La Fim Cisl ha compiuto 50 anni!

 

Nasce ufficialmente nell'ottobre 1951, quando si svolge a Genova il primo congresso della Fim, il sindacato dei lavoratori metalmeccanici aderente alla Cisl.

 

Con la Cisl, costituitasi a Roma il 1¡ maggio 1950, la Fim afferma un modello di sindacato riformista, solidale, autonomo, laico e pluralista.

Negli anni Sessanta e’ all’avanguardia nella battaglia per la conquista di nuovi diritti e poteri sindacali nelle aziende. Aperta ai fermenti innovativi di quel decennio, diventa punto di riferimento per nuove generazioni di lavoratori.

Agli inizi degli anni Settanta, la Fim e’ protagonista nella costruzione del sindacato unitario. Nel 1973 si costituisce la Flm, Federazione dei lavoratori metalmeccanici, che unisce Fim, Fiom e Uilm e restera’ in vita fino alla crisi dei rapporti unitari alla meta’ degli anni Ottanta.

 

A partire da allora, matura nella Fim il modello di un sindacalismo responsabile e partecipativo, che si afferma e si diffonde negli anni Novanta.

Attualmente la Fim ha 190.000 iscritti e conta su un rete di circa 8.500 delegati aziendali, coordinata da 350 operatori a tempo pieno.

 

Spesso la Fim si e’ battuta, anche da sola, per obiettivi che poi sono 

divenuti patrimonio comune di tutti. 

Su piu’ d’un tema potremmo affermare: “oggi lo dicono tutti; in principio eravamo soli a sostenerlo”.

Nelle pagine che seguono sono richiamati gli aspetti che piu’ hanno segnato l’identita’ della Fim Cisl.  

  

 

LIBERI-AUTONOMI-SOLIDALI

Nell’articolo 3 dello Statuto della Fim e’ scritto: “La Fim riunisce tutti i lavoratori metalmeccanici decisi - nel reciproco rispetto delle proprie opinioni personali, filosofiche, morali, religiose e politiche - a difendere i loro comuni interessi e a lottare per rafforzare una societa’ democratica di persone libere e responsabili”.

 

Dunque, la Fim e’ una associazione, una comunita’ di persone libere, alle quali non viene chiesto a quale partito appartengano, come votano, come la pensano sul mondo, sugli uomini e su Dio.

Si chiede solo - ma non e’ poco - che rispettino questa stessa liberta’ negli altri, perché la diversita’ e’ una ricchezza (questo significa pluralismo). E che, associandosi nella Fim, partecipino secondo le regole democratiche decise in comune al progetto di promozione dei diritti e delle aspirazioni dei lavoratori, che e’ la “ragione sociale” di questo sindacato.

 

Percio’ la solidarieta’ e’ un valore basilare della Fim: solidarieta’ tra gli iscritti, tra tutti i lavoratori, soprattutto verso le persone, i gruppi e i popoli oppressi sul piano economico, sociale, politico e culturale.

 

La Fim e’ stata particolarmente gelosa della sua autonomia da ogni organizzazione politica, da ogni governo e da ogni vincolo ideologico, e lo afferma con vigore nel suo Statuto. Per questa autonomia ha sostenuto vittoriosamente aspre battaglie, anche dentro la Cisl e verso gli altri sindacati.

 

Oggi il sindacato e’ presente e attivo con le sue rappresentanze nelle fabbriche: esse contrattano sulle condizioni di lavoro, sulle retribuzioni e sui diritti con le direzioni aziendali, tenendo conto della situazione concreta di ciascuna azienda. Sembra una cosa ovvia, ma un tempo non era cos“. C’erano i grandi contratti e il lavoro sindacale nelle fabbriche era sostanzialmente rivolto alla loro applicazione.

