CONGREGAZIONE FIGLIE DI SAN GIUSEPPE DI GENONI

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CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

PISANA

BEATIFICAZIONE e  CANONIZZAZIONE

DEL SERVO DI DIO

FELICE PRINETTI

SACERDOTE PROFESSO DELLA CONGREGAZIONE DEGLI OBLATI DI MARIA VERGINE

FONDATORE DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE FIGLIE DI SAN GIUSEPPE

(1842 – 1916)

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DECRETO SULLE VIRTƯ

 

“Inizio della Sapienza è il timore del Signore” (Eccli 1,16)      

 

Il sacerdote Felice Prinetti, credendo fermamente nella Parola di Dio, camminò sempre alla luce del timore e dell’amore del Signore, che lo condusse nella via della sapienza e della santità.

 

Egli, infatti, fin dall’adolescenza fu fedele alla dignità del Battesimo e, quando fu chiamato a seguire più da vicino Gesù, tempestivamente lasciò la carriera militare e indossò le armi della luce (cfr. Rom 13,12) per combattere la buona battaglia della fede (cfr. Tim 6,12) e per servire il Signore e la Chiesa attraverso la testimonianza dei consigli evangelici e il ministero sacerdotale.

 

Il Servo di Dio nacque a Voghera, Diocesi di Tortona, il 14 maggio 1842 dai legittimi coniugi Venanzio Francesco Prinetti e Maria Serafina Pedevilla, agiati commercianti, che educarono cristianamente i loro sei figli, tre dei quali furono insigniti del sacro ordine del presbiterato. Nel rito del battesimo gli furono imposti i  nomi di Carlo Felice Pasquale Alfonso Maria, ma egli veniva chiamato soltanto Felice.

 

Terminata la prima istruzione scolastica, si recò a Torino per gli studi superiori. Per alcuni anni fu alunno interno del Regio Collegio “Carlo Alberto”.

 

Lasciò la Facoltà di Matematica presso l’università della stessa città per entrare, nel 1860, nella Regia Accademia Militare Torinese. Col massimo impegno e rigorosa disciplina si preparò ad affrontare il compito di ufficiale d’artiglieria. L’anno 1866 fu promosso Capitano e contribuì a rivendicare l’indipendenza dell’Italia. Come soldato diede testimonianza della sua fede, oltre ogni timidezza, superando l’ostilità dell’ambiente militare, e aderendo alle disposizioni della Chiesa.

 

Mentre dirigeva, nella città di Fossano, il (Regio) polverificio, incominciò ad aspirare ad una vita cristiana più perfetta. Pertanto, maturato il proposito di consacrarsi a Dio, lasciò tutto e il 15dicembre del 1873 entrò nell’Istituto degli Oblati di Maria Vergine, fondato dal venerabile servo di Dio Pino Bruno Lanteri (1759 – 1830). Desiderava di essere missionario fra i popoli non cristiani.

 

Compiuto il noviziato, emise la professione religiosa il 6 gennaio 1875.

 

Ordinato sacerdote a Nizza il 23 dicembre 1876, fu incaricato di insegnare ai chierici del suo Istituto. Trascorse poi tredici anni in Sardegna col nuovo Arcivescovo di Cagliari, Mons. Vincenzo Gregorio Berchialla (1825 – 1892), anch’egli Oblato di Maria Vergine, che lo volle suo segretario e collaboratore nei vari settori della vita diocesana.

 

Con somma dedizione e spirito di sacrificio, il Servo di Dio si dedicò al bene comune, facendo la volontà di Dio e dei superiori. In quegli anni diresse l’Ufficio Amministrativo Diocesano, fu rettore e amministratore del Seminario; direttore del giornale diocesano “Il Risveglio”, accompagnatore dell’Arcivescovo nelle visite pastorali.

 

Collaborò sia alla preparazione che alla celebrazione di due Sinodi Diocesani e di due Concili Provinciali. Inoltre si dedicava al quotidiano ministero pastorale.

 

Lo stesso Arcivescovo, scrivendo al Rettore Maggiore degli Oblati di Maria Vergine, affermava: “.. Don Prinetti lavora per quattro … Confessare, dirigere anime, custodire la disciplina, governare il Seminario, reggere tutta la parte amministrativa del Seminario, della mensa, della diocesi; predicare alle Suore, ai chierici; dar consigli, rispondere a mezza isola. E ….. con che prudenza! Con che umiltà! Con che fermezza! Deo gratias” ( da Cagliari, il 24.VI. 1889).

 

Tra i più grandi meriti del Servo di Dio è da annoverare la fondazione della Congregazione delle suore “Figlie di San Giuseppe”, che istituì per venire incontro alle necessità del Seminario di Cagliari, dove il giorno 20 dicembre del 1888 cominciarono a lavorare le prime suore sotto la direzione della vedova Eugenia Montixi (1845–1930), autentica madre spirituale e vero dono di Dio per la nascente famiglia religiosa.

