Quarto Telone
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QUARTO TELONE

SCENA I.

 

Il padiglione di Orlando, nel campo dei Franchi, sotto le mura di Pamplona ruinata. In
fondo si vede la città, di recente conquistata, che fuma dalle sue macerie, e si odono i colpi
degli arieti e dei mangani, che distruggono.

Orlando è solo ed assorto. Sopraggiunge Astolfo.

ASTOLFO

Riposi, eroe?

ORLANDO

                            Riposo se combatto,
quando l'anima tutta nel mio braccio
s'aduna. Solo allora.

ASTOLFO

                                    Eroe, travagli?

ORLANDO

Ed ò condotto i fanti, ed ò formato le
testuggini, ed ò dato l'assalto
alle mura, e dai merli ò rovesciato
mille nemici. Dopo la battaglia
io non so far l'inutile beccaio
dei superstiti, e lascio la spietata
opera della zappa ai miei villani.
Ecco perché qui solo m'ài trovato.

ASTOLFO

Solo? no. Vedo anch'io tutte le larve
che t'attorniano e ti dànno travaglio
più dei mille guerrieri mussulmani
che testé dalle torri ài rovesciato.

ORLANDO

Di quali larve parli? tu che sai?

ASTOLFO

So. Le sorprendo che si son ritratte
ora dentro i tuoi occhi.

ORLANDO

                                        Astolfo, parlami
di guerra; dimmi quali altre battaglie
sai che l'imperatore ci prepari,
se dopo Pampaluna altre città
dovremo sottomettere, espugnare,
radere aI suolo: Cadice, Granata,
la lontana Balermi coronata
di moschee, le rocche dei sultani,
i baluardi dell'inferno! Parlami
di sterminio! Ma non mi dimandare
delle fosche e implacabili compagne
delle mie soste, che sgorgan dall'anima
mia ogni volta che son solo, e invadono
il mio silenzio d'ululi, e di fiamme
rosse il mio buio! Perché m'ài ridato
la ragione, quando io non dimandavo
più nulla alla mia sorte, e mi bastava
essere nudo, libero, selvaggio
e ignavo, per la mia felicità?

ASTOLFO

Perché tu fossi l'essere magnifico
da superare ogni cosa, da vincere
anche te stesso! Ascoltami, cugino
Orlando: la battaglia più terribile
è quella che m'ài detto ora così
di combattere. Vuoi che guardi anch'io
le implacabili larve che ti avvincono
nella tua solitudine? Una è - timida
creatura di bene e sacrifizio -
Bramimonda.

(La tenda si squarcia e si vede una
luce di sogno, Bramimonda in veste
da suora, atteggiata preghiera.)

                            Dal suo cuore sfiorito
t'immagine di te s'è fatta Dio.

BRAMIMONDA

(con voce lontanissima)

Gloria eterna nei cieli, sposo mistico!

ORLANDO

Pace a te, pace a te, sorella in Cristo!

(la visione di Bramimonda scompare)

ASTOLFO

L'altra - ch'io vedo come tu la vedi -
è la spietata amazzone, la fiera
virago, che per te solo fu femina,
che per te solo resterà per sempre
smarrita nella selva delle Ardenne...

(si vede Bradamante in arme, a
cavallo, trascorrere per la foresta
illuminata di verde luce.)

BRADAMANTE

Orlando! Orlando! il tuo nome è Ruggiero?

ORLANDO

Pace a te! tu non m'ami! pace a te!
È l'amore che cerchi e che credevi
alfine avere ravvisato in me!

(la visione di Bradamante scompare.)

ASTOLFO

L'altra…

ORLANDO

                Non altra più! cessa, cugino
Astolfo, te ne prego, non mi dire
null'altro nome simile a uno stile
arroventato sulle mie ferite!
Lo sento rotolare in ogni stilla
delle mie vene, rombare nel mio
cuore, oceano dentro una conchiglia!
E ora so che non fu solo l'artiglio
adultero del nano Truffaldino
a sottrarmela: intendo che un destino
seducente lei stessa à preferito.

(appare Angelica, coperta dl gemme,
adagiata su plumei cuscini, fra ruote
smeraldine di pavoni e incensieri
fumanti.)

ANGELICA

Accorri, Orlando: vieni a farmi libera!
Riprenditi la gemma che m'avvince,
e legami per sempre alla tua vita!

