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FISACABRUZZO

B A N C A R I

 

Fisac IntesaBci

Periodico di informazione sindacale

A cura della Delegazione trattante Fisac

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Anno 2 – Numero 15 Milano, 16 settembre 2002



NUMERO SPECIALE SUL:

PIANO INDUSTRIALE GRUPPO INTESABCI 2003-2005


Integrazione al documento congressuale della Fisac di IntesaBci discusso nel Direttivo del 12 settembre 2002 tenutosi a Milano


Nel piano di rilancio presentato dall’A.D., dott. C. Passera, si prevedono il miglioramento dei risultati gestionali e reddituali, nonché il rafforzamento dei coefficienti patrimoniali, già dal 2003.


Quattro sono i punti critici individuati:

  1. la qualità degli impieghi ed il profilo del rischi;

  2. la presenza in America Latina;

  3. il livello di patrimonializzazione;

  4. creazione di valore (redditività).


Mentre nessun impegno viene chiesto agli azionisti (es.: aumento di capitale), si prevede un incremento dei risultati pari alla somma algebrica di Euro 3 miliardi (mld.) derivanti 1,5 mld. da ricavi e 1,5 mld. da riduzione dei costi.


Nell’esercizio 2002 verranno contabilizzati gli accantonamenti per i crediti problematici, l’adeguamento del Put Warrant, l’esposizione per l’uscita dall’America Latina, gli oneri previsti per la ristrutturazione, compresi i costi per il fondo esuberi.


Quattro sono i campi di intervento: 1) personale; 2) investimenti tecnologici e logistici; 3) comunicazione; 4) alleanze.


1) Personale (- € 0,5 mld.)

Per realizzare tale obiettivo si elencano i possibili interventi: blocco del turn-over, riduzione dei contratti a tempo determinato, fondo esuberi, utilizzo più ampio del part-time, riduzione del lavoro straordinario, forme di flessibilità oraria, mobilità territoriale e introduzione dell’apprendistato (previa verifica).

Si designeranno un nuovo sistema di valutazione che valorizzi i “talenti” ed un sistema incentivante differenziato basato sui risultati individuali, di squadra e di azienda con elevati riconoscimenti al raggiungimento di risultati di eccellenza.

Si prevede, inoltre, un piano formativo triennale di 800.000 giornate.


2) Investimenti ( € 1,2 mld.)

Per l’ammodernamento del sistema tecnologico e informativo al centro e nelle reti e per la modifica del lay-out di filiale.

Nel corso del 2002 saranno ceduti immobili di proprietà per un valore di € 0,5 mld.


3) Comunicazione

L’obiettivo dichiarato è quello di una comunicazione continua e trasparente con il mercato, gli analisti finanziari, i mass-media e le associazione dei consumatori.

Viene inoltre dichiarata la massima trasparenza alle Organizzazioni Sindacali sulle scelte strategiche e gestionali.


4) Alleanze

IntesaBci, il cui nuovo logo sarà Banca Intesa, smette di ambire al ruolo di “global player” e si ritira significativamente dai mercati esteri, concentrando il proprio focus sul mercato interno con maggiore incidenza sul settore Retail (ivi comprese le piccole e medie imprese), rispetto al Corporate.

Punta sulle seguenti alleanze:

  • con Crédit Agricole per la costituenda Banca Private;

  • con Gruppo Assicurazioni Generale nella Banca Assurance e nella previdenza integrativa;

  • con Gruppo Lazard nel campo del M.& A. e Equity Origination (fusioni ed acquisizioni).



Nuova Struttura di Gruppo


INTESABCI

Il piano prevede per IntesaBci quattro Divisioni: Rete, Banche Italia, Banche estere e Corporate (che gestirà le imprese con un fatturato di oltre Euro 25 milioni e comprenderà l’attuale Banca Affari con i “Centri Corporate”. Potrebbe assumere lo status giuridico di banca a se stante senza sportelli).


