Nessuno
che sia un vero italiano, qualunque sia la sua fede politica, disperi
nell'avvenire. Le risorse del nostro popolo sono immense. Se saprà trovare un
punto di saldatura, recupererà la sua forza prima ancora di qualche vincitore.
Per questo punto di fusione io darei la vita anche ora, spontaneamente,
qualunque sia purché improntato a vero spirito italiano.
Dopo la sconfitta io sarò coperto furiosamente di sputi, ma poi verranno a
mondarmi di venerazione. Allora sorriderò, perché il mio popolo sarà in pace
con se stesso.Il lavoratore che assolve il dovere sociale senz'altra speranza
che un pezzo di pane e la salute della propria famiglia, ripete ogni giorno un
atto di eroismo. La gente del lavoro è infinitamente superiore a tutti i falsi
profeti che pretendono di rappresentarla. I quali falsi profeti hanno buon gioco
per l'insensibilità di chi avrebbe il sacrosanto dovere di provvedere. Per
questo sono stato e sono socialista. L'accusa di incoerenza non ha fondamento.
La mia condotta è sempre stata rettilinea nel senso di guardare alla sostanza
delle cose e non alla forma. Mi sono adattato socialisticamente alla realtà.
Man mano che l'evoluzione della società smentiva molte delle profezie di Marx,
il vero socialismo ripiegava dal possibile al probabile. L'unico socialismo
attuabile socialisticamente è il corporativismo, punto di confluenza, di
equilibrio e di giustizia degli interessi rispetto all'interesse collettivo.
La politica è un'arte difficilissima tra le difficili perché lavora la materia
inafferrabile, più oscillante, più incerta. La politica lavora sullo spirito
degli uomini, che è una entità assai difficile da definirsi, perché è
mutevole. Mutevolissimo è lo spirito degli italiani. Quando io non ci sarò più,
sono sicuro che gli storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia
potuto trascinarsi dietro per vent'anni un popolo come l'italiano. Se non avessi
fatto altro basterebbe questo capolavoro per non essere seppellito nell'oblio.
Altri forse potrà dominare col ferro e col fuoco, non col consenso come ho
fatto io. La mia dittatura è stata assai più lieve che non certe democrazie in
cui imperano le plutocrazie. Il fascismo ha avuto più morti dei suoi avversari
e il 25 luglio al confino non c'erano più di trenta persone.
Quando si scrive che noi siamo la guardia bianca della borghesia, si afferma la
più spudorata delle menzogne. Io ho difeso, e lo affermo con piena coscienza,
il progresso dei lavoratori. Tra le cause principali del tracollo del fascismo
io pongo la lotta sorda ed implacabile di taluni gruppi industriali e
finanziari, che nel loro folle egoismo temevano ed odiano il fascismo come il
peggior nemico dei loro inumani interessi. Devo dire per ragioni di giustizia
che il capitale italiano, quello legittimo, che si regge con la capacità delle
sue imprese, ha sempre compreso le esigenze sociali, anche quando doveva
allungare il collo per far fronte ai nuovi patti di lavoro. L'umile gente del
lavoro mi ha sempre amato e mi ama ancora.
Tutti i dittatori hanno sempre fatto strage dei loro nemici. Io sono il solo
passivo: tremila morti contro qualche centinaio. Credo di aver nobilitato la
dittatura. Forse l'ho svirilizzata, ma le ho strappato gli strumenti di tortura.
Stalin è seduto sopra una montagna di ossa umane. E' male? Io non mi
pento di avere fatto tutto il bene che ho potuto anche agli avversari, anche
nemici, che complottavano contro la mia vita, sia con l'inviare loro dei sussidi
che per la frequenza diventavano degli stipendi, sia strappandoli alla morte. Ma
se domani togliessero la vita ai miei uomini, quale responsabilità avrei
assunto salvandoli? Stalin è in piedi e vince, io cado e perdo. La storia si
occupa solamente dei vincitori e del volume delle loro conquiste ed il trionfo
giustifica tutto. La rivoluzione francese è considerata per i suoi risultati,
mentre i ghigliottinati sono confinati nella cronaca nera .
Vent'anni di fascismo nessuno potrà cancellarli dalla storia d'Italia. Non ho
nessuna illusione sul mio destino. Non mi processeranno, perché sanno che da
accusato diverrei pubblico accusatore. Probabilmente mi uccideranno e poi
diranno che mi sono suicidato, vinto dai rimorsi. Chi teme la morte non è mai
vissuto, ed io sono vissuto anche troppo. La vita non è che un tratto di
congiunzione tra due eternità: il passato ed il futuro.
