Moretti Federico presenta:
IL VOLO DEL
GABBIANO D’ARGENTO
La storia della Nazionale
italiana maschile di pallavolo dal 1947, anno della sua fondazione,
INDICE
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Prefazione: Storia della “Minonette”
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La pallavolo arriva in Italia
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La Nazionale italiana di pallavolo maschile
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Dagli oratori al primo Europeo
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1949: anno del primo Mondiale
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Universiadi del 1970: Italia d’oro
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Dall’oro delle Universiadi alle delusioni dei
-
Verso i Mondiali di Roma 1978
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La leggenda del “Gabbiano d’argento”
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Dal Gabbiano d’argento all’Era Velasco
Questa
breve tesina ha come obiettivo di fondo quello di portare alla conoscenza di
tutti voi, che vi state accingendo alla sua lettura, le varie fasi della storia
della Nazionale italiana maschile di pallavolo dall’anno della sua fondazione,
1947, fino all’arrivo sulla panchina azzurra del tecnico argentino Julio
Velasco, 1989.
Per meglio comprendere questa storia meravigliosa è opportuno conoscere dove e
come la pallavolo ha mosso i suoi primi passi.
Le
origini della pallavolo sono molto lontane nel tempo se si pensa al suo
antenato: il gioco della palla. L’esistenza di questo gioco nel passato è
attestato anche da illustri cantori come Omero (che nella sua Odissea cita il
gioco dei Feaci di Re Alcinoo e della figlia Nausicaa), ai vari Sofocle, Orazio
e il famoso medico Galeno (con palla di cuoi riempita di piume o gonfiata ad
aria).
Durante il principato romano erano molto diffusi alcuni giochi con la
palla utilizzati dai romani per migliorare il loro aspetto fisico sia in un
ambiente chiuso situato all’interno delle terme (sferisterio), sia
nelle ville private.
Il gioco dei più giovani e delle ragazze romane che più degli altri si
avvicinava alla nostra pallavolo era il gioco con la palla follis, un tipo di
palla molto più leggera rispetto agli altri tipi di palla del tempo come la
palla triangonalis, la paganica e l’harpastum.
La nostra pallavolo trae
origine da questo gioco ma si afferma come disciplina sportiva soltanto alla
fine dell’800 negli Stati Uniti d’America.
La pallavolo è un gioco che è nato con intenti modesti. Doveva soltanto
riuscire a divertire la gente che trascorreva l'intera giornata nelle fabbriche.
Il professore Wiliam G. Morgan del college di Holyoke nel Massachusetts è
considerato come l’inventore della pallavolo, da lui chiamata con il nome di
“Minonette”, e l’anno della nascita della pallavolo è considerato il
1893.
Le prime regole del gioco della pallavolo pubblicate sulla rivista "Phisical
Education" nel 1896 furono sintetizzate in questo modo:
"La
pallavolo è un gioco che si può praticare nelle palestre e sui campi scoperti.
Il numero dei giocatori è illimitato. Il gioco consiste nel rimandare il
pallone dall'una all'altra parte della rete con l'uso delle mani senza che
esso tocchi terra. Il gioco ha le caratteristiche del tennis e della
pallamano……… La rete è alta 198 cm mentre la sua larghezza è di 61 cm,
il campo è 15,23m X 7,62m ed il
pallone ha una circonferenza da 63,50 a 68,58 cm con un peso da 225 a 340 g”
primi sviluppi della pallavolo si ebbero ovviamente negli Stati Uniti
d'America ma questo sport prese piede anche all'interno del Canada.
Durante la prima guerra mondiale si diffuse anche in Europa , soprattutto
nell'U.R.S.S. e nell'est europeo.
Sviluppo notevole ebbe anche in Francia ed in Portogallo e proprio dai francesi
cominciarono ad apprenderlo i nostri primi pallavolisti.
In Italia la pallavolo ha una
storia molto recente. Basti pensare che la prima partita di pallavolo giocata
nel nostro paese risale al 5 aprile del 1917 mentre per i primi campionati
nazionali di pallavolo occorre aspettare il 1946.
La prima partita di volley era tra due squadre di soldati americani che si
trovavano in una base di idrovolanti nel porto-canale di Ravenna. Questo fatto
ci spiega perché Ravenna è considerata come la “culla della pallavolo
italiana”.
Per più di venticinque anni la palla a volo (come era stata chiamata in
ossequio all’autarchia fascista) rimase uno sport praticato quasi
esclusivamente dai militari per migliorare la propria forma fisica; erano
pochissime le persone che praticavano questo sport in modo perpetuo nel loro
dopolavoro.
Nel 1946 si svolgono ad Alessandria i primi campionati nazionali di pallavolo
maschile, vinti dalla squadra della Robur Ravenna nella finale contro i padroni
di casa.
Nello stesso anno nasce la Federazione italiana palla a volo (F.I.P.A.V.),
precisamente il 31 marzo del 1946. Il 2 gennaio del 1947 fu riconosciuta dal
C.O.N.I. (Comitato olimpico nazionale italiano) come federazione aderente e nel
1955 divenne effettiva.
Nell’anno del riconoscimento
della F.I.P.A.V. da parte del C.O.N.I. prende vita la prima Nazionale di
pallavolo maschile.
La composizione della prima Nazionale fu affidata a Pietro Bernardi, il quale
convocò inizialmente quasi tutti i giocatori della Robur Ravenna, vincitrice
dei primi campionati italiani, suscitando la reazione di alcuni giocatori come
il piemontese Piacco, il quale affermò:
“Noi piemontesi siamo più forti dei romagnoli, dateci l’opportunità di dimostrarlo sul campo”
Si svolse così un triangolare
tra le regioni Piemonte, Emilia Romagna e Liguria, al termine del quale
sarebbero stati scelti i primi azzurri della pallavolo.
Questo torneo dimostrò la superiorità della squadra di Piacco che si impose in
entrambe le partite per 2-0 (due set a zero). Fu così che Bernardi cambiò le
sue convocazioni inserendo molti giocatori piemontesi a discapito di molti
romagnoli.
La squadra selezionata dal bolognese Bernardi disputò la prima partita della
storia della Nazionale italiana di pallavolo, due mesi dopo il termine del
triangolare, a Parigi, il 19 aprile 1947, contro la Francia che piegò gli
azzurri in quattro set.
