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La leggenda di Elendil

di M.M.M (Mr. Multi Miliardo)

Prologo – Nella remota contea di Saint Peter Sand...


Marius Jago Bucks, figlio del re John Bart Bucks di Saint Peter Sand, si incamminò alla ricerca di Elendil, la leggendaria spada infuocata, per opporsi al sempre più crescente potere di Gulreon che presto avrebbe potuto attaccare i popoli liberi della terra. Cavalcò per tre mesi e finalmente giunse alla caverna di Glorean dove era custodita la leggendaria spada. Scese allora da Rohanhorse, il miglior cavallo dell’intera terra, nato da una stirpe di cavalli da sempre ritenuti i migliori e da sempre appartenuti ai reali di Saint Peter Sand, per avventurarsi nella grotta di Glorean. Entrò. Dall’esterno i suoi scudieri videro la grotta illuminarsi come se il sole fosse nella caverna e scapparono per la paura. Marius Jago non uscì mai da Glorean.



Capitolo 1 – Il principe

A Saint Peter Sand nel castello del re vive Emuentil, la figlia di Sandril regina degli elfi delle foreste, come simbolo dell’antica, e quasi persa, alleanza tra uomini e elfi. Emuentil grazie ai poteri della sua gente riesce a percepire dal soffio del vento tra gli alberi ciò che è accaduto a Glorean e con somma tristezza e col dolore nel cuore lo riferisce al re. Quest’ultimo rimane col cuore distrutto dalla notizia, come accadrebbe ad ogni padre nell’apprendere la morte del proprio figlio, per di più in circostanze sconosciute. La guerra non è ancora iniziata e già ha cominciato a mietere vittime.

John Bart Bucks chiama allora a colloquio il suo secondogenito, Andrew John. Il re decide di affidare al suo secondo figlio la missione non portata a termine dal primo. Questa volta però per non rischiare di perdere un altro figlio convoca un Consiglio affinché valenti condottieri abbiano la possibilità di offrirsi volontari ad accompagnare Andrew John verso la sua missione. Al Consiglio sono così invitati cavalieri di ogni razza: nani, elfi, dragomanni - questi ultimi sono incroci degli uomini con i draghi discendenti dell’ultimo drago Drake, che ebbe in offerta una donna perché dopo la sua morte continuasse a proteggere gli uomini.

Durante il consiglio Cicmli dei nani, Matthil degli elfi, Markaff degli stregoni, Albor dei dragomanni e Alexir degli uomini si offrono di proteggere Andrew John con le loro armi. Cicmli è armato di un’ascia, arma tipica dei nani, più alta del nano stesso ma - essendo di mythril - anche molto leggera e robusta; Matthil di un arco con cui può valorizzare la propria vista, dato che gli elfi hanno per natura i sensi più sviluppati dei semplici mortali; Markaff sarà guidato lungo il cammino dal suo bastone con cui può utilizzare i suoi poteri magici; Albor è armato di una mazza chiodata infine Alexir di una spada.

Finito il Consiglio ogni membro della spedizione si chiude nei propri alloggi per prepararsi al viaggio. Andrew John è nella sua stanza e, mentre raccoglie poche ma utili cose per poter viaggiare leggero, entra suo padre il re. John Bart è rammaricato per dover far partire il suo secondo, e ormai unico, figlio per una spedizione in cui ne ha già perso uno per un errore di valutazione dell’impresa e così decide di offrire al figlio le armi che i re di Saint Peter Sand si tramandano di generazione in generazione e che si dice essere state forgiate dagli dei e regalate agli uomini di Saint Peter Sand per aiutare gli elfi a proteggere la terra dal male. Ecco quindi che il re dona al figlio una spada, un’ascia, una balestra, un arco, un pugnale e infine una mazza chiodata. Inoltre John Bart conduce il figlio nelle stalle reali e gli dona quello che una volta era il cavallo di Marius Jago: Rohanhorse.


Capitolo 2 – Lo spettro

Il giorno seguente tutti i cavalieri sono pronti a partire e si dirigono verso Glorean alla ricerca di Elendil. Attraversano monti, fiumi, foreste e finalmente giungono a destinazione e non hanno ancora trovato nulla che possa spiegare la misteriosa morte di Marius Jago. Così si addentrano nella caverna ma da subito vengono attaccati da degli orchi che li impegnano nella battaglia, ma per qunto fossero forti e tanti non potevano aver ucciso Marius Jago perché era il miglior cavaliere di Saint Peter Sand. I compagni esortano Andrew John a continuare che agli orchi avrebbero pensato loro. Così Andrew John prosegue nel percorso fino ad arrivare a una immensa statua raffigurante un re che impugna Elendil. Mentre Andrew John si avvicina alla statua l’antro della grotta si illumina e appena Andrew John riesce a riaprire gli occhi dopo essere stato abbagliato da tanta luce intravede una figura di uomo e quando la luce si attenua la riconosce: è suo fratello.

