TINA WHITAKER E LA MUSICA A PALERMO NELLA BELLE EPOQUE

(Relazione di Consuelo Giglio in atti del seminario di studio "I Whitaker di villa Malfitano", tenutosi in Palermo il 16 - 18 marzo 1995 su "I Whitaker di villa Malfitano" a cura di Rosario Lentini e Pietro Silvestri, pubblicati dalla Fondazione "Giuseppe Whitaker" con il patrocino dell'Assessorato dei beni culturali, ambientali e della pubblica istruzione della Regione siciliana nel dicembre 1995.)

Un silenzio irreale, come quello in cui sembra sospeso il dimenticato villino Florio all'Olivuzza, avvolge oggi la belle époque palermitana. Ricostruire le fasi dell'attività musicale di Tina Whitaker Scalia, sia come cantante dilettante sia come organizzatrice di soirées e concerti, permette non soltanto di approfondire la conoscenza di questa figura per tanti versi ricca di fascino, ma anche di restituire alla Palerrno di fine secolo la veste sonora che l'è stata strappata. La belle époque viene infatti ricordata soprattutto come momento magico dell'architettura e in genere delle arti figurative,(1) ed anche i noti fasti mondani che si accompagnarono a quel rigoglio artistico vivono nel ricordo come giochi di luci e forme, tableaux vivants, "corsi dei fiori", abiti regali, perle luminose.(2)

L'orecchio non è stato fino ad ora chiamato sufficientemente in causa nella rievocazione di questo periodo rimasto nella memoria storica conte uno dei più felici del capoluogo siciliano, e ricco, molto più di quanto si possa pensare, di musica.(3) L'esercizio e la fruizione pubblica e privata della musica ebbero infatti un ruolo di primo piano nella magnifica vita di relazione alla quale le due aristocrazie del censo e dei blasone, trascinate dall'edonismo e dai mezzi finanziari dei Florio, si abbandonarono con una voluttà e uno spirito di competizione mal celata dallo scopo spesso benefico delle iniziative.(4) Questa dimensione musicale della Palermo fìn de siècle emerge chiaramente dalla lettura dei periodici coevi, pronti a registrare ogni avvenimento musicale e puntuali nel riferirne dettagliatarnente la cronaca.

«Colta», «fine» ed «intellettuale»: così la stampa periodica palermitana amava dipingere Tina Whitaker Scalia distinguendola dalle altre dame del gran mondo, l'«affascinante» Franca Florio o la «bella» e «serenissima» principessa Giulia di Trabia. A rendere particolare la sua personalità agli occhi dei contemporanei - e a farne forse il personaggio più di spicco tra gli angiosiciliani al cadere dei secolo - contribuirono la padronanza nell'uso di più lingue e la disinvoltura nell'intrattenere relazioni internazionali, acquistate anche grazie alle intense esperienze giovanili caratterizzate dall'assidua frequentazione di ambienti patriottici, cosmopolitici e musicali.(5) Nella formazione e nella vita di questa donna dai molteplici interessi, alla quale i palermitani guardavano con stima ed ammirazione, miste forse a un po' di soggezione, la musica gioca infatti un ruolo determinante.

Cresciuta nel culto del melodramma, Tina possedeva, già intorno ai vent'anni, una splendida voce di soprano e un bagaglio di esperienze musicali che sembravano dovessero schiuderle una brillante carriera teatrale. Alle scene, nel giugno 1883, furono però preferite le nozze: la signora Whitaker continuò allora a cantare da dilettante (il termine non aveva ancora assunto l'attuale senso spregiativo) partecipando, a cavallo degli anni '90, a memorabili serate musicali - a Palermo, a Roma, a Londra - e ad importanti concerti di beneficenza, come quelli del 1889 per il Comitato Antischiavista e del 1891 per l'inaugurazione dell'Esposizione Nazionale. Nel primo decennio del secolo fu ancora tra le darne palermitane più attive nell'organizzazione di concerti a scopo benefico(6) e di trattenimenti musicali. Fra le varie iniziative spiccano quelle relative alla promozione di una singolare orchestra composta da aristocratici dilettanti che Felicita Alliata di Villafranca, nel suo libro di memorie del 1949, ricorda come «un'altra istituzione simpatica dei tempo - veramente caratteristica [...] che funzionò solo pochi anni».(7) Per le prove e le esecuzioni della «memorabile orchestrina» - cui prendevano parte anche Norina e Delia Whitaker allora ventenni - veniva messo a disposizione il salone della musica di villa Malfitano.

