BENGAL
Molti sono i gatti che vantano un look selvaggio,tigrature e disegni che ,magari lontanamente,ricordano i mantelli dei loro lontani cugini selvatici,i felini che popolano la savana africana o le intricate foreste asiatiche o sudamericane.
Pochi sono però quelli possono fregiarsi di possedere,nel loro pedigree,un vero e proprio autentico antenato selvatico.
Il Bengal ,ad esempio,è un gatto che effettivamente nasce da una iniziale ibridazione tra un gatto domestico e il Felis Bengalensis, un piccolo gatto selvatico piuttosto diffuso nel sud-est asiatico.
E’ un gatto che ,per la bellezza e la spettacolarità del suo mantello ,ha perfettamente concretizzato il sogno di riuscire a creare un gatto domestico con il mantello di un vero felino selvatico,una pantera in miniatura ,una piccola fiera da salotto dal temperamento socievole e mansueto,adatto alla vita d’appartamento e alla convivenza con l’uomo.
L’originale idea appartiene a Joan Mills,una signora americana che, nel 1963,accoppiò il suo gatto di casa nero con una femmina di Felis Bengalensis (piccolo felino selvatico chiamato anche ‘leopardo asiatico) casualmente acquistata in un negozio di animali.
Nello stesso tempo, e all’insaputa l’uno dell’altra,un certo William Engler,accoppiò un maschio di leopardo asiatico ,ospite dello zoo di cui era guardiano,con una femmina di gatto domestico.Degli ibridi, da lui battezzati ‘Bengals’,purtroppo,si perse ben presto ogni traccia ;solo il nome è rimasto ,a designare la razza.
Sfortunatamente,a causa di gravi problemi familiari ed economici,la signora Mills abbandonò temporaneamente il suo proposito al punto che bisogna aspettare fino alla fine degli anni ‘70 per vedere riprendere l’interesse verso questi gatti.
A riaccendere la passione fu, infatti,un ricercatore californiano,il dottor William Centerwall che,studiando le difese immunitarie del Felis Bengalensis, ritenuto indenne da leucemia felina,fece numerosi incroci tra questo piccolo felino selvatico e il gatto domestico americano.
Jean Mill lo contattò e da questo incontro nacque un fortunatissimo sodalizio:il medico le affidò ben 8 fattrici ibride di 1° generazione grazie alle quali le fu possibile, dopo averle incrociate con l’American shorthair, il Siamese , il Burmese ed in modo particolare con l’EgyptianMau,presentare in TICA ,nel 1983 alcuni soggetti,nella sezione nuovi colori e nuove proposte .
Pochissimo tempo dopo,nel 1985, il Bengal venne riconosciuto e ammesso a concorrere per il Campionato.
I regolamenti imposti sono però rigidissimi.
Al fine di evitare gatti dall’indole troppo selvatica,non vengono accettati in esposizione se non alla 4°generazione e i soggetti nervosi,aggressivi o comunque non troppo domestici, vengono squalificati.
Nello stesso tempo ,per difendere la razza dalle ‘imitazioni’, tutti i soggetti devono vantare nel loro pedigree almeno il 10% di ‘sangue’ di Felis Bengalensis.
L’allevatore,se lavora ancora con le prime generazioni,dovrà avere la cura di separare immediatamente i piccoli dalla madre naturale e affidarli ,per l’allattamento,ad una gatta domestica.
Questo accorgimento ,associato alla manipolazione e al continuo contatto con l’uomo e alla convivenza con altri cuccioli domestici, permetterà di renderli più docili ,di ‘smussare’ ed attenuare la loro indole selvatica e di fargli acquisire comportamenti ed atteggiamenti più adatti alla vita casalinga.Uno fra questi,ad esempio,è che i cuccioli impararino ad usare la lettiera.Infatti i Felis Bengalensis,e i suoi ibridi di 1° generazione, non usano sporcare nella cassettina igienica bensì amano urinare e defecare nell’acqua per disperdere velocemente le loro tracce.
Spesso i maschi ibridi di 1° e di 2° generazione sono sterili e questo obbliga a reincroci con maschi di terza generazione.
Come si può ben notare i problemi legati all’allevamento non sono certamente pochi.
Bisogna tenere presente che l’allevamento della razza ,inoltre,non è molto diffuso e cheil numero dei gatti prodotti è piuttosto esiguo .Per evitare che il tasso di consanguineità sia troppo elevato, (è molto difficile il reicrocio con i Felis Bengalensis ‘,in quanto ora, essendo protetto, è vietato acquistarlo od importarlo),gli allevatori per allargare il loro pool genetico usano frequentemente ‘lavorare’insieme.
Infatti, spesso,sono separati da enormi distanze,(addirittura Continenti diversi!) che non permettono certo di portare facilmente ‘a monta’ una femmina dal maschio.Per questo si aiutano scambiandosi soprattutto gli stalloni che rimangono in ‘stazione di monta’ anche per una intera stagione.

FELIS BENGALENSIS
E’ chiamato anche ‘Leopardo d’Asia’ , Leopardo Asiatico o Gatto del Bengala .
E’ un piccolo felino selvatico abbastanza diffuso in tutto il sud est asiatico che presenta il mantello maculato dal colore ocra più o meno intenso e che ,per questa sua incantevole particolarità può essere considerato una vera pantera in miniatura .
Ne esistono diverse sottospecie ma in genere è considerato un felino di piccole dimensioni anche se i diversi soggetti hanno un peso che oscilla tra i 3 e gli 7kg.
Vive nella foresta ed è un abilissimo cacciatore notturno, si nutre prevalentemente di piccoli roditori ma non esita ad aggredire animali molto più grossi di lui, è piuttosto aggressivo ed è molto difficilmente addomesticabile.
E’ un specie protetta, quindi ,ad esclusione degli zoo ,è vietato il suo acquisto e la sua detenzione e ne è proibita la cattura e l’importazione.
Come molti felini selvatici ha l’abitudine ,per cancellare le proprie tracce,di urinare e defecare nell’acqua.
E’ l’unico piccolo felino selvatico a possedere ,come il gatto domestico, 38 cromosomi,pertanto,se accoppiati tra loro possono dare origine ad una progenie.

ALLEVAMENTO:PROBLEMATICHE E DIFFICOLTA’

EFFETTI DELLA SELEZIONE MANTENIMENTO E CURE ASPETTO E COLORE PADRONE IDEALE ACQUISTO NASCITA E RICHIESTA PEDIGREE

N.B.Prima della nascita dei gattini occorre informarsi sulle modalità e i tempi e richiedere la modulistica presso la competente segreteria della associazione in cui si intende iscrivere la cucciolata.

DENUNCIA DI NASCITA

GATTI PROVENIENTI DALL’ESTERO