LA PRIMA GUERRA MONDIALE
LE CAUSE DEL CONFLITTO
L’Europa sin dal 1905, era stata turbata da alcune crisi nei rapporti internazionali. Tra i più importanti stati europei esistevano contrasti ben precisi. L’Inghilterra, temeva la concorrenza commerciale e la potenza militare della Germania.
La Germania aveva sviluppato le sue industrie, mirava alla conquista dei mercati internazionali per vendervi i suoi prodotti, aveva anche potenziato la sua flotta di guerra e mirava ad ingrandire il suo impero coloniale.
La Russia tentava di estendere il suo dominio sulla penisola balcanica, scontrandosi con gli interessi dell’Austria, anch’essa interessata alla penisola balcanica e che si era annessa la Bosnia Erzegovina.
La Francia non aveva mai abbandonato la speranza di una rivincita nei confronti della Germania e desiderava riconquistare i territori dell’Alsazia e della Lorena, che aveva dovuto cedere ai tedeschi nel 1870, dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan.
Nel 1907 la Russia, la Francia e l’Inghilterra stipularono l’accordo della Triplice Intesa che si contrapponeva alla Triplice Alleanza stipulata fra Germania, Austria e Italia.
L’Italia reclamava la liberazione di Trento e Trieste dal dominio asburgico.
Fu la volontà di potenza, il nazionalismo ad accrescere i contrasti fra i vari stati europei e a preparare il terreno per lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Il settore balcanico risultava il più aperto alle crisi internazionali possibili, infatti, la Serbia desiderava liberarsi dal dominio dell’Austria.
LA PRIMA FASE DELLA GUERRA
A Sarajevo il 28 Giugno 1914, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria fu ucciso da uno studente appartenente ad un movimento indipendentista slavo. L’Austria accusò il governo serbo di essere il responsabile dell’attentato e inviò alla Serbia un ultimatum, nel quale si chiedeva di permettere ai funzionari austriaci di svolgere le indagini per scoprire i responsabili del delitto. Ma la Serbia non lo accettò e il 28 Luglio l’Austria le dichiarò guerra. L’Austria si era forse illusa di poter risolvere da sola il conflitto con la Serbia senza mettere a repentaglio la pace dell’Europa, invece, nel giro di pochi giorni scattò il sistema delle alleanze e l’Europa venne trascinata in un conflitto che cambiò la carta geografica del continente, sconvolse i rapporti fra le grandi potenze, cambiò la mentalità dei popoli, fece perdere all’Europa l’egemonia degli affari mondiali, sacrificò milioni di vite umane e distrusse patrimoni di ricchezze. Il 30 Luglio la Russia proclamava la mobilitazione generale a sostegno della Serbia, che consisteva nel raccogliere, riunire, organizzare uomini, borghesi, contadini e proletari; il 1° Agosto la Germania dichiara guerra alla Russia e, due giorni dopo, alla Francia. In realtà la Germania cercava di accelerare la guerra, convinta che le potenze dell’Intesa fossero ancora impreparate. I suoi piani militari, prevedevano di battere prima la Francia e, in un secondo tempo la Russia.
La speranza di poter combattere sempre su un solo fronte non si realizzò, ma non fu l’unico calcolo sbagliato dei tedeschi: essi credevano che l’Inghilterra non sarebbe entrata in guerra.
Invece, non appena l’esercito tedesco invase il Belgio, l’Inghilterra dichiarò guerra alla Germania. Il suo intervento fu decisivo: la sua forza sui mari servì a isolare gli imperi centrali i cui porti non potevano più essere riforniti di materie prime e sorte alimentari. Per contro, le navi inglesi rifornivano incessantemente gli alleati dell’Intesa. In un primo momento sembrò che la guerra lampo prevista dalla Germania potesse realizzarsi. Dal Belgio neutrale i tedeschi penetrarono in territorio francese, avvicinandosi a Parigi costringendo il governo a riparare a Bordeaux. L’epica battaglia della Marna, fermò l’avanzata dei tedeschi costringendoli ad arretrare. La guerra di movimento era finita, mentre iniziava la guerra di posizione: 800 km di trincea, lungo i quali francesi e tedeschi continuarono la loro opera di distruzione del nemico, senza avanzare né retrocedere: tra le due parti in guerra un milione di morti.
Il corteggiamento dell’Italia(1914-15) Vignetta satirica: da sinistra Francia, Turchia e G.Bretagna; a destra Austria e Germania
In estremo oriente la Germania, attaccata
dal Giappone
(alleato dell’Inghilterra), aveva perso i suoi presidi coloniali
in Cina, dove ora l’imperialismo
giapponese poteva espandersi incontrastato. I tedeschi avevano più successo sul
fronte orientale europeo, grazie alla disorganizzazione dell’esercito russo.
LA
SECONDA FASE DELLA GUERRA
Per
rompere il blocco navale, la Germania nel 1917 lanciò la guerra sottomarina a
oltranza. gli Stati Uniti nell'aprile entrarono in guerra a fianco dell'Intesa e
le sorti del conflitto si risollevarono.
In
Russia era
scoppiata nel 1917 una rivoluzione contro lo zar, che fu costretto ad abdicare.
