LA LEGGENDA
Si dice che nell’antichità il Sacro di Birmania sia stato amato
e venerato perchè ritenuto detentore di virtù e poteri soprannaturali.Ha
ispirato storie affascinanti circa le sue origini al punto da diventare
protagonista indiscusso di una,a dir poco, fantastica leggenda.
Si narra,infatti,che gli antichi Khmer,un popolo molto evoluto che
si era insediato nella regione settentrionale della penisola indocinese(una
zona che oggi corrisponderebbe ad una parte della Birmania,laos e Cambogia),fossero
molto religiosi e che avessero costruito moltissimi templi.
Uno fra questi,particolarmente splendido, era quello di Lao -Tsun sorto
in onore del dio Son-ho e dell dea Tsun -kian-kse la divinità che
presiedeva alla reincarnazione delle anime, una delle dottrine più
importanti delle religione induista.
All’interno del tempio la statua della dea era d’oro massiccio ed i
suoi occhi erano formati da due enormi e preziosissimi zaffiri blu. In
questo luogo sacro, costruito sulle pendici del monte Lugh, vivevano insieme
monaci Kittahs e 100 gatti bianchi che loro stessi amorosamente accudivano.
Si credeva,infatti,che,dopo la morte,le anime dei monaci avrebbero
fatto ritorno al tempio reincarnandosi in questi bellissimi gatti sacri.
Mun-ha era uno dei sacerdoti più saggi e rispettati del tempio
e si diceva che la sua bella barba d’oro fosse stata intrecciata nientemeno
che dallo stesso dio Son-ho.
Spesso questo venerabile monaco, in compagnia del fedele Sinh, un bel
gatto bianco con gli occhi gialli, sostava in meditazione davanti alla
statua dorata della dea Tsun-kyan-kse. Una notte, mentre Mun-ha pregava
di fronte alla divinità, una banda di terribili razziatori Phoum
assalì il tempio ed uccise il povero sacerdote. Il gatto saltò
subito sul trono d’oro e si accucciò sulla testa del suo padrone
morto e fissò intensamente la dea.
Si verificò un evento miracoloso: subito il suo mantello bianco
divenne dorato come la luce irradiata dal corpo della dea. I suoi occhi
gialli divennero blu come gli zaffiri ed i suoi piedi, a diretto contatto
con il corpo venerabile del padrone morto, rimasero bianchi a simboleggiare
la sua purezza. Alla vista del prodigio gli altri monaci si rinfrancarono
e, dopo una dura lotta,richiudendo le pesanti porte di bronzo, riuscirono
a cacciare i banditi salvando il tempio dal saccheggio.
La leggenda dice poi che l’anima del monaco trasmigrò nel corpo
del gatto ma che avrebbe potuto salire al cielo solo dopo la morte del
gatto stesso.
Sinh, infatti,dopo la morte del suo padrone, rifiutò ostinatamente
il cibo e dopo sette giorni morì. Con il suo nobile gesto,il gatto,
liberò l’anima del suo maestro che potè,in questo modo, salire
al cielo.
Da quel giorno anche gli altri 99 gatti del tempio acquisirono i colori
di Shin e furono da tutti considerati ‘Sacri’.
LA STORIA RECENTE
Se la leggenda circa le origini del Sacro di Birmania è,a dir
poco,’fantastica’, non da meno sono le ipotesi circa la storia ‘recente’.
Una di queste,avvalorando parzialmente le ‘origini sacre’del gatto,narra,infatti,di
gatti allevati nei templi dai monaci. Nel 1919, il francese Auguste Pavie
ed il maggiore inglese Gordon Russel ebbero occasione di aiutare in un
difficile frangente i monaci Kittahs. Infatti li difesero strenuamente
dagli attacchi dei predoni e li aiutarono a fuggire nel Tibet.
I monaci inviarono loro in Francia, in segno di riconoscenza,due dei
rarissimi e preziosissimi gatti Birmani da loro stessi allevati.
