I POSSIBILI INTERVENTI

 

Dott. Fernando TERMENTINI

f.terme@flashnet.it

 
E’ innegabile, dopo quanto delineato seppure in stretta sintesi , che per rendere sicuro un territorio dove è stata combattuta una guerra, è assolutamente necessario intervenire con tempestive azioni di bonifica umanitaria regolata da standars internazionali che prevedono un’affidabilità del 99, 6 %. Per raggiungere questi obiettivi si deve operare con interventi manuali affidati alla professionalità di specialisti appositamente addestrati e coordinati da qualificati esperti .

Per raggiungere questi obiettivi si deve operare con interventi manuali affidati alla professionalità di specialisti appositamente addestrati e coordinati da qualificati esperti . Costoro, applicando procedure standardizzate cercano le mine e distruggono gli ordigni sul posto, garantendo alla fine "la completa pulizia del territorio" .

In questo settore la specializzazione non può essere improvvisata ma è destinata a crescere con l’esperienza che di giorno in giorno viene maturata dagli operatori che svolgono attività operative sul terreno . Inoltre non si può pensare di raggiungere i risultati voluti in breve tempo ne ritenere che una volta effettuato un intervento siano stati eliminati tutti i pericoli. L’esperienza infatti suggerisce che anche dopo molti anni dalla fine di una guerra il rischio di incappare in ordigni pericolosi è sempre latente, come ad esempio dimostrato in Italia, dove nel 1999, dopo sessanta anni dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale, sono stati effettuati quasi 3000 interventi per eliminare residuati bellici venuti alla luce durante lavori agricoli e di urbanizzazione. Ne consegue che gli interventi di bonifica umanitaria non devono essere limitati alle sole fasi dell’emergenza , ma devono essere finalizzati anche alla preparazione del personale locale in modo da garantire a costoro una completa ed affidabile autonomia per affrontare il problema qualora si ripresentasse in futuro .

A tale riguardo, quindi, è essenziale prevedere a premessa di ogni intervento operativo, la formazione di operatori locali da impiegare successivamente nelle fasi di bonifica in modo da completare sul campo la specializzazione acquisita durante i corsi di addestramento . Questo rappresenta un altro aspetto del problema, che contribuisce ad incrementare i costi ma che rappresenta un "obiettivo culturale" di elevata valenza umanitaria e sociale

Il lavoro manuale degli specialisti, in alcune situazioni, può essere integrato, accelerato e reso più sicuro impiegando macchine specifiche e cani appositamente addestrati , ma l’opera dell’uomo sarà sempre indispensabile per garantire risultati di bonifica pari al 99,6 % .
Il personale formato durante gli specifici corsi di addestramento deve essere preparato ad agire autonomamente, a saper riconoscere le mine e ad applicare tutte le procedure per eliminarle in assoluta sicurezza . La preparazione di base raggiunta con i corsi di addestramento dovrà poi, giorno dopo giorno, essere incrementata sotto il vigile controllo e coordinamento di specialisti delle Unità di Sminamento Umanitario in possesso di specifiche qualifiche e consolidata esperienza operativa .

Gli interventi di bonifica umanitaria, però, non possono essere limitati alla sola attività operativa che sicuramente non potrà mai essere contemporaneamente su tutto il territorio e che, in ogni caso, per raggiungere risultati affidabili è destinata ad essere sviluppata in tempi lunghi . E’ indispensabile, quindi, che le operazioni di bonifica siano integrate, in parallelo, da ogni possibile iniziativa che riduca il rischio di incidenti . Per questo scopo durante l’intervento di sminamento umanitario vengono sviluppati capillari programmi di sensibilizzazione nei confronti della popolazione per educarla a convivere con il problema degli ordigni non esplosi, a difendersi dalla loro presenza ed a contribuire alla scoperta di qualsiasi oggetto che possa costituire un pericolo per chiunque tenti di appropriarsene .

Un’attività, questa, di elevatissimo contenuto sociale che viene sviluppata principalmente a favore dei bambini, nelle scuole, coinvolgendo in prima persona gli stessi scolari che a loro volta diventano istruttori dei coetanei più piccoli e dei genitori. Per ottenere risultati concreti in questo settore sono necessarie risorse economiche ed umane che non possono essere improvvisate, ma che devono entrare a far parte integrante di un programma di intervento umanitario completo ed esaustivo .