Andrew John non crede ai propri occhi: suo fratello è morto, a quel che diceva Emuentil, e non avrebbe avuto senso che l’elfa mentisse quindi non era possibile che suo fratello fosse nella grotta. Mentre Andrew John non capisce cosa stia succedendo l’uomo comincia a parlare, è realmente suo fratello, Marius Jago, ed è realmente morto come aveva detto Emuentil – infatti è un fantasma.

Marius Jago inizia a spiegare la sua morte al fratello. Quando era andato a cercare la spada anche lui era arrivato fino alla statua ed era apparso anche a lui un fantasma. Era anch’egli un cavaliere che era andato a prendere la spada, ma Elendil è una spada di sola difesa così sia il precedente custode della spada sia Marius Jago erano morti a causa della luce sfolgorante emessa dalla spada al momento di estrarla dalla statua. Infatti Elendil è una spada che può essere usata solo per difesa e mai per attaccare e Marius Jago che voleva la spada per attaccare Gulreon, anche se per riportare la pace, era stato considerato sbagliato. La spada poteva essere usata solo per la difesa perché prima di Elendil era stata forgiata la sua gemella, Militur, che però non aveva questa restrizione, ma fu rubata molti anni addietro e dopo essere stata utilizzata per portare distruzione sparì dopo essere stata sconfitta da Elendil, che per evitare che fosse usata per scopi malefici fu custodita da un incantesimo che le permetteva di essere utilizzata solo per difesa. Andrew John allora non capisce perché lui non fosse morto e Marius Jago gli spiega che con la sua morte, causata da Gulreon, anche se indirettamente, perché era lì per poterlo sconfiggere, la guerra era iniziata e inoltre l’esercito del nemico stava avanzando verso le terre libere. Andrew John allora senza pensarci prende Elendil e sta per tornare indietro quando è fermato dallo spirito del fratello: vuole avvisare il fratello minore che poteva usare la spada solo se attaccato in guerra anche se era anche se era riuscito a estrarla, pena la morte. Inoltre il compito di Andrew John non è di andare sul campo di battaglia, ma sconfiggere Gulreon stesso che si è già impossessato dell’Ade per portare il dolore anche dopo la morte. Andrew John non capisce e crede che suo fratello voglia che si uccida per sconfiggere Gulreon e sta per pugnalarsi al cuore quando è fermato nuovamente dal fratello. Andrew John infatti non deve suicidarsi se così facesse andrebbe nell’aldilà ma come morto e in quanto tale sarebbe sotto il potere di Gulreon: il cavaliere deve quindi andare nel regno dei morti da vivo e per questo dovrà risvegliare il suo ottavo senso.


Capitolo 3 – L'ottavo senso

Andrew John è nuovamente disorientato: i sensi umani sono solo cinque, sei si vuol considerare la capacità di percepire o prevedere un avvenimento, ma non comprende quali siano il settimo e l’ottavo. Allora Marius Jago comincia una nuova spiegazione. Il settimo senso è la capacità di bruciare la propria vita ottenendo una forza sovraumana; l’ottavo senso, invece, è la capacità di elevarsi quasi allo stesso livello degli dei e quindi comprende l’immortalità che a sua volta la capacità di andare nell’Ade senza dover morire. Questi sensi ce li hanno tutti gli uomini, ma muoiono che sanno usare solo i primi cinque e una volta morti si risvegliano gli altri tre. Se si fosse capaci di risvegliare l’ottavo senso prima di morire si potrebbe andare da vivi nel regno dei morti.