19 aprile 1947 amichevole FRANCIA 3 – ITALIA 1 (15-9, 15-3, 9-15, 15-6)
Durante questa partita, che si
svolse in notturna all’interno del gremito palasport Japi, i nostri giocatori
si trovarono disorientati dall’utilizzo delle luci artificiali visto che loro
erano stati abituati a giocare all’aria aperta sui campetti sterrati.
Per la prima vittoria della squadra di Bernardi occorrerà aspettare altri due
giorni quando a Tolosa, contro i padroni di casa (Tolouse) la Nazionale italiana
si impose per tre set ad uno.
Nella partita successiva l’Italia si arrende soltanto al quinto set contro il
Muc Montpellier padrone di casa, mentre nella sfida conclusiva della trasferta
francese a Cannes l’Italia si impose al quinto set contro il Cote Azure.
Facevano parte di questo primo gruppo azzurro: Allessio, Baccarini, Montanari,
Bussetti, Colaluca, Cresta, De Bernardi, Marroncini, Matteuzzi e Piacco.
Nel 1948 Angelo Costa diventa il
tecnico della rappresentativa italiana che nello stesso anno dovrà affrontare
il primo Europeo della storia, che
si svolgerà proprio nel nostro paese, a Roma.
In preparazione di questo torneo continentale Costa organizza una serie di
allenamenti a Ravenna, la maggior parte dei quali la mattina presto prima di
recarsi a lavoro, all’interno di un oratorio.
Viste le origini cattoliche di alcuni gruppi sportivi, papa Pio XII riceve in
Vaticano la Robur Ravenna con diversi azzurri e si congratula con loro.
Questo è un fatto di eccezionale rilevanza, per la prima volta una così alta
autorità si interessa di questo sport nascente: la pallavolo.
Dopo aver effettuato un ritiro di circa un mese in Toscana, a
Firenze, gli azzurri si preparano alla prima avventura europea.
A Roma si svolgono i primi Europei della storia dal 24 al 26 settembre 1948 tra
Italia, Belgio, Cecoslovacchia, Francia, Olanda, e Portogallo.
Gli Europei si svolgono nel Foro Italico, riaggiustato per l’occasione, dopo
essere stato distrutto durante la seconda guerra mondiale. Della compagine
reduce dalla trasferta francese restano in maglia azzurra soltanto De Bernardi,
Baccarini e Montanari (capitano della Nazionale azzurra).
Nelle prime tre partite del torneo continentale l’Italia si impone nettamente
(3-0) rispettivamente con Belgio, Olanda e Portogallo. La prima sconfitta arriva
con la Francia per tre set a due (15-13 al tie-break).
Nello stesso giorno della sconfitta con la Francia la Nazionale azzurra deve
affrontare, nella sua ultima sfida del torneo, la temutissima Cecoslovacchia.
La Cecoslovacchia, unica rappresentativa dell’Est Europa nel primo torneo
continentale, piega la nostra Nazionale in soli tre set con dei parziali
nettissimi (1-15,5-15,5-15) ed utilizzando delle combinazioni in attacco mai
viste prima d’ora, i trenini (ovvero le attuali combinazioni in veloce).
Nonostante le due sconfitte con Francia e Cecoslovacchia, l’Italia sale sul
podio conquistando un meritatissimo bronzo (prima medaglia vinta dalla Nazionale
italiana di palla a volo, come ancora veniva chiamata).
Dopo un primo anno
indimenticabile, con la conquista del bronzo europeo, gli azzurri iniziano la
loro preparazione in vista del primo Mondiale di pallavolo, a Praga.
Per la prima volta, in preparazione di un torneo ufficiale, la Nazionale azzurra
svolge una serie di amichevoli, ovviamente tutte con la solita Francia, ed anche
un collegiale a Vercelli.
Dopo pochi mesi di allenamento arriva il Mondiale cecoslovacco.
Dopo aver perso nelle prime due partite del torneo contro Bulgaria e Francia
l’Italia conquista la sua prima vittoria del Mondiale battendo per 3-0 il
Belgio ed approdando così alla finale per il settimo posto contro l’Ungheria.
La partita non ha storia, l’Ungheria si impone per 3-0 sugli azzurri con i
seguenti parziali: 15-12, 15-2, 15-10. L’Italia conclude così il Mondiale,
vinto dalla fortissima rappresentativa russa,
all’ottava posizione (su dieci squadre partecipanti).
Il primo Mondiale di pallavolo viene ricordato, più che per l’incontrastato
dominio dei russi, per la loro premiazione.
Infatti, dopo la finalissima del Mondiale vinta dall’Unione Sovietica, il
pubblico cecoslovacco, per non ascoltare l’inno sovietico, abbandona lo stadio
per rivendicare la propria autonomia dagli altri paesi dell’Est.
Il primo Mondiale procura incentivi ovunque sulla pratica della pallavolo, basti
pensare che in Italia dopo il torneo iridato il volley guadagna spazio anche
all’interno delle scuole con partitelle scolastiche e tornei di istituto.
Dopo il Mondiale cecoslovacco la panchina azzurra non “appartiene” più al
tecnico Costa ma all’allenatore della Ferrovieri Parma vincitrice dello
scudetto: Renzo Del Chicca.
In questo periodo l’attività della Nazionale si trova in un periodo di
ristagno, infatti non partecipa all’Europeo di Sofia del 1950 (che vede ancora
una volta il successo dell’Unione Sovietica) ed effettua una sola amichevole
ufficiale contro la Francia.
Gli Europei del 1950 furono i primi ed ultimi Europei che non videro la
partecipazione del sestetto azzurro.
Dopo aver raggiunto il terzo
posto nel primo Europeo la Nazionale azzurra entra in un periodo di crisi che
durerà più di un ventennio.
Infatti l’Italia, fino al 1967, non riuscirà a superare l’ottavo
piazzamento nel torneo continentale, come mostrato dalla tabella numero 1,
mentre nel torneo iridato non andrà oltre alla quattordicesima posizione
(vedere tabella numero 2).
