DOMUS SANCTA FAMILIA
Sabato 23 maggio 1998 – ore 19.00
Locorotondo – auditorium comunale
Presentazione dell’ opera
a cura del fondatore
a.) Premessa:
Innanzi
tutto un Saluto ed un Grazie a tutti Voi, che con la vostra
presenza siete un documento vivente e palpitante della straordinaria
sensibilità verso un valore di fondo, quale è la Solidarietà, di cui la
fondazione “Domus Sancta Familia” vuole essere un’espressione concreta e
visibile.
Un
saluto ed un grazie pure a quanti, impediti, specie ammalati, a partecipare a
questa festosa assise, attendono di potersi associare dal vivo alla nostra
gioia, quando TeleLocorotondo, in differita, entrerà con le sue immagini nelle
nostre case.
Un
saluto ed un grazie che esprimo anche a nome del Consiglio di Amministrazione
della Fondazione, quì presente nelle persone di confondatori, Dr. Gianfranco
GENTILE, VicePresidente eletto, della sig.na Lina RECCHIA (manca il
terzo confondatore, Lorenzo PALMISANO, ammalato seriamente, cui và il
mio pensiero grato, il mio augurio e la mia e vostra, credo, preghiera per la
sua guarigione) e nella persona dell’On. Dr. GiuseDDe PETRELLI, Sindaco
pro tempore, Rev.mo Don Piero SUMA, parroco pro tempore di San Giorgio
Martire e del Dr. Antonio CONVERTINI, rappresentante della Curia
Diocesana, nominato da S.E. Mons. Settimio TODISCO, ordinario del luogo,
che ha voluto essere anche personalmente presente. Grazie.
Ciò
premesso, vorrei schematicamente impostare la presentazione dell’opera su tre
parole chiave: “ Sogno”, “Speranza”, “Passione”
iniziando dal nome che la
Fondazione ha preso.
a.1) Esplicatio Terminorum: spiegazione dei termini.
Il nome ha sempre un profondo
significato ed indica una realtà ben precisa; non è mai un pleonastico, una
formalità ed un ornamento coreografico.
Esso serve non solo ad
individuare una persona od un oggetto ma rivela anche un contenuto ricco o
carico di tanti significati: affettivo, religioso, ideologico, storico,
ecologico, ecc..
La Fondazione, di cui si
parla, costituita con Atto Notarile deI 28/05/96 redatto dal Notaio. Dr.
Enrico AMORUSO, qui presente ed a cui và il mio grazie ed il mio plauso di
grata riconoscenza, e giuridicamente riconosciuta dalla Regione Puglia con
delibera n. 5037 del 29/10/96 è stata denominata “Domus Sancta
Familia” (questo è il suo nome di Battesimo) Perché?
Perché, come innanzi
accennavo, il nome è indicativo della realtà stessa.
a.1.1) “Domus” Casa.
Infatti, la” Fondazione”
vuole essere una “Domus” termine
latino che significa “Casa” per indicare che la fondazione nasce per donare a
chi ne ha bisogno uno “Spazio d’ospitalità” tipico della famiglia, ove
l’affetto, il rispetto, la considerazione ed il servizio amorevole dovrebbero
essere “norma”.
“Casa”, dunque, in quanto l’ospite dovrebbe sentirsi a proprio agio, come se fosse a casa sua, non “ospite” ma membro di una diversa realtà familiare, che ormai è diventata sua.
a.1.2) “Familia”: Famiglia
Una
casa senza famiglia non ha senso, è vuota, desolante,…….La casa è in funzione
delta famiglia, quale Comunità Primaria di amore e di vita; cuore di tutta
l’opera.
a.1.3) “Sancta”: Santa
Questa” Domus Familia”
ha un modello di riferimento preciso – inequivocabile: la “ Santa Famiglia
di Nazareth. Infatti, lo Statuto è abbastanza chiaro a riguardo, quando
nell’atto fondativo recita:
“Essa (Fondazione) si propone di onorare la famiglia di Nazareth ed in essa ogni famiglia quale realtà primaria della vita, dell’amore e della solidarietà, valori che ne costituiscono il fondamento indefettibile”.
La logica di donazione
autentica, senza calcoli egoistici o di profitto, di cui la” Santa familia” è
portatrice, è alla base, è l’ossigeno che deve alimentare la vita della
Fondazione, della” Domus”.
Se manca questa “logica d’amore”; anche se ci sono i soldi, la” Domus” non
avrà vita lunga, non sarà longeva.
“Nulla di grande può essere compiuto senza una goccia d’amore (Louis Lyantey).
Oh, si, il denaro è
necessario (anzi più ne arriva e meglio e’,… ) ma non può comprare l’amore.