Inoltre Marius Jago consiglia al fratello di farsi accompagnare solo da uno dei suoi compagni e mandare gli altri a opporsi all’esercito di Gulreon perché ogni aiuto possibile deve essere dato per salvare i popoli liberi e loro sono tra i più valenti condottieri della terra. Detto ciò lascia partire il fratello. Uscendo dalla grotta Andrew John ritrova i suoi compagni che hanno sconfitto tutti i nemici con cui combattevano e spiega loro la situazione. Andrew John lascia che siano loro a decidere chi lo accompagnerà e chi andrà a guidare l’esercito della resistenza. Albor, il dragomanno, si offre volontario di accompagnare Andrew John nell’oltretomba; gli altri accettano di andare sul campo di battaglia. La compagnia così si divide: due diretti verso Finnior, il luogo che è la porta tra il regno dei morti e la terra, e gli altri verso Genvor, la città verso cui si dirige anche l’esercito di Gulreon per sottometterla.

Andrew John e Albor arrivano a Finnior e trovano quasi subito la voragine di Fujor, l’accesso per l’Ade. Sul ciglio i due decidono di saltare all’interno del burrone senza preoccuparsi di aver risvegliato o meno l’ottavo senso: non hanno tempo di capire se lo hanno fatto o no.

Nel frattempo Matthil e gli altri attraversano immense lande e scalano monti iniziando così a vedere in lontananza Genvor.

Intanto Andrew John e Albor sono svenuti in fondo al burrone e quando si risvegliano trovano una porta con una scritta

“PER ME SI VA NELLA CITTA’ DOLENTE, PER ME SI VA NE L’ETTERNO DOLORE, PER ME SI VA TRA LA PERDUTA GENTE. GIUSTIZIA MOSSE IL MIO ALTO FATTORE; FECEMI LA DIVINA PODESTATE, LA SOMMA SAPIENZA E ‘L PRIMO AMORE. DINANZI A ME NON FUOR COSE CREATE SE NO ETTERNE, E IO ETTERNA DURO. LASCIATE OGNE SPERANZA, VOI CH’INTRATE”.

I due capiscono di essere giunti innanzi alla porta dell’inferno, ma nonostante la scritta i due cavalieri si promettono a vicenda di non perdere la speranza e sconfiggere il nemico, così attraversano la porta. Continuando la loro corsa verso Gulreon giungono a quello che credono essere un mare e vedono una barca avvicinarsi.

Matthil e il resto della compagnia sono giunti a Genvron e cominciano a preparare i piani di battaglia per difendere la città quando scorgono in lontananza l’esercito di Gulreon e sentono il suono di un corno. Questo è il suono del corno degli elfi delle foreste e una volta riconosciutolo Matthil fa aprire il cancello del castello. Così gli eserciti di elfi e nani giungono in aiuto degli uomini e di Markaff.

Intanto, nell'Ade, la barca vista dai due cavalieri è vogata da un demone che avvicinandosi ordina i morti a preparare i soldi per il viaggio verso la riva opposta dell’Acheronte. Giunto a riva il demone fa salire sulla barca i defunti ma non tutti, infatti gli ignavi, che non hanno compiuto né atti buoni né atti malvagi, non sono accettati neanche all’inferno. In seguito il demone si sofferma su Andrew John e Albor: neanche loro possono salire sulla barca perché vivi. Andrew John si prepara a combattere per impossessarsi della barca ma è fermato da Albor. Quest’ultimo si offre di pagare il viaggio come fanno i morti. Dopo aver riflettuto a lungo Caronte acconsente: l’importante è il denaro, se degli uomini sono così frettolosi da non poter aspettare la morte salgano pure. Così i due salgono sull’imbarcazione. Giunti a metà del fiume Albor, aiutato da Caronte, attacca improvvisamente Andrew John.


Capitolo 4 – Tradimento!

