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Il museo ornitologico

Il 10 gennaio 1900 Pip inaugurava nei locali attigui alla villa (dove sino al 1894 aveva dimorato il suocero, generale Alfonso Scalia), un Museo ornitologico costituito da tremila uccelli imbalsamati appartenenti a trecentosessantacinque specie e sottospecie viventi nel litorale mediterraneo che, tenendo presenti i suggerimenti scientifici fomitigli dagli illustri ornitologi, Philip Sclater e S. Cavendish-Taylor, illustrò nell'opera The Birds of Tunisia (Uccelli di Tunisia) pubblicata a Londra nel 1905 corredata di bellissime litografie a colori.

Di tale Museo, collocato in un grande salone di m. 27 x 8 e in due sale di m. 5 x 8, è rimasta soltanto la relativa documentazione fotografica. Infatti Delia Whitaker, l'unica figlia superstite di Pip, non essendo riuscita a fare accogliere tale Museo presso l'Istituto di Zoologia dell'Università degli Studi di Palermo o presso un Istituto museale della Regione Siciliana, fu costretta a donare la predetta collezione ornitologica ai Musei irlandesi di Storia Naturale, il Royal Scottish Museum di Edimburgh e l'Ulster Museum di Belfast.

Il 15 settembre 1968 Giuseppe Quatriglio con tono accorato così scriveva sul "Giornale di Sicilia": «Un museo privato che i siciliani non hanno voluto in dono, lascia silenziosamente, l'angolo della villa Malfitano a Palermo, nel quale si trovava sin dal 1900».

 

GIUSEPPE ISACCO WHITAKER: LA SUA PASSIONE ORNITOLOGICA E LE ULTIME VICENDE DELLE SUE RACCOLTE

(Relazione di Giuseppe Quatriglio in atti del seminario di studio "I Whitaker di villa Malfitano", tenutosi in Palermo il 16 - 18 marzo 1995 su "I Whitaker di villa Malfitano" a cura di Rosario Lentini e Pietro Silvestri, pubblicati dalla Fondazione "Giuseppe Whitaker" con il patrocinio dell'Assessorato dei beni culturali, ambientali e della pubblica istruzione della Regione siciliana nel dicembre 1995).

Riprendo il discorso su Giuseppe Whitaker ornitologo iniziato con la mia relazione al seminario "I Whitaker e il capitale inglese tra l'ottocento e il Novecento in Sicilia" svoltosi a Trapani sul finire del 1990. E lo riprendo ricordando un particolare non annotato allora allorché riferii che ero presente, un mattino di settembre del 1968, a villa Malfitano mentre il personale del museo di Belfast era impegnato nell'opera di smantellamento del museo di ornitologia costituito da Whitaker all'inizio del secolo, museo che - per le vicende che sono oggetto di questa relazione - doveva essere trasferito in Irlanda.

Quando arrivai nel padiglione sommerso nel verde, che per oltre mezzo secolo aveva ospitato le collezioni raccolte da Giuseppe Whitaker, già buona parte del materiale era stato sistemato nelle speciali casse giunte da oltre Manica via mare, ma rimanevano ancora alcuni involucri contenenti libri. E in uno di questi involucri vidi un volume che destò la mia attenzione. Era un trattato di ornitologia pubblicato a Malta nella prima metà dell'Ottocento, ma notai anche in una delle prime pagine, vergate a matita, la firma, Joseph Whitaker, e una data, 1883.

Dal 1883 al 1885 il poco più che trentenne industriale fu impegnato a Marsala quale direttore dello stabilimento vinicolo della famiglia, ma l'incarico non gli impediva di recarsi periodicamente nell'isoletta dello Stagnone che gli abitanti del territorio trapanese chiamavano Isola di San Pantaleo. Sotto i vigneti e le terre incolte giaceva Mozia, che Giuseppe Whitaker avrebbe dissepolto anni dopo, ma allora egli era attratto dalla natura incontaminata del luogo e dagli uccelli che vi nidificavano.

Il fatto che Whitaker possedesse già nel 1883 il libro da me fortunosamente osservato ci fa capire che già da allora egli era interessato alla scienza ornitologica, alle osservazioni che lo avrebbero portato in Tunisia, al metodo di indagine che gli avrebbe consentito di pubblicare nel 1905 The birds of Tunisia, un trattato sugli uccelli del Mediterraneo centrale, giudicato favorevolmente dalla critica internazionale.