ORLANDO

Non sei quella che amai, così vestita
di menzogna! Riprendi la follia
che mi desti, e i tuoi baci che mi vinsero.
La tua bellezza era nell'amor mio!
l'amore che accendesti in chi ti vide
era per me! Dentro di me ti uccido!
la visione di Angelica scompare.
Orlando cade in ginocchio
E tu che mai negasti, sovrumana
nell'abulia, consolatrice diafana
come cristallo, ch'io non t'abbia mai
più, se la mia coscienza non sia chiara
come te, forte come tu sei fragile,
se la mia fronte non sia senza macchia
sotto il tocco delle tue dita...

(appare Alda, in un angolo della sua
camera di Aquisgrana, nell'atto di
congedare il suo Messo sta chino ad
ascoltarla.)

ALDA

                                                Va:
vola più ratto della mia speranza
e raggiungilo ovunque, e digli…

(la visione di Alda scompare)

ORLANDO

                                                Datemi
un 'impresa terribile, che vana
non sia, pure a morirvi, ma faccia ardere
sopra la terra il rogo del mio sangue!

(entrano Turpino, Oliviero, Anselmo.)

OLIVIERO

L'impresa che invocate, ecco - fratello -
s'appronta.

ORLANDO

                        Che mi dite, cavalieri?

TURPINO

L'imperatore ordina che le schiere
franche tolgano il campo innanzi
sera per far ritorno in patria.

OLIVIERO

                                            Torneremo
pei valichi dei monti Pirenei
da vincitori nella dolce terra
di Francia. Carlomagno a voi commette
il comando dei corpi della retro-
guardia che forse questa notte istessa
avrà tutto il nemico intorno a sé.

TURPINO

Per ciò l'imperatore ordina - intendi?
che in caso di un attacco di soverchie
forze moresche, tu lanci l'appello
con l'Olifante, perché retroceda
il grosso a dar soccorso.

ORLANDO

                                        Mai soverchi
mi staranno i nemici a fronte, vescovo
santo! E voi fate tutti giuramento
su Durendala di affrontar con me
- soli - anche tutte le orde dell'inferno?
E s'io comandi di serbare il ferro
nella guaina e muover contro un nembo
di colossi, so! io, mi obbedirete?

TUTTI

Sì, ma se tu cadrai, ci uccideremo
noi stessi!

ASTOLFO

                In alto, dunque, cavaliere
dell'eroismo! Eroismo: suprema
perfezione che fa l'uomo parente
quasi di Dio! spada che à il cuor per elsa
e divide la vita il luce e tenebre...

TRUFFALDINO

(dal proscenio, beffardo)

Eroismo: pappare e sempre pappare, senza crepare

ORLANDO

(a gran voce, puntando la spada in alto)

Eroismo: battaglia che non cerca
scampo, vinta col sacrifizio ! - Bene
vi riconosco: paladini, in sella!
E se nemici non vengano e i ferri
nostri restino asciutti, schianteremo
le montagne per farne scale e ascendere
fino a strappare gli astri al firmamento!
Impennate su gli elmi i bei cimieri
prolissi! Date gli orifiammi al vento!

(un gran nuvolone cade sul
boccascena, dietro il quale si
cominciano a sentire appressare
strepiti e rumori di battaglia.)


(SECONDA PARENTESI

Truffaldino appare suI palcoscenico, ancora vestito da guerriero, in capo l'elmo di Mambrino, in mano l'archibugio di Cimosco, mentre dietro il velano di nuvole il tumulto della battaglia aumenta.

TRUFFALDINO

Ho cominciato, e voglio arrivare fino all'ultimo. La spada d'Orlando non è più per me che
questione d'amor proprio. Potrei farne a meno; ma ò promesso prenderla e liberare il
teatro dall'ultimo burattino, e debbo farlo. Vedrete ora come in quattro e quattr'otto ve la
concio io l'epopea, anche a dispetto tuo, burattinaio, che da tempo ti affatichi per evitare la
sconfitta. L'eroismo che loro infondi andava bene finché non c'ero io, Ah! ah! togli ora,
agitatore di fantocci!

(squadra le fiche in alto, verso il
soffitto, con una grassa, insolente
risata. Ed esce.
Entra di corsa da un lato, attraversando 
la scena, il burattino Gano
di Magonza, senza più armi né panni,
mostrando il tono di legno appena
squadrato, le braccia e le gambe di
stracci male imbottiti di stoffa.)

GANO

Uomo… oh uomo!… ridammi la corazza
e i panni!… La mia parte non mi piace
fatta da te!… Mi fai troppo canaglia!

esce)

SCENA II.