Uno di questi, il maschio Madalpour, morì durante il viaggio
e l’altro, la femmina Sita, partita dal tempio già gravida, partorì
a Nizza la sua cucciolata.
Ma non tutti sono d’accordo sul fatto che la prima coppia di Birmani
giunta in Occidente sia proprio quella dei signori Pavie e Gordon. C’è
chi sostiene che sia stato il famoso magnate americano della finanza,Cornelius
Vanderbilt, ad acquistarli a peso d’oro nel 1920, da un servo infedele
che aveva sottratto al tempio di Lao-tsun due preziosi felini.
In seguito,il miliardario americano,fece dono dei gatti alla signora
Thadde Hadish.Il finale di questa storia concorda con la precedente versione
e cioè che il maschio morì durante il viaggio e che la femmina
partorì in Francia una splendida cucciolata tra cui ‘Poupèe’,esposto
a Parigi nel 1926.
C’è poi chi sostiene addirittura che i Birmani non siano affatto
di origine asiatica ma siano nati in Francia in seguito ad accurate selezioni
ed incroci tra il gatto Siamese ed altri gatti a pelo lungo, neri e bianchi
e con la pezzatura bianca. La 2° Guerra Mondiale inflisse un duro colpo
all’allevamento al punto che ne rimasero solo pochissimi esemplari di propietà
della signorina Boyer che riusci’,ripartendo da due soggetti,Orloff e Xena
de Kaaba,a ricostruire la razza.
Il Birmano venne battezzato negli anni ‘50 Sacro di Birmania,per distinguerlo
ed evitare qualsiasi confusione con il Burmese.
E’ stato ufficialmente riconosciuto in Francia nel 1925, nel 1966 in
Gran Bretagna e nel 1967 negli Stati Uniti.
Le tappe più importanti nella storia del Sacro di Birmania sono:
1926 | fu presentato,con enorme successo,all’esposizione di Parigi il maschio seal point chiamato ‘Poupèe de Madalpour’. |
1957 | fu esposto il primo Birmano blu,Gounalankara,in esosizione a Parigi ma purtoppo rimase senza discendenza |
anni ‘70 | creazione di nuovi colori da parte di alcuni allevatori inglesi,nacquero i primi chocolate,i lilac e poi i rossi ,i crema,le squame ed infine i tabby. |
GENETICA
Il Sacro di Birmania (come il Persiano Colourpoint,il Siamese,il Balinese
etc..)possiede il gene delle ‘punte colorate’ o gene himalaiano,il pelo
semilungo e il guantaggio.
Per quanto riguarda le punte colorate dobbiamo precisare,innanzi tutto,che
in genetica con ‘motivo siamese’non si intende una specifica razza o un
colore specifico ma la particolare distribuzione del colore sul corpo e
sulle punte.Di fatto,questo ‘motivo’,lo ritroviamo in molte razze,totalmente
diverse per struttura e morfologia,storia,carattere ma che ,per quanto
riguarda la colorazione del mantello,hanno genotipi perfettamente sovrapponibili.Ne
è coinvolto il gene ‘C’ o gene del colore pieno e i suoi alleli
mutanti che sono recessivi nei suoi confronti ma non necessariamente tra
di loro.
E’ proprio uno di questi alleli,il gene ‘cs’,quello che colora le estremità.
In realtà ‘cs’,come gli altri alleli della serie ‘albina’agiscono
nei confronti del colore pieno diminuendo progressivamente il colore del
mantello e degli occhi.
Un gatto nero,ad esempio,in presenza del gene ‘cs’apparirà con
il mantello di un colore tra il beige e il bianco ghiaccio e il colore
sarà confinato alle estremità(muso,orecchie,naso e coda).
La depimentazione agisce anche sugli occhi che diventeranno in questo
caso di un blu molto intenso. E’ sperimentalmente provato che il fattore
temperatura modifica la colorazione del mantello dei gatti ‘a motivo Siamese’.
