21 Giugno 2003 - Monte Viglio torna ad avere la sua Croce
La cerimonia, organizzata dal Consiglio Pastorale Parrocchiale e dalla Sottosezione CAI di Anagni, è stata presieduta da Mons. Vescovo Diocesano Lorenzo Loppa che è salito a piedi a quota 2.156, unitamente a Don Antonio Castagnacci, Don Angelo Amati, Padre Zanca e Padre Castanelli. Il nostro Mons. De Sanctis, che non ha voluto mancare all’appuntamento è arrivato in vetta a bordo dell’elicottero NH500 del Corpo Forestale dello Stato. Tra le massime autorità civili e militari presenti in vetta: S. E. il Prefetto di Frosinone, il Questore della nostra provincia, il presidente del CAI di Colleferro, il Comandante dell’aereoporto dell’Urbe a Roma Ing. Scarpelli, responsabile del COAV della Forestale; il Comandante provinciale del CFS di Frosinone, i comandanti di stazione e personale del CFS di Fiuggi e dei Carabinieri di Filettino, il Sig. Commissario del Parco Monti Simbruini, il vice presidente della provincia di Frosinone, i guardaparco ed i giovani del cantiere scuola, l’Assessore al Turismo della Provincia, i numerosi sindaci dei paesi limitrofi; si sono uniti alla quasi totalità della popolazione di Filettino, che è salita in quota per salutare il ritorno della Croce sulla Sua Vetta.
Durante la cerimonia sulla vetta del Monte Viglio S. E. il Prefetto di Frosinone comunica formalmente a Mons. Alessandro De Sanctis che con decreto Presidenziale del 2 giugno 2003, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha nominato il nostro zelante Arciprete: Cavaliere della Repubblica Italiana. Grandissima soddisfazione da parte di tutti noi.
il poster della cerimonia del 21 giugno 2003, la
popolazione di Filettino saluta la nuova Croce
La storia della Croce
di Nicola Caruso - Vicepresidente della sezione del CAI di
Colleferro
La croce sul monte Viglio fu
installata per la prima volta il 16 settembre 1973 su iniziativa del Settore
Giovanile dell’Azione Cattolica della Diocesi di Anagni, come Croce votiva di
ringraziamento per lo scampato pericolo corso il 28 febbraio 1968 da tre giovani
dell’A.C., un seminarista e un sacerdote costretti a pernottare in vetta.
Danneggiata da un uragano il 30 dicembre 1974, fu risistemata ad opera dello
stesso gruppo l’estate successiva.
Da allora ogni cinque anni i protagonisti di tale avventura hanno provveduto
costantemente alla sua manutenzione e al suo restauro.
L’estate scorsa alla vigilia della commemorazione del 30° anni, una mano ignota,
certamente non rispettosa della libertà altrui, l’ha divelta precipitandola nel
vallone del versante abruzzese.
“La Croce verrà nuovamente installata con una partecipazione di massa. Saremmo
felici se tra la folla, anonimi tra gli altri, ci fossero gli stessi autori di
tale inqualificabile gesto a comprendere come una croce, oltre al simbolo
religioso, condivisibile o meno, costituisca comunque un valore culturale,
interiorizzato dalla gente che va in montagna e che sa equilibratamente
discriminare tra valori ideali e rispetto dell’ambiente.
Se cos’ potesse avvenire non gli chiederemo nulla, li accoglieremo con civile
compartecipazione e gli comunicheremo il nostro sentire l’ambiente, la comunità
e la passione per l’arrampicare”.
Il Viglio e la sua croce
di Don Alessandro
La cattiveria degli uomini –
di certi uomini – può sembrare di non avere limiti se arriva a compiere il gesto
a tutti noto: scardinamento e profanazione; dopo che essa, pacifica e
benedicente, ci aveva guardati di lassù, per quasi trenta anni.
Se può permettere che l’uomo – falsando l’uso della libertà di cui lo ha dotato
– lo possa offendere, Dio, fortemente geloso di questo dono, non lo ripaga con
la stessa moneta, anzi lo perseguita con l’immensità del suo amore. E perché il
segno più eloquente di questo amore, la Croce, tornasse lassù da dove era
stato violentemente strappato, a stendere di nuovo le sue braccia invitanti alla
vita, ci ha concesso, il 21 giugno scorso, una vera giornata di grazia.
Nelle parole che rivolgevo allora ai presenti, c’era l’invito a considerare la
celebrazione non come momento trionfalistico, ma come e solo
desiderio di riparazione. Tale lo abbiamo voluto, tale deve restare!
Mi si consenta (ancora e perché queste pagine offrono occasione di raggiungere
anche quanti non l’avessero vissuta) la possibilità di esprimere la mia sempre
viva e sentita gratitudine. A chi? A LUI! Ci ha riservata (esaltandola in
maniera straordinaria e commovente) questa grande, dolce gioia; a quanti questo
evento hanno tenacemente voluto, lavorato in mille modi alla sua realizzazione
con generosità, slancio e dedizione semplicemente indescrivibili; a quelli (non
li abbiamo contati, ma sono stati tanti, tantissimi, autorità religiose, civili,
militari, e perfino… bambini, mutilati!) che hanno preso parte viva a questa
reinstallazione ed al santo sacrificio rinnovante il Calvario, presieduto
dal nostro generoso, alpinista Vescovo Lorenzo e concelebrato da cinque
sacerdoti: tre dei quali presenti lassù in quel fatidico 16 settembre 1973.
Eppure il sole radiava impetuosamente vivo e bruciante.
A tutti vorrei rivolgere la mia preghiera: ritrovatevi in queste umili ma
eloquenti parole. Più che dalla penna, escono dal cuore di questo povero “prete”
cui avete procurato tanta gioia e che ve ne è e sarà sempre tanto grato!
Il Cardinale Urs V. Balthasar pregava: “Signore, a tua Croce è salvezza, la tua
morte è vittoria, la tua morte è vittoria, la tua notte è luce.”
Le faccio le mie e le consegno a Voi: siano il ricordo del 21 giugno 2003 –
VIGLIO – CROCE - VITA!