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Paolo Copello

Ordine di Scuderia

Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.

Vangelo secondo Matteo, 20, 11-12



Il sole non era ancora giunto allo zenit, ma sulla piazza si stava già abbattendo un’ondata di caldo senza precedenti. L’immensa folla prese a sudare copiosamente, alcuni si toglievano qualche strato di abiti, altri si procuravano un po’ di sollievo agitando riviste e volantini di parte. Tra i mille brusii e rumori della gente già iniziavano i banali discorsi di circostanza sul tempo, che un inizio di novembre più caldo di quello non si era mai visto, e che la vicina spiaggia di Ostia doveva essere come Saint Tropez d’estate.

Celine Amber LaGuardia si faceva largo tra la calca, desiderosa di arrivare il più avanti possibile per assistere meglio alla manifestazione. Anche mostrare il proprio pass valeva poco, in quel caos infernale di gomitate e piedi pestati. << In autobus vi pestano i piedi e andate su tutte le furie >> aveva detto qualche giorno prima una persona che Celine ammirava molto << Ma quando calpestano i vostri diritti ve ne restate lì impalati? >>. Aveva ragione, Celine lo sapeva, era il momento di scendere in piazza. Si sentiva esaltata per il grande compito che aveva quella grande compagnia di persone della quale faceva parte anche lei, non vedeva l’ora che giungessero le importantissime personalità che avevano assicurato la loro presenza e – soprattutto – la loro parola. Improvvisamente una nota stonata fece precipitare Celine dalle stelle alle stalle: aveva visto, non molto lontano, uno dei piccoli palchi che erano stati montati per le autorità; nel palco stava l’influente don Rigodon, un uomo che la signorina LaGuardia giudicava estremamente subdolo. Pare che egli continuasse impunemente a celebrare sacramenti sebbene fosse stato scomunicato a divinis, mentre si moltiplicavano i legami – spesso loschi – che lo univano a influenti personaggi politici, e ad uno in particolare…

<< Celine, Celine ! >> disse una voce giovane che veniva da un punto indefinito della folla << Mi manda Andrew con un ordine di scuderia >> finalmente apparve anche la persona, un caro amico della donna, il ventenne Mark Bottom << La comunicazione dice “Applaudire Faetti, fischiare VanVolk e tutti i vanvolkiani”. Mi sembra ovvio, del resto >> pronunciava le parole come “ovvio” stringendo le “o” in modo abominevole.

Un fulmine attraversò la mente di Celine, mentre Mark si allontanava tra la ressa per trasmettere l’ordine di scuderia. Il commendator Faetti! Era proprio lui l’essere ripugnante con cui don Rigodon aveva il maggior numero di maniglie. La donna guardò verso il palco e vide il quasi-prete discutere animatamente con il suo giovane autista e portaborse Andrew detto Messenger; immaginò che fossero preoccupati perché il commendatore ancora non si vedeva, e lanciavano di tanto in tanto occhiate speranzose verso la tribuna VIP.

“Applaudire Faetti”. Certo, da che mondo è mondo, la “claque” è sempre esistita, su questo Celine non aveva nulla da obiettare. Da qualche mese (più precisamente dai tempi delle elezioni) Andrew stravedeva per colui che aveva sempre considerato come un avversario politico, ed aveva supplicato Rigodon di farglielo incontrare di persona nella sua villa, cosicché potesse stringergli la mano. Quel ragazzo sapeva già che, una volta conseguita la laurea in legge, l’unico scopo della sua vita sarebbe stato quello di aderire “anima e cuore” al partito dei faettiani. Più che comprensibile che “ordinasse” ai suoi più cari amici di sostenere il proprio idolo. Ma…

