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Il salone della musica: arazzo sullo sfondo

 

 

 

 

 

 

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I tre arazzi fiamminghi situati nella parte superiore dello scalone, dove sono raffigurate scene dell'Eneide

 

 

 

 

 

 

 

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Il dio Nettuno calma la tempesta (particolare del primo arazzo)

Gli arazzi

"La storia di Enea negli arazzi "Whitaker", di Vincenzo Scuderi.

Fotografie di Melo Minnella.

 

 

Una rara collezione di cinque arazzi cinquecenteschi fiamminghi arricchisce il patrimonio artistico della Fondazione "Giuseppe Whitaker". Le storie di Enea, tessute in lana e seta, sono raccontate da un ignoto artista con un linguaggio ora denso di accenti realistico-dinamici, ora pacato in una classica compostezza.

 

Tra i cimeli più preziosi e meno conosciuti dell'arredo della Villa Malfìtano a Palenno, dovuti alla cultura e al gusto della nota famigli Whitaker, oggi zelantemente custoditi dalla Fondazione omonima, figurano cinque arazzi, due grandi e tre di medie dimensioni, di buonissima epoca e della migliore manifattura fiamminga, quella brussellese della metà, all'incirca, del secolo sedicesimo. Essi non sono stati mai studiati scientificamente, ma solo citati, en passant, in libri ed articoli sulla Villa, con la deviante denominazione (di cui sconosciamo le radici) di Gobelins.

Secondo una tradizione orale-riferita, per ultimo dalla figlia Delia (morta nel 1971) - essi sarebbero stati acquistati a Roma, verso la fìne dell'Ottocento, dal padre, il noto industriale-archeologo Giuseppe Whitaker per la nuova e splendida residenza familiare fattasi costruire in un parco, allora alla periferia di Palermo; precisamente per il "Salone della musica" e per l'ambiente della scala di collegamento tra il piano di rappresentanza e quello privato.

A questa felice scelta arredativa del colto signore inglese, probabilmente sulla scia di gusti e tradizioni familiari, dobbiamo essere grati se ci è dato oggi, in Sicilia, di poter gustare oltre allo splendido e più noto ciclo (di otto pezzi) relativo alla Guerra romano-giudaica, donato dal Vescovo Lombardo alla città di Marsala, anche questo raro gruppo di Tapisseries; dal soggetto, in questo caso, mito-poetico: il contrastato "Viaggio di Enea" e dei suoi verso l'Italia, con i toccanti episodi della sosta in Africa, presso Didone; fonte, naturalmente, il primo e il quinto libro dell'Eneide virgiliana

Come gli octo peccia pannorum del Vescovo Lombardo e anche se culturalmente meno ligi di quelli al classicismo romanista che condizionò tante serie fiamminghe (da quando furono tessuti dal Van Aelst i notissimi cartoni della Pesca nùracolosa di Raffaello), anche gli gli "Arazzi Whitaker" sono espressione di quell'elevato livello tecnico ed artistico con cui cartonisti e tessitori brussellesi dell'avanzato Cinquecento riuscirono a trasporre nei sottili intrecci delle lane e delle sete, degli orditi e delle trame, le conquiste più alte della cultura figurativa dei Rinascimento: il naturalismo nelle espressioni e nell'ambientazione, la vivacità nel movimento e nei colori, i rapporti spaziali; l'intensità emotiva, non di rado, di singoli episodi o di singole fìgure.

A talune peculiarità del linguaggio dei nostri arazzi, che meglio si leggono come espressione della cultura post-classica, quella del manierismo, accenneremo a suo tempo. Qui ci premeva sottolineare l'elevata valenza storico artistica e culturale dei gruppo; anche per indicarlo, nell'occasione, come una delle poche esperienze di buon livello che, per il Rinascimento maturo e il Manierismo (anche didatticamente, se del caso) possono farsi in Sicilia; con i citati arazzi marsalesi, le tele toscane del Paladini e degli Allori, quelle siciliane del Guinaccia, del Catalano e dell'Albina (almeno le migliori), le sculture toscane dei Camilliani, dei Calamech e del Montorsoli a Palermo e Messina.

