Sergio Corazzini

 

Il mio cuore

 

Il mio cuore è una rossa

macchia di sangue dove

io bagno senza possa

la penna, a dolci prove

 

eternamente mossa.

E la penna si muove

e la carta s'arrossa

sempre a passioni nove.

 

Giorno verrà: lo so

che questo sangue ardente

a un tratto mancherà,

 

che la mia penna avrà

uno schianto stridente...

... e allora morirò.

 

 

Invito

 

Anima pura come un'alba pura,

anima triste per i suoi destini,

anima prigioniera nei confini

come una bara nella sepoltura,

 

anima, dolce buona creatura,

rassegnata nei tristi occhi divini,

non più rifioriranno i tuoi giardini

in questa vana primavera oscura.

 

Luce degli occhi, cuore del mio cuore,

tenerezza, sorella nel dolore

rondine affranta nel mio stesso cielo,

 

giglio fiorito a pena su lo stelo

e morto, vieni, ho spasimato anch'io,

vieni, sorella, il tuo martirio è il mio.

 

 

Rime del cuore morto

 

O piccolo cuor mio, tu fosti immenso

come il cuore di Cristo, ora sei morto;

t'accoglie non so più qual triste orto

odorato di mammole e d'incenso.

 

Uomini, io venni al mondo per amare

e tutti ho amato! Ho pianto tutti i pianti

vostri e ho cantato tutti i vostri canti!

Io fui lo specchio immenso come il mare.

 

Ma l'amor onde il cuor morto si gela,

fu vano e ignoto sempre, ignoto e vano!

Come un'antenna fu il mio cuore umano,

antenna che non seppe mai la vela.

 

Fu come un sole immenso, senza cielo

e senza terra e senza mare, acceso

solo per sé, solo per sé sospeso

nello spazio. Bruciava e parve gelo.

 

Fu come una pupilla aperta e pure

velata da una palpebra latente;

fu come un'ostia enorme, incandescente,

alta nei cieli fra due dita pure,

 

ostia che si spezzò prima d'avere

tocche le labbra del sacrificante,

ostia le cui piccole parti infrante

non trovarono un cuore ove giacere.

 

 

Sonetto d'autunno

 

Foglie e speranze senza tregua, foglie

e speranze; non hanno rami e cuori

cadute eguali allor che i primi ori

Autunno triste su la terra accoglie?

 

L'anima poi che nell'audaci voglie

si disfece con gli ultimi rossori

della sua giovinezza, in foglie e fiori

malinconicamente si discioglie.

 

E resta il cuore e resta il ramo: soli

sospiranti in un intimo richiamo

la rossa estate e il suo vivere corto.

 

Ma se tornino i buoni e dolci soli

primaverili, rinverranno il ramo

pien di speranza e il cuore, invece, morto.

 

 

L'anima

a Guido W. Sbordoni

Tu sai: l'anima invano si martòra

di sogni; al mar non più le fragorose

acque dei fiumi giungon desiose

di confondere lor voce sonora

 

con quella che sì forte le innamora

da farle di ogni immagine obliose,

ma van per l'onda petali di rose

come se Ofelia vi dormisse ancora.

 

Tu sai: l'anima ben vide cadere

tutte le foglie e in ogni foglia un puro

desiderïo, fin che, in suo tormento,

 

le parve dolce figurarsi in nere

vesti, per sempre crocifissa al muro

di un lontano antichissimo convento.

 

 

Sonetto della desolazione

 

Anima, come oggi nessuno arriva,

non tendere le pallide tue mani

a i cieli, troppo noi siamo lontani

e troppo melanconica è la riva.

 

Dici: domani... Oh, non sperar domani

più! La speranza è nel tuo cuore viva

così che l'abbandono la ravviva

con i suoi tristi addii quotidiani?!

 

Ben ora è che di tutto si disperi

e che il rosario dei futuri giorni

ci conduca al più puro dei misteri

 

in queste solitudini malate,

vedove di partenze e di ritorni,

simili a stazioni abbandonate.

 

 

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