Il ragazzo non capisce perché il suo compagno lo stia attaccando cercando di gettarlo nelle acque dell’Acheronte che non permettono il galleggiamento di nessun oggetto per impedire agli ignavi di attraversarlo senza barca. Albor spiega allora che i dragomanni hanno capito che la giustizia è sempre dalla parte del più forte e che è mutevole nel tempo: ciò che ora può sembrare ingiusto nel futuro sarà considerato giusto. Da queste parole Andrew John comprende che Albor è ormai corrotto: la giustizia non è mutevole nel tempo; ciò che è malvagio e porta distruzione rimarrà tale per sempre. Il ragazzo decide allora di combattere contro il dragomanno e il demone. Sfodera allora l’ascia e la mazza chiodata con cui respinge e attacca i nemici. A un certo punto però Caronte con il remo colpisce a un braccio Andrew John che lascia così cadere nel fiume la mazza chiodata per il dolore. Intanto il demone blocca l’uomo da dietro tenendolo per le spalle, invitando Albor a staccargli la testa con la sua mazza chiodata. Mentre il dragomanno sta per ucciderlo, Andrew John con una testata all’indietro si libera del demone e si accuccia, cosicché Albor decapita Caronte invece dell’essere umano. Sono rimasti così uno contro l’altro senza che nessuno possa aiutare Andrew John o Albor. Albor si lancia si lancia con tutta la forza verso Andrew John per scagliargli sulla testa la mazza chiodata ma Andrew John si scansa ma viene colpito nuovamente al braccio lussando la spalla portandola fuori posto. Andrew John così non può più utilizzare un braccio. Impugna allora la spada e ricomincia a combattere contro colui che una volta chiamava amico. Durante uno scontro Andrew John riesce a cacciare in acqua Albor. Il dragomanno in acqua comincia a chiedere aiuto ad Andrew John dato che il suo popolo non ha mai saputo nuotare. Mosso da pietà Andrew John aiuta Albor a salire sulla barca. Una volta salito in barca però Albor attacca nuovamente il ragazzo che però era pronto a questo e uccide il dragomanno trafiggendolo con la spada.

Nel frattempo a Genvor il resto della compagnia ha iniziato la battaglia. Matthil grazie all’arco e alla sua vista riesce a trafiggere i nemici nel collo e in faccia, gli unici punti non ripararti dalle corazze. Cicmli attacca direttamente le truppe nemiche frontalmente con l’ascia. Pur essendo un nano e quindi poco agile è un ottimo condottiero e uccide molti nemici trucidandoli. Markaff comanda le truppe della resistenza dall’interno della roccaforte facendosi sentire grazie a una magia. Il resto degli uomini, elfi e nani difende la roccaforte, ma la potenza del nemico sembra essere superiore grazie anche alla magia con la quale Gulreon aiuta il suo esercito e con cui ha fatto in modo che Markaff non possa fare potenti sortilegi che possano aiutare il suo esercito.

Andrew John intanto prosegue il suo cammino nell’oltretomba riuscendo a sconfiggere tutti i nemici che gli si parano davanti. Giunge infine al Cocito. Al Cocito sono puniti coloro che hanno osato oltraggiare chi governa l’oltretomba. Proseguendo Andrew John vede nel ghiaccio del Cocito suo fratello Marius Jago. Cerca allora di andare a parlargli. Marius Jago ha il ghiaccio fino alla gola per aver fatto sì che iniziasse la guerra. Marius Jago nota l’espressione titubante nel volto di Andrew John perché impaurito di poter subire la stessa sorte del fratello. Marius Jago dice che un guerriero che ha paura delle conseguenze non potrà mai sfruttare al meglio le sue qualità. Inoltre aggiunge che Andrew John non potrà subire la stessa sorte perché sconfiggerà Gulreon il quale quindi non potrà condannarlo per averlo sfidato. Andrew John pensa di liberare il fratello ma Marius Jago dice che è troppo tardi che Genvron sta cadendo e non c’è tempo, deve andare a uccidere Gulreon.

Andrew John si incammina allora verso il fondo dell’inferno lasciando il fratello nel Cocito. Giunto all’estremità dell’inferno Andrew John vede un immenso trono con un uomo seduto che si alza in piedi all’ingresso di Andrew John. Quest’uomo è Gulreon. Avvicinandosi un po’ di più Andrew John può distinguere chiaramente il volto del nemico. Capelli castani, barba incolta dello stesso colore. Guardandolo bene Andrew John si chiede come un uomo dal viso così innocente possa essere il nemico da battere. Ciononostante Andrew John sfida Gulreon alla battaglia finale e gli si lancia contro impugnando in una mano la spada e nell’altra l’ascia. Gulreon impugna Militur e inizia una metamorfosi. Il corpo di Gulreon diventa più grosso, gli crescono le ali da angelo. Andrew John non capisce cosa stia succedendo, Gulreon non sembrerebbe essere cattivo, è vero che non si giudica dall’aspetto, ma Gulreon ha come una bellezza trasandata di un uomo che in passato doveva essere molto affascinante ma che non ha più curato il suo aspetto. Andrew John nota anche lo sguardo del nemico. Gli occhi sono di un blu profondo che non potevano essere di colui che impersonifica il male e vuole sottomettere la terra per governarla con le forze del male. Gulreon notando l’espressione sul viso di Andrew John decide di raccontargli la sua storia per esaudire l’ultimo desiderio di un uomo che sta per morire.