ANNO |
località |
1°
classificata |
2°
classificata |
3°
classificata |
posizione
Italia |
1950 |
Sofia |
Urss |
Cecoslovacchia |
Ungheria |
-------------------- |
1951 |
Parigi |
Urss |
Bulgaria |
Francia |
8° |
1955 |
Bucarest |
Cecoslovacchia |
Romania |
Bulgaria |
9° |
1958 |
Praga |
Cecoslovacchia |
Romania |
Urss |
10° |
1963 |
Bucarest |
Romania |
Ungheria |
Urss |
10° |
1967 |
Istanbul |
Urss |
Cecoslovacchia |
Polonia |
8° |
tabella n°1
ANNO |
località |
1°
classificata |
2°
classificata |
3°
classificata |
posizione
Italia |
1952 |
Mosca |
Urss |
Cecoslovacchia |
Bulgaria |
-------------------- |
1956 |
Parigi |
Cecoslovacchia |
Romania |
Urss |
14° |
1960 |
Rio
de Janeiro |
Urss |
Cecoslovacchia |
Romania |
-------------------- |
1962 |
Mosca |
Urss |
Cecoslovacchia |
Romania |
14° |
1966 |
Praga |
Cecoslovacchia |
Romania |
Urss |
16° |
tabella n°2
Come è facile dedurre dalla
lettura delle due tabelle sopra illustrate, il ventennio 1949-1969 è
caratterizzato dal dominio incontrastato dell’Europa dell’Est, soprattutto
con la Nazionale dell’Unione Sovietica e della Cecoslovacchia.
Dopo aver concluso l’Europeo di Parigi del ’51 all’ottavo posto Del Chicca
si dimette lasciando libera così la panchina della Nazionale.
La Federazione italiana pallavolo (F.I.P.A.V.) inizia così una ricerca nei
paesi dell’Est per cercare un allenatore in grado di far fare un grande salto
di qualità agli atleti azzurri.
Al termine della ricerca viene contattato l’ex palleggiatore della Nazionale
slava ormai trentenne Ivan Trinajstic. Quando nel 1952 il Comitato centrale del
partito comunista decide di abolire il totocalcio Trinajstic, essendo vice
direttore del servizio pronostici di Belgrado, rimane senza lavoro ed accetta la
proposta della F.I.P.A.V..
La Nazionale che si trova a gestire l’allenatore slavo è in una situazione
disastrata, basti pensare che l’attività della rappresentativa azzurra è
stata praticamente ferma per più di due anni; è questo il motivo per cui non
parteciperà ai Mondiali russi del 1952.
Nell’Europeo di Bucarest del 1955 l’Italia, pur classificandosi soltanto
alla nona posizione, dà dimostrazione delle proprie capacità.
Dopo la sconfitta nella prima giornata del torneo contro la Romania padrona di
casa, per 3 set a 0,e nella seconda giornata contro la Polonia, sempre 3-0,
Azzurra (nome tipico di tutte le rappresentative del nostro paese) conquista una
serie di cinque vittorie consecutive rispettivamente contro Egitto
(3-0), Austria (3-2), Belgio (3-0), Finlandia (3-1) e Albania (3-2).
Nell’anno successivo l’Italia parteciperà al suo secondo Mondiale.
Nei Mondiali di Parigi del 1956 l’Italia dopo la sconfitta d’esordio contro
la solita Romania, incontrata anche all’esordio dell’Europeo di Bucarest,
riesce a vincere cinque partite consecutive. La serie positiva si interrompe con
la sconfitta contro il Brasile e, dopo aver vinto nettamente sul Portogallo,
l’Italia viene ancora battuta dalla Germania dell’Est e dall’Olanda.
Nel 1957 la pallavolo viene proclamata dal C.I.O. (Comitato internazionale
olimpico) sport olimpico anche se si dovrà aspettare le Olimpiadi di Tokio 1964
per il debutto della pallavolo come disciplina ufficiale. Questo ritardo è
dovuto principalmente dal fatto che la pallavolo è uno sport nato da poco
tempo; basti pensare che nel 1896, quando si svolsero le prime Olimpiadi moderne
ad Atene, la pallavolo era soltanto uno sport praticato all’interno dei due
college dell’Y.M.C.A. (Young men’s christian association) di Holyoke
(Massachusetts) e Springfield (New England) mentre altre discipline come la
Maratona e il salto in alto, presenti alle Olimpiadi di Atene del 1896, erano
praticate in tutto il mondo da molti secoli.
Gli Europei di Praga del 1958 sono gli Europei della Cecoslovacchia che bissa il
risultato ottenuto nell’Europeo di Bucarest del 1955 vincendo il torneo
continentale davanti alla Romania.
In questo torneo però la Cecoslovacchia introdusse un nuovo gesto tecnico:
l’”escavatore” (bagr in cecoslovacco), il quale verrà poi tradotto con il
neologismo bagher o bagger (gesto tecnico molto utilizzato dalla pallavolo
attuale).
Gli Europei del 1958 vedono partecipare un’Italia priva di alcuni dei suoi
giocatori migliori come spesso capitava nelle manifestazioni di quel periodo. La
pallavolo del tempo era caratterizzata infatti dal dilettantismo e tutti i
giocatori della Nazionale italiana di pallavolo svolgevano un lavoro che spesso
impediva loro di assentarsi per periodi molto lunghi. La Nazionale e la
pallavolo di quel periodo erano delle passioni che venivano praticate da persone
amanti dello sport, che rubavano il tempo al loro lavoro e alla loro famiglia
per dedicarsi a questa bellissima disciplina.
Le numerose assenze dell’Europeo di Praga influirono molto su Azzurra che
concluse il torneo alla 10° posizione, mettendosi alle spalle soltanto
l’Albania e la Turchia, e vincendo otto partite (quattro delle quali al
tie-break) su undici.
Il 1959 è l’anno della prima medaglia d’oro della storia della Nazionale
italiana di pallavolo conquistata ai Giochi del Mediterraneo. La conquista di
questo oro non ebbe molto eco viste le avversarie affrontate (Turchia, RAU
(Egitto) e Libano) ma contribuì a dare del morale agli atleti.
Ventisei anni dopo che gli eventi bellici della Seconda guerra mondiale
impedirono lo svolgimento delle Olimpiadi nel nostro paese nel 1944, l’Italia
ospiterà la sua Olimpiade.
I giochi della XVII Olimpiade dell’era moderna furono caratterizzati dal fatto
che l’Italia era stato il primo dei Paesi sconfitti nel Secondo conflitto
mondiale ad organizzare un evento sportivo così
rilevante come l’Olimpiade.
I giochi di Roma furono caratterizzati anche dall’assenza della pallavolo a
causa della Federazione che si trovava in un momento di crisi finanziaria ed
organizzativa. La presenza della pallavolo in questa prima Olimpiade italiana
avrebbe costituito un valido incentivo al suo sviluppo all’interno del nostro
paese, mentre la sua assenza contribuì a far rimanere in una zona d’ombra
questa disciplina molto conosciuta e molto seguita nei paesi dell’Est Europa e
nei paesi asiatici come Giappone e Cina.