Così venne proclamata la repubblica e nel marzo 1918 il nuovo governo
rivoluzionario proclamò la fine delle ostilità con la pace di Brest-Litovsk
che sancì l'uscita
della Russia
dalla prima guerra mondiale.
Il ritiro della Russia consentì ai
tedeschi e agli austriaci di scatenare una vasta offensiva sul fronte
occidentale.
L'esercito italiano, attestatosi sul Piave,il 24 Maggio, riuscì in uno spazio bellico ed eroico incredibile a contenere l'urto del nemico e le truppe austriache furono costrette a indietreggiare, con gravi perdite in uomini e armamenti.
Il 24 ottobre 1918 le truppe italiane annientarono le forze austro-ungariche a Vittorio Veneto e il 4 novembre l'Austria firmò l'armistizio con l'Italia.
Guglielmo II fuggì in Olanda e la Germania dovette chiedere la pace.
LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA
Il bilancio della Grande Guerra fu per l'Europa negativo, infatti:
vi furono forti perdite di vite umane
aumentò l'inflazione e la disoccupazione
crollarono i quattro Grandi Imperi: Austro-Ungarico, Russo,Germania,Ottomano e cambiò la geografia politica d’Europa.
Le gravi conseguenze economiche e sociali del conflitto costituirono un terreno fertile per lo sviluppo di regimi dittatoriali che presentavano alcune caratteristiche comuni:
la
soppressione delle liberta civili
lo
scioglimento dei partiti e dei sindacati
la
persecuzione degli oppositori.
I
lavori della Conferenza riunitasi a Parigi nel 1919 per stabilire le condizioni
della pace durarono più di un anno. Mentre le potenze europee non nascondevano
il desiderio di “punire” la Germania, il presidente americano Wilson, prima
della fine della guerra, aveva sintetizzato in 14 punti i principi che avrebbero
dovuto ispirare le trattative di pace e i nuovi rapporti tra gli stati che si
sarebbero dovuti reggere “sull’autodeterminazione” dei popoli. Purtroppo
dopo la guerra, vendette, fame, interessi minarono lo spirito di pace
sognato da Wilson.
Il
Trattato di Versailles riguardò la Germania alla quale furono imposte pesanti
condizioni: dovette pagare un risarcimento enorme in denaro, e fu costretta a
riconoscersi unica responsabile della guerra; fu obbligata a cedere una striscia
del suo territorio e la città di Danzica alla Polonia per garantirle un accesso
al mare, ma soprattutto perché si è voluto separare da lei la Prussica.
Perdette l’Alsazia e la Lorena restituite alla Francia; le colonie tedesche
furono spartite tra Francia, Gran Bretagna e Giappone.
L’impero
Austro-Ungarico, venne ridefinito con i trattati di Saint Germain e del Trianon:
sorsero la Repubblica cecoslovacca e il regno di Iugoslavia; l’Italia ottenne
il possesso del Trentino e dell’Alto Adige, di Trieste e dell’Istria. La
Romania, alleata dei vincitori, ottenne ingrandimenti territoriali a danno della
nuova Repubblica d’Ungheria,
separata ora dall’Austria.
Con
il trattato di Losanna, l’impero turco ottenne il riconoscimento della nuova
Repubblica.
Un
paese vincitore come l’Italia, non uscì dai trattati del tutto soddisfatto.
Infatti il governo italiano si trovò in contrasto con gli alleati sulla sorte
delle popolazioni di lingua e cultura italiana di Fiume e della Dalmazia. La
disputa tra l’Italia e gli alleati sull’applicazione delle clausole del
Patto di Londra, si rivelò insanabile. I rappresentanti del governo italiano,
divisi sulle richieste da sostenere, quando fu chiaro che Fiume non sarebbe
toccato all’Italia, abbandonarono la Conferenza di Parigi.
Al
termine del conflitto furono decine di milioni gli uomini che tornarono alle
loro case dopo aver vissuto l’esperienza traumatica di una guerra diversa
dalle precedenti.
I
reduci potevano rivendicare il merito di essere i migliori rappresentanti della
nazione, dato che si erano sacrificati per la sopravvivenza della patria e della
collettività. Ma in molti di loro, la guerra aveva provocato una regressione
dai livelli di comportamento civile, anche grave, molti tornarono mutilati.
Molti
di loro erano inoltre convinti di essere state vittime di un’ingiustizia e di
doversi vendicare contro la società civile. Nella nazione tornavano a contare
il ruolo e lo status sociale. Era soprattutto il confronto con coloro che si
erano arricchiti durante la guerra, a trasformare agli occhi dei reduci il
proprio sacrificio in una inutile vittoria e in una perdita economica e sociale.
Coloro che erano stati “eroi” al fronte erano considerati, o si sentivano,
superflui in patria, dove, non
trovando più alcuna collocazione sociale, finirono per diventare dei
disadattati.
Il sogno di Wilson cozzò miseramente con la dura realtà, eppure è ciò che anche oggi ogni popolo vorrebbe: “ il mondo deve essere reso sicuro per ogni nazione pacifica che, come la nostra, desiderava vivere la propria vita, stabilire liberamente le sue istituzioni, essere assicurata della giustizia e della correttezza da parte degli altri popoli del mondo, come pure essere assicurata contro la forza e le aggressioni egoistiche. Perciò il programma della pace del mondo è il nostro stesso programma”.
L’EUROPA
DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE