Alla maniera di F. d. M.
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ALLA MANIERA DI FEDERICO DE MARIA

Tu credi che la mia vita
sia quella che vedi per via,
a casa, in bottega, al caffè?
Tu credi che io sia
colui che per qualche amico
si chiama "Federico",
o per certa gente sensibile
"quell'antipatico di de Maria?"
Che cosa conosci di me?
Il mio viso che pare
modellato da un colpo d'artiglio
un poco ironico, un poco
feroce; la mia bocca serrata
allo sforzo perenne di spingermi
innanzi; il naso fiutante
l'ostacolo occulto; la fronte
levigata dal vento
dell'eterna impossibilità?
Conosci i miei occhi in cui luccica
un lumicino ed un'ansia di sole?
Oppure le mie parole
false spesso, che m'avete voi
costretto a falsificare ogni giorno?
Il mio "ora" che non sia il "poi"?

Ma no, tu sei dotto, tu sei
l'onnisciente: tu penetri, sai,
determini il vero.
Tu mi guardi con quel tuo sussiego
da lungimirante, sicuro
d'enumerare i miei
palpiti, di scrutare il mio pensiero.
Conoscimi, dunque: io non nego
nulla di me al tuo coltello
cinico, alla tua sonda
che inesorabile fruga
ogni angolo oscuro
della materia: Che trovi?
Glandule, fibre, epiteli...
Robaccia molle che pute
di cloaca... Taglia, uno a uno,
i labili veli
di questa macchina umana
che ti meraviglia
perché fa il chilo, cammina,
balbetta, s'accoppia con gioia,
partorisce con stento...
Dove tu vedi il portento,
io trovo la monotonia
della fungaia che sempre somiglia
a se stessa, ripetendosi nel mondo
miliardi di volte, che eguale
rinasce per quanto muoia.
Tu puoi, dici, guardare più in fondo?

Ma dove? in dieci secoli di secoli
tu m'ài costruito su quella
che chiami anima, un'immane,
una gelida montagna d'assiomi,
m'ài strizzato le cervella
tra le maglie delle tue vane
leggi, m'ài lapidato di nomi,
abbrutendomi del tuo sapere
mostruoso, ciliziandomi
di tormentoso piacere.
Tu m'ài fatto ebbro, che corro
barcollando senza meta;
paventando il mio destino di poeta
folle, m'ài fatto sapiente
idiota, m'ài imbottito del tuo tutto
chè niente!

Eccomi, dunque, schiacciato
dall'infelicità multinome
che fu tuo stolido dono.
E vuoi sapere chi sono?
Svuotami tutto, se ne ài
potere, ridammi il mio cuore
di bimbo, il mio lieve cervello
di bruto, fa che dalla mia
corteccia scoppino gemme
come in un arboscello;
lasciami inerte e divino
sotto le stelle, sorelle
mie...
            E sarà quello il mio vero destino.

 

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