 

Per prima la Cisl teorizzo’, agli inizi degli anni Cinquanta, la necessita’ di una contrattazione integrativa che si misurasse con le condizioni concrete del lavoro in ciascuna impresa e con i cambiamenti che avvenivano nel lavoro e nella produzione. Dapprima la proposta della Cisl trovo’ ostilita’, ma poi fu condivisa anche dagli altri sindacati.

La Fim impegno’ tutte le sue forze per affermare il diritto di contrattazione in fabbrica, soprattutto agli inizi degli anni Sessanta. Un impegno che fu premiato: con il contratto del 1963, infatti, veniva conquistato il diritto alla contrattazione integrativa. La Fim non si accontento’ di questo risultato, ma svolse una straordinaria attivita’ formativa, per attrezzare tutte le sue strutture e i suoi attivisti a condurre con cognizione di causa la contrattazione aziendale.

 

Da allora la Fim si e’ sempre distinta per competenza e rigore nelle vertenze aziendali, spesso proponendo e affermando soluzioni innovative. Ed e’ quello che si sforza di fare oggi, mettendo a frutto delle scelte maturate piu’ di quarant’anni fa.

 

 

SAPERNE DI PU'

 

Sapere e’ potere, e la Cisl lo ha sostenuto fin da principio, puntando molto su una formazione diffusa e ad alto livello. La Fim e’ andata avanti su questa strada, non lesinando risorse sulla formazione. Una formazione a tutto campo: cultura generale, aperta a tutti i nuovi fermenti e capace di trasmettere valori; ma anche e soprattutto mirata al “mestiere” del sindacato, a creare sindacalisti motivati e competenti, in grado di difendere con efficacia gli interessi dei lavoratori.

 

Abbiamo ricordato le campagne di formazione degli anni Sessanta, diffuse su tutto il territorio nazionale per addestrare gli attivisti della Fim alla contrattazione aziendale.

 

Negli anni dell’unita’ con Fiom e Uilm nella Flm, la Fim e’ stata in prima linea nella promozione di una formazione unitaria e nella affermazione del diritto alle 150 ore di istruzione per tutti i lavoratori.

All’inizio degli anni Ottanta, con la crisi dei rapporti unitari, la Fim ha creato un proprio centro di formazione nazionale ad Amelia, vicino a Terni, il Romitorio “Daniele Serratoni”, dove militanti, attivisti, dirigenti della Fim si sono confrontati e si confrontano con studiosi, testimoni, uomini di cultura di primo piano.

 

Oggi il lavoro di formazione prosegue con una diffusione capillare, con responsabilita’ e attivita’ decentrate nelle regioni e nei territori che affiancano la struttura nazionale. Quest’anno si conclude il “Pom”, “Programma operativo multiregionale”, un impegnativo iter formativo per l’aggiornamento di 300 quadri sindacali del Centro-Nord e 300 del Sud.

 

 


ALLA RICONQUISTA DEL TEMPO

 

“Lavorare meno per lavorare tutti”: forse molti ignorano che questo slogan fu lanciato dalla Cisl e dalla Fim gia’ dal 1978. Molti, anche nel sindacato e nella sinistra, lo considerarono un messaggio sbagliato, dimenticando che la riduzione dell’orario di lavoro e’ la piu’ antica delle rivendicazioni del movimento operaio e che proprio in quegli anni era una parola d’ordine del sindacalismo democratico europeo.

La Fim condusse un’aspra battaglia per introdurre questa rivendicazione nella piattaforma per il contratto nazionale del 1979, e vi riusci’. I risultati furono forse modesti, ma intanto la questione era posta.

Da sola, la Fim condusse nel 1984 una grande campagna nazionale per la settimana di 35 ore, traducendo lo slogan del 1978 con le parole: “Lavorare tutti, vivere meglio”.

Nell’ultimo rinnovo del contratto la Fim ha sostenuto con forza l’obiettivo di dare ai lavoratori piu’ liberta’ di scelta nell’utilizzo dei permessi per le riduzioni di orario gia’ conquistate nei contratti precedenti. L’obiettivo e’ stato raggiunto, insieme all’istituzione della banca delle ore, che permette di trasformare le ore di straordinario in giornate di riposo.