Mi sovviene un motto od un detto di una grande riformatrice mistica spagnola, dottore della Chiesa, S. Teresa d’Avita:
«Teresa senza la grazia di Dio
è una povera donna; con la grazia di Dio una forza; con la grazioidi Dio e
molti denari, una potenza».
1.) Un “Sogno”.
Il nome, dunque, in “nuce”
comprende, contiene tutto il piano dell’opera, per cui la sua scelta “Domus
Sancta Familia” non è stata casuale, ma ponderata, voluta ragion veduta.
Ma come è nata l’idea della
Fondazione?
L’inizio, a mò di sogno,
risale al “92”, ma, forse,
inconsciamente lo portavo dentro da tempo.
Scriveva Papa Giovanni
XXIII “lvi incombono la vecchiaia e la decrepitezza, là dove gli ideali non
infiammano il cuore e non tengono applicata la volontà.
La vita è il compimente
di un sogno di giovinezza.
Abbiate ciascuno il
vostro sogno da portarè a meravigliosa realtà”.
1.1) Ispirazione o
motivo di fondo : Il “sacro fuoco”
Il
Progetto di costruire delle strutture di accoglienza amorevole di
determinate categorie di persone “in situazione di bisogno” non è nata
all’improvviso, ma, come un seme, che, prima del suo pieno sviluppo, attraversa
varie stagioni maturative, così l’idea progetto della Fondazione ha percorso
varie fasi di convincimento persuasivo.
Il
donarsi agli altri fa parte della vocazione e missione sacerdotale da me
liberamente scelta, ma impegnarsi in un servizio di carità non solo a
livello personale, ma a livello di strutture specifiche da edificare,
coinvolgendo persone e risorse varie, non è impresa né ordinaria nè facile e
non rientra, forse, nell’ordinario ministeriale.
Ecco
perchè a me sembra che è necessario avvertire un impulso caritativo
interiore speciale, una forza dello spirito che ti muove, ti agita in
continuazione senza lasciarti tregua.
E’ il “sacro fuoco”
della carità che ti spinge, ti assilla senza però generare affanno, che può
tradire o deprimere, e ti infonde serenità e pertinacia attuativa.
Oso parlare di “sacro.
fuoco”, perché le resistenze e le difficoltà che sorgono e si agitano,
innanzitutto, dentro te stesso non sono nè poche nè rare; per cui se non
avverti forte la voce di Cristo che ti invita a percorrere tale sentiero
caritativo (Mt. 25, 31, 46 “ero nudo e mi avete vestito, affamato ecc.,
ecc.) non senti di farcela, perché non
sei mosso nè da calcolo utilitaristico, ne da profitto economico, nè da
ambizioni di sorta, nè da semplice spirito filantropico o di solidarietà, ma
solo e semplicemente dall’amore di Cristo “Charitas Christi urget nos” – 2 Cor.
5,14).
E’
appunto un fuoco che ti brucia dentro, sacro perché ti viene da Dio
Padre in Cristo mediante Io Spirito per questo lo percepisci
come dono e senti che, come tale, va pregato, implorato ed irradiato sempre con
la preghiera e tramite la preghiera.
1.2) Motivazioni prossime
Il
progetto, ovviamente, si è andato chiarendo successivamente e progressivamente,
assumendo nella mia mente contorni sempre più precisi e puntuali.
Due
fattori hanno notevolmente
contribuito a determinare ed individuare, sempre nel contesto dell’ispirazione
di fondo, la natura, la finalità e l’articolazione strutturale
dell’opera ideata:
1.2.1) La centralità della Famiglia nell’Azione della Chiesa e della Società.
La
famiglia, cellula base della società e Chiesa domestica, è
sottoposta a minacce mai prima presentatesi; per cui la salvaguardia e la
promozione della sovranità della famiglia, oggi, diventa scelta
evangelizzante Prioritaria, ma anche oggi fortunatamente delle politiche
sociali dello stato.
Questo dato “ socio-culturale
e Pastorale “ importantissimo e rilevantissimo ha giocato un ruolo
determinante nell’orientare la mia scelta in tale direzione; anche perché è da
oltre quindici anni che, a livello di responsabilità regionale e diocesana,
seguo la pastorale familiare e sono più che mai convinto che “attraverso la
famiglia fluisce la storia dell’uomo, la storia della salvezza dell’umanità “(L
a F n.23)
1.2.2) La Lettera alle famiglie (L a F) di Giovanni Paolo Il del 02/021994.