Egli dunque coltivò una disciplina specialistica con la dedizione dello scienziato e la passione del collezionista, ma questa è la materia da me sviluppata nella relazione al seminario del 1990 citato all'inizio. Qui voglio soltanto brevemente soffermarmi sulla lunga e affannosa ricerca della figlia di Giuseppe, Delia, per assicurare un futuro al museo creato dal padre. La vicenda è in parte conosciuta ed io stesso ne scrissi, allorché le collezioni lasciarono Palermo, sul Giornale di Sicilia nell'articolo dal titolo «Migrano al Nord gli uccelli dei Whitaker» pubblicato il 15 settembre 1968. Ma adesso le carte conservate nell'archivio documentario dei Whitaker a villa Malfitano mi consentono di affermare che la signorina Delia Whitaker si preoccupò sin dagli anni Cinquanta del destino che avrebbe avuto il museo creato dal padre dopo la sua scomparsa. Debbo alla disponibilità del presidente della Fondazione Whitaker, dottor Aldo Scimé, e alle premure di uno studioso attento qual è il professar Francesco Brancato, se oggi posso raccontare questi fatti.

Un primo gruppo di uccelli imbalsamati lasciò villa Malfitano nel 1956 e fu donato al Museo Reale scozzese di Edimburgo, come si evince dalla lettera di ringraziamento inviata in data 19 marzo 1956 alla signorina Whitaker dal direttore A.C. Stephen. Ma questa donazione, fatta probabilmente per sfoltire il museo e consentirne una migliore sistemazione, non intaccava la consistenza e la varietà delle collezioni ornitologiche tanto è vero che il museo si presentava affollato al visitatore con tutte le grandi vetrine, i rnobiletti, i mammiferi e le teste di animali; l'intenzione della signorina Whitaker era comunque quella di fare in modo che il museo costituito dal padre restasse in Sicilia.

In una lettera del 2 maggio 1956 indirizzata a Delia Whitaker, il dottor Carlo Orlando - un ornitologo siciliano molto conosciuto - si riferisce a precedenti contatti probabilmente soltanto telefonici. Egli afferma di essersi recato al museo zoologico dell'Università di Palermo, in via Archirafi «per sapere se vi erano novità circa l'approvazione del progetto per la sistemazione del museo stesso». E conclude amaramente: «Purtroppo tutto è come prima e peggio di prima, ed è una vera pena!».

Nella stessa lettera lo studioso informa l'erede dei Whitaker che «fra i compiti dell'Osservatorio Ornitologico istituito nello scorso ottobre (quindi nel 1955, n.d.r.), e di cui io sono il direttore, vi è quello di formare una raccolta faunistica». E avverte: «Io, naturalmente, non posso muovermi presso il Governo regionale se non sono da lei autorizzato».

Evidentemente Delia Whitaker aveva già cercato di donare a una pubblica istituzione siciliana il museo ornitologico. E il 28 marzo 1957, con una lettera autografa, il direttore dell'Istituto di zoologia dell'Università di Palermo, Reverberi, rassicura la signorina Whitaker: «Sono disposto ad accogliere nel mio museo la sua collezione o a conservarla nei modi migliori». Ma non si tratta di un museo regionale, e il professore Reverberi lo precisa: «La questione di un museo regionale alle dipendenze dell'Università è questione più grossa di me, che non saprei come afferrare». E sempre Reverberi, il 3 maggio dello stesso anno 1957 comunica a Delia Whitaker di aderire «assai volentieri alla generosa proposta di offrire in dono all'Istituto di zoologia la ricca collezione di uccelli». Precisa: «Le farà anche piacere di sapere che ho intenzione di dare alla collezione stessa la migliore sistemazione: essa verrà collocata non nel grande museo, già troppo pieno e confuso, ma in una sala a parte cui verrà dato il nome dei Whitaker». Il professore Reverberi nella stessa lettera - questa volta scritta a macchina - si dice convinto della necessità di munire di vetri i vecchi armadi dell'istituto e chiede alla destinataria della lettera "un contributo" per questa trasformazione. Afferma tuttavia, che in ogni caso, avrebbe provveduto «con i modesti fondi dell'istituto».

