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NECRODEATH

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La nascita del gruppo è datata 1985, con Claudio, Peso, Ingo e Paolo (chitarra, batteria, voce e basso, nell’ordine). Le loro radici sono solide fra Slayer, Voivod, Kreator e Bathory, come si può riconoscere nel loro primo demo intitolato ‘The Shining Pentagram’.

Due anni dopo, ‘Into The Macabre’, disco fondamentale non solo per il gruppo, ma anche per Cradle of Filth, Cannibal Corpse, Immortal, Brutal Truth ed At the Gates che li citeranno come loro influenza. ‘Fragments Of Insanity’ è invece del 1989 e rappresenta il disco dello split del gruppo, che lascia un vuoto nell’underground e nel cuore dei loro die hard fans.

Peso comunque rimane nel giro della musica, mentre Claudio ne esce, pur non dimenticando la chitarra. Durante questo lasso di tempo, è quest’ultimo ad approfittare di un momentaneo periodo di riposo del drummer per stuzzicarlo nuovamente ed abbozzare l’idea di rimettere insieme la band. Si riparte con le prove, con la composizione di nuovo materiale ed ecco che dalle proprie ceneri, come l’araba fenice, rinasce il monicker Necrodeath.

Con la formazione rimaneggiata, John prende il posto di Paolo  e Flegias (da vecchia data nello staff del gruppo e componente degli Opera IX) quello di Ingo, all’inizio del nuovo millennio tornano a far parlare di loro con ‘Mater Of All Evil’, titolo diretto discendente dal loro classico ‘Mater Tenebrarum’, un disco spacca ossa dalla produzione scintillante, realizzato agli Underground studios svedesi di Pelle Saether,  che consente ai Necrodeath di riportare il loro nome e la loro proposta sui palchi italiani.

Discografia:

Into The Macabre (1987)

Un cult album, death metal ante litteram, ispirazione di tanti blasonati colleghi.

Fragments Of Insanity (1989)

L’innesto delle due chitarre non bilancia il malessere che impregna il gruppo. Un disco che viene messo in disparte. Al momento solo per collezionisti, più che altro per la sua difficile reperibilità.

Into The Macabre (1999) (ristampa)

Mater Of All Evil  (2000)

Mater of all evilIl graditissimo ed auspicato come back, un muro di suono, un cantato di carta vetrata, una produzione che non ha eguali nel death metal.

 

 

 
 

 

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