La crisi finanziari della F.I.P.A.V. non permette ad Azzurra di partecipare ai
Mondiali del 1960 di Rio de Janeiro e neanche di effettuare altro genere di
incontri internazionali, provocando così una paralisi dell’attività della
Nazionale italiana come era accaduto già un decennio prima quando per la prima
volta Trinajstic si trovò ad allenare il gruppo azzurro.
La Nazionale azzurra ricompare nell’edizione del Mondiale di Mosca del 1962
raggiungendo la 14° posizione come l’ultimo Mondiale che aveva giocato nel
1956.
Questa edizione del torneo fu caratterizzato dalla sorpresa Giappone che si
classificò alla quinta posizione. La squadra asiatica faceva del gioco veloce
il suo punto forte, utilizzando una miriade di “trenini” (veloci) che
sorprese molte delle sue avversarie, non tutte; infatti la pallavolo giocata
dalle squadre dell’Europa dell’Est era tecnicamente molto più sviluppata di
quella della rappresentativa asiatica ed in grado di limitare l’efficacia di
questo gioco molto veloce.
Dopo aver concluso nell’anonimato l’Europeo svoltosi a Bucarest nel 1963 con
una deludente 10° posizione l’Italia di Trinijstic si trovò a disputare la
qualificazione olimpica in una sola gara contro l’Olanda. Il girone di
qualificazione olimpica, che si doveva svolgere in Francia e consegnava un solo
pass per le Olimpiadi di Tokio del 1964, comprendeva: Italia, Olanda, Francia e
Turchia.
Dopo che la Francia rinunciò all’organizzazione del girone di qualificazione
nel suo paese e dopo che la Turchia decise di non partecipare, Italia e Olanda
si giocarono il pass per Tokio a Bruxelles in Belgio il 25 gennaio 1964.
Alla centesima presenza sulla panchina azzurra Trinajstic si trova a disputare
in una unica partita l’obiettivo che si era prefissato da molto tempo, andare
alle Olimpiadi.
Dopo più di due ore di gioco gli azzurri, che rimontarono stando sotto 2 set ad
1, cederono al quinto set 15-10 dando così l’unico pass del girone
all’Olanda. L’unico rappresentante della pallavolo italiana ad andare a
Tokio sarà il presidente della F.I.P.A.V. Giannozzi, che nel 1961 prese il
posto del presidente Eynard (in carica per 15 anni), come dirigente della
Federazione internazionale.
Nel 1966 arriva l’ultimo torneo con Trinajstic in panchina, il Mondiale di
Praga.
In quel periodo l’allenatore slavo entra in conflitto con molti dei suoi
giocatori e viene criticato da molti dirigenti della Federazione e delle società
per non aver portato quel miglioramento tecnico sperato.
Fatto molto evidente della spaccatura tra allenatore e giocatori fu
il rifiuto della convocazione per partecipare ai Mondiali di Praga da parte di
ben 28 giocatori. Trinajstic fu così costretto a convocare undici esordienti,
alcuni dei quali provenienti dalla Nazionale juniores e dalla serie B,
e Salemme della Ruini Firenze, che aveva soltanto tre presenze in
Nazionale.
Risultato finale fu un 16° posto davanti soltanto a Cuba, Francia, Finlandia e
Germania Federale.
A sostituire l’allenatore slavo arriva un tecnico cecoslovacco, Josef Kozak,
ex allenatore della prima squadra cecoslovacca campione del mondo nel 1956.
L’allenatore cecoslovacco migliorò moltissimo la qualità tecnica degli
atleti azzurri ed, essendo stato professore di fisiologia alla facoltà di
medicina dell’Università di Praga, introdusse un ottimo programma di
preparazione fisica.
Con Kozak fanno la loro prima comparsa in maglia azzurra giocatori come
Gianfranco Zanetti e Daniele Ricci (in quel periodo soltanto diciassettenne).
Nel suo primo (ed ultimo) Europeo, Istanbul 1967, Kozak guida Azzurra ad un buon
ottavo posto (per la prima volta infatti partecipano al torneo continentale 16
formazioni).
L’ottavo posto non basta però alla Nazionale azzurra per approdare alle
Olimpiadi messicane del 1968, occorreva infatti arrivare tra le prime cinque per
aggiudicarsi il pass per Città del Messico.
Anche le Olimpiadi del 1968 videro trionfare l’Urss come era accaduto nella
precedente edizione delle Olimpiadi di Tokio 1964.
Con la fine del 1969 finisce anche l’esperienza sulla panchina azzurra di
Kozak, il quale decise di tornare nella sua Cecoslovacchia appena invasa dai
carri armati sovietici.
Dopo la partenza di Kozak la
panchina azzurra fu affidata ad un ex giocatore della nostra Nazionale: Odone
Federzoni, che da allenatore aveva già vinto due scudetti consecutivi nei due
campionati 1965-66 e 1966-67 con la Virtus Bologna (fondata da Emilio Baumann
nel 1870 come società Ginnastica Virtus e trasformatasi successivamente in
società pallavolistica e cestistica).
Nello stesso anno dell’esordio sulla panchina azzurra del modenese Federzoni
si svolsero in Italia le Universiadi. Non a caso si svolsero a Torino, la città
che nel 1959 aveva ospitato la prima edizione di questi giochi.
Questa edizione delle Universiadi è stata caratterizzata dal fatto che
moltissimi atleti partecipanti saranno poi presenti alle Olimpiadi di Monaco
1972; questo sta ad indicare il livello tecnico molto elevato della
manifestazione.
L’esordio nel torneo è dei migliori, viene battuta nella prima giornata del
girone finale la temutissima Cecoslovacchia. Nella seconda giornata succede
l’incredibile; per la prima volta la Nazionale azzurra vince contro i
sovietici. Dopo queste due formidabili vittorie Azzurra vince anche contro il
Canada e contro i coreani.
In questo torneo succede una cosa nuova; per la prima volta
la stampa e la televisione dedicano spazio alla pallavolo e il palazzetto
della Bit di Torino viene preso d’assalto dal pubblico.
Per l’ultima partita contro il grande Giappone il presidente Giannozzi
promette un premio partita di centomila lire.
Dopo una gara tiratissima gli azzurri hanno la meglio sugli asiatici e si
aggiudicano il titolo di: CAMPIONE DEL MONDO UNIVERSITARIA tra l’entusiasmo
del numerosissimo pubblico torinese.
La Nazionale italiana di pallavolo conquista così
il suo primo oro prestigioso entrando nella storia ed uscendo dalla situazione
di crisi che la caratterizzava dalla sua nascita.
