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La sonnolenta Spoleto s’attedia Siede sotto la cappa del camino la polenta coi tordi", rattizzando il fuoco che scoppietta, ansa, sfavilla. Attorno a lei (da quanti anni?) tranquille sonnecchiano le vecchie suppellettili pulite, il ramaiolo, la marmitta, la padella di rame, a una parete appese, che di tratto in tratto accendonsi d’un riflesso del mobil fuoco, il tavolo d’assi schiette, la madia, gli scannetti impagliati e le snelle lucernine d’ottone. Da quanti anni? Dall’infanzia sua, di suo padre, dei suoi morti; ed ànno tutti come una lor melanconia di troppe cose, di troppi ricordi. La vecchia cenerentola, contenta del suo camino, vive qui, così presso gli alari, con la calza, forse da tempo immemorabile, ma senza rimpianti, senza desideri: il suo mondo non à orizzonti oltre la chiusa finestra; arde il suo sole nella cappa fuligginosa, come per quel vecchio soriano ravvolto sulle ceneri calde, che non ricorda più amorosi gennai sui tetti annevicati, e dorme tutto con qualche lento desiderio di cibo dentro il ventre intorpidito. Ah! non c’è mondo di là da quel fuoco Tepida inerzia. Mi dànno fastidio d’un gatto, d’un buon gatto sornione come quello che pisola e si grogiola presso la fiamma. Presto fumerà la polenta sul desco, e poi di nuovo riposo, e poi domani... all’infinito... (novembre 1907) |
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