Campioni d’Italia

Massimo De Carolis

2. Ciccio di Nonna Papera
Nasce a Firenze, questa indagine, dove i magistrati e la Dia (la Direzione investigativa antimafia) stanno da anni seguendo tutte le piste attorno alle bombe che Cosa Nostra fece scoppiare nel 1993 a Firenze, a Roma e a Milano, quando i corleonesi decisero di fare la guerra allo Stato. Uno dei personaggi seguiti e intercettati dalla Dia di Firenze è Ezio Cartotto. Qualcuno la chiama «Ciccio di Nonna Papera», sostenendo che ricorda il personaggio di Walt Disney, eppure Cartotto è stato in anni cruciali uno dei consiglieri politici di Berlusconi. Democristiano, della corrente di Base, già dagli anni Settanta aveva aiutato il Cavaliere a orientarsi nel labirinto dei gruppi e potentati dc (intanto, però, non disdegnava di passare notizie su Berlusconi a Licio Gelli). Nel 1992, il salto: Marcello Dell’Utri, che preme (contro il parere di Gianni Letta e Fedele Confalonieri) affinché il Cavaliere «scenda in campo», chiama Cartotto a dargli man forte. Così «Ciccio di Nonna Papera» diventa, fino al 1994, consulente di Berlusconi, con tanto di contratto (5 milioni al mese, poi lievitati fino a 15).
Nel 1997 lo interrogano i magistrati di Palermo, che stanno indagando sulla nascita del nuovo partito e su eventuali contatti con la mafia. E lo tengono d’occhio anche i magistrati di Firenze che, tra un discorso e l’altro, captano anche certi ragionamenti di Cartotto su affari a Milano e su una tangente di 250 milioni per un appalto a cui si starebbe interessando Massimo De Carolis.
A questo punto, dunque, entrano in campo la Dia di Milano, poi i magistrati Gherardo Colombo e Ilda Boccassini, con la Squadra Mobile milanese che avvia un’indagine ad alto tasso di tecnologia, con pedinamenti, intercettazioni, fotografie che documentano incontri. Gli investigatori vanno a curiosare tra le carte di una realizzazione che i milanesi stanno aspattando da decenni: il depuratore delle acque. è incredibile, ma la capitale del Nord scarica le sue fogne nei torrenti, nei fiumi, alla fine nel Po. Da almeno un decennio sui tavoli dei sindaci ballano progetti di depuratori (uno a Nosedo, il secondo al Ronchetto delle Rane, alla periferia Sud, un terzo più piccolo a est, a Peschiera Borromeo), ma ancora non si vede la fine della vicenda. Certo è che dopo la scorpacciata di terziario (e di tangenti) degli anni Ottanta, che ha portato a una indigestione di immobili per uffici a Milano, oggi la depurazione è uno dei business più promettenti. Per Nosedo l’appalto era stato vinto dal gruppo Acqua dei fratelli Pisante. Per il Ronchetto (un affare da 180 milioni più la gestione: in tutto 200, 250 milioni nei primi anni) la gara d’appalto era appena partita. Il 15 giugno scorso 13 gruppi d’imprese avevano chiesto di partecipare alla gara. Poi un paio erano stati esclusi, perché privi dei requisiti necessari. Ma alcuni faccendieri si erano già messi al lavoro. «Ciccio di Nonna Papera» Cartotto era sceso in campo con il compito di mettere in contatto De Carolis con quelli che nelle telefonate intercettate dalla polizia sono chiamati «i francesi»: gli uomini della Otv, azienda controllata dalla Compagnie Générale des Eaux. Un terzetto di ragazzi svegli, di faccendieri esperti: Luigi Franconi (tessera P2 numero 1778); Luigi Sirna, l’uomo d’affari residente a Montecarlo su cui De Carolis preme per avere il saldo dei soldi promessi; e il francese (vero, questo) Alan Maetz. Nell’arco di sei mesi, i tre incontrano De Carolis più volte. A una riunione, nell’ufficio privato di De Carolis in via Manzoni 41, partecipa anche l’avvocato Marco Mazzarelli, consulente della Otv. Ma è a Maetz, secondo gli investigatori, che De Carolis fornisce la lista delle imprese partecipanti alla gara: pare che esista addirittura una fotografia del documento nelle mani del francese, appena uscito dal portone di via Manzoni 41. La rivelazione della lista è un atto che falsa la correttezza della gara, è un reato grave, secondo la legge Merloni, perché quella lista doveva restare segreta fino al 28 ottobre. Invece, sostengono gli investigatori, anche grazie alla «consulenza» di De Carolis la Otv si dà da fare. Nel gennaio scorso, per esempio, acquisisce il 51 per cento della Siba, un’altra delle aziende della lista. Scoppiata la grana, De Carolis, secondo gli investigatori, si rovina con le sue mani: non erano ancora finite le perquisizioni del 12 marzo (non solo dell’ufficio a Palazzo Marino, ma anche dell’abitazione e del suo ufficio privato di via Manzoni) e De Carolis si precipita a telefonare a Cartotto, a cui dà appuntamento subito in una piazza del centro di Milano: per concordare una linea comune?
(2.continua)