Dietro il velano di nuvole è buio. Ma di tanto in tanto, tra il clamore dell'orchestra divenuto altissimo, le tenebre sono solcate da un lampo che illumina Orlando, coperto dell'armatura splendente, e roteante Durendala.

Finalmente il velo si dissipa e il campo di battaglia appare, nella sua tragicità, sotto la rossa luce del crepuscolo.

È il passo di Roncisvalle, nei Pirenei. Rupi selvagge e scoscese, chiomate di sterpi, incombono suI disagevole sentiero che serpeggia e si perde fra pareti di roccia.

I paladini sono tutti morti, tranne Oliviero, agonizzante fra mucchi di cadaveri, e Orlando che, su una catasta di nemici uccisi, continua a roteare terribilmente la spada contro un gruppo di Saraceni che tentano invano ferirlo. L'arcivescovo Turpino, anch'egli ferito, sta in disparte a pregare, con le mani in alto, Da una rupe si affaccia a guardare Truffaldino.

TRUFFALDINO

(ai saraceni)

Atterratelo, almeno; rovesciatelo! Procurate colpirlo al tallone sinistro, al tallone nudo,
buoni a nulla!

ORLANDO

Aiuta, Dio! l'oste infedele è rotta!
Qui, paladini, qui, gli ultimi colpi!

TURP1NO

I tuoi compagni sono tutti morti!

ORLANDO

(precipitandosi giù dall'orrida catasta
sul resto dei nemici, che fuggono.)

No, no! non ànno udito la mia voce!
Accorreranno! Io chiamerò più forte
e accorreranno… Ov'è Oliviero?

OLIVIERO

Io muoio!

ORLANDO

(gli accorre accanto e tenta rialzarlo.)

Oliviero, fratello della dolce
Alda mia, non morire! No, tu non
morire! Nella mia brama di gloria
io non pensavo d'immolare voi!
Odi, dalle mie carni io taglierò
dei brani per rimarginar le vostre
ferite…

OLIVIERO

            Ma le tue carni non sono
vulnerabili...

ORLANDO

                        Maledette sono!
Odi!… attendi a morire! Io suonerò
l'olifante e verrà l'imperatore
col resto dell'esercito a soccorrere.

OLIVIERO

Sire Orlando, ora è inutile il tuo corno;
non suonare. Dio solo può soccorrermi.

ORLANDO

Suonerà perché vengano a raccolta
a farvi onore!

OLIVIERO

                    Nella morte è il nostro
onore, e il nostro amore per te, conte!

ORLANDO

Suonerò per sottrarvi agli avvoltoi!

(porta l'Olifante alla bocca, e tosto un
suono formidabile prorompe, un
suono che pare si propaghi di monte
in monte, salga a percuotere il cielo.
Oliviero muore.)

Oliviero! Oliviero! Chi t'à ucciso?
Una maledizione tu mi gridi
con cento bocche dalle tue ferite!
Vi supplico, arcivescovo Turpino,
insieme coi miei morti beneditemi;
fatemi udire la voce di Dio
placato, dopo la mia folle sfida!

TURPINO

Dio ti riavrà per suo diletto figlio!

(benedice i morti e il sopravvissuto, e
poi s'adagia stancamente in atto di
preghiera.)

ORLANDO

(s'inginocchia accanto al cadavere dell'amico.)

Oliviero…

TRUFFALDINO

(riappare, più prossimo, e spianato
l'archibugio, urla terminando
beffardamente il verso.)

Sei morto, burattino!

(spara e colpisce l'eroe al tallone indifeso.)

ORLANDO

(à un soprassalto alla strana e ignota
sensazione del colpo. Si leva in piedi,
e fa per balzare. Ma la ferita lo
inchioda al suolo.)

Quale eroe, o qual fulmine divino
mi à colto?

TRUFFALDINO

(fa un passo, ghignando)

Questa volta, ci sei!

ORLANDO

(tenta ancora uno sforzo con la spada
levata; ma sente subito la vanità del
suo conato e abbassa l'arma inutile.)

                            Solo tu dovevi vincermi!
Che attendi ora?

TRUFFALDINO

È la tua spada che mi occorre, l'unico arnese che manchi al mio museo.

