David Maria Turoldo

 

Memoria

 

E' la memoria una distesa

di campi assopiti

e i ricordi in essa

chiomati di nebbia e di sole.

 

Respira

una pianura

rotta solo

da eguali ciuffi di sterpi:

 

in essa

unico albero verde

la mia serenitā.

 

 

O giorni miei...

 

Solo a sera m'č dato

assistere alla deposizione

della luce, quando

la vita, ormai

senza rimedio, č perduta.

 

Mio convoglio funebre

di ogni notte: emigrazione

di sensi, accorgimenti

delle ore tradite, intanto

che lo spirito č rapito

sotto l'acutissimo arco

dell'esistenza: l'accompagna

una musica di indicibile

silenzio.

 

Invece dovere

ogni mattina risorgere

sognare sempre

impossibili itinerari.

 

 

Mia natura

 

Mia natura č di essere

presente: amare

la realtā che sento: toccare,

divenire queste morenti cose

salvarle nel mio gesto

di pietā. Mia tristissima

gioia di questi possedimenti

sempre dispersi: di queste

inesistenze: amore di case

che debbo lasciare; di questa

mia perita cittā.

 

 

Vicenda

 

Finalmente ho disturbato

la quiete di questo convento

altrove devo fuggire

a rompere altre paci.

 

 

Incontro alla Luce

 

Con angoscia ti fuggo,

o Luce, ma sulla stessa

via sempre t'incontro.

 

 

Via Crucis

 

La bocca rotta dalla pena

i denti legati

dal dolore.

Intanto la luna si alza

e una musica arriva

sul selciato delle case

a morire.

 

 

Io non ho mani

 

Io non ho mani

che mi accarezzino il volto,

(duro č l'ufficio

di queste parole

che non conoscono amori)

non so le dolcezze

dei vostri abbandoni:

ho dovuto essere

custode

della vostra solitudine:

sono

salvatore

di ore perdute.

 

 

Lume di povertā

 

Signore, non ti chiedo di avere

quello che gli altri hanno;

essi non sanno

il caldo

lume di questa povertā.

 

Nulla č il loro possesso

di fronte alla nostra

pena d'essere spogli.

 

 

Vivi di noi

 

Vivi di noi.

Sei

la veritā che non ragiona.

 

Un Dio che pena

nel cuore dell'uomo.

 

 

Vita di Caino

 

Aderire alla terra, Caino,

questa la tua sorte;

 

udirne il lamento da sotto

le tue orme violente;

 

cercare fuggendo l'Ombra

che ti incombe;

 

amare, odiando, invocare

tu, vivo cadavere, la morte.

 

 

Senza ritorno

 

Oggi mi son detto addio

spero, per sempre,

come un nauta che ha i remi spezzati.

 

Spezzati i remi

lacerata la vela

contro l'onda contraria del sangue.

 

 

E poi

 

E poi la pelle bianca della notte nera

che appena copre il nostro vero volto:

 

morte, unica certezza

la nostra condizione!

 

 

E i torturati

 

E i torturati

in grumi neri

inutilmente

urlano.

 

 

Non dite mai

 

Non dite mai cosa sia la vita:

un pozzo d'acqua sorgiva

nel deserto,

la ghirlanda di colori

intorno al collo dei colombi in amore

un raggio di luce nel buio di una cella

o il silenzio dell'alba

quando sorge la luce...

 

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