Con
il grande risultato ottenuto nelle Universiadi gli atleti azzurri si resero
conto delle proprie possibilità ed arrivarono al Mondiale di Sofia, che si
svolse a pochi mesi di distanza dal torneo torinese, con l’idea di dover
puntare al vertice.
La Nazionale azzurra, che in vista del Mondiale vide ritornare sulla sua
panchina Kozak a sostegno del tecnico Federzoni, era in un girone
“tranquillo” composto da: Bulgaria, Jugoslavia, Belgio, Israele ed Iran. Il
debutto contro la forte rappresentativa bulgara fu durissimo per gli azzurri,
che vennero sconfitti in soli tre set con dei parziali nettissimi.
Anche i due successivi incontri contro Jugoslavia e Belgio videro l’Italia
sconfitta. Dopo questa serie negativa iniziale l’Italia ritrova la forza e
vince senza problemi contro l’Israele e l’Iran.
Le due vittorie sembrava avessero riaperto la strada del Mondiale alla nostra
Nazionale che invece perse ben cinque partite su sei del girone finale (quattro
delle sconfitte al tie-break).
Risultato finale:Germania Democratica campione del mondo;Italia 15°
classificata.
Ventitre anni dopo l’Europeo di Roma, che vide gli azzurri aggiudicarsi il
bronzo, ritorna il torneo continentale nel nostro paese, a Milano.
Dimenticando quello che era accaduto nel Mondiale di Sofia del 1970 e pensando
ancora al successo nelle Universiadi, l’Italia era pronta ad affrontare
l’Europeo “casalingo” del 1971 da protagonista. L’interesse degli
italiani per questo torneo era grandissimo; basti pensare che per la prima volta
vennero trasmesse in diretta televisiva quattro partite della Nazionale italiana
di pallavolo e che ad ogni partita degli azzurri erano presenti ben 128
giornalisti.
L’esordio toccò contro una delle formazioni più forti del torneo: la
Romania. La partita si giocò a Torino, paese che vide assegnare agli azzurri il
primo oro importante.
Dopo una lunghissima battaglia, che vide gli azzurri rimontare il 2-1 in favore
dei rumeni, l’Italia si arrese al tie-break (15-8). Dopo questa sconfitta d’esordio contro la Romania, che
caratterizzò anche gli Europei del 1955 e i Mondiali del 1956, Azzurra conquistò
una serie di ben sei vittorie consecutive rispettivamente contro: Grecia,
Finlandia, Israele, Olanda, Jugoslavia e Belgio; serie che terminò con la
sconfitta nell’ultima giornata del torneo contro la Bulgaria per 3-1.
Per la seconda volta consecutiva l’Europeo fu assegnato all’Unione
Sovietica, mentre all’Italia toccò, nonostante la buona prestazione,
l’ottava posizione.
L’ottavo posto dell’Europeo di Milano provocò un allontanamento della
stampa e della televisione italiana dal mondo della pallavolo, questo perché
non si bissò il risultato ottenuto nelle Universiadi.
Ora lo sguardo era rivolto alle Olimpiadi di Monaco del 1972 e al girone di
qualificazione di Nizza.
Nella città francese si affrontarono Spagna e Romania. Dopo la vittoria contro
gli spagnoli per 3-0, gli azzurri e i rumeni si giocarono il pass olimpico in
un'unica partita che vide incontrastato il dominio della formazione dell’Est
Europa ( Romania 3 – Italia 0).
Dopo la mancata qualificazione delle Olimpiadi di Tokio e di Città del Messico
sfumarono così anche le Olimpiadi di Monaco, ricordate da tutti per
l’uccisione nel Villaggio Olimpico di undici atleti israeliani da parte del
Settembre Nero.
Dopo l’ottava posizione delle Universiadi di Mosca tra gli azzurri si
respirava un aria di crisi.
La delusione più grande arrivò nei Mondiali del 1974 a Città del Messico dove
si perde con Giappone, Cuba, Germania Est, Egitto e Corea del Sud, sprofondano
così alla 19° posizione.
Vince la Polonia, dove gioca l’indimenticabile Skiba (diventato poi un noto
allenatore anche della Nazionale italiana juniores maschile), mentre seconda
arriva l’Urss a secco di oro Mondiale da oltre un decennio.
Il Mondiale del 1974 rappresenta il peggior Mondiale della storia della
Nazionale italiana maschile di pallavolo; infatti mai si raggiungerà una
posizione così deludente in altre edizioni di questo
torneo.
Nel
1975 la panchina azzurra passa dal modenese Federzoni al suo compaesano Franco
Anderlini, allenatore campione d’Italia con la Panini Modena del campionato
1973/1974.
Dopo pochi mesi dall’arrivo di Anderlini la Nazionale azzurra si presenta agli
Europei del 1975 di Belgrado con una squadra esperta costituita da giocatori che
stanno in Nazionale da molto tempo: Salemme 187 presenze in maglia azzurra,
Mattioli 176 e Nannini 172.
Questa volta l’esordio tocca con i padroni di casa della Jugoslavia, nelle cui
file è presente Milos Grbic, padre di Vladimir e Nikola attuali componenti
della forte rappresentativa slava.
Arriva subito una sconfitta per 3-1 e il giorno successivo anche contro la
Polonia si perde, ma questa volta più nettamente (3-0).
Le due sconfitte portano fuori dalla fase finale gli azzurri che perderanno poi
contro Olanda, Germania Est e Francia e vinceranno soltanto contro l’Ungheria
(3-0) e il Belgio (al tie-break).
Risultato finale: Urss prima, Italia ottava.
Al trentesimo anniversario della nascita della Federazione italiana pallavolo
(F.I.P.A.V.) l’Italia effettua un collegiale a Roma ricordato da tutti per un
tragico evento. L’otto gennaio 1976 gli azzurri si stavano allenando insieme
al polacco Skiba e al californiano Kilgour; proprio quest’ultimo, nel corso di
un esercizio acrobatico (capovolta senza appoggio), ricade a terra battendo la
nuca; i tappetini si erano spostati durante la ricaduta.
Da questo incidente lo schiacciatore californiano rimarrà paralizzato; “ma,
bloccato il fisico, resteranno vivi il cervello e l’animo e Kirk ci darà
grandi lezioni di vita”.*
* A. GULLO e M. NICITA L’Oro del Volley, Vicenza
1999, pag. 88
Nove
giorni dopo il tragico evento, che provocò un grande choc agli azzurri, iniziò
la qualificazione per le Olimpiadi di Montreal 1976.