 
L’esperienza insegna che se l’azione di sensibilizzazione, comunemente chiamata "mine awarennes" , è condotta con criteri progressivi ed a "macchia d’olio" il numero di incidenti da esplosione di ordigni bellici ha, in brevissimo tempo, flessioni molto vicine al 50 % .
L’impegno economico sostenuto per sviluppare un completo programma di bonifica umanitaria che contempli la preparazione del personale, l’intervento operativo vero e proprio e le attività di sensibilizzazione non potrà che costituire un vero e proprio investimento per la comunità internazionale e garantirà alle generazioni future un sicuro guadagno in termini di costi e di vite umane. Infatti, impegnarsi economicamente oggi significa eliminare con immediatezza la maggior parte di quegli ordigni che provocano morti e feriti ed annullare, in tal modo, gli oneri economici connessi con le cure mediche e la riabilitazione dei mutilati a seguito di incidenti per scoppio di ordigni bellici .

L’impegno da affrontare non è insostenibile e non bisogna lasciarsi scoraggiare dal numero dichiarato di mine che ancora giacciono al suolo pronte a colpire . Infatti, i dichiarati 100 milioni di mine in tutto il mondo merita un’attenta valutazione, in quanto, i riscontri obiettivi "sul campo" ed alcune considerazioni tecnico operative inducono a ritenere che si tratti di stime poco reali o quanto meno soltanto riferibili a teatri operativi particolari come il deserto dell’Iraq, una delle Nazioni fra i maggiori utilizzatori di mine anti uomo . La numerosità dichiarata, se riferita a tutti gli ordigni bellici non esplosi è probabilmente sottostimata , ma nello stesso tempo è sovrastimata se riferita alle sole mine .

Per quanto attiene alle mine, infatti, ogni qual volta viene trovata un ordigno o si verifica un incidente da esplosione, è d’obbligo dichiarare come minata tutta l’area su cui la mina insiste. In assenza di altri dati certi, il numero delle possibili mine si deduce dall’estensione dell’area stessa applicando il concetto di "densità", ossia di mine posate per metro lineare di fronte. Con questo metodo e tenendo conto che la media applicata da tutti gli Eserciti e di una mina anti carro e di 7-8 anti uomo si arriva a determinare il numero delle possibili mine posate . I dati ricavati vanno quindi a sommarsi a quelli memorizzati nelle Banche Dati delle Nazioni Unite i cui organismi controllano e gestiscono il problema specifico .

Per contro, l’esperienza insegna che il numero di mine realmente impiegate è di gran lunga inferiore a quello stimato, come è stato possibile appurare in Bosnia e recentemente in Kosovo sia analizzando le mappe di registrazione dei campi minati redatte dall’Esercito serbo, peraltro confermate dai dati ricavati operando sul terreno . In Kosovo, per esempio, in aree di 10.000 – 20.000 mq sono state trovate dopo un’attività di bonifica sistematica circa 200 mine, quantità reale e rispondente ai dati riportati sulle mappe di registrazione, a fronte delle 700-800 mine anti uomo che invece sarebbero state stimate con i calcoli sviluppati applicando il criterio della densità . Inoltre nell’effettuare stime è necessario tenere conto anche della durata del conflitto e quindi del tempo a disposizione di chi ha posato mine , attività molto lunga e che deve essere sostenuta da un impegnativo sostegno logistico . E’ lecito quindi supporre che con ogni probabilità i dichiarati 80-100 milioni di mine potrebbero essere ridotti di un buon 30-40 % , attestando la stima complessiva su numeri più ragionevoli e tali da proporre il problema in termini più accettabili . Probabilmente, accertata la validità delle ipotesi affermate, si potrebbe studiare una ricollocazione più razionale delle risorse disponibili o da reperire . Questa rivalutazione dovrebbe alimentare la fiducia in chi intenda sostenere

economicamente gli interventi di bonifica umanitaria che, peraltro, potrebbero essere indirizzati a ragion veduta, con priorità di intervento dettate dalle esigenze umanitarie ma anche determinate, laddove possibile, dalla disponibilità di documenti di registrazione dei campi minati, documenti che consentono l’applicazione di procedure particolari, tali da garantire una bonifica totale in tempi ridottissimi . Ciò, tra l’altro, consentirebbe di recuperare risorse a favore delle aree più difficili e per provvedere anche all’ eliminazione di tutti gli altri ordigni che, insieme alle mine, inquinano i territori .

Naturalmente i parametri che dovranno guidare la quantificazione dei singoli progetti di bonifica dovranno tenere conto dello scopo di ogni intervento umanitario che per essere tale non potrà essere limitato alla sola ricerca ed eliminazione degli ordigni, ma dovrà provvedere anche la formazione del personale, lo sviluppo di programmi di sensibilizzazione e ogni altra attività finalizzata ad individuare e circoscrivere le possibili aree pericolose.

      CONCETTO DI BONIFICA
     
NON SOLO LE MINE E CLUSTER RAPPRESENTANO UN PERICOLO
     
 

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