Il forte interesse per la musica dimostrato durante la belle époque dall'élite cittadina si inserisce, innanzitutto, nella prassi ottocentesca dei far musica in casa che a Palermo trova incremento proprio negli ultimi decenni del secolo. Una consuetudine che, però, va gradualmente trasformandosi acquistando una veste, per così dire, ufficiale: i nobili dilettanti prendono gusto all'esibizione in contesti cittadini quali chiese, sale e teatri, esercitano la musica ricevendo pubblici encomi e si integrano con i musicisti di professione. Questo fenomeno si lega ad un processo di estrema ritevanza nell'ambito della ricezione musicale che negli anni a cavallo del secolo si verifica a Palermo così come in altre città italiane: il passaggio dalla Hausmusik - ovvero la pratica del far musica in casa - al moderno concerto pubblico. In questo processo si inseriscono lo sviluppo della musica strumentale e la conseguente sprovincializzazione del gusto musicale, che insidiano l'egemonia sino a quel momento mantenuta dal melodramma.(8)

La musica adesso non è più soltanto quella operistica, ascoltata nella versione originale o in trascrizioni di vario tipo; né è soltanto quella, che oggi può suonare a volte un po' kitsch, di romanze e brevi pezzi pianistici da salotto: è anche quella «pura», «ciassica», «tedesca», che pionieri dell'esecuzione propongono con tenacia nei programrni dei loro concerti, tenuti in sale pubbliche e, talvolta, nei saloni dell'aristocrazia. Alberto Favara,(9) Giacomo Baragli, Alice Ziffer Baragli(10) sono gli artisti più attivi in questo processo di svecchiamento della cultura musicale palermitana; un ruolo centrale fu svolto anche dal Conservatorio, che in quegli anni formò, tra gli altri, musicisti di caratura nazionale come Gino Marinuzzi e Giuseppe Mulè.(11) Nel pieno di questo processo di sprovincializzazione si inaugura - il 16 maggio 1897 - il Teatro Massimo, la cui storia e la cui attività operistica hanno ricevuto sinora maggiore considerazione rispetto alle vicende della musica strumentale.(12) Dopo decenni di polemiche, Palermo entrò in possesso - un possesso oggi purtroppo negatole - di un teatro imponente che sanciva il compiuto allineamento del consumo melodrammatico cittadino a livelli internazionali.

Nata a Londra nel 1858 da rivoluzionari esuli in Inghilterra, Tina Scalia fu avviata alla musica sin da bambina, secondo l'usanza diffusa nell'Ottocento, quando lo studio del canto e del pianoforte veniva considerato il complemento necessario dell'educazione di una giovane di buona famiglia. La musica si radicò nella sua sensibilità attraverso il rapporto esclusivo intrattenuto da selupre con la madre, Giulia Anichini Scalia, la quale suonava il piano e possedeva una bella voce.(13) Durante i trattenimenti cui partecipava, a Londra o nelle varie città italiane dove seguì successivamente il marito - generale Alfonso - veniva spesso invitata ad esibire le sue qualità vocali. Anche la piccola Tina veniva esortata talvolta a cantare, naturalmente in più intimi contesti, e a Firenze, nel 1867, destò l'entusiasmo di una celebre cantante, Giulia Grisi, della quale era ospite con la madre. La conoscenza di una prestigiosa coppia musicale, come quella costituita dalla Grisi e dal suo altrettanto celebre marito, Mario, dovette suscitare una profonda impressione su Tina e aumentarne la passione per la musica.(14)