Il torneo di qualificazione olimpica si svolse in Italia (Roma) e gli azzurri
riuscirono a realizzare la grande impresa. Infatti per la prima volta la
Nazionale italiana parteciperà ad una Olimpiade, che avrà inizio sei mesi dopo
la conquista del pass per Montreal.
Nel torneo olimpico l’Italia si deve confrontare con le squadre più forti del
mondo: Unione Sovietica, Giappone, Brasile e Cecoslovacchia; in quattro partite
riesce a vincere soltanto due set contro i brasiliani.
Nonostante il risultato finale (ottava posizione) l’Olimpiade fu una
grandissima esperienza per i 12 azzurri: Dall’Olio, Giovenzana, Goldoni,
Lanfranco, Mattioli, Montorsi, Nannini, Nassi, Negri, Nencini, Salemme e Sibani.
Nel 1977, oltre a cambiare il presidente federale (Pietro Floriano Florio prende
il posto di Giannozzi), cambia anche la panchina azzurra: Anderlini va alla
Nazionale juniores mentre al suo posto passa il secondo Pavlica.
Nello stesso anno ci sono gli Europei di Helsinki e l’esordio è subito contro
la favorita Romania.
In questa partita accade l’incredibile: l’Italia batte una superpotenza
dell’Est. Dopo aver rimontato il 2-1 in favore dei rumeni l’Italia vince
anche il tie-break (15-11).
Il tie-break viene vinto anche nella seconda partita contro i padroni di casa
della Finlandia, questa volta più nettamente (15-8).
Dopo questa ottima partenza l’Italia subisce tre sconfitte nelle ultime
quattro sfide del torneo Europeo classificandosi così alla solita ottava
posizione.
La vittoria contro la Romania contribuì comunque a dare fiducia agli azzurri in
vista del Mondiale ’78 che si svolgerà proprio nel nostro paese.
Dopo
l’Europeo finlandese la panchina azzurra passò momentaneamente da Pavlica al
polacco Edward Skorek, che dopo dieci partite sulla panchina italiana partì per
gli USA.
La Federazione italiana pallavolo si trovò ancora una volta a cercare un nuovo
allenatore in grado di portare la rappresentativa azzurra tra le grandi del
mondo della pallavolo.
Il Campionato italiano del 1977/78 era stato vinto in modo nettissimo dalla
Paletti Catania sulla cui panchina sedeva il siciliano Carmelo Pittera; la FIPAV
decise così di affidare a lui la guida dell’Italia in previsione dei Mondiali
di Roma.
Pittera, in previsione dell’atteso torneo casalingo, organizzò più di venti
incontri ufficiali contro le rappresentative più forti del mondo per abituare
gli azzurri a soffrire e a non arrendersi mai.
Arrivò così il settembre 1978, l’Italia nel suo girone doveva incontrare
Belgio, Egitto e Cina.
L’esordio contro il Belgio è dei migliori: 3-0 per l’Italia con dei
parziali nettissimi (15-6,15-5,15-1).
Anche la seconda partita del torneo contro l’Egitto vede gli azzurri
imporsi con il massimo scarto (3-0) e senza alcun problema. Nell’ultima
partita del girone l’Italia affronta la Cina in un Palaeur gremito di persone.
Sarà proprio il tifo a portare gli azzurri alla vittoria e alla prima posizione
nel girone.
Ora l’Italia si trova ad affrontare
le più forti rappresentative del mondo per le prime posizioni del Mondiale. Gli
azzurri nella quarta partita del torneo affrontano i brasiliani davanti a
diecimila tifosi italiani. Il Brasile si porta subito in vantaggio per 2 set ad
1 dopo aver perso il primo set ai vantaggi (14-16). Il quarto set va in favore
degli azzurri e la partita si gioca tutta nel quinto set.
Nel quinto set William De Silva, regista dei verdeoro, orchestra i suoi
attaccanti che superano senza problemi il muro italiano fino ad arrivare al
match-ball sul 14-10. Per gli azzurri sarebbe servito soltanto un miracolo per
recuperare un punteggio del genere in un tie-break. E il miracolo avviene.
Gli azzurri mettono cuore ed anima in ogni palla, difendono tutti gli attacchi
dei brasiliani e non sbagliano più niente; 14 pari. Il tifo italiano esplode, i
verdeoro si innervosiscono e per il Brasile non c’è più niente da fare:17-15
in favore per l’Italia. Gli azzurri si rendono conto di poter entrare nella
zona medaglie.
La partita successiva è contro la Germania dell’Est, altra potenza
pallavolistica degli anni settanta. Gli azzurri cedono soltanto nel terzo set ai
vantaggi (15-17) e si aggiudicano il match per 3 set ad 1.
Dopo la Germania dell’Est anche la Bulgaria di Zlatanov viene battuta con uno
storico 3-0: l’Italia entra così nelle prime quattro del Mondiale.
Il
giorno successivo alla vittoria contro la Bulgaria, l’Italia perde contro la
leggendaria Unione Sovietica che è ancora irraggiungibile nel suo gioco, ma
questo risultato non incide sulla rotta degli azzurri già qualificati per la
semifinale.
La semifinale degli azzurri è contro Cuba mentre l’altra semifinale è Unione
Sovietica – Corea del Sud.
Queste le parole del ct azzurro Pittera il giorno prima della semifinale contro
i caraibici:
«
La pallavolo è matematica: per battere Cuba due più due dovrebbe fare cinque»
Cuba
era considerata come una formazione nettamente più forte di quella azzurra e
Ernesto Martinez, con i suoi 135 cm di elevazione, era considerato
irraggiungibile dai nostri giocatori.
Tutte considerazioni errate.
Era il 30 settembre del 1978 e al Palaeur c’era una folla mai vista prima
d’ora in Italia per seguire una partita di pallavolo:18000 spettatori.
Il primo set inizia nel modo peggiore; subito Cuba va in vantaggio 9-0, gli
azzurri reagiscono e si portano sul 15 pari ma poi i caraibici hanno la meglio e
si aggiudicano il set (17-15).
Il secondo set viene vinto dall’Italia 15-11 dopo una partenza sprint degli
azzurri (8-0). Il terzo set vede esplodere il tifo italiano: 14 pari e poi 16-14
in favore di Azzurra. L’Italia si trova a guidare la partita in vantaggio di 2
set ad 1; potrebbe bastare soltanto un altro set per entrare nella storia.
