva caratterizzato le opere degli antichi. Nei Due giocatori di carte, le caratteristiche pennellate, che avvicinano piccole zone di colore diverso, modellano le figure in maniera sintetica, ma con grande verità, e le costruiscono insieme con lo spazio circostante. Il quadro risulta compatto, unitario, senza alcuna smagliatura. Nelle sue famose nature morte (Il vaso azzurro; Il tavolo di cucina; Piatto con mele; Cipolle, bottiglia, bicchiere e piatto) le forme vengono volutamente semplificate e si direbbe condensate, le prospettive e gli scorci interpretati in maniera soggettiva, ravvicinando, sovrapponendo, incuneando gli oggetti: nelle semplici mele delle sue nature morte, nei bicchieri, nei vasi, l'artista vuoi scoprire le qualità eterne, geometriche, durevoli ("cono, cilindro, sfera"). Così tutto acquista un'evidenza che la visione naturale non ha, una concretezza, un peso diversi.
Cézanne affrontò gli stessi problemi quando dipinse paesaggi o figure. Lavorava lentamente costruendo modelli a pose estenuanti; rifaceva infinite volte lo stesso motivo. Per anni si cimentò con la Montagna Sainte-Victorie che sovrasta la pianura di Aix, per fissare sulla tela il senso di compattezza, di forza emanante dalla sua massa rocciosa e la sua immersione nella luce azzurra del cielo mediterraneo. Cézanne pose le basi di una nuova libertà e autonomia della forma artistica che non è riproduzione o imitazione, ma creazione di un nuovo mondo, di una nuova realtà: quella nata dalla coscienza dell'artista.


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