 

Tema, vicende e parentele della serie "Whitaker"

Come accennavamo, sono le principali vicende del Viaggio di Enea verso l'Italia (o "Storie di Enea") che formano la materia delle scene raffigurate nei cinque arazzi. Il tema, pur non figurando molto nei grandi repertori sugli arazzi, è abbastanza noto in sede specialistica soprattutto grazie agli studi degli ultinìi venti anni (Junquera, Delmarcel, Davidson, Forti Grazzini, ecc ... ). E' stato giustamente annotato, in tali sedi, che la sua coltivazione nella committenza rinascimentale era dovuta certamente agli spunti offerti "per variate scene di navigazione, di caccia e gli episodi relativi all'amore tra Enea e Didone, poetico tema di intrattenimento" (Forti Grazzini); ma tavolta anche ad interessi più aulici, come nel caso della prima serie del nostro ciclo, fatta tessere dai Doria di Genova, cui accenneremo a momenti.

Quattro o cinque sono le serie cinquecentesche, cui si aggiunge ora la nostra, che più o meno elevatamente svolgono il tema di Enea e che gli specialisti conoscono o per materiale esistenza presso Musei e Collezioni, europei in specie, o per sicuri dati documentali, benché disperse o, almeno in apparenza, perdute. A parte, poi, un notevole numero di pezzi isolati, non facilmente ricollegabili a serie note.

La serie forse più antica tra quelle conosciute si trova ad Hampton Court (Londra) e deriva da cartoni attribuiti a Barend Van Orley, del 1520. A un quindicennio dopo, all'incirca, gli studi recenti (Davidson, Delmarcel) farebbero risalire l'editio princeps dei Doria, testè ricordata, da cui muoverà, poco dopo la metà del secolo, il cartonista di quella che forse si può onnai convenzionalmente, chiamare la Serie "Whitaker". Sarebbe stato Andrea Doria ad ordinare a Bruxelles quella prima serie, su cartoni di Perin del Vaga, il noto pittore raffaellesco.

Il tema del Viaggio di Enea e il simbolismo, specialmente, dell'arbitrato di Nettuno sulle acque, col favore di Giove (già fatto dipingere a Perino nella volta di rappresentanza del nuovo grande palazzo della famiglia a Genova) ben si inquadrava, come ha rilevato il Davidson, in una politica di arredo di alta qualità e di precise allusioni al ruolo di preminenza politica appropriately to contemporary affairs to the alleance betwen Charles Vand Doria, and theirs aspirations for the Holy Roman Empire.

Altra serie antica e famosa dovette essere quella di ben quattordici pezzi, che nel 1549 possedeva Ferrante Conzaga, signore di Guastalla, perduta nel settecento e di cui gli studiosi, così come per la serie Doria, cercano tracce.

Per un'idea sulle altre serie conosciute, accenniamo a quella in sette pezzi del "Patrimonio Nazionale spagnolo" (v. Junquera de Vega, 1974 e 1986), che presenta con la nostra, al tempo stesso, varie affinità e varie differenze. Citiamo solo alcune di queste ultime. Nella scena del Naufragio manca addirittura - e forse significativamente, per quanto il Davidson ha rilevato sugli interessi di Andrea Doìia - Nettuno; nella Caccia di Enea questi usa la spada anziché l'arco; nella Deviazione in Sicilia la rappresentazione della flotta risulta abbastanza angusta, mancando di tutto quanto, a Palermo, figura nella parte destra dell'arazzo e gli conferisce ariosità e ricchezza. Non a torto il prof. Delmarcel mi scrive che la serie di Palermo peut étre plus ancienne... car les compositions sont plus complètes (et plus logiques) dans leur largeur.

Tralasciamo anche la sola citazione degli esemplari singoli e sparsi (Londra, Greenville, ecc ... ), più o meno apparentabili, nella sostanza o nella forma, con i nostri; su cui, ormai, ci soffermiamo.

I cinque episodi qui tessuti - in lana e seta ad alto liccio, 6 fili per crn. - sono sinteticamente descritti in eleganti didascalie, quasi veri e propri distaci latini, entro cartigli al centro delle bordure superiori. Li elenchiamo seguendo la narrazione virgiliana.

Arazzo n. 1 (cm 475x783) "NON FERT NEPTUNUS VENTORUM NUMINA CUIUS AUXILIO TEUCRI LITTUS HABENT LIBJCUM" - Nettuno non tollera l'interferenza dei venti; col suo aiuto i Troiani raggiungono la costa libica.

Arazzo n. 2 (cm 459x445) "PARTITA SOCIIS AENEAS CARNE FERINA PENUM CUM FIDO LUSTRAT ACATHE SOLUM" - Enea, divisa ai compagni la carne ferina, perlustra il suolo punico.

Arazzo n. 3 (cm 459x684) "AENEAS TEMPLUM CONDENTEM CERNIT ELISAM URBIS EXCELSO MOENIA COLLE VIDET" - Da un alto colle Enea vede Didone che fonda un tempio e scorge le mura della città.