 

L’anno seguente il fervoroso Fondatore acquistò una vasta azienda agricola in Genoni, paese della arcidiocesi di Oristano, e lì aprì una seconda casa religiosa che poi divenne la Casa Madre dell’Istituto.

 

Dopo la morte dell’Arcivescovo, Mons. Berchialla, il Servo di Dio ritornò fra gli Oblati di Maria Vergine, per i quali profuse volentieri le sue forze nel resto della sua vita.

 

Fu rettore nel nuovo Collegio nella cittadina di Giaveno, vicino a Torino (1894 – 1903), dove espletò anche l’ufficio di maestro dei novizi e formatore dei chierici. Poi nella stessa città fu rettore della Casa e della Chiesa di San Francesco (1903 –1906).

 

Passò l’ultimo periodo della sua vita nella comunità di Pisa, di cui fu rettore fino al 1912. Nel Capitolo generale del 1907 fu eletto 3° Consultore generale e nel 1912 assunse il grave e importantissimo compito di Ammonitore del nuovo Rettore Maggiore.

 

S’impegnò tuttavia soprattutto nelle attività pastorali.

 

Fu assiduo e stimato predicatore di esercizi spirituali, confessore e direttore spirituale di parecchie comunità di suore, sia in città che fuori. Per incarico dell’Arcivescovo di Pisa, Card. Pietro Maffi, che lo scelse come suo confessore, si prese cura di sacerdoti in difficoltà.

 

Promosse con varie iniziative la vita spirituale del popolo, specialmente dei giovani e delle famiglie.

 

Quantunque lontano dalla Sardegna, provvide con diligenza al consolidamento dell’Istituto che aveva fondato. Due volte all’anno visitava le suore e con loro teneva una fitta corrispondenza epistolare per guidarle alla cristiana perfezione.

 

Soleva esortarle a coltivare la preghiera, l’umiltà, la carità fraterna, la pazienza nelle tribolazioni, la gioia di servire il Signore, l’osservanza della regola.

 

Alle stesse inculcava che avessero San Giuseppe come patrono e come esempio di vita. “Io desidero - scriveva nel 1911 – che vi ricordiate che San Giuseppe è il vostro modello nel servire Gesù e Maria; egli li servì nel silenzio, nella preghiera, nel lavoro …. San Giuseppe tace e vive oscuro e ignorato nella sua bottega. Ma era con Gesù e con Maria! E viveva unito a Dio con la più continua preghiera …., e lavorava per insegnarci a fuggire l’ozio”.

 

Tutto ciò che insegnava agli altri egli lo praticava costantemente con fervore. Dotato di acuta intelligenza, di tenace volontà e di spiccato senso del dovere, si rivelava costante nei propositi, perseverante nelle iniziative, forte nelle difficoltà, paziente nelle tribolazioni, esigente con sé stesso, sempre confidando nella grazia di Dio.

 

Così, nella vita quotidiana praticava ciò che Paolo insegnava al discepolo Timoteo: “Tu,dunque, figlio mio, attingi forza nella grazia che è in Cristo Gesù …. Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze …. Nessuno, però, quando presta servizio militare, s’intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato. Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole” (2Tim 2,1.3-5).

 

Il Servo di Dio, in effetti, combatté secondo le direttive evangeliche, cioè, secondo le regole della verità e della carità che come colonne ressero il suo edificio spirituale e le azioni del suo infaticabile apostolato.

 

Visse, parlò e operò alla luce della fede, della quale sia da laico che da presbitero diede alacre testimonianza. Con la mente e col cuore si rivelò fedele alla Divina Rivelazione e al Magistero della Chiesa.

 

Distribuì largamente e con efficacia il pane della Parola di Dio al popolo, al clero, ai seminaristi, alle suore. Predilesse la Liturgia, celebrava i santi Misteri con profonda pietà e si tratteneva a lungo nell’adorazione della SS.ma Eucaristia.

 

La preghiera fu il respiro della sua anima. Ebbe particolare devozione verso la Passione e Morte del Signore, la beatissima Vergine Maria e San Giuseppe. Nella carità camminò ricalcando le orme di Cristo che “ha dato se stesso per noi in sacrificio di soave odore” (Ef 5,2).

 

Con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente amò il Signore (cfr. Mt 22,37) e il prossimo come lo stesso Cristo ci insegnò (cfr. Gv 13,34).

 

Per piacere a Dio cercò di essere unito a Lui, compì la sua volontà, operò incessantemente per la sua gloria, si rivelò fedele alla vocazione e alla missione sacerdotale, nonché alla sua religiosa consacrazione.

