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PROGETTO  TERZIARIO

Quando i lavoratori
"atipici" fanno
lavori "tipici"


di Mario Piovesan

l mondo del lavoro che conoscevamo è stato sconvolto dagli effetti della globalizzazione dell'economia. L'innovazione tecnologica, infatti, ha permesso di rendere più piccolo il mondo; permettendo lo spostamento di interi sistemi produttivi ad un costo infinitamente più basso di prima. Questo ha creato un gioco di concorrenza dai risultati diversamente valutabili a seconda del punto di vista. Uno degli effetti è stato la richiesta di forza lavoro "fresca"; con molta professionalità, poca cognizione dei propri diritti, e, facilmente eliminabile dal sistema di rapporti aziendale. Ed in effetti il sistema produttivo richiede sempre più lavori ad elevata manualità (seppure, diciamo noi, necessari di competenza specifica) come quelli relativi alle attività di pulimento, facchinaggio, montaggio e custodia. Nonché i lavori ad elevata specializzazione, di nicchia, a rapido esaurimento. Contemporaneamente, la maggior parte dei lavoratori, offrono competenza e professionalità - sinonimo di qualità della produzione - in cambio di riconoscimento economico e sociale. Creando così squilibrio tra domanda ed offerta. Uno degli effetti più chiari di questa rivoluzione è stata la flessibilità delle prestazioni lavorative assoggettate alle rigide regole di massimo profitto. In effetti è cambiato il concetto di valore aggiunto; il quale, da una valutazione della ricchezza prodotta dal processo produttivo complessivo aziendale -  prima della ripartizione tra lavoro, capitale e Stato - è diventato l'utile aziendale perseguito direttamente. Ad esempio, per restare nel nostro Paese, la questione sicurezza sul lavoro non è stata vista dalle aziende come un dovuto tentativo di ridurre la spesa sociale complessiva. Ma come una potenziale spesa in più. Soprattutto quando tale spesa può benissimo essere caricata ad un sistema sociale solidaristico come il nostro. La monetizzazione del rischio - che il D.Lgs. 6261994 doveva eliminare - è diventata invece motivo di concorrenza (sleale, ma concorrenza) tra le aziende. Le quali, si prendono i vantaggi economici di non investire realmente sulla sicurezza, a scapito degli istituti di assistenza. Il costante processo di trasformazione dell'impresa da commerciale ad apparato  finanziario con progetti a corto termine (da uno a tre anni, mediamente quanto dura uno staff del consiglio d'amministrazione) porta oltretutto alla perdita del senso di responsabilità sociale ed individuale. L'impatto sulla struttura sociale di una nazione non è e non può essere compreso tra i valori di rilievo in un sistema economico-liberista globale quale quello che si sta affermando (il cosiddetto turbocapitalismo).
Le ristrutturazioni aziendali individuano le scelte di produzione interna sempre di più verso la fase finale del "prodotto caratterizzante"; spostando all'esterno quote sempre più alte di rischio d'impresa attraverso l'"out-sourcing". Solo lo sviluppo della ricerca pare rimanere, almeno per le aziende più avvedute, il secondo pilastro della struttura azienda. Questo meccanismo di spostamento verso l'esterno della produzione causa la nascita di un elevato numero di nuove imprese, piccole, fortemente dipendenti dalle commesse del committente. Che, generalmente, hanno scarse capacità d'investimento. A causa delle ridotte dimensioni. I cosiddetti contoterzisti sono il fenomeno più evidente di detta situazione; nella quale il recupero di competitività viene fatto quasi esclusivamente sul costo del lavoro. Anche lo Stato partecipa attivamente alla costruzione di questo nuovo sistema economico. E ciò attraverso il sistema degli appalti: dando alla produzione esterna sempre più i servizi che fornisce. Molti dirigenti pubblici stanno subendo il fascino di una struttura "ideale" nella quale lo Stato è il "core business" che distribuisce e coordina una serie di servizi forniti da strutture private.
utto questo sta provocando tremendi urti alla struttura del lavoro subordinato; e, infine, grosse tensioni al sistema sociale. Al riguardo si tratterà di veder quanto il "sistema Europa" sia compatibile col "metodo anglosassone". La Gran Bretagna, quarta potenza economica mondiale, culla del thactherismo,

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