Finché la mia stella brillò, io bastavo per tutti; ora che si spegne, tutti
non basterebbero per me. Io andrò dove il destino mi vorrà, perché ho fatto
quello che il destino mi dettò. Non è la fede che arriva nell'ora del
crepuscolo quella che mi sostiene, è la fede della mia infanzia e della mia
vita che mi impone di dover credere, anche quando avrei diritto di dubitare.
Non so se questi miei appunti saranno mai letti dal popolo italiano; vorrei che
fosse così, per dargli la possibilità di raccogliere in confessione di fede il
mio ultimo pensiero. Non so nemmeno se gli uomini mi concederanno il tempo
sufficiente per scriverli. Ventidue anni di governo non mi rendono probabilmente
degno, a giudizio umano, di vivere altre ventiquattro ore. Ho creduto nella
vittoria delle nostre armi, come credo in Dio, Nostro Signore, ma più ancora
credo nell'Eterno, adesso che la sconfitta ha costituito il banco di prova sul
quale dovranno venire mostrate al mondo intero la forza e la grandezza dei
nostri cuori. E' ormai un fatto che la guerra è perduta, ma è anche certo che
non si è vinti finché non ci si dichiari vinti. Questo dovranno ricordare gli
Italiani, se, sotto la dominazione straniera, arriveranno a sentire
l'insoffocabile risveglio della loro coscienza e dei loro spiriti. Oggi io
perdono a quanti non mi perdonano e mi condannano condannando se stessi. Penso a
coloro ai quali sarà negato per anni di amare e soffrire per la patria e vorrei
che essi si sentissero non solo testimoni di una disfatta, ma anche alfieri
della rivincita. All'odio smisurato ed alle vendette subentrerà il tempo della
ragione. Così riacquistato il senso della dignità e dell'onore, son certo che
gli italiani di domani sapranno serenamente valutare i coefficienti della
tragica ora che vivo. Se questo è dunque l'ultimo giorno della mia esistenza,
intendo che anche a chi mi ha abbandonato e a chi mi ha tradito, vada il mio
perdono, come allora perdonai al Savoia la sua debolezza. I fascisti che
rimarranno fedeli ai principii dovranno essere cittadini esemplari. Essi
dovranno rispettare le leggi che il popolo vorrà darsi e cooperare lealmente
con le autorità legittimamente costituite per aiutarle a rimarginare nel più
breve tempo possibile le ferite della patria. Chi agisce diversamente
dimostrerebbe di ritenere la patria non più patria quando si è chiamati a
servirla dal basso.
I fascisti, insomma, dovranno agire per sentimento, non per risentimento. Dal
loro contegno dipenderà una più sollecita revisione storica del fascismo,
perché adesso è notte, ma poi verrà giorno.
Donò
all'Italia dopo tanti secoli un impero
al suo popolo che in Lui si identificava e che Egli smisuratamente amava
diede pace sociale - dignità - concordia - benessere - prestigio
IDDIO
accolga il Suo sacrificio e quello dei Suoi fedelissimi caduti per la Fede e per
la Patria
donando Loro Eterna Pace e Gloria.
Dalla Cripta di S.Cassiano
Ara votiva d'Italia
ove finalmente Egli riposa gli italiani fedeli e memori elevano un monumento
ideale
che attingendo alla passata Gloria schiantata dal tradimento e dalle fatalità
degli eventi
si proietta nel futuro
Faro di luce
per tutte le genti
ESSER BUONI
Essere buoni significa fare il bene senza trombe pubblicitarie e senza speranza di ricompensa, anche divina.
Esser buoni per tutta la vita: ciò da la vera misura della grandezza d'un'anima!
Restar buoni nonostante tutto: nonostante gli inganni derivati dalla buona fede, nonostante l'ingratitudine e gli oblii, nonostante il cinismo altrui: ecco una vetta di perfezione morale cui pochi uomini pervengono e sulla quale restano pochissimi!
Il buono non si domanda mai se valga la pena di esserlo!
Soccorrere un infelice, anche se non lo merita; asciugare una lacrima, anche impura; consolare i miseri, dare speranza alla tristezza, consolazione alla morte: ciò significa non considerarsi estraneo all'umanità, ma parteciparvi; significa tessere la trama della simpatia con fili invisibili ma potenti, che legano gli spiriti e li rendono migliori.