La Fim si e’ impegnata in una campagna su questo tema, illustrando con un opuscolo diretto ai lavoratori i diritti conquistati in materia di tempo di lavoro nell’ultimo contratto.
 

 

L'IMPORTANZA DI PARTECIPARE

 

Tutti oggi parlano di “partecipazione”, ma ancora dieci anni fa l’idea era tutt’altro che scontata. A molti, nel sindacato, pareva che l’unica arma disponibile fosse lo scontro, la lotta, il “conflitto”.

Certo, la Fim non si era tirata indietro nelle grandi lotte degli anni Sessanta e Settanta, pagando anche dei prezzi salati. Ma aveva al tempo stesso maturato la convinzione che, per rappresentare davvero gli interessi dei lavoratori, fosse necessario confrontarsi positivamente con le imprese, assumersi responsabilita’ nella vita delle aziende, beneficiare per questa via di una parte dei risultati aziendali, secondo regole stabilite in comune.

Era una via difficile, e spesso la Fim si e’ trovata a sostenere da sola accordi ispirati alla partecipazione. Oggi le cose sono cambiate. Il metodo della partecipazione non e’ piu’ in discussione, anche se riaffiorano vecchie resistenze.

Si tratta ora di fare un passo avanti nella partecipazione, verso l’azionariato dei lavoratori: cioe’ verso la partecipazione dei lavoratori alla proprieta’ dell’azienda, attraverso il possesso di quote azionarie gestite collettivamente.

Anche qui ci sara’ da discutere dentro il sindacato. Ma questo e’ l’orizzonte verso il quale la Fim, insieme alla Cisl, intende muoversi, perché e’ la condizione per cominciare a parlare in concreto di democrazia economica.
 

 

STUDIARE PER LAVORARE

 

E' sempre piu’ chiaro che la formazione professionale rappresenta una formidabile opportunita’ per avere un posto di lavoro gratificante e meglio retribuito.

Molti lavoratori ultraquarantenni, se perdono il posto di lavoro, faticano a trovarne un altro perche’ non hanno le competenze richieste dalle aziende. Ma soprattutto molti giovani, avendo abbandonato gli studi troppo presto, dopo qualche anno di lavoro si rendono conto di avere come unica prospettiva quella di un’attivita’ deludente e mal pagata.

Per poter cambiare lavoro e sceglierne uno piu’ vicino alle proprie inclinazioni, per avere piu’ prospettive professionali, per essere soggetti protagonisti e non esecutori passivi nel posto di lavoro, la formazione e’ lo strumento indispensabile.

La Fim, consapevole di tutto questo, chiede di innovare l’utilizzo delle 150 ore per il diritto allo studio conquistate agli inizi degli anni Settanta ed e’ impegnata ad attivare e far funzionare con efficacia le commissioni territoriali per la formazione, acquisite con l’ultimo contratto.

La Fim si batte inoltre per potenziare l’apprendistato, dove negli ultimi anni si sono gia’ realizzate esperienze positive, e per introdurre forme di ingresso al lavoro che consentano ai giovani di studiare durante i primi anni di attivita’.
 

ESSERE PREVIDENTI

La Fim si e’ occupata dei problemi della previdenza, prima di tutti gli altri. Anche in questo caso, vale il detto: “oggi lo dicono tutti; in principio eravamo soli a sostenerlo”.

Da tempo era chiaro che il nostro sistema previdenziale pubblico, con l’invecchiamento della popolazione, non avrebbe retto da solo. Cosi’, fin dagli anni Ottanta, la Fim ha cominciato a porre il problema della pensione integrativa: ovvero della possibilita’ di costruire, su base contrattuale, un sistema di previdenza che integrasse, cioe’ completasse (previdenza “complementare”) il sistema pubblico. La Fim ha elaborato idee, proposto soluzioni, si e’ scontrata con gli altri sindacati che non ci credevano. Ha fatto formazione, per preparare operatori capaci di gestire con competenza questa nuova opportunita’.