Ancora Reverberi, due mesi dopo, il 6 luglio 1957, scrive di proprio pugno a Delia Whitaker rinnovando la sua offerta della sala di conferenze per sistemare il museo, ma insiste sulla necessità dei «vetri pesanti per proteggere gli esemplari dalla polvere».

Belle proposte, generosi intendimenti, ma nulla di concreto. Delia Whitaker si rivolge al dottor Douglas F. Allan, direttore del Reale museo scozzese di Edimburgo attraverso il cugino - il generale John Whitaker - per offrire le collezioni del padre. Riceve così l'assicurazione che attendeva: il museo palerrnitano di villa Malfitano sarà accolto da quello scozzese e sarà conosciuto come "Collection Joseph Whitaker". Tuttavia la signorina Delia, proprio nell'estate del 1957, abbandona momentaneamente i suoi progetti. Deve infatti stare vicina alla madre inferma che ha sempre vissuto accanto a lei e che, nonostante sia vicina al secolo di vita, ha conservato una sorprendente lucidità.

Dopo qualche tempo - nell'aprile del 1960 - si cerca di sollecitare un intervento al massimo livello della Regione siciliana. L'onorevole Paolo D'Antoni, un anziano uomo politico siciliano amico di famiglia, presenta al presidente della Regione e all'assessore regionale alla pubblica istruzione una interrogazione «per conoscere se siano disposti ad accettare la generosa offerta della signorina Cordelia Whitaker del prezioso e ricco Museo Zoologico della villa Malfitano, previo impegno per una utile destinazione dello stesso a fini culturali e turistici».

Trascorrono gli anni e nessuna decisione viene presa in Sicilia, ma nell'Irlanda del Nord non hanno dimenticato l'offerta arrivata dalla ereditiera anglo-siciliana. E così il 24 aprile 1968 il primo ministro dell'Irlanda del Nord scrive a Delia Whitaker da Belfast per assicurare che gli uccelli collezionati dal padre saranno accolti al museo di Belfast e saranno conosciuti come facenti parte della Whitaker Collection. Per sottolineare che si tratta di un museo importante dice anche che quando, negli anni precedenti, ebbe la carica di ministro delle finanze, si cooperò perché il museo di Belfast diventasse una istituzione nazionale del Regno Unito.

In seguito a queste precise assicurazioni, il 15 maggio 1968, scrivendo da Palermo, Delia Whitaker annuncia a Douglas Deane, direttore dell'Ulster Museum di Belfast la decisione, presa per suggerimento e consiglio del cugino - il capitano Terence O'Neill - di donare alla istituione museale irlandese «l'intero Museo Whitaker di Storia naturale comprendente uccelli, mammiferi, uova di uccelli, libri, carte eccetera appartenenti al mio defunto padre».

La signorina Whitaker vuole ancora una volta indicare le modalità: «Il dono potrà essere accettato a condizione che le collezioni siano conosciute come Whitaker Collection e che i lavori scientifici di Joseph Whitaker nel campo della ornitologia siano riconosciuti e citati ogni qual volta si fa riferimento ai pezzi della collezione».

Trascorsa l'estate, puntualmente, avvenne il trasloco.

Il consolato britannico di Palermo avvertì l'amministratore di villa Malfitano dell'imminente arrivo delle casse speciali inviate dal museo di Belfast. E così il 6 settembre si presentò alla fastosa residenza di via Dante un esperto del museo irlandese insieme al trasportatore per portar via la preziosa collezione che la Sicilia non aveva voluto.

Del valore scientifico di questa collezione si è detto ampiamente nella mia relazione dei 1990. A conclusione di questo sintetico "rapporto" voglio solo ricordare che gli uccelli impagliati portati via da villa Malfitano - tra cui specie rare o scomparse - erano 1987, secondo la relazione rilasciata dall'esperto del museo irlandese giunto a Palermo. Facevano parte della collezione - secondo questo calcolo - 9 teste di animali, 15 scheletri, 8 mammiferi imbalsamati, 2 vetrinette di cui una contenente uova di uccelli. Era il meglio di quanto aveva raccolto in anni fecondi un industriale che era anche uno scienziato.

Una curiosità. Rimasero a villa Malfitano alcune teste di cervo montate su pannelli con le targhette di ottone che le classificavano come dono di Vittorio Emanuele III a Giuseppe Whitaker. La donatrice della collezione ornitologica non volle che lasciassero villa Malfitano dato che costituivano un regalo fatto al padre.