Un basso gradiente di temperatura sulla superficie del corpo rende il pelo
più scuro, al contrario l’alta temperatura lo schiarisce. Alle estremità
quindi, dove la temperatura e più bassa rispetto al corpo, avremo
una concentrazione di pigmento più elevata e quindi le punte saranno
più scure . Anche le variazioni di temperatura ambientale agiscono
sulla colorazione del mantello; l’effetto temperatura è evidente
nei cuccioli perchè non agisce sul pelo già formato ma sul
pelo in crescita , infatti i gattini che crescono in paesi dal clima freddo
( oppure il pelo che ricresce dopo una muta) sono più scuri rispetto
a quelli che vivono in paesi caldi o esclusivamente in appartamenti riscaldati.
I Sacri di Birmania,come tutti i gattini point, nascono bianchi perchè
in utero la temperatura è più alta e costante ( 38.5 c°
) e solo dopo qualche giorno ( nelle varietà diluite e necessaria
qualche settimana ) sarà possibile distinguere il colore delle punte.
Esistono però altri fattori che possono modificare il colore; oltre
alle variazioni climatiche bisogna tenere presente l’età, (i gatti
adulti hanno il mantello più scuro) ed anche il colore delle punte
(tanto più le punte sono scure tanto più è intenso
il colore del corpo, nel seal point,ad esempio, il colore è beige,
nel lilac point il colore è bianco ghiaccio).Gli esperti sostengono,addirittura,
che un mantello non si può ritenere ben contrastato se non dopo
i due anni di età.
In effetti,in esposizione ,il contrasto tra il colore del corpo e quello
delle punte riveste un ruolo di primaria importanza.Ecco perchè
gli allevatori portano in giudizio prevalentemente gatti giovani e intensificano
le gare nei primi anni di vita proprio per concludere il campionato nel
più breve tempo possibile:un gatto anziano potrebbe avere il pelo
eccessivamente scuro e questo penalizzerebbe la sua carriera.
Bisogna poi ricordare che il gene ‘cs’è un gene recessivo per
cui deve essere presente in entrambi i genitori per potere comparire nei
figli.
Anche la lunghezza del suo mantello,classificato nei peli semilunghi,è
dovuta ad un gene recessivo.Si tratta di ‘l’ (è recessivo nei confronti
del pelo corto)responsabile del pelo lungo del Persiano ma anche di quello
semilungo del Maine Coon,del Balinese,del nosrto Sacro di Birmania e di
tutti gli altri gatti a pelo semilungo.A determinare le diverse lunghezze
sono in Poligeni o Geni Modificatori,una serie di geni la cui azione singola
è del tutto trscurabile ma che,quando lavorano insieme,sono in grado
di modificare l’azione del gene principale intensificandone l’intensità
di espressione.La caratteristica più spettacolare del Sacro di Birmania
è ,però,il guantaggio.Con questo termine si usa definire
la presenza dei piedini bianchi o meglio dei piedini guantati di bianco.
Questa peculiare distribuzione delle macchie bianche,regolari e simmetriche
alle quattro estremità,ha diviso genetisti e studiosi.Alcuni autori
sostengono che il suo genotipo è simile a quello del colourpoint
(cscsll) ma con l’aggiunta del gene S, (Gene della Pezzatura Bianca o Piebald
White Spotting Gene).Secondo questa ipotesi la diversa espressiione di
S è condizionata da Poligeni Modificatori (Poligeni K)che permetterebbero
alle macchie bianche di seguire una una precisa distribuzione sui quattro
piedi.
Altri autori sostengono invece la presenza di g, (gloves=guanti) gene
autosomico recessivo, in grado di confinare il bianco alle estremità.
Questa ipotesi sembra ora la più accreditata ma non si sa con precisione
se g può essere considerato un secondo gene totalmente diverso e
indipendente da S ma in grado di modificarne l’espressione oppure sia un
allele dello stesso locus.