“Fischiare VanVolk e tutti i vanvolkiani”. Non si sapeva se sarebbe salito a parlare il segretario in persona – uno dei principali avversari di Faetti. Poteva esserci un altro esponente di punta del partito vanvolkiano, in particolare due certi ministri, il dottor Seicento e il professor Fiordaliso. “Fischiare VanVolk”. Quell’uomo meritava di essere fischiato solo perché faceva parte della maggioranza di governo? Solo perché Faetti – leader dell’opposizione – non andava mai d’accordo con lui? I ministri Seicento e Fiordaliso avevano calpestato i diritti per i quali Celine si stava battendo, dunque tutto ciò che avrebbero detto quel giorno sarebbe stato meritevole di fischi. Ma non bastava. “Fischiare tutti i vanvolkiani”. Tutti! Osteggiarli apertamente, ancora prima che cominciassero a parlare, e questo per un ordine di scuderia. Ma allora dov’era andata a finire quell’ apertura di cui tanto Andrew aveva parlato nei giorni precedenti? << La nostra caratteristica è un atteggiamento aperto di fronte a tutte le realtà disponibili ad un lavoro comune in questo campo >> aveva detto, quando si trattava di convincere un certo numero di persone a partecipare all’avvenimento. E adesso lei era lì, in mezzo alla piazza, per che cosa? Per disapprovare a priori i discorsi di qualcuno di cui nemmeno conosceva il nome, per portare le dita alla bocca e soffiare forte non appena una figura umana con il simbolo vanvolkiano fosse apparsa alla vista. Celine era arrivata in città con il treno, ma adesso capiva che l’apertura tanto ventilata era rimasta sul vagone, e se n’era ripartita verso una destinazione ignota.

Un turbine di pensieri contrastanti si agitava nella mente della donna, una specie di frenesia si era impadronita di lei al punto che non riusciva più a stare ferma, avrebbe voluto camminare, avrebbe voluto correre via, inseguire quel treno, poter salire a bordo con un ultimo slancio e mettere fine al tormento che la divorava, urlando, gridando a squarciagola – ma ovviamente non era in condizione di muovere un solo passo.

Un applauso scrosciante si sollevò da un’ala della massa umana: il commendator Faetti aveva fatto la sua apparizione nella tribuna VIP. “Che cosa stiamo facendo qui?” pensò Celine “Io non sono faettiana. Pochissimi di noi qui sono del suo partito. Ma allora perché ci siamo? Per che cosa davvero vale la pena di imbarcarsi in un’impresa come questa?” anche i suoi pensieri erano impastati, faceva fatica ad andare avanti, sentiva che altre domande si presentavano potenti dentro di lei, una incatenata all’altra, ma adesso non riusciva più a metterle a fuoco. Il nocciolo positivo della situazione sarebbe stato lì a portata di mano, ma Celine ormai stava deviando verso una direzione senza ritorno, mentre poco lontano Faetti sfoderava il suo famoso sorriso. “A quello spregevole opportunista non importa nulla di noi. Noi a Faetti non interessiamo affatto! Siamo qui per difendere un nostro sacrosanto diritto, e abbiamo appoggiato quel tipo solo perché è l’unico che ci ha dato ascolto. Ma lo ha fatto per calcolo, per convenienza, per un progetto di potere politico a cui poi noi tutti dovremo piegarci… potrei dire che lui non crede a ciò che crediamo noi, ma è una menzogna, perché anche noi non sappiamo più in che cosa crediamo!

Camminare non poteva. Correre nemmeno. Il treno era partito e non sarebbe mai più tornato. Ma una cosa era in grado di farla, oh sì che poteva, anzi doveva, e l’avrebbe fatto, e loro tutti se ne sarebbero accorti.

Accadde proprio mentre la dolcezza del canto in sottofondo andava sfumando, lasciando il posto ad un rispettoso silenzio carico di attesa. Andrew si girò di scatto nella direzione di Celine mentre la voce della donna riempiva l’aria, elevandosi fino a toni proibiti e saettando micidiale sopra le teste della gente.

<< Noooooooo !!!!!! >>

Mentre le persone che le stavano intorno si voltavano tutte verso Celine, sul palco Andrew si sentì come se fosse morto e risuscitato in un secondo. Un brivido scosse il corpo di don Rigodon, fu come se un agile felino lo avesse ferocemente graffiato con un colpo secco e deciso, una sottile linea rossa da sinistra a destra sulla schiena. Il sorriso stampato sul volto di Faetti scomparve. Poi sparì anche il commendatore in persona con tutta la tribuna VIP, svanirono nel buio Rigodon, Andrew, Mark e tutta la gente che affollava la piazza.

Poco dopo i paramedici stavano già prestando il primo soccorso alla donna che era svenuta nel bel mezzo della calca. Mentre spingevano la barella per trasportare Celine lontano dalla ressa, si accorsero che non aveva perso del tutto i sensi. Sembrava che stesse parlando, balbettando. Uno dei barellieri avvicinò l’orecchio per capire cosa stesse dicendo.

<< Ordine di scuderia… apertura alla realtà… >>

 

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