Nel leggerla, sono stato
colpito, in maniera penetrante, dal n.22, dove il Papa, richiamando il giudizio
finale di Cristo” soprattutto sull’amore “(Mt. 25, 31-46), parla di possibilità
di allungare oggi, quell’elenco ed “in esso potrebbe comparire una infinità di
problemi che interessano anche la vita coniugale e familiare. Potremmo trovarci
espressioni come queste: “Ero bambino
non ancora nato e mi avete accolto permettendomi di nascere; ero bambino
abbandonato e siete stati per me una famiglia; ero bambino orfano e mi avete
adottato ed educato come un vostro figlio”.
Ed ancora “Avete aiutato le madri dubbiose o soggette a fuorvianti
pressioni ad accettare il loro bambino non nato a farlo nascere; avete aiutato
famiglie numerose, famiglie in difficoltà a mantenere ed educare i figli che
Dio aveva loro donato”.
E’
proprio a queste nuove povertà che il mio cuore ha guardato ed in esso è
scesa la prima scintilla del sacro fuoco.
1.3) Motivazioni immediate o condizioni preliminari
d’attuazione
Anche
qui due fattori hanno costituito quel quid (sono i segni del cuore
misericordioso di Cristo…), che mi hanno fatto rompere ogni indugio e riserva e
passare ai fatti concreti, dando, per così dire, corporeità muraria al progetto
stesso: i1 consenso privato e quello pubblico.
1.3.1) 11 consenso
privato.
Tutte
le persone da me interpellate a proposito si sono manifestate in pieno accordo,
anzi sono stato da alcuni di loro incoraggiato e addirittura spronato.
Infatti,
tre di loro sono diventati confondatori, mettendo a disposizione, con
edificante generosità e gratuità, una somma di denaro, che aggiunta alla mia ha
permesso di costituire quel quorum patrimoniale necessario per erigere
giuridicamente la Fondazione.
1.3.2) I1 consenso
pubblico.
Fin dal primo momento
il progetto ha riscosso attenzione ed interesse sia da parte dell’Amministrazione
Comunale locale, disposta a donare l’area edificatoria, sia da parte della Banca
di Credito Cooperativo del luogo, disposta a venire incontro con un congruo
contributo finanziario.
1.4) Articolazione della Fondazione
L’opera
o Fondazione “DOMUS SANCTA FAMILIA” che non ha fini di Iucro, è pensata e si presenta come un “insieme
unitario” di spicchi distinti in strutture o lotti finalizzati a rispondere
a disagi particolari. Tutti i nomi sono di natura e radice biblica e ne
indicano bene le finalità di ciascun membro del corpo.
1.Casa
“Neemia” per anziani e/o soli;
2.Casa
“Susanna” per ragazze-madri;
3.Casa
“Agar” per bambini orfani o abbandonati;
4.Casa
“Sara-Tobìa” per famiglie in difficoltà;
5.Casa
“Ester” per lo studio delle problematiche familiari e la formazione di
operatori familiari.
Spendiamo stasera una
parola in più per la casa “Neemìa” per anziani e soli.
li nome “Neemia”
è tratto da un personaggio
storico biblico, di cui si parla in un libro del V. T., che porta proprio il
suo nome.
Il libro narra dell’opera di ricostruzione della decaduta Gerusalemme e del suo tempio, cuore dell’unità culturale e nazionale del popolo ebreo.
Fautore principe
ditale ricostruzione fù proprio “Neemìa”
La casa “Neemìa” per
analogia, vuole essere uno spazio umano rigenerativo di chi è in parabola
discendente, perchè non precipiti, ma si senta rivitalizzato in un ambiente
affettivamente accogliente e coinvolto in una rete interrelazionale che lo
fanno sentire meno solo e meno ìntristito.
Ecco, la solitudine
più della stessa malattia fisica è ciò che maggiormente scardina
l’equilibrio di una persona.
L’anziano
che si sente solo o chi è veramente solo, anche se non anziano, potrà trovare
ospitalità presso la casa “Neemìa”.
1.4.a) Destinatari.
1.4.a.1) I destinatari
sono, dunque. gli anziani, e chi è solo, autosufficienti.
La
struttura non è pensata per anziani non autosufficienti, perché non è
struttura medica (singoli casi potrebbero essere presi in considerazione…….)
ma se l’anziano che è già ospite dovesse ammalarsi o ridursi in carrozzella od
altro handicap non sarà certamente abbandonato, anche perché le stanze
ed altri ambienti sono già predisposti anche per tali eventualità.
1.4.a.2) Solo per i paesani ?
Sarebbe
una iattura; segno di grettezza mentale, che certamente non ci appartiene; è
aperta, oltre che all’utenza locale, anche territoriale regionale (non
dimentichiamo che la Fondazione ha riconoscimento giuridico regionale.
Di
tali strutture se ne sente il bisogno
più ce ne sono e meglio è; giacché il domani, purtroppo, sarà popolato sempre
piu’ da persone anziane.
