Il
culto di San Jacopo, ovvero dell'apostolo Giacomo maggiore o Santiago
come lo appellano i popoli di lingua spagnola, contribuì a creare
nel Medioevo un grande movimento di popoli, inserito nel fenomeno religioso-sociale
del pellegrinaggio. Migliaia di persone si recavano ogni anno, genericamente
a piedi, in pellegrinaggio verso la tomba dell'unico apostolo sepolto
in terra europea, presso l'odierno Santiago de Compostela in Galizia
ai limiti occidentali della Spagna. Il viaggio dall'Italia durava circa
un anno e molti morivano lungo il percorso che non era certo privo di
pericoli ed avversità. Questo enorme spostamento di popoli, unico
veicolo di comunicazione culturale tra i paesi europei tra il X ed il
XIV secolo, si muoveva in Italia lungo la Via Francigena, che poi si
trasformava in Via Tolosana nel tratto francese fino a fondersi nei
pressi dei Pirenei con le altre strade di pellegrinaggio provenienti
dal nord Europa, nell'unico Camino de Santiago che interessava l'intero
tratto spagnolo. Sul percorso, ben valorizzato nel territorio ispanico
e qui da noi oggetto di recente rivalorizzazione ad opera di un progetto
regionale, si incontra un continuo susseguirsi di splendide chiese romaniche,
spesso dedicate all'apostolo simbolo del pellegrinaggio, di ponti, ospedali
e fonti medievali, dall'architettura tanto semplice quanto pregevole.
A
Santiago de Compostela nella piccola chiesa romanica, adesso inglobata
nella più ampia basilica barocca che ospita le spoglie terrene
dell'apostolo, sulla colonna in marmo che sorregge il bellissimo portale
scolpito da Mastro Mateo, è impressa l'impronta della "zampata
del tempo", come la definisce un noto autore. Da quando fu costruita
milioni di pellegrini, giunti a Santiago dopo mesi e mesi di cammino,
hanno posato la loro mano in quel preciso punto della colonna, scalfendo
nel tempo con le sole dita il durissimo marmo. In quella zampata vive
ancora la devozione, la sofferenza, la rabbia di tutte quelle persone
che dal Medioevo ai giorni nostri hanno intrapreso il lungo viaggio
verso il sepolcro di S. Jacopo. L'iconografia del Santo lo raffigura
principalmente come un pellegrino dell'epoca: quindi vestito con un
mantello ed armato del bordone, solido bastone per aiutarsi nel cammino
ma anche per difendersi dalle aggressioni; ad esso spesso appare appesa
una zucca per l'acqua. La testa è solitamente ornata da un copricapo
a tesa ampia, per proteggersi tanto dal sole quanto dalla pioggia. Su
di esso o sul bavero del mantello si nota poi l'inconfondibile conchiglia
del pellegrinaggio: ovvero una valva di una Capasanta o Pettine di mare,
che i viandanti raccoglievano sull'Oceano Atlantico e con la quale si
ornavano durante il viaggio di ritorno, quale prova inconfutabile del
successo del loro peregrinare. Tale conchiglia stilizzata, di colore
giallo in campo azzurro, è tuttora il simbolo del Camino de Santiago
quale itinerario culturale riconosciuto, valorizzato e protetto dall'Unione
Europea. E' di facile comprensione la contraddizione derivante da tale
raffigurazione del S.Jacopo, rappresentato quale simbolo del pellegrinaggio
al proprio sepolcro: fenomeno questo nato circa mille anni dopo la sua
morte.
In Italia il percorso della Via Francigena interessava prevalentemente
la Valdelsa e quindi Fezzana non si trovava direttamente ubicata su
di esso: viene però riconosciuto dagli studiosi del periodo che
era usanza diffusa allontanarsi dal percorso per dedicarsi alla visita
di luoghi Jacobei situati nei pressi del Cammino. L'intitolazione a
San Jacopo della Chiesina di Fezzana assieme all'effigie seicentesca
del santo nel tabernacolo della Fattoria, ed ai tradizionali festeggiamenti
che venivano effettuati in paese nel giorno di S.Jacopo, ci fa sentire
in un certo senso orgogliosamente inclusi in questo importante percorso
medioevale.
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