 

Nei (suoi) scritti asseriva che tre sono i gradi dell’amore di Dio: “Pensare a Lui, operare per Lui, soffrire per Lui. Il terzo comprende i primi due, e questo solo trasforma pienamente ad immagine di Gesù Cristo”.

 

Aggiungeva, inoltre,: “La conformità alla volontà di Dio specialmente nelle croci e nelle contraddizioni, è la vera prova dell’amore di Dio”.

 

Fu quanto mai sollecito della salvezza delle anime e, per condurle nelle vie del Signore, affrontò molti sacrifici e fatiche.

 

Promosse il bene materiale e spirituale dei sacerdoti, dei seminaristi, dei confratelli Oblati di Maria Vergine, delle Figlie di San Giuseppe e di quanti ricorrevano alla sua generosità e al suo ministero sacerdotale.

 

Aiutò i poveri, gli operai, i malati, gli amici e i nemici. Con fermezza difendeva la verità e la giustizia, tuttavia in ogni circostanza faceva prevalere la benevolenza e la misericordia.

 

Le tribolazioni, che soffrì durante la sua vita, non poterono estinguere la sua pace interiore, né attenuare il suo impegno nel servire Dio e il prossimo.

 

Pose in Dio la sua fortezza e la sua speranza. Distaccato dalle vanità del mondo, aspirò ai beni celesti e con prudenza scelse, per la propria e altrui santificazione, quei mezzi che gli sembravano più idonei.

 

Coltivò la temperanza, la mortificazione, lo spirito di sacrificio, la discrezione nel parlare e nell’agire, la sincerità, il dominio di sé, la giustizia verso Dio e verso il prossimo.

 

Imitò l’esempio di Cristo, povero, casto, obbediente. Profumò di umiltà le parole e le opere.

 

Fino alla fine della sua vita progredì in santità. Nella città di Pisa, il 5 maggio 1916, quasi improvvisamente, rese la sua anima a Dio.

 

La fama di santità che accompagnava il Servo di Dio in vita, nel corso degli anni si è consolidata, specialmente presso gli Oblati di Maria Vergine e le Suore Figlie di san Giuseppe.

 

La Causa di beatificazione e canonizzazione fu iniziata dall’Arcivescovo di Pisa, il quale, su licenza della Santa Sede, istruì il Processo Cognizionale negli anni 1982 – 1984, cui si aggiunse il Processo Rogatoriale dell’Arcidiocesi di Oristano.

 

La Congregazione delle Cause dei Santi il 16 gennaio del 1987 riconobbe la validità giuridica di queste inchieste canoniche. I Consultori Storici si erano riuniti il 6 febbraio dell’anno precedente.

 

Espletate tutte le richieste di archivio e conclusa la Positio, si discusse secondo la norma del diritto se il Servo di Dio avesse esercitato le virtù in grado eroico. Il 30 settembre del 2003, si ebbe, con felice esito, il Congresso Particolare dei Consultori Teologi.

 

I Padri Cardinali e Vescovi, nella Sessione Ordinaria del 20 gennaio del corrente anno 2004, udita la relazione del Ponente della Causa, Ecc.mo Mons. Ottorino Pietro Alberti, Arcivescovo emerito di Cagliari, dichiararono che il sacerdote Felice Prinetti, nella pratica delle virtù teologali, cardinali e annesse, ha raggiunto il grado eroico.

 

Informato accuratamente il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II dal sottoscritto Cardinale Prefetto, Sua Santità, accogliendo e approvando i voti della Congregazione delle Cause dei Santi, dispose che si redigesse il Decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio.

 

Essendo stato fatto tutto questo secondo le norme, convocati a sé oggi il sottoscritto Cardinale Prefetto, il Ponente della causa e me Arcivescovo Segretario della Congregazione, presenti tutti gli altri che vanno di solito convocati, il Beatissimo Padre, solennemente dichiarò alla loro presenza: “constare delle virtù teologali della Fede, Speranza e Carità sia verso Dio che verso il prossimo, e inoltre delle (virtù) cardinali della Prudenza, Giustizia, Temperanza e Fortezza e di quelle loro annesse, in grado eroico, del Servo di Dio Felice Prinetti, Sacerdote professo della Congregazione degli Oblati di Maria Vergine, fondatore della Congregazione delle suore Figlie di San Giuseppe, nel caso e per il fine di cui si tratta”.

 

Il Sommo Pontefice ordinò che questo decreto venisse pubblicato e inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.

 

 Dato a Roma, il 19 aprile dell’anno del Signore 2004.

 

Giuseppe Card. Saraiva Martins

Prefetto

 

+ Edoardo Nowak

Arc. tit. di Luni

Segretario

 

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