ORLANDO

                            No: Durendala è mia
anche dopo la morte! — Che una stilla
d'acqua ancor possa ristorar le mie
arse fauci, che un sorso sopperisca
il sangue che mi svuota il cuore, ed io
potrò salvarla ! — A te, madre di Dio,
io grido la parola di tuo figlio
Nazzareno sul monte arido: «Sitio!»
Il tuo calice amaro berrò, Cristo
Gesù!

(cade in ginocchio perdendo le forze.)

TRUFFALDINO

(sedendo rassegnato su un macigno poco discosto.)

Ho aspettato tanto! posso consentire a lasciarti fare l'ultima figura. Ma la tua spada sarà
mia!

ORLANDO

(con energia disperata)

            No! col mio ultimo respiro
io te la lascio in pezzi, Truffaldino!

(batte fortemente la spada contro la
roccia per frantumarla; ma l'acciaio
non si frange e invece dal macigno
sgretolato zampilla una polla d'acqua
cristallina tra una musica fluida di
violini e di flauti.)

Nostra Donna mercé! mercé, Regina
dei cieli, per quest'ultimo prodigio!

(beve lungamente — le sue forze si
rinfrancano — egli può alzarsi un'
altra volta formidabilmente
brandendo la folgore di Durendala
infrangibile.)

TRUFFALDINO

(indietreggia, con ira rabbiosa)

La finirai ugualmente! E ti darò una bella notizia: Angelica è mia, e me ne gioverò presso i
potenti per i miei disegni!

ORLANDO

(à un trasalimento; ma l'ascesi lo
riprende e lo rapisce in una nuova
visione.)

Per Alda, Dio, per lei che non m'ascolta,
ti supplico, che viva e mi ricordi,
e profferisca il mio nome senza onta!

(si ode lontano la voce del Messo di
Alda, che grida)

LA VOCE

Sire Orlando d'Anglante!....

ORLANDO

                                        Non è l'angelo
Gabriele che ancor presto mi chiama,
senza l'ultima gioia?

LA VOCE

(più prossima)

                                    Sire Orlando!

ORLANDO

Vieni, ti riconosco: Alda ti manda,
messaggero d'angoscia, ad annunziarmi
ch'ella dal cuore suo m'à cancellato?

IL MESSO

(appare, lacero, ansimante, morente, e
lancia tutto che gli resta di vita in un
ultimo grido.)

Sire d'Anglante, Alda la Bella t'ama
sempre, e muore con te!

(stramazza)

ORLANDO

(come transumanato dalla gioia.)

                                        Tu non l'avrai
la mia spada, bandito! - O Durendala
come sei bella e rilucente e chiara!
Braccio vil non ti regge e forza umana
non ti spezza! Pel mondo io ti portai
con la croce dell'elsa, con la fiamma
struggitrice del taglio, col diamante
della costa inflessibile che salva
dai colpi avversi: triplice segnacolo
di virtù sovrumane fra l'umana
greggia. Dovunque ti levai, raggiasti
luce di Dio; dovunque ti vibrai
fu santa guerra: e, prono, in te fidava
ogni umile e tremava ogni malnato
spirito! — O Durendala, resta intatta
non più nel mondo dove non mano
che t'impugni, ma sul mondo: io ti lancio
nel cielo, tra i fiori di luce, e quale
nuova costellazione splenderai
lungamente sugli uomini, immortale
e pia!

(raccoglie il suo titanico vigore
nell'ultimo sforzo e lancia Durendala
verso il cielo. La spada attinge
l'azzurro e vi si fissa, splendente con
l'improvviso sgorgare di astri
impreveduti.)

                    Finché in un evo non lontano,
forse, il pugno di un nuovo eroe verrà
a coglierti, così sacra, nei prati
del firmamento e ti folgorerà
su la Terra, per l'ultima battaglia!

(porta alla bocca l'olifante e ripete l'appello
che empie l'aria d'una musica gigantesca;
finché le vene gli scoppiano ed egli
procombe. Truffaldino fugge mordendosi i
pugni.
Il frastuono dell'esercito franco che accorre
subentra a quello del corno. Appaiono i primi
Guerrieri di Carlomagno con fiaccole;
innanzi a tutti Astolfo.)

LA VOCE DI CARLOMAGNO

A voi, miei paladini! conte Orlando!

VOCI

Il conte Orlando non è più!
                                            - Vuotato
è il mondo!
                        - Orba è la Terra del sovrano
sire d'ogni valore e cortesia!

ASTOLFO

Noi lo faremo eterno, o poesia!

E s'abbassa il velario

IL POEMA FINISCE

 

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