Campioni d’Italia

Francesco Delfino

3. Le imprese del «capitano Palinuro»

Francesco Delfino
nasce il 27 settembre 1936 a Platì, provincia di Reggio Calabria, paese ad altissima densità mafiosa. Dopo il liceo classico frequentato a Locri entra nell’Arma e frequenta la Scuola allievi sottufficiali. Nel 1957, vicebrigadiere a Rho, in provincia di Milano, conosce Carla Valsesia, bella professoressa di Lettere, che diventa sua moglie. Poi per due anni è a Modena, all’Accademia militare, da cui esce sottotenente. A Roma frequenta la Scuola ufficiali, poi nel 1963 torna al Nord, a Verolanuova, nel Bresciano, come tenente.

Nel 1965 approda a Luino, sul Lago Maggiore. Si iscrive alla facoltà di Scienze politiche a Pavia. Ma comincia a costruire una sua rete di rapporti. Racconterà, molti anni dopo, il «pentito» di ’Ndrangheta Saverio Morabito a Piero Colaprico e Luca Fazzo: «Mio padre, gli ultimi giorni di luglio, ogni volta che dovevamo andare in Calabria per le ferie, cominciava a prepararsi e faceva una capatina in Svizzera, a fare il rifornimento di sigarette. A Luino all’epoca c’era il tenente Francesco Delfino. Mio padre gli telefonava, andava a trovarlo, passavano la giornata insieme, poi mio padre andava dall’altra parte del confine, faceva rifornimento di sigarette, zucchero, caffè, cioccolato, caricava, caricava...».

Nel 1969 a Delfino danno la tenenza di Sòrgolo, nel Nuorese, e nel 1970, a Cagliari, si laurea con una tesi sui sequestri di persona. Il ragazzo è sveglio. In Sardegna, da capitano, indaga sulla serie nera dei rapimenti del ’70, arresta Giuseppe Càmpana detto il Rubbino, luogotenente di Graziano Mesina, e scopre gli autori della strage di Lanusei, cinque morti.

Nel 1971 si trasferisce a Brescia: inizia la sua carriera d’oro, e iniziano le voci che già lo indicano come uomo dei servizi segreti. Comincia a indagare su alcuni misteriosi attentati alle linee ferroviarie in Valtellina. Opera del Mar, il Movimento di Azione Rivoluzionaria guidato da Carlo Fumagalli, partigiano «bianco» e, negli anni Sessanta, agente Cia nello Yemen: il Mar è una formazione armata anticomunista, golpista, ma non fascista; una struttura filoatlantica, a disposizione degli oltranzisti filoamericani, con saldi contatti dentro le istituzioni. Nonostante quei contatti, il 9 maggio 1974 Delfino arresta Fumagalli. «Ho preso Carletto!», telefona contento agli amici.

Due mesi prima, il 9 marzo, aveva bloccato due neofascisti delle Sam (Squadre di Azione Mussolini), Kim Borromeo e Giorgio Spedini. Erano a bordo di un’auto imbottita d’esplosivi. L’operazione era stata realizzata grazie a Luigi Maifredi, uno dei tanti «confidenti» di cui è piena la carriera di Delfino: più che informatori per prevenire reati, veri e propri agenti provocatori con il compito di gestire dall’interno operazioni illegali. L’arresto dei due fascisti, lasciati percorrere indisturbati un lungo tratto di strada e poi bloccati proprio a Sonico, in provincia di Brescia, serve a Delfino per incardinare a Brescia (cioè a se stesso) le indagini sul Mar di Fumagalli.
(3.continua)