Corriere della sera

venerdi , 14 gennaio 2000

MILANO

 

Appello alla Chiesa dei genitori separati

 

«Considerate peccatore chi non fa vedere il figlio all'ex coniuge»

Adriano Solazzo

 

Il coniuge separato che impedisce al figlio, avuto in affidamento dal tribunale, di avere contatti con l'altro genitore non soltanto viola la legge, ma profana il concetto fondamentale che è alla base della famiglia e dell'educazione della prole e come tale va considerato dalla Chiesa alla stregua di un peccatore.

È quanto propone, con un'iniziativa che non ha precedenti e che suona come un biasimo per l'autorità ecclesiastica, il presidente dell'associazione «Famiglie Separate Cristiane», ingegner Ernesto Emanuele, in una lettera inviata al cardinale Joseph Ratzinger, responsabile della Congregazione per la dottrina della fede.

«Non è concepibile - rileva Emanuele - che una persona che si professa cattolica frequenti la parrocchia e si avvicini al sacramento della confessione e della comunione senza che sconti la penitenza per il suo comportamento, decisamente anticristiano. In ogni epoca - è detto nello scritto - si parla di nuovi peccati (ad esempio per l'inseminazione artificiale e l'uso della pillola) e con l'esplosione del numero delle separazioni e dei divorzi la Chiesa dovrebbe aggiornare i proprio canoni e inserire tra i peccati, magari tra quelli cosiddetti «riservati», come l'aborto, anche quello riguardante il comportamento di chi, per rivalsa, egoismo, cattiveria, interesse o quanto altro, ostacola in tutti i modi i contatti del figlio con l'altro genitore, da cui vive separato. Solo così si può sperare in una maggiore presenza di coscienza da parte di chi dovrebbe sentirsi in colpa, a tutto beneficio del figlio conteso, e, al tempo stesso, in un più deciso intervento dei sacerdoti per riprendere con la dovuta severità il fedele che non rispetta il suo dovere di genitore e di cristiano». A questo proposito la lettera indirizzata al cardinale Ratzinger richiama l'attenzione «sull'eventualità che in questo campo si stiano verificando da parte della Chiesa "mancati aggiornamenti" o "silenzi", forse inconsapevoli, ma comunque carichi di responsabilità, verso le persone più deboli, come i bambini».

Da qui la necessità che l'autorità ecclesiastica prenda ufficialmente posizione «ricordando a tutti i credenti di adempiere al dovere derivante dal compito educativo di padre e di madre e di non porre ostacoli di diritto/dovere dell'altro coniuge, anche se separato o divorziato».

L'ingegner Emanuele ricorda come siano migliaia ogni anno (oltre 300 quelle segnalate alla sola associazione da lui presieduta) le situazioni anomale che si verificano in Italia e come, nella pressoché totalità dei casi, si tratta di madri che impediscono al padre di vedere, se non addirittura di parlare, anche solo per telefono, con il proprio figlio. Mamme che, in stragrande numero, risultano frequentare assiduamente la parrocchia e accostarsi regolarmente alla comunione.

Il tutto, e questo è il fatto rimarchevole per le «Famiglie Separate Cristiane», senza che vi sia un pronunciamento ufficiale da parte delle autorità ecclesiastiche che «serva a richiamare l'attenzione sull'importanza del ruolo del padre nelle famiglie che sperimentano drammaticamente il disagio della separazione».