L’ALLEVAMENTO OGGI
Se da un lato il ‘guantaggio’è la caratteristica saliente del
‘Sacro di Birmania’,dall’altro la perfetta distribuzione di bianco alle
estremità(senza dimenticare che la selezione e l’allevamento non
possono trascurare il tipo,il colore,la costruzione del gatto e la salute)è
veramente dficile da ottenere.Non è detto che da due soggetti perfetti
nascano gattini ‘da esposizione’ anche se,indubbiamente,le probabilità
che nascano gattini ben guantati da soggetti con una ottima ripartizione
di bianco(soprattutto se discendenti,a loro volta,da linee di sangue di
gatti ben guantati)sono decisamente superiori.
Per quanto riguarda il colore,gli appassionati si sono trovati spesso
divisi tra l’aalevamento dei cosiddetti colori canonici e cioè i
classici colori seal e blu e la folta schiera dei sostentori dei colori
nuovi come il chocolate,il lilac,il rosso,il crema ,le squame,i tabby e
,ultimi arrivati(ma non ancora riconosciuti),gli smoke.Le opinioni e i
pareri sono diversi ma in fondo,quel che conta ,è non perdere di
vista il tipo,la morfologia,il carattere e soprattutto il ‘guantaggio’.
L’allevamento del Birmano è molto diffuso in Francia,terra che
lo ha molto amato e che lo ha fatto conoscere a tutto il mondo,ed ora anche
negli Stati Uniti.
In Italia proprio per le difficoltà che il suo allevamento offre,la
selezione del sacro di Birmania è ancora appannaggio di una cerchia
molto ristretta di allevatori,cioè di quei veri appassionati che
si sono dedicati alla selezione della razza in quanto tale,che si sono
totalmente dimenticati la parola ‘business’ ,persone che allevano per il
proprio gusto,per amore e per passione.
COM’E’ (struttura,colore,guanti)
Il Sacro di Birmania è un magnifico gattone ,grande e massiccio.
La sua imponente struttura,però,non penalizza grazia ed eleganza,virtù
che sono insite nel suo portamento.
Il suo corpo è lungo,le zampe non sono alte ma sono molto forti
e robuste.
La testa è particolare perchè le guance piene e rotonde,la
fronte leggermente bombata,le orecchie piccole eposizionate basse sul cranio,un
naso senza stop e e due magnifici occhi di un blu molto carico.Ma ciò
che più colpisce è il mantello setoso,morbido e semilungo
con pochissimo sottopelo.Il colore della pelliccia varia dal beige dorato
al bianco magnolia ma comunque sempre in armonia con il colore delle punte
Il colore delle punte è a dir poco accattivante,stupendo nei
colori classici,affascinante nelle nuove varietà chocolate,lilac,rosso,crema
,nelle squame e nei recentissimi tabby.Nei tabby point il mantello può
presentare un qualsiasi colore delle punte ma accompagnato da piccole striature
sul muso,sulle zampe e sulla coda.
I guanti nel Birmano sono la sua caratteristica più saliente
ma anche quella più difficile da ottenere nella sua espressione
ideale.Il guantaggio è presente sia nelle zampe anteriori che in
quelle posteriori e deve essere simmetrico davanti e dietro,meglio ancora
se la simmetria coinvolgecontemporaneamente tutti e quattro gli arti.
I piedini devono essere di un bianco candito e senza macchie.Il bianco
deve limitarsi alle dita e cioè non dovrebbe mai oltrepassare il
metacarpo.Lo stesso discorso vale per gli arti posteriori anche se sono
tollerati dei guanti leggermente più alti(l’ideale è che
anteriori e posteriori siano simmetrici)
Sulla parte volare dell’arto posteriore(faccia plantare)il bianco non
deve ricoprire più di ½-3/4 del tallone e deve formare la
tipica ‘V’rovesciata.
ALLEVAMENTO
N.B.Prima della nascita dei gattini occorre informarsi sulle modalità e i tempi e richiedere la modulistica presso la competente segreteria della associazione in cui si intende iscrivere la cucciolata.
DENUNCIA DI NASCITA