Negli ultimi due anni, insieme a Fiom, Uilm, Fismic e alle controparti principali, la Fim e’ riuscita a costituire dei fondi di previdenza complementare:

 

Cometa (contratto Federmeccanica) che e’ stato da subito un grande successo; a fine aprile 2000 vi avevano gia’ aderito 320.000 lavoratori metalmeccanici, con una raccolta di 400 miliardi di lire;

Fondapi (contratto Confapi), con piu’ di 16.000 iscritti a fine aprile 2000;

Artifond (contratto artigiani) che e’ appena ai nastri di partenza.

 

Insomma, la Fim ha pensato per tempo al futuro dei lavoratori e le sue idee, il suo impegno sono stati premiati da un risultato che ora e’ patrimonio di tutti.

Cometa e’ consultabile “on line” al sito www.cometafondo.it, Fondapi al sito www.fondapi.it
 

SPAZIO AI GIOVANI

La Fim Cisl riserva ai giovani uno spazio politico e organizzativo specifico.

In ogni provincia e’ attivo un Coordinamento giovani, nel quale essi si incontrano, discutono, mettono in comune le proprie esperienze perche’ siano rappresentate dalla Fim nelle sue scelte politiche e sindacali. Tutti gli anni si svolge una Consulta nazionale, nella quale i giovani hanno la possibilita’ di proporre nuove iniziative. A essi la Fim offre numerose opportunita’ di formazione, dall’azienda fino al “campo giovani” nazionale che si svolge ogni anno.

Tutto cio’ e’ fondamentale per il ricambio generazionale nell’organizzazione: il sindacato deve essere il luogo pubblico delle aspirazioni dei giovani.

Nell’impostazione dell’ultimo contratto nazionale i giovani della Fim si sono battuti perché vi entrassero propri contenuti, come la riduzione dell’anzianita’ per le aspettative, il diritto alla formazione e allo studio, permessi per il volontariato, riduzione della precarieta’ nei contratti a termine.

Nella contrattazione aziendale i giovani della Fim si impegnano perché i suoi benefici siano garantiti anche ai lavoratori interinali e con contratti a termine e perché le flessibilita’ offrano nuove possibilita’ per lo studio e le esigenze personali.

I giovani della Fim lavorano per affermare nuovi diritti nel nuovo lavoro, per uno stato sociale attento davvero a chi ha bisogno. E molti giovani sono fuori dalla protezione sociale.

E' possibile incontrare i giovani della Fim “on line” nel loro sito NGM - Network Giovani Metalmeccanici: www.cisl.it/fim/ngm, e scrivere loro all’indirizzo e-mail: fim_giovani@cisl.it.
 

RAPPRESENTARE LE DIFFERENZE

Nel lavoro ci sono situazioni differenti e il sindacato deve poterle rappresentare e valorizzare. La Fim ne ha fatto un tema qualificante delle sue politiche contrattuali e organizzative.

La Fim ha puntato sulla contrattazione di piani di azioni positive per dare piu’ opportunita’ di carriera e di lavoro alle donne che sono tuttora discriminate. Tre aspetti sono importanti: contrattare orari di lavoro (part-time, flessibilita’, telelavoro, congedi parentali) che possano conciliare il rapporto tra vita e lavoro delle donne, sulle quali gravano anche i lavori di cura nella famiglia; lo sviluppo delle professionalita’, in quanto le aziende tendono a non riconoscere le competenze che le donne portano nel lavoro; l’occupazione, sapendo che le donne hanno un tasso di disoccupazione molto piu’ alto della media.

La Fim da tempo dedica un’attenzione particolare agli impiegati e ai quadri, per valorizzare le loro competenze professionali, per una gestione piu’ personalizzata e flessibile degli orari di lavoro, per la previdenza complementare a cui in particolare i quadri sono molti interessati.