Nell’organigramma dalla Divisione Rete viene attuata una semplificazione rispetto alla precedente struttura prevedendo: le Aree da cui dipendono i Centri Imprese, le Filiali Retail e i Centri Private.

La segmentazione della clientela vedrà questa nuova configurazione:

  • famiglie (privati con una giacenza inferiore a € 82.000);

  • premium (privati con una giacenza fra € 82.000 e € 1 milione);

  • private (privati con una giacenza superiore a € 1 milione);

  • affari (imprese con un fatturato inferiore a € 2,5 milioni);

  • imprese (aziende con un fatturato fra € 2,5 milioni e 25 milioni);

  • pubblica amministrazione

  • non profit: enti religiosi e soggetti giuridici senza fine di lucro.


Il piano d’impresa non prevede la fusione delle Banche federate in IntesaBci.


Piano sportelli (chiusure, scambi e aperture)

L’obiettivo è quello di assicurare una completa copertura sul territorio nazionale attraverso:

  1. l’eliminazione delle sovrapposizioni e la chiusura delle Filiali in perdita per complessive n. 150 filiali;

  2. lo scambio tra le filiali di IntesaBci con altre delle Banche del Gruppo per complessive n. 100 filiali;

  3. l’apertura di circa n. 150 filiali (non ancora incluse nel piano) in base ad una valutazione con le Banche del Gruppo oppure acquisendo banche locali.


INTESA SISTEMI SERVIZI

Entro il 2003 si effettuerà la migrazione totale al sistema Target e si svilupperanno nuove funzionalità del sistema (es. nuova procedura Estero merci e nuovo modulo di front-office di filiale).

Su alcuni progetti il piano riporta la possibilità di aprire : “outsourcing, insourcing, joint venturee apertura al mercato”.

Il perimetro di I.S.S. comprende: infrastrutture ICT, architetture e standard informatici di Gruppo, sistema Target di Gruppo, centro acquisti ICT e sicurezza informatica.

In funzione del rientro della attività di: immobili, acquisti, back offices, servizi generali, contabilità fornitori), si focalizzerà sul presidio dell’ICT del Gruppo (investimenti per Euro 720 milioni) rivedendo l’assetto organizzativo.


INTESA GESTIONE CREDITI

Il piano prevede il mantenimento della gestione delle sofferenze in I.G.C., l’efficientamento attraverso il rafforzamento dell’organizzazione interna e dei sistemi informativi, la vendita delle posizioni di minor taglio. Viene altresì allocato, in carico al bilancio di I.G.C., un capitale di circa Euro 160 milioni per la gestione della quota di portafoglio sofferenze.

Dati estrapolati relativi al primo semestre del 2002:

Margine d’interesse – 1,3% )

Margine d’intermediazione - 3,9% ) depurati del deprezzamento delle attività sudamericane

) e di dividendi straordinari

Risultato lordo di gestione - 10,4 %)

Utile ordinario - 74%

Utile netto - 92 %


Prime valutazioni


Sul versante organizzativo, la creazione della Divisione Rete corregge la segmentazione esasperata delle tre precedenti Divisioni (non comunicanti fra loro o addirittura concorrenti) rendendo la Banca un’unica entità per servire - ci auguriamo meglio - la clientela.


Se da un lato il piano evidenzia in modo chiaro le criticità reddituali e gestionali e la necessità di superarle nel prossimo triennio (a partire già dal 2003), dall’altro il peso maggiore viene fatto ricadere sui costi operativi. Infatti, mentre la crescita del Margine d’Intermediazione previsto per il 2005 è addirittura negativa (-1%), i costi operativi evidenzierebbero, nello stesso periodo, un taglio di circa il 28%. Ciò significa che il miglioramento del risultato di gestione è sostanzialmente ottenuto dalla contrazione dei costi operativi, tra in quali, in particolare, quello del personale.


Nessun sacrificio viene invece richiesto alla proprietà che ha sempre approvato i bilanci e l’operato dei management precedenti. Ricordiamo che, oltre al Sindacato, solo l’Associazione dei Dipendenti e Pensionati Azionisti ha denunciato, in tempi non sospetti, le deficienze gestionali ed organizzative.


