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DEATH SS

Quante band italiane possono oggi contare su un tribute album a loro dedicato? Quante altre possono vantare le partecipazioni a tributi artisticamente ineccepibili come quello riservato all’opera cinematografica di Lucio Fulci? Quante altre possono aver attraversato i decenni ed essere pronte sugli scudi, crescendo, mettendosi in discussione, cambiando pelle ma mai la sostanza?

L’esordio ufficiale dei Death SS risale al 1981, con un demo intitolato ‘Horned God Of The Witches’ ed a tutti gli effetti le composizioni di quel periodo avevano già in nuce la grande carica di horror music divenuta in seguito il marchio di fabbrica del gruppo, non a caso ancora oggi detentrice del titolo di metal band italiana per antonomasia.

Da sempre, il nome Death SS ha rappresentato il connubio della musica suggestiva rigorosamente hard rock ed heavy metal con le tematiche horror-sataniche ed il teatro grand guignol. Basti tener presente la loro prima canzone composta, quella ‘Terror’ (1977), oggi un classico.Sin da allora i loro concerti erano esperienze di  teatralità e horror music.

Il primo vero album della band uscì postumo e fu una raccolta di demo e singoli, ‘The Story Of Death SS 77/84’. Questo l’unico disco (escludendo collaborazioni saltuarie nel futuro) nel quale troviamo affiancati i due fondatori del gruppo, Paul Chain e Steve Sylvester. Il primo abbraccia la strada della sperimentazione, mentre il secondo rifonda la band e parte delle canzoni del passato intitolando il tutto ‘In Death of Steve Sylvester’, agganciandole tra loro per costruire un particolare concept sulla paura e sul terrore. Iniziano anche le cover, realizzate come tributo all’hard rock degli anni settanta, (fra gli altri, Black Widow, Atomic Rooster, il musical Jesus Christ Superstar, Uriah Heep, nel corso della lunga carriera), che entra prepotente nel sound della band ed in ‘Black Mass’, disco ancora oggi considerato come uno dei migliori nella produzione del combo.

‘Heavy Demons’ è del 1981, con la devastante ‘Where Have You Gone?’ al quale segue il documento live, ‘The Cursed Concert’, disco controverso per molti degli estimatori della band, penalizzato da una resa sonora poco convincente. Nel 1994 Sylvester pubblica un album solista. ‘Free Man’ è un grandioso tributo all’hard rock, contenente gioielli quali ‘Broken Soul’ e ‘Preacher man’. Il silenzio dura sino al 1996, quando nasce la Lucifer’s Rising (etichetta personale di Sylvester) con ‘Horror Music, The Best Of Death SS’, un doppio album che ripercorre luci ed ombre del gruppo, da ‘The Night Of The Witch’ del 1982 sino alle canzoni di ‘Evil Metal’ interpretate da Steve. Due anni dopo, con un mirabile concept album sulle tematiche Crowleyane, il gruppo si impone con la prima grande svolta. ‘Do What Thou Wilt’ è paragonabile solo a ‘Black Mass’ come intensità e songwriting. Nessuna pausa, perché il seguito di ‘Free Man’ si chiama ‘Mad Messiah’ e focalizza ancora di più l’amore per l’hard rock, un altro grande album a firma Sylvester. Infine, il nuovo millennio si tinge di high-tech, e ‘Panic’ dimostra il nuovo grandioso stato di salute della band italiana che meglio ha resistito nel metal e per il metal, rigenerandosi, riproponendosi e rimanendo in ogni caso fedele a se stessa. Moderna, oggi, fra ‘Hi Tech Jesus’, ‘Tallow Doll’, ‘Hermaphrodite’, ‘Lady Of Babylon’ e il nuovo anthem ‘Let The Sabbath Begin’, la storia dei Death SS continua.

DISCOGRAFIA

Terror  (1981) (sulla compilation ‘Gathered Compilation’)

Zombie/Terror (1982) (singolo 7”)

The Night Of The Witch/Black Mummy (1982) (singolo 7”)

Profanation/Spiritualist Séance (1983) (singolo 7”)

Evil metal (1983) (ep 7”)

Black and Violet (1984) (sulla compilation “HM Eruption”)

The story of Death SS 77/84

The Story Of Death SS 77/84  (1986) Dieci canzoni che hanno popolato l’underground a lungo, che scorrono secondo cronologia verso ‘The Bones And The Grave’ qui presente in versione live


In death of Steve Sylvester

In Death Of Steve Sylvester (1988)
Oltre alla classica ‘Vampire’ è in questo primo vero album dei Death SS che risiede tutta la furia di ‘Murder Angels’. Un inizio (o una reincarnazione?) molto promettente.