Per i quadri si prevede di creare un’associazione affiliata alla Fim, per affrontare in modo piu’ specifico i loro problemi.

Le alte professioni sono per la Fim un’importante risorsa, perche’ rappresentano un patrimonio di competenze indispensabile per capire come cambia il lavoro e per utilizzare con efficacia gli strumenti partecipativi attivati nelle imprese.
 

 RICOMINCIAMO DAL SUD

Sul Mezzogiorno si sprecano troppe parole, mentre sono poche le proposte capaci di incidere nella realta’. La Fim ci prova a farle.

Nel gennaio 2000 ha presentato un innovativo progetto per il Sud, che ha avuto ampia risonanza nell’opinione pubblica nazionale e fatto molto discutere nel sindacato.  

Sul piano organizzativo, la Fim comincia da sé stessa, 

rinnovando e formando a nuove competenze i propri operatori, perche’ diventino agenti di sviluppo nei loro territori e portatori di una nuova cultura sociale e industriale.

Sul piano contrattuale, la Fim propone concrete innovazioni per adattare la contrattazione e quindi il lavoro del sindacato alle diverse situazioni del Sud. Gli obiettivi principali sono la creazione di nuovi posti di lavoro, la progressiva eliminazione del lavoro nero (far emergere il sommerso), la competitivita’ delle imprese meridionali.

Sul piano della politica industriale, superando il vecchio assistenzialismo, le proposte mirano a promuovere un piu’ autonomo sviluppo locale, facendo leva sulle risorse e le capacita’ esistenti nel Mezzogiorno. Cio’ puo’ essere fatto attraverso una programmazione negoziata, nella quale i rappresentanti dei lavoratori del Sud abbiano un effettivo potere di intervento.

In questo modo, secondo la Fim, il sindacato dei metalmeccanici assume un ruolo di agente di sviluppo, capace di valorizzare le risorse e le potenzialita’ del Mezzogiorno facendone protagonisti i lavoratori e tutte le forze sociali rappresentative.

  

 

SENZA FRONTIERE

La Fim Cisl non e’ un’organizzazione “provinciale”: ha sempre guardato e guarda al di la’ dei confini nazionali, promuovendo i rapporti con gli altri sindacati del mondo, sia dentro le organizzazioni internazionali - la Fem (Federazione europea dei metalmeccanici) e la Fism (Federazione internazionale dei sindacati metalmeccanici) - che con rapporti diretti, “bilaterali”, con singole organizzazioni.

La Fim e’ sempre stata in prima fila nelle grandi campagne per la pace degli anni Ottanta e nelle iniziative per la difesa dei diritti umani, sociali e sindacali in tutto il mondo.

La solidarieta’ verso i popoli piu’ poveri e oppressi non e’ per la Fim un generico sentimento altruistico, ma un concreto valore politico, che si esprime in iniziative precise. Di particolare impegno e’ l’iniziativa che la lega al sindacato brasiliano Cut (Centrale unica dei lavoratori), condotta in comune con l’Iscos, la struttura della Cisl che si occupa di cooperazione internazionale: la realizzazione di una scuola sindacale in Brasile a Belo Horizonte, per la formazione di sindacalisti liberi e competenti. Oggi quella scuola e’ un fatto. Ora si sta avviando con il sindacato metalmeccanico brasiliano una nuova campagna, con raccolta di fondi, per lanciare una iniziativa contro il lavoro minorile.

Ma la sensibilita’ internazionale e solidaristica della Fim si misura anche dall’impegno diffuso dei suoi militanti e dirigenti: dovunque nel mondo, dal Mozambico ai Balcani, si troveranno persone provenienti dalla Fim impegnate in difficili progetti di cooperazione per lo sviluppo delle popolazioni piu’ povere.  

Tratto dal sito della FIM Nazionale

http:www.cisl.it/fim