Arazzo n. 4 (cm 459x684) "FINGIT SACRA DOLENS INGRATAM PASSA REPULSAM DESPERANS DIDO CERTA PARARE NECEM" - Didone, subita l'ingrata repulsa, afflitta e disperata appresta riti sacri per preparare la morte.

Arazzo n. 5 (cm 489x715) "DUM PETIT ITALIAM AENEAS IUNONE QUERENTE AEQUORE TURBATO DEVIAT IN SICULO" - Mentre si dirige verso l'Italia Enea, a causa delle acque agitate, per richiesta di Giunone, devia verso la Sicilia.

Merita rilievo il fatto che il quarto dei nostri arazzi, con la preparazione della pira da parte dell'infelice Didone, è l'unico esemplare sinora conosciuto, in quanto non figura nelle altre serie sinora note; la precisazione è del prof. Delmarcel.

Due sigle dell'arazzeria brussellese (bb e BB = Bruxelles-Brabant) si trovano rispettivamente nei bordi inferiori dei primo e del quinto arazzo (secondo il nostro elenco). Nessuna traccia, sin qui, è stato possibile riscontrare di sigla di arazziere, come dei resto non se ne trova nei due pezzi di Milano e di Vienna di cui diremo. Può restare solo il dubbio che si trovasse nelle parti di bordure mancanti del secondo (Enea perlustra il suolo punico), rimosse per adattarlo alla parete cui si volle destinarlo, di dimensioni inferiori a quelle dell'arazzo. Mancano, infatti, le parti estreme delle bordure inferiore e superiore e le intere fasce verticali.

Apriamo a questo punto una doverosa e grata parentesi per dichiarare ai nostri lettori che quanto abbiamo riportato sulle serie con Storie di Enea e quanto riferiremo in ordine alla consistenza originaria della nostra - già di sette pezzi, i cinque che qui presentiamo e due ora smembrati dal nucleo - lo dobbiamo alla cortesia degli amici specialisti prof. Guy Delmarcel di Lovanio e dr. Nello Forti Grazzini di Milano. Aggiungiamo, altresì, per gli eventuali nostri lettori interessati, che un più ampio e qualificato studio sull'intero gruppo verrà effettuato dal dr. Forti Grazzini in occasione della ripubblicazione di uno dei due arazzi smembrati, cui accennavamo, e cioé Enea davanti a Didone (Milano, Museo di Castello sforzesco), già da lui pubblicato in apposita scheda (Electa, 1984).

L'altro arazzo, con cui si completava il numero di sette della serie originaria, si trova oggi presso il Museum fur Angenwandt Kunst di Vienna e rappresenta il Banchetto di Enea e Didone.

Risulta in modo certo al dr. Forti Grazzini che l'intera serie di sette pezzi era nel 1882 a Roma, nella collezione di Olimpia Doria, la quale era una bis-bis-bis nipote di Andrea Doria, il committente della già citata prima edizione" (sui disegni di Perin del Vaga); rispetto alla quale non sappiamo, evidentemente, quale sia il grado di fedeltà della nostra, tessuta verso il 1560-65, circa un trentennio dopo.

Possiamo solo dire che alcune affinità si possono vedere con i disegni di Perino e le stampe di Marcantonio Raimondi da lui utilizzate; e indichiamo soprattutto la scena di Venere, Mercurio e Giove, in alto a destra nel primo arazzo, sicuramente risalente, come invenzione morfologica a disegni di Perino (Galleria di Edimburgo e, copia del Louvre).

Ma vediamo, ormai, di tirare le somme!

 

Linguaggio, cultura, valore.

Su questi aspetti si accentra, evidentemente, il nostro maggiore interesse di conoscenza e fruizione. Ma occorre distinguere tra i campi istoriati e bordure, avendo queste ultime una diversa genesi concettuale e, in un certo senso, anche artistica.

Il linguaggio, dunque. Quali che possano essere stati i condizionamenti e le suggestioni delle più volte citata serie perinesca o, meglio, dei cartoni relativi, forse ammirati a Bruxelles, non si può non riconoscere al pittore degli arazzi di Palermo-Milano-Vienna un notevole personale linguaggio; non fosse altro nel saper trasportare negli episodi narrati accenti di vita e valori formali consonì alla qualità indubbiamente elevata dei prototipi del pittore italiano-raffaellesco, non senza aggiunte di più moderna ispirazione artistica. A conferma, uno o due esempi.