Vampire (1989) (singolo 12”)
Per la prima volta su disco, la versione live di ‘Come To The Sabbath’ oltre al secondo omaggio ai Black Widow con ‘In Ancient Days’.

Black mass

Black Mass  (1989)
‘Horrible eyes’, ‘Cursed Mama’, ‘Kings Of Evil’ e ‘Black Mass’ sono tutte qui. La cover questa volta è tratta dal musical ‘Jesus Christ Superstar’. Essenziale per conoscere la metal band italiana.

Kings Of Evil (1990) (singolo 12”)

In The Darkness/Mandrake Root (1990) (singolo 7”)

Where Have You Gone? (1991) (singolo 12”)

Heavy demons

Heavy Demons (1991)
Viene ripresa ‘Inquisitor’ dagli esordi, il singolo è l’anthemica ‘Where Have You Gone’ presentata ancora oggi in ogni show del gruppo, ‘Baphomet’ è un classico dei concerti. Da segnalare la partecipazione di Oliver Reed, un cameo in  ‘Walpurgisnacht’.

The Cursed Concert (1992)

Straight to hell

Straight To Hell (1993) (mini-CD)
E’ interessante, di questo live album,  la ristampa su CD perché arricchita da numerose bonus, fra le quali l’intero EP ‘Straight To Hell’. Uscì anche il corrispettivo in formato videocassetta.

The Cursed Singles (1995)  (ristampa in box dei primi 4 singoli)

The best of horror music

Horror Music The Best Of  (1995)
Un best of che è qualcosa in più di una semplice raccolta. Vengono presentate sei composizioni che mai erano state pubblicate su cd ed erano pure chimere per collezionisti. La lussuosa confezione del cd (identica a quella del vinile anche per dimensioni) ha fatto la gioia di tutti i feticisti del gruppo.


Do what thou wilt

Do What Thou Wilt (1997)
Una sterzata, clamorosa, maturata, intelligente. Artisticamente una nuova crescita per il gruppo che  tra ‘Phoenix Mass’, ‘Baron Samedi’, ‘Scarlet woman’ e ‘Guardian Angel’ si rifiuta di fare prigionieri. Un balzo in avanti, fedeli a se stessi. Un ottimo album. Una parte della trilogia indispensabile del gruppo.

Baron Samedi (1998) (cd single)

Scarlet Woman  (1999) (singolo 12”)

Guardian Angel (1999) (singolo 7”) (disponibile solo nel box ’The night of the living Death SS’)

Panic

Panic (2000)
Questo disco è uno dei più importanti del gruppo. Si potrebbe anche azzardare l’ipotesi che ‘Panic’ abbia in sé le stesse caratteristiche di ‘Black Mass’ relativamente al futuro dello stile di molti gruppi. La produzione di Neil Kernon dà il giusto tocco a canzoni decisamente ispirate che cancellano ogni dubbio su chi siede al trono del metal italiano. Elettronica che sposa il Death SS style, un disco mediocre solo per chi si limita alla superficialità nell’ascolto, il resto non conta.


STEVE SILVESTER

Free man

Free Man (1994)


Divine manipulation

Divine Manipulation (1996) (cd single)
Visti come un’unica opera, a queste due uscite partecipano quasi tutte le line up dei Death SS, ma lo stile è diverso, qui si gioca sull’amore per l’hard rock, viscerale, figlio degli anni settanta e brutalizzato in un remix techno, omaggiato in ‘Time to live’ degli Uriah Heep. Tutto ciò che avreste voluto sapere sul background della band è nell’esordio da solista di Sylvester.


Mad Messiah

Mad Messiah  (1999)
‘Ancient Dreams’ e la title track sono esempi di come si possa, alle soglie del nuovo millennio, proseguire la strada lasciata con ‘Free Man’. Un album ancora più riuscito del precedente solista, impreziosito, come se non bastasse, dalla ‘Heaven On Their Minds’ di Andrew Lloyd Webber.

(nella discografia sono citate le versioni Lucifer Rising/Self in quanto attualmente reperibili in versione rimasterizzata con l’aggiunta delle b sides dei vari singoli estratti)

 

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