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Che voli di rondini in cielo! ratti voli, incerta, con brevi suoi zirli chiamando. Lontano, a sciami, come moscerini, brulicano nell’oro effuso del crepuscolo. A l’oriente s’affaccia la sera sul queto specchio del mar che si dislaga oltre il porto, candido come latte, venato di turchino. L’orizzonte sbadiglia nebbie e il cielo s’imbruna. Le file dei platani verdi ed inerti dilungansi a perdita d’occhio per l’ampio viale. Le cose si tacciono tutte: è nell’aria come uno stupor religioso. Quel pescatore che ritorna a riva nella sua barchetta remeggiando tacitamente pare lontanissimo. Quella carrozza che brontola a pena scorrendo sul lastrico, pare lontanissima. Io stesso sento ora qualche cosa di me assai lontana. Uniche voci nell’immensa torpida calma, le rondini passan trillando; monotona e fioca una stanca campana lontana lontana s'affanna, s’affanna a sonare... (luglio 1904) |
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