Capitolo 5 – Insieme e non contro

Gulreon non era da sempre appartenuto alle forze del male, anzi era un angelo, gli esseri più vicini agli dei. Un giorno furono forgiate Militur e Elendil due spade che insieme potevano sconfiggere qualsiasi nemico, anche un dio. Era già stata forgiata anche Elendil prima del futuro furto di Militur perché si temeva già la potenza della spada quindi Elendil doveva fermare Militur, ma se fossero state usate entrambe da una stessa persona questa sarebbe stata invincibile. Gulreon non poté resistere alla tentazione di averle per poter essere lui a governare il mondo. Le spade erano conservate sul monte degli dei chiamato così perché è tanto difficile da scalare che solo gli dei potevano riuscirci. Ciononostante Gulreon ci riuscì anche se con molta fatica e rischiando più di una volta di cadere, infatti non poteva usare le ali perché per scalare il monte degli dei si possono usare solo le braccia e le gambe. Quando finalmente si trovò di fronte alle due spade impugnò Militur. In quell’istante il monte iniziò a tremare come se fosse scosso da un terremoto. Il monte iniziò a sgretolarsi fino a crollare completamente, ciononostante Gulreon riuscì a tenere Militur mentre Elendil scomparve tra le macerie del monte e non fu mai ritrovata. Inoltre fu condannato a mantenere l’aspetto di un essere umano ma quando impugna la spada la sua forza rida l’aspetto originale a Gulreon. Andrew John dal racconto nota che Gulreon non sa che adesso ha Elendil.

Finalmente inizia lo scontro. Gulreon attacca con Militur il suo nemico. Andrew John riesce con la spada e l’ascia a parare il colpo, ma non appena le armi si toccano quelle dell’uomo si disintegrano. Gulreon deride così l’avversario; finché avrà simili armi non potrà batterlo. Andrew John è sconvolto, le sue armi erano state forgiate dagli dei non potevano essere distrutte con un solo colpo. Intanto Gulreon costringe Andrew John con le spalle al muro. L’uomo così capisce che è giunto il momento di sfoderare Elendil che aveva finora tenuta nascosta sotto il mantello. Quando Gulreon vede la spada è incredulo, non poteva essere stata ritrovata, era lui che doveva averla per poter conquistare il mondo. Lo scontro infuria ma questa volta è alla pari. Ogni volta che le due spade si incrociano sfocia una grossa massa energetica, così dopo alcune volte le spade stesse non reggono a questa energia e si spezzano a vicenda. I due contendenti rimangono entrambi sorpresi: erano le spade che permettevano di governare il mondo non potevano spezzarsi. Poi capiscono che dovevano essere usate insieme e non contro, inoltre lo scopo di Elendil era fermare Militur a costo di spezzarsi entrambe.

Andrew John capisce di essere finalmente in vantaggio perché può sfruttare le armi che gli aveva dato il padre, così tira fuori l’arco scocca la freccia e colpisce al cuore Gulreon che così spira.

Nel frattempo nel mondo in superficie l’esercito guidato da Alexir sta per esser sopraffatto, ma Markaff si accorge di non essere più sotto l’influenza dell’incantesimo di Gulreon e riesce a fermare l’esercito nemico col suo bastone magico mettendo così fine al pericolo di giogo dei popoli liberi. Nel frattempo nell’oltretomba Andrew John si incammina verso la superficie ma prima decide di passare da suo fratello. Una volta giunto al Cocito e visto suo fratello vuole liberarlo per tornare con lui ne mondo dei vivi. Il fratello però spiega che non può tornare in superficie con lui perché ormai è morto e i morti non possono tornare al mondo di luce se non come fantasmi ma in tal caso porterebbe spavento e smarrimento fra gli uomini e ciò non è giusto. Allora Andrew John decide di donare la sua vita a Marius Jago; è lui il vero erede al trono, l’unico che possa mantenere la pace nel regno di Saint Peter Sand dopo loro padre ormai anziano. In questo modo i due fratelli si scambiano i ruoli: Andrew John entra nel Cocito al posto di Marius Jago che riottene il suo corpo uscendo dal ghiaccio. Marius Jago non vuole accettare il dono del fratello ma Andrew John lo convince a tornare in superficie a governare e vivere anche per lui.

Una volta tornato a Saint Peter Sand Marius Jago e John Bart proclamano il lutto nazionale in onore di Andrew John finito il quale John Bart, capito di essere ormai troppo anziano per difendere il regno, abdica a favore del figlio.


 

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