L’
Italia cammina con il bastone “: « siamo il paese plu vecchio del mondo », dice il demografo Golini: il primo in cui gli over
‘60 hanno superato i quindicenni ….
NeI
2040 otto vecchi per bimbo ……..
Niente lotte tra pubblico e privato, ma capacità e
volontà integrative
2) Una passione,
amore
La
passione, l’amore alla propria terra, alle proprie radici.
Il
progetto o il sogno dell’opera è pensato solo nel nostro contesto la Valle
d’ltria e, in essa, il nostro paese, Locorotondo, senza per questo
essere ristretto solo all’utenza locale.
Non mi è mai passato in
mente altro sito.
Locorotondo, che ha avuto una storia di forte
solidarietà (pensate ai Montanaro …………) e che presenta tuttora una
mappa variegata di iniziative socio-assistenziali, anche se non sempre
coordinate tra loro, è ora che lasci qualche segno più robusto, più visibile
e duraturo, come le sue meravigliose querce.
Un
segno che nella mia mente è stato subito collegato alla famiglia, come sù
ricordato, perchè nel nostro tessuto socio-culturale-religioso la famiglia,
intesa come comunità stabile d’amore e di vita, basata sul matrimonio, è
ancora ben radicata.
Questa
“ memoria “ vorremmo trasmettere, come patrimonio il più prezioso, alle
generazioni che ci seguiranno non solo come dato storico, ma come patrimonio da
non dilapidare e, possibilmente, da coltivare e migliorare ancor più, coscienti
come siamo che la Famiglia è lo spazio di umanizzazione e di cristianizzazione
più vero. più genuino. più efficace piu’ fecondo, come la nostra terra.
“L’Avvenire
passa attraverso la famiglia”.
Diceva Cicerone: «Chi non
sa ciò che è avvenuto prima di lui, resta un eterno bambino ».
La Fondazione Domus
Sancta Famiglia pensata e situata nel nostro territorio, a Monteguerra, si
carica anche di valenza pedagogica: ricordare il passato per costruire il
futuro, l’avvenire.
Essa vuole offrire alla
nostra gente un sogno, perchè sognando, ma ad occhi aperti, si ritrovi più
adulta, più matura (meno “bambina”), secondo l’espressione
ciceroniana…….. ) più umana, stando all’affermazione di Talleyrand: “Si è
uomo nella misura che si ha l’avvenire in mente”.
Lo Spirito Santo,
nell’anno a lui dedicato in preparazione del Giubileo, si serve di me,
strumento stonato ed imperfetto, per mettervi in mente un pezzo di avvenire.
Non lasciamocelo sfuggire,
resistendo a qualsiasi tipo di scetticismo, di meschina prevenzione, di critica
consuetudinaria balorda ed insulsa e perciò stesso devastante debellando
qualsiasi situazione di rivalità, di primogenitura, di fallaci protagonismi, di
disgregante faziosità.
Crescere insieme: tutti mano
nella mano con stile familiare sia il nostro slogan, il nostro modo di
procedere, di agire.
La” Cosa” si deve
fare.
Tutti, di qualsiasi età, secondo le proprie possibilità, capacità e responsabilità sociali ed ecclesiali, devono contribuire alta realizzazione dell’opera, benedetta da Dio, in modo che, transitando per via Cisternino o sostando presso l’opera, possano dire
«Quest’opera è anche mia:
c’è una stilla della mia preghiera, del mio sudore, del mio sacrificio, della
mia condivisione, del mio plauso ».
Sognamo - Sognamo - Fà Bene ma ad occhi aperti,
realisticamente, perchè la cosa s’ha da fare.
3) Una speranza - Un Auspicio.
Dopo queste
espressioni, esposizioni, inviti, appelli che escono da un cuore che vibra, che
palpita, che vuole e che sente in sintonia con altri cuori, i vostri, che
vibrano, palpitano e vogliono, guardo in alto e vedo innalzarsi nel cielo della
Valle d’Itria un arcobaleno di sicura speranza e di ben augurante auspicio.
Qual é?
Eccolo ben disegnato:
Inaugurare il primo
lotto: la casa “Neemia” per
l’anziano ed il solo nel 2000 come turgido grappolo d’uva matura da
cogliere nell’anno Santo ed alla soglia del III° Millennio, quale segno
concreto di solidarietà e di speranza in un avvenire, nonostante tutto, più
caldo nell’abbraccio di una vera fraternità, che non divide, ma unisce,
civilizza e spiritualizza.
Affidiamoci
alla Santa Famiglia di Nazareth, che dà nome, significato, contenuto e
spinta proiettiva alla nostra opera, perché ci si possa ritrovare tutti nel
2000 per l’inaugurazione.
.