IL DECADENTISMO IN EUROPA

Negli ultimi decenni dell'Ottocento, si sviluppa nella cultura europea - in Germania così come in Francia, Inghilterra e Italia -  una critica dei principi su cui si era fondata fino a quel momento l'idea stessa di ragione umana. 

Prosegue l’ottimistica fede nel progresso scientifico, che appare inarrestabile e tale da portare a soluzione ogni problema umano, una fede che non è soltanto sentita negli ambienti colti ma in ogni strato sociale. Però ci si rende anche conto che questa “felicità” universale portata dal progresso è solo apparente:il progresso tecnico non è legato al progresso dell’umanità, anzi rischia di meccanicizzare  l’uomo uccidendone la spiritualità, cosicché sarà necessario cercare un supplemento d’anima.

Il decadentismo può essere ritenuto l'ultima fase del Romanticismo. Certo, il Decadentismo ha una sua fisionomia specifica che rimanda a un clima culturale e storico particolare, ma per massima parte i suoi aspetti si individuano rispetto al Romanticismo, più come svolgimenti, accentuazioni, esasperazioni che come novità nuove. Gli aspetti che caratterizzano il nuovo clima decadente di fine secolo si possono schematizzare così: l’età romantica si segnalava per il suo slancio entusiastico,sentimentale per l’infinita espansione dell’io; il decadentismo invece, è contrassegnato da un senso di stanchezza, estenuazione, languore, smarrimento, da un presentimento di fine e di sfacelo, che induce a ripiegarsi nell’analisi della propria “malattia” e debolezza. 

Parallelo a questo atteggiamento spirituale c’è il Naturalismo, che ne è  complementare perchè nascono entrambi sulle stesse condizioni oggettive. Le opposte fisionomie delle due correnti si possono solo spiegare col fatto che esse sono espressione di gruppi intellettuali diversi, che diversamente si collocano nei confronti di un medesimo contesto storico. 

Gli scrittori naturalisti sono integrati nell’ordine borghese, ne accettano l’orizzonte culturale, costituito dal positivismo, dallo scientismo, dal materialismo, dalla fiducia nel progresso. Gli scrittori decadenti, invece, sono quelli che patiscono le contraddizioni del sistema e i meccanismi di esclusione e di emarginazione, quindi rifiutano l’ordine esistente con i loro atteggiamenti “maledetti” ed estetizzanti, uscendo dall’orizzonte culturale borghese con le loro scelte antimaterialiste ed antiscientiste, irrazionalistiche, misticheggianti.

Il primo a usare la parola-base di questo derivato fu Verlaine nel sonetto Languore (1883), in cui paragonava se stesso all'impero romano «alla fine della decadenza», per indicare nella sua poesia l'espressione di una civiltà non più vitale ed espansiva, ma estenuata dalla troppe esperienze culturali e giunta al capolinea della storia.

In seguito la definizione di "poeti decadenti" fu imposta ai seguaci di Verlaine dai loro avversari (ovviamente con significato spregiativo), finché questi non fondarono nel 1886 la rivista Le Décadent, che  assumeva la parola a titolo di vanto , intesa come sinonimo di un'arte anticonformista e di rottura. In Francia il termine "decadentismo" ebbe breve durata, giacché assai presto fu sostituito da quello di "simbolismo", che ne assorbì quasi tutti i significati. La nostra cultura contemporanea usa il termine "decadentismo" come semplice connotazione storico-critica.

In un mondo privo di valori l'unico modo che ci resta per comprendere e rivelare il mistero delle cose è l'arte, in tutte le sue espressioni. L'arte si carica dunque di enormi responsabilità, dato che ad essa viene affidata una missione essenziale per la civiltà dell'uomo. L'arte, e specialmente la poesia è la sola via di salvezza e unico modo di comunicazione.

E’ questa una delle aspirazioni di quell'atteggiamento culturale, detta “decadentismo”,che, per evadere dalla materialità volgare della realtà, si rifugia in un mondo intimo e raffinato, in un mondo fatto di sogni e di immaginazione, svincolato dalle leggi rigorose della ragione, libero come la musica, un mondo intellettuale.

I decadenti si lasciano inghiottire dal vortice tenebroso, distruggendo ogni legame razionale, convinti che solo questo abbandono totale possa garantire un'esperienza ineffabile, la scoperta di una realtà più vera. Se il mistero, l’essenza segreta della realtà, non può essere colto attraverso la ragione e la scienza, altri sono i mezzi mediante cui il decadente cerca di attingere ad esso. 

Come strumenti privilegiati del conoscere vengono indicati tutti gli stati abnormi e irrazionali dell’esistere: la malattia, la follia, la nevrosi, il delirio, il sogno e l’incubo, l’allucinazione. 

Questi stati di alterazione, sottraendosi al controllo limitante e paralizzante della ragione, permettono di vedere, magari confusamente, il mistero che è al di là delle cose. Gli stati di alterazione possono anche essere provocati artificialmente, attraverso l’uso di alcool, delle droghe.

Come accadde ai poeti maledetti francesi che nello spazio di "capire" l'unica verità che è l'essenza intima delle cose, che sta al di là del reale, del verificabile con i sensi, si creano questi "paradisi artificiali" nei quali finiscono per soccombere spesso suicidi.

 

              Accadde nel...                    Gabriele D'Annunzio