Campioni d’Italia

Massimo De Carolis



4. Una lunga storia

Già la Maggioranza Silenziosa prima maniera, quella messa insieme pochi anni prima con l’avvocato Adamo Degli Occhi, secondo il giudice Guido Salvini non era affatto un club spontaneo, un semplice movimento d’opinione, ma uno strumento pianificato dagli strateghi della tensione, pronto a scendere in campo dopo stragi e attentati (da addossare alla sinistra) per chiedere la restaurazione dell’ordine. Vecchie storie, da cui però De Carolis non ha mai mostrato di sentirsi imbarazzato. Come della tessera P2: «Perché solo i partiti con la patente devono poter fare politica?». L’avvocato con l’aria da bambino sapiente e testardo ha sempre avuto un vero amore per l’editoria: ha fondato un periodico, Il Settimanale, citato come esempio positivo da Gelli nel suo Piano di Rinascita Democratica; ma Il Settimanale resta marginale nel panorama della stampa italiana, dominata da settimanali «rossi». De Carolis punta più in alto, partecipando (come risulta agli atti della Commissione parlamentare sulla P2) al tentativo di conquista del Corriere della sera a opera del gruppo di Licio Gelli, di Roberto Calvi, di Bruno Tassan Din. Nel 1976 vola a New York per incontrare Michele Sindona (anch'egli iscritto alla P2), latitante dopo il crac delle sue banche. Si incontra anche con Giulio Andreotti, con cui a più riprese parla del piano di salvataggio del banchiere. Dopo l’assassinio di Mino Pecorelli, il nome di De Carolis spunta anche in uno strano, misterioso appunto lasciato dal giornalista di Op e riportato nel volume 7, tomo 17 della monumentale relazione parlamentare sulla P2: «Edil Nord Berlusconi interessi in Svizzera, la Guardia di Finanza non è andata, D’Adamo (Mazzotta), collegato De Carolis, Marchese Moncada con Agnelli è in contatto, avventuriero, nemico di Marcora. Il bambino Svizzero rapito. Memo pagato 160.000 (così viene smentito Andreotti)». I veleni del passato non hanno mai tolto a De Carolis la sua sicurezza, figurarsi gli ormai frequenti dissidi con il sindaco di Milano Gabriele Albertini, che non perde occasione di mostrare la sua distanza dal compagno di partito. Anche dopo la visitina di Colombo al municipio, Albertini ha rilasciato dichiarazioni di sostegno ai magistrati, non al presidente del suo Consiglio comunale. De Carolis ha incassato e dopo molte polemiche ha finito con il doversi dimettere da presidente del consiglio comunale. Non ha perso però il sorriso carnivoro. E si prepara alla sua ennesima battaglia. (gb)