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SLIPKNOT

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Des Moines, Iowa. Cosa? Non l’avete mai sentita nominare? C’è poco da stupirsi, purtroppo. The Middle Of Nowhere, o giù di lì… Des Moines ha tutta l’aria di un posto che quando si è a corto di parole si descrive come “borghese, noioso, bigotto, irritante”, e i 9 membri degli Slipknot ne hanno pagato il prezzo, il caro prezzo della proprio sanità mentale. Come spiegare altrimenti la fonte inesauribile di rabbia, angoscia e frustrazione che serve ad alimentare questo nuovo gioiello di casa Roadrunner? Gli Slipknot sono gli ultimi aggiunti al bill del Gods Of Metal, inclusione che permette loro di sostituire gli annulllati Type O Negative e di recuperare la data meneghina saltata nel Marzo scorso. L’apparizione allo Stadio Brianteo è inoltre il loro debutto in terra italiana: decisamente lusinghiero, se consideriamo che suoneranno appena prima dei maestri Slayer!

 Ma come sono arrivati in così poco tempo ad un traguardo così grande? Sicuramente la massiccia promozione di cui hanno usufruito ha giocato una parte importante, ma c’è da dire che il loro debutto sulla lunga distanza è decisamente da annoverare fra le sorprese del 1999: si tratta infatti di un’uscita coraggiosa, che era necessaria per tirare le fila del discorso crossoveristico e (new) metallico dell’ultimo scorcio di secolo. ‘Slipknot’ si merita l’appellativo “coraggioso” perché osa andare oltre la finta sicurezza di un gruppo come i Coal Chamber, incastrando in ritmiche techno-tribali elementi mediati dal death metal tanto quanto dall’hip hop. C’è il rischio di spiazzare l’ascoltatore, che si è ormai creato una forma mentale del crossover e sa esattamente cosa aspettarsi: riff funky-distorto, ritmica sincopata, voce urlata/melodica. 

Gli Slipknot non riescono ad abbattere tutti questi clichè al primo tentativo, sia chiaro, ma esibiscono un piglio spavaldo e non intimorito dalla velocità e dal rumore che esclude intenzioni troppo ruffiane e concessioni radiofoniche. La Grande Rete ci ha permesso inoltre di leggere resoconti leggendari sul livello di violenza sprigionata on stage, e l’home video ‘Welcome To Our Neighbourhood’ ne dà conferma: i 9 membri del gruppo, tutti rigorosamente mascherati, non risparmiano energie in alcun modo e danno vita ad un vero massacro! 

Malgrado l’omonimo album su Roadrunner non sia il vero e proprio debutto discografico degli Slipknot, c’è da scommettere che la scaletta verterà completamente su di esso: ‘Mate. Feed. Kill. Repeat’, uscito nel 1997, non ha ottenuto grandi favori di vendite, essendosi solamente imposto come un buon prodotto “locale” e nulla più. La firma del contratto I Am Recordings / Roadrunner e la produzione di “Re Mida” Ross Robinson spostano il discorso ad un livello decisamente superiore!

Discografia:

Slipknot (1999)

Slipknot

Preceduto da un hype assolutamente unico, ‘Slipknot’ è uno dei debutti più importanti dell’anno. Prodotto con perizia dall’ormai intoccabile Ross Robinson, si presenta come un disco ferocissimo, eseguito da musicisti (soprattutto il batterista) dotati di doti tecniche non trascurabili. Slayer, hip-hop, Sepultura, musica industriale e neo-tribalismo si inseguono per tutta la durata dell’album: un’esperienza sonica deragliante.

 

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