Nel secondo arazzo, quello di Enea cacciatore, non sai se ammirare maggiormente la sapiente ambientazione boschiva o la poetica rappresentazione, tipicamente fiamminga, di piante e fiori in primo piano o l'intensa vitalità decorativa ed espressiva della figura di Enea; vedi l'avvolgente e rosso mantello e la tensione del volto mentre scocca l'arco. Nel primo arazzo, quello con il naufragio, spiccano gli aspetti tesi e drammatici dell'ordine inferiore - la figura di Nettuno, il gruppo dei naufraghi con il marinaio implorante in primo piano, ecc... -; quasi a contrasto con la classica serenità, pur non senza tensione emotiva, del gruppo divino in cielo. Una serenità realizzata attraverso la compostezza delle pose, il modellato quasi statuario dei corpi, le smorzature e gli accordi cromatici su tonalità chiare, quasi panna, del colore del cielo, con allusive striature, con gli incarnati di Venere, Mercurio e Giove. Nè va dimenticato, in tutto questo, il merito dello sconosciuto arazziere che ha saputo trasporre forme e valori dipinti nelle forme e nei valori tessuti, che noi oggi ammiriamo. Chi sa se un auspicabile restauro degli arazzi non ce ne possa rivelare la sigla, forse già esistente, come dicevamo, in qualcuna delle cimose mancanti. Ma torniamo al cartonista. Sicuramente sotto elevati profili dovette svolgersi la sua formazione che, muovendo da Perino e forse da altre esperienze "italianiste", include a nostro avviso Barend Van Orley (Cacce, Battaglie, ecc... ) per compiersi, come è stato rilevato nella scuola del Coxcie delle Storie di Noè, dei Progenitori e della Torre di Babele (Cracovia). Ma non senza guardare anche, e sempre a nostro avviso, ad aspetti più avanzati della cultura "manieristica", specie per gli aspetti decorativi, cromatici e linearistici e per le scelte tipologico-ornamentali delle bordure associate alle scene poetiche. Si veda, per le bordure, la raffinata eleganza e morbidezza delle due figure, una femminile ed una maschile di suonatori nella bordura inferiore dell'arazzo con la Caccia di Enea; o la vivacità cromatica dei bouquets di fiori; o l'intellettualistica ricercatezza con cui vengono intrecciate le classichegianti fanciulle a braccia alzate dei bordi verticali con elementi geometrico - linearistici (barre metalliche, strutture prospettiche ecc... ).

Elementi tutti che al Forti Grazzini hanno fatto pensare (per l'arazzo fratello di Milano) ad un pittore architetto - cartonista, Hans Vredeman de Vries (1527-1586).

Più rilevante, in ogni caso, resta il problema del cartonista delle storie vergiliane per il quale, fondandosi sui due esemplari di Milano e Vienna, il Forti Grazzini (1984) pensa che si tratti di uno dei "seguaci più diretti di Michiel Coxcie, situabile in un circoscritto contesto storico-artistico intorno alla metà dei XVI secolo, che si distingue per un notevole vigore espressivo, per il gusto di rappresentare figure ammantate entro mossi panneggi e tessuti agitati nell'aria".

Il "valore", infine; inteso soprattutto pragmaticamente, come attualità di conoscenza e fruizione da parte nostra di tutto ciò che cultura e gusto di committenti, artisti ed artigiani del Cinquecento hanno calato negli arazzi. Ma non dobbiamo certo dilungarci sull'argomento, sia per la sua stessa evidenza sia per i cenni che ne abbiamo fatto all'inizio; e ciò anche sotto il profilo di eventuali e non inutili collegamenti e "rinascimentali" e raffronti dei valori semantici ed estetici "rinascimentali" e "manieristici" dei nostri arazzi - o di quelli pressoché coevi (ma di diverso linguaggio intrinseco) di Marsala - con quelli offerti da affreschi, pitture e sculture di questo stesso periodo e di artisti diversi, continentali o locali, in Sicilia.

Assieme a quello di un opportuno avvio di una pratica di restauro per il prezioso arredo di Villa Malfitano - l'arazzo fratello milanese ne fu oggetto pochi anni orsono - sono queste esperienze (ed ogni conseguente impegno di tutela) lo scopo e l'auspicio più vivi di queste note.

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Venere, Mercurio e Giove (particolare del primo arazzo)

 

 

 

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I Troiani si dirigono in Sicilia (particolare del quinto arazzo)

 

 

 

 

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I Troiani che si apprestano a sbarcare in Sicila (particolare del quinto arazzo)

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Figura di naufrago (particolare del primo arazzo)

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Enea colpisce una cerva (particolare del secondo arazzo)

 

 

 

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Figura di suonatrice (particolare della bordura del secondo arazzo)