L’affermazione di non “voler adottare scelte traumatiche” mal si coniuga con il peso insopportabile della previsione di una riduzione delle spese del personale di € 0,5 miliardi.

La mancata quantificazione degli esuberi si può prestare ad una duplice lettura:

  • esprime la sensibilità di voler discutere e negoziare con le Organizzazioni Sindacali il Piano Industriale con lo spirito e gli strumenti condivisi previsti, sia nel Protocollo del 13.4.2001, sia nel contratto nazionale; oppure

  • si traduce in una diversa ma equivalente e aprioristica individuazione degli esuberi che troverà la nostra netta opposizione.


Ricordiamo, fra l’altro, che il Fondo Esuberi citato nel Protocollo fa riferimento all’accordo nazionale del 24 gennaio 2001, vale a dire Fondo su base volontaria.

Le modalità di accesso (su base volontaria o obbligatoria applicando le procedure della Legge 223) alle prestazione del Fondo potranno essere motivo di scontro. Un’eventuale richiesta del Gruppo IntesaBci di Fondo a carattere obbligatorio dovrà essere portata in sede A.B.I. (parte sottoscrittrice e garante di un accordo diverso).

Le prestazioni straordinarie (pre-pensionamenti) del Fondo (nelle due varianti) sono state concordate per:

  • fronteggiare una sorta di necessario ricambio generazionale e, in questo caso, non può che essere volontario (accordo del 24.1.2001), oppure

  • per fronteggiare eccedenze reali, verificate, derivanti da processi di ristrutturazione e riorganizzazione che non trovassero assorbimento attraverso gli strumenti contrattuali e ordinari del Fondo (formazione/riconversione, riduzioni di orario o sospensioni temporanee del lavoro). In questo caso l’obbligatorietà prevede la fuoriuscita di coloro che hanno maturato i requisiti pensionistici e via via coloro che sono prossimi al requisito entro un arco temporale di cinque anni (D.M. 28.4.2000 n. 158).

Non possiamo sottovalutare le legittime preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori su ipotesi che possono cambiare radicalmente i progetti di vita e di lavoro, né i riflessi che potranno derivare anche sui Fondi Pensioni che hanno recentemente adottato riforme, i cui risultati attesi abbisognano di un arco di tempo adeguato.


Le dichiarazioni di principio sulla trasparenza devono tradursi in atteggiamenti concreti, al contrario di quanto finora praticato (sistema incentivante, sistema di valutazione, tabulati sugli straordinari, trasparenza sulle retribuzioni dei dirigenti come previsto dalla Legge 125, mancato confronto sulle ricadute della portafoliazione della clientela, ecc.).


Anche l’attenzione dichiarata alla formazione deve tradursi in un piano formativo adeguato: le 800.000 giornate, se rapportate all’intero Gruppo, rappresentano una previsione inferiore a quella contrattuale pro-capite, anche se superiore a quella effettivamente svolta nel 2001.


Le valutazioni sono, quindi, condizionate dalla natura del confronto sul piano industriale e da alcuni chiarimenti (quali, ad esempio, i progetti in outscourcing da I.S.S.?).


Le tematiche rivenienti dal Piano di impresa implicano importanti e serie ricadute sulla lavoratrici e sui lavoratori. Di conseguenza, vanno coniugati i cosiddetti tempi del mercato con quelli della democrazia, ossia quelli necessari per coinvolgere, oltre alle strutture sindacali, le colleghe ed i colleghi.


Ribadiamo che il confronto sul Piano Industriale non può distogliere l’attenzione del Sindacato e dell’Azienda dalla necessità di regole aziendali certe per lavorare nelle migliori condizioni possibili. Ciò significa, sostanzialmente, che va aperto anche il negoziato sul Contratto Integrativo Aziendale.


La Delegazione trattante Fisac Cgil





FISAC CGIL – Periodico di informazione sindacale – www.fisacgruppointesa.it

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