La proposta di riuso che qui vorremmo ipotizzare, nasce dal considerare l'edificio come la parte del sistema, dell'autodromo nel parco, che può divenire una struttura da un lato simbolica ed evocativa di una dimensione che è sempre più importante ed enfatizzata con il passare del tempo, dall'altro come collegamento e testimonianza dell'ambiente in cui è inserito.
In quest'ottica il ruolo che penseremmo di attribuire al mulino del Cantone è il progetto di un
museo dedicato alla Formula Uno, così da creare in un centro dalle caratteristiche agricole, un museo che evochi le epoche della passione per l'automobilismo, che nonostante le diatribe è e rimane un elemento caratterizzante per il Comune di Monza .
L'idea è confortata dal crescente interesse verso questa passione, accesa sempre più dalla scuderia Ferrari e dalle sue vittorie.
Si vuole far assumere al parco, ricco di potenzialità inespresse, un ruolo più moderno, con iniziative quali, guarda caso, il ventilato "ripristino dei molini per un interesse storico e culturale".
La scelta di effettuare verso questo manufatto un intervento di conservazione piuttosto che di restauro, nasce dalla struttura del mulino stesso, in quanto è pervenuto a noi come un falso storico, dato che come precedentemente evidenziato, la torre che lo sovrasta non è stata pensata in origine dal progettista ma, bensì secondo alcuni documenti è stata aggiunta in un secondo momento.
Da qui il desiderio di ipotizzare un intervento di conservazione.
Significativa la frase riportata sul testo del Prof. Dezzi Bardeschi: "Restauro punto e capo", dove fin dalle prime pagine viene individuato il punto focale del restauro infatti, scrive:"....Il passato vive nel presente, e come tale soltanto può essere conservato, senza corse all'indietro....".
Indispensabile quindi non camuffare l'intervento, bensì evidenziarlo, renderlo riconoscibile e vivo, così da poter apprezzare il passato per come era, ed è tuttora veramente, permettendo operazioni di consolidamento, di manutenzione e di arresto del processo di degrado in corso.
Al contrario il così detto "restauro" ha fondamenta in sostituzioni e innovazioni, dove: tutto ciò che è fatiscente si demolisce e ricostruisce, e l'effetto storico è nullo, non esiste più il passato.

Definite le metodologie atte a preservare la sua entità materica e a prolungarne la permanenza garantendone la trasmissione integrale della propria fisicità, diviene indispensabile individuare una nuova utilizzazione della fabbrica.
Non si può pensare di preservare la fabbrica dal decadimento o dalla trasformazione in rudere, senza prevedere una nuova destinazione d'uso della stessa.
Non esiste infatti migliore intervento di restauro della continua e corretta manutenzione. Importante è definire quali possono essere le compatibilità delle destinazioni d'uso che si vanno a proporre.
Verificata la necessità di riproporre una nuova destinazione funzionale, per la fabbrica si pone il dilemma  della nuova destinazione d'uso con i caratteri peculiari della stessa. La scelta di una destinazione d'uso non compatibile, calata dall'esterno, cioè senza un'attenta valutazione dell'impatto prodotto sulla fabbrica e sull'esterno, può comportare forzature e danni paragonabili a quelli innescati da un eventuale abbandono.
Le demolizioni devono essere al limite annullate, tenuto conto che ogni manufatto rimasto non è più riproducibile, e quindi il suo valore di documento storico sarà immediatamente vanificato.
Il monumento, testimonianza socio - culturale di un determinato periodo storico, esplica la sua funzione di memoria e insegnamento storico solo se appartiene alla comunità. Qualsiasi opera d'arte resa inaccessibile ai più perde il suo valore storico.
Fra le attività pubbliche, quelle legate al modo della cultura e del costume, appaiono le più idonee ad una rivalutazione dell'immobile. In questo modo il mulino oltre a divenire contenitore di funzioni istruttive e culturali, può trasformarsi esso stesso in elemento di istruzione e di insegnamento per la comunità.
Il legame deve essere ricercato con il sistema culturale a più ampia scala, coinvolgendo tutti quegli elementi che si trovano all'interno del Parco di Monza e che per storia e caratteristiche danno la possibilità all'immobile  di riacquistare lo storico valore di polo di attrazione:

  • Una mostra fotografica permanente, dove raccogliere fotografie e immagini video concernenti la storia della Formula.
  • Archivio, dove raggruppare il patrimonio di documenti storici delle edizioni del Gran Premio di Monza dalla sua prima edizione
  • Uno spazio espositivo, comprendente vari settori per le esposizioni, al fine di correlare e non isolare le attività svolte e nuove funzioni con il panorama delle attività culturali inerenti la Formula Uno e presenti sul territorio. Nel presente spazio verranno esposti trofei, targhe e oggetti che appartengono al mondo della Formula Uno.
  • Un'area convegni e P.R., dove dare luogo a conferenze stampa ed eventi speciali, durante la manifestazione o durante altri momenti dell'anno.