Il quarto set è una battaglia tra gli italiani, sostenuti da un pubblico
meraviglioso, e i caraibici. Quando sul 14-12 una ricezione lunga dei cubani
permette a Scilipoti di chiudere il set e la partita i diciottomila del Palaeur
esplodono.
30
settembre 1978: Semifinale Mondiale
Italia 3 – Cuba 1 (15-17,15-11,16-14,15-12)
Si
va alla finale Mondiale e la Nazionale italiana di pallavolo maschile entra
nella storia.
La finale è senza storia ed è contro la solita Unione Sovietica che si
aggiudica in soli tre set il suo quinto oro Mondiale.
1°
ottobre 1978: Finale Mondiale
Italia 0 – Urss 3 (10-15,13-15,1-15)
L’Italia
raggiunge così l’argento e dalla fantastica avventura azzurra viene fatto un
documentario dal titolo: “Il Gabbiano d’argento”; nome con il quale sarà
sempre ricordata la Nazionale azzurra di pallavolo del 1978 costituita dai
seguenti giocatori: Alessandro, Concetti, Nassi, Scilipoti e Greco (Paoletti
Catania), Dall’Olio (Panini Modena), Di
Coste (Accademia Sport Roma), Innocenti e Lazzeroni (Cus Pisa), Di Bernardo (Edilmar
Cesenatico), Lanfranco (Klippan Torino) e Negri (Edilcuoghi Sassuolo).
I dodici azzurri saranno poi nominati dal Presidente della Repubblica, Sandro
Pertini, Cavalieri per meriti sportivi.
Nell’anno successivo al
Gabbiano d’argento l’Italia arriva quinta all’Europeo di Parigi 1979 e
nell’Europeo di Varna 1981 arriva soltanto settima. Azzurra non si trova più
sul podio ma dimostra sempre le proprie potenzialità per un futuro ormai
prossimo.
L’Italia è qualificata per le Olimpiadi di Mosca 1980 ricordate da tutti per
i boicottaggi. In queste Olimpiadi non si recarono infatti le rappresentative
degli Stati Uniti d’America, del Giappone e della Germania Ovest per
manifestare il loro disaccordo sull’invasione dell’Afghanistan da parte
dell’Armata Rossa.
Queste assenze provocarono una diminuzione del livello tecnico dei Giochi
che comunque non influirono molto sulla disciplina pallavolistica; questo perché
le squadre di pallavolo più forti del mondo si trovavano nell’Est Europa.
Anche le rappresentative italiane furono caratterizzate dall’indecisione di
partecipare o meno a queste Olimpiadi perché l’Italia faceva parte della
Nato. La partecipazione ci fu ma in modo ridotto.
Il Ministro della difesa Lelio Lagorio prese una decisione che fece molto
discutere il mondo sportivo italiano: escludere dai Giochi di Mosca tutti gli
atleti che facevano parte dell’esercito italiano. La Nazionale italiana di
pallavolo risentì molto di questa decisione visto che aveva due dei suoi
componenti tra le file dell’esercito: Negri e Rabaudengo.
Azzurra si presentò così alla sua seconda Olimpiade con la formazione
rimaneggiata. L’Italia riesce a vincere soltanto contro la Cecoslovacchia e
contro la Libia mentre perde contro la Bulgaria, l’Urss e Cuba. Risultato
finale:Italia nona, Urss prima.
Medaglia d’oro dei sovietici che si aggiungerà a tutta la miriade di medaglie
vinte in questa edizione dei Giochi dall’Urss.
Dopo le Olimpiadi la Nazionale azzurra inizia a pensare ai Mondiali di Buenos
Aires del 1982. Durante la preparazione di questo torneo, che aveva regalato
all’Italia, solamente quattro anni prima, un prestigiosissimo argento, fanno
la loro comparsa in maglia azzurra Fabio Vullo, Andrea e Pierpaolo Lucchetta,
future colonne della pallavolo italiana.
A Rosario, in Argentina, ha inizio l’avventura azzurra. Perdendo solamente due
partite contro Stati Uniti e Germania Est (entrambe per 3-0) e vincendo ben
sette partite contro:Australia, Canada, Finlandia, Tunisia, Francia, Messico e
Romania, l’Italia si classifica 14° (posizione che non rispecchiava la
prestazione più che buona degli atleti azzurri).
Dopo il Mondiale argentino e dopo aver collezionato una serie di ben 162
presenze sulla panchina azzurra, Carmelo Pittera lascia la Nazionale.
E’ il 1983 quando sulla panchina azzurra arriva Silvano Prandi, allenatore che
con il Cus Torino aveva vinto tre campionati consecutivi: 1978/79, 1979/80,
1980/81.
La Nazionale azzurra con il nuovo tecnico piemontese affronta subito le
Universiadi. Dopo aver raggiunto senza problemi la semifinale, Azzurra perde
15-13 al tie-break contro Cuba in una gara dall’arbitraggio molto incerto.
Alla fine comunque l’Italia si aggiudica il bronzo battendo nella semifinale
la Corea del Sud.
Dopo il bronzo alle Universiadi arriva anche un oro ai Giochi del
Mediterraneo in Marocco (terzo oro della Nazionale italiana di pallavolo).
Proprio a Rabat, dove si stavano svolgendo i giochi, Rebaudengo incontra il
Ministro del turismo Lagorio, ex Ministro della difesa, che tre anni prima non
gli aveva permesso di partecipare alle Olimpiadi di Mosca. L’azzurro lo
affronta con parole molto pesanti in tribuna d’onore. Sarà Mario Pescante, in
quel periodo segretario generale del CONI ad
evitare l’incidente diplomatico.
A cinque giorni di distanza dalla finale contro la Francia nei Giochi del
Mediterraneo hanno inizio gli Europei di Berlino Est.
Per la prima volta in un Europeo l’Italia si classifica alla quarta posizione
dietro alle solite Urss (oro), Polonia (argento) e Bulgaria (bronzo).
L’Italia comunque non uscì dall’Europeo del 1983 senza alcun premio;
Bertoli infatti fu premiato come miglior giocatore.
Il 1984 inizia con le qualificazioni per le Olimpiadi di Los Angeles a
Barcellona tra Italia, Corea del Sud, Tunisia, Taiwan, Cina e Bulgaria. Proprio
la sconfitta contro i bulgari non permetterà agli azzurri di aggiudicarsi
l’unico pass olimpico disponibile.
Cinque mesi dopo la mancata qualificazione ai Giochi di Los Angeles arriva la
notizia del boicottaggio dell’Unione Sovietica verso le Olimpiadi organizzate
dagli statunitensi.
Infatti, oltre a Mosca 1980, anche Los Angeles 1984 sarà ricordata da tutti per
essere stata l’Olimpiade dei boicottaggi.
Oltre all’Unione Sovietica non presero parte ai Giochi anche la Bulgaria e la
Polonia; tutte formazioni di primo piano nel mondo della pallavolo.
La FIVB (Federazione internazionale pallavolo) decide di sostituire le tre
potenze dell’Est con l’Italia, la Cina e la Corea del Sud, classificate
rispettivamente seconda, terza e quarta nel girone di qualificazione di
Barcellona.
Oltre alle rappresentative dell’Est Europa non prese parte ai Giochi anche
Cuba, facilitando così il cammino degli azzurri.
Dopo un primo girone “tranquillo”, dove l’unica sconfitta è stata contro
il Giappone (16-14 al tie-break), l’Italia arriva alla semifinale contro il
Brasile, sulla cui panchina sedeva un futuro ct azzurro: Bebeto.
Nella sfida contro i verdeoro il primo set viene vinto dalla nostra Nazionale
che poi crolla e perde 3-1 con dei parziali nettissimi negli ultimi tre set (
2-15,3-15,5-15).
Nella finale per il bronzo l’Italia affronta il Canada che viene battuto in
soli tre set.
11 agosto 1984
Olimpiade di Los Angeles
Italia 3 – Canada 0 (15-11,15-12,15-8)
Le Olimpiadi furono vinte dai padroni di casa degli Stati
Uniti, trascinati da un fenomenale Kiraly e da un grandissimo Timmons. Medaglia
d’oro che, come era accaduto per l’Unione Sovietica nelle Olimpiadi di Mosca
1980, si aggiunse alle moltissime medaglie vinte dalle rappresentative degli
Stati Uniti in questa edizione dei Giochi.
La Nazionale italiana di pallavolo fu invece l’unica squadra azzurra a
conquistare una medaglia nei Giochi di Los Angeles.
Nel 1985 arriva anche un successo della Nazionale juniores che dà molta fiducia
all’ambiente pallavolistico italiano: gli azzurrini conquistano l’argento al
Mondiale; facevano parte di questo gruppo i futuri campioni Gardini, Cantagalli
e Zorzi.
Nello stesso anno la Nazionale italiana di pallavolo conquista un deludente
sesto posto agli Europei di Amsterdam vincendo soltanto una partita contro la
Grecia.
Nel 1986 fanno la loro comparsa in Nazionale maggiore lo juniores della Santal
Parma Andrea Zorzi, conosciuto da tutti con il nome di Zorro, i due juniores
Cantagalli e Gardini e il piccolo palleggiatore pugliese Fefè De Giogi.
Questa Nazionale giovanissima va ai Mondiali di Parigi e si classifica
undicesima; posizione che fa ben sperare vista l’età di molti azzurri.
Anche questa volta l’Italia esce dal torneo con un premio: Gianni Errichiello
premiato come miglior ricevitore.
Il Mondiale di Parigi è anche l’ultimo torneo che vede sulla panchina azzurra
Prandi dopo 110 presenze di cui ben 78 con vittoria. L’allenatore piemontese
viene infatti sostituito con il polacco Alexander Skiba perché negli ultimi due
anni non aveva ottenuto i risultati sperati e perché a molti non piaceva il suo
ruolo di allenatore della Nazionale e allenatore del CUS Torino.
Skiba conosce bene i giovani azzurri che aveva allenato nella Juniores ed
entrano così nel gruppo della Nazionale maggiore anche il diciottenne Lorenzo
Bernardi,Anastasi e il fermano Paolo Tofoli.
La giovane Italia di Skiba va all’Europeo di Gand 1987 e arriva nona. Ancora
una volta il risultato non è dei migliori, ma il fatto che molti azzurri siano
soltanto ventenni permette di ben sperare per il futuro.
Il ct polacco non ha però un buon rapporto con gli azzurri
e si decide così di sostituirlo con il solito Carmelo Pittera, già
allenatore, dieci anni prima, del Gabbiano d’argento.
Pittera fa esordire in maglia azzurra altri due giovanissimi talenti della
Maxicono Parma: Marco Bracci e Andrea Giani.
Anche per la qualificazione alle Olimpiadi di Seul 1988 la fortuna è dalla
parte degli azzurri; dopo aver perso infatti l’unico pass olimpico disponibile
nel girone di qualificazione per l’Italia la strada che porta ai Giochi
olimpici sembra interrotta fino a quando non arriva la rinuncia da parte di
Cuba. L’assenza di Cuba permette di giocarsi un unico pass olimpico tra Italia
e Cina. Dopo aver perso al tie-break la sfida in casa dei cinesi di fronte a
diciottomila rumorosissimi tifosi, l’Italia si aggiudica nettamente la gara di
ritorno e anche la bella giocata in campo neutro in Svizzera. L’Italia riesce
così ancora una volta a qualificarsi per una Olimpiade che sembrava
lontanissima.
In Corea gli azzurri si arrendono al Brasile, alla Bulgaria e all’Urss mentre
vincono contro Svezia, Corea del Sud, Tunisia e Giappone.
Risultato finale:Stati Uniti primi classificati, Unione Sovietica seconda,
Italia nona.
Finisce definitivamente l’esperienza sulla panchina azzurra di Carmelo Pittera
ed inizia la leggendaria esperienza della Nazionale di Velasco.
-
ALESSANDRO GULLO e MAURIZIO NICITA, L’Oro del Volley, Vicenza 1999.
-
LUCIANO RUSSI, La democrazia
dell’agonismo, a cura di Luigi Mastrangelo, Atri 2000.
-
LORENZO DALLARI, Guida al volley 2001,
Modena 2001.
-
CONSOLATO STILLITANO, Venti di volley,
Ancona 1995.
-
GIOVANNI VOLPICELLA, Il
manuale della pallavolo, Ed.
Idealibri, 1994.
-
FRANCO LEONE, Pallavolo, Padova
1990.
-
PV Pallavolo
anno IX- n°9 dicembre 2000
-
PV Pallavolo
anno VII- n°9 dicembre 1998
-
Supervolley
anno XI- n°9 settembre 2002
-
Supervolley
anno XI- n°12 dicembre 2002
Si ringrazia per la collaborazione il comitato provinciale
F.I.P.A.V. di Ascoli Piceno