Un soggiorno musicalmente interessante fu poi quello napoletano, fra il 1875 ed il 1878. Trascorsa parte della sua adolescenza a Palermo, Tina giunse a Napoli diciassettenne; qui studiò canto sotto la guida di Lauro Rossi(15) ed ebbe l'opportunità di ascoltare la voce «limpida e cristallina» della diva del momento, Adelina Patti,(16) nella Traviata e nel Barbiere di Siviglia. La soddisfazione dovette essere grande, quando l'impresario Maurice Strakosch (cognato della Patti e già suo maestro), dopo averla sottoposta ad una audizione, scrisse a Giacinto Carini, amico di vecchia data della famiglia Scalia, che la giovane avrebbe potuto sostituire la Patti, se solo la madre le avesse permesso di intraprendere la carriera di cantante.

In seguito la famiglia Scalia si trasferì a Parma. Nella città emiliana Tina partecipò intensamente alla vita di società esibendosi anche in un concerto che riscosse successo di critica e di pubblico. Le recensioni parlarono di «voce vibrata», «espansiva», «simpatica»: per sentirla esercitare c'era chi accorreva sotto le sue finestre. L'estate del 1879, trascorsa a Londra, riservò a Tina sorprese musicali ancora più piacevoli: una riuscita esibizione alla prestigiosa Queen's Hall e la conoscenza di Paolo Tosti che, al termine di una serata musicale, espresse entusiasmo per la sua voce. L'amicizia con «il re della romanza» fu duratura: non mancano, tra le carte e le fotografie dei Whitaker, le testimonianze di un rapporto di stima e confidenza, in seguito intrattenuto dal celebre compositore anche con Delia.(17) A Torino, residenza successiva della famiglia Scalia, Tina studiò con Virginia Boccabadati,(18) ma si recò anche a Bologna per farsi ascoltare dal baritono Raffaele Ferlotti.(19) La sua voce maturava e si affinava, tanto che in un concerto di beneficenza dato a Cuneo ottenne «una vera e propria ovazione».(20)

Già sembrava vicino un possibile debutto alla Scala, quando la carriera di Tina venne decisamente compromessa col trasferimento a Palermo. La città siciliana - che si avviava a vivere la magica stagione della belle époque - le avrebbe offerto tuttavia un matrimonio felice ed una vita agiatissima insieme a tanta musica da ascoltare e da eseguire, con successo e prestigiosi riconoscimenti, nei panni, non ufficiali ma certamente comodi, di dilettante.

Proprio poco dopo il suo arrivo Tina ebbe modo di conoscere Richard Wagner, giunto il 5 novembre 1881 al Gran Hótel et des Palmes con la moglie Cosima Liszt, i loro tre figli e Daniela e Blandine von Búlow (figlie di primo letto di Cosima). Dal punto di vista umano le sue impressioni non furono positive, ma accanto a queste Tina conservò il ricordo di serate musicali d'eccezione. Innanzitutto quella presso il conte Tasca, nella quale la giovane cantò di fronte al maestro alcuni brani da lui composti durante il primo soggiorno parigino, "Dors, mon enfant", "Mignonne" e il "Sogno di Elsa" dal Lohengrin. In questa occasione Tina annotò nel suo diario: «Mi pare ancora di vedere il maestro accanto al pianoforte: fu così soddisfatto della mia interpretazione da balzare in piedi e richiedermi il bis, senza aspettare che altri del pubblico lo facesse, cosa questa che mi imbarazzò moltissimo».(21) L'insistenza di Wagner, lungi dal lusingare Tina, ebbe l'effetto di irritarla, come si evince più chiaramente da un altro passo dei suo diario: «Mi disturbò il fatto che alla festa il maestro fu così deliziato che insistette per farrni ripetere i pezzi senza aspettare il loro effetto sul pubblico».(22)

Un altro ricevimento degno di nota fu quello durante il quale Wagner diresse alcuni brani del Parsifal - terminato il 13 gennaio 1882 - nella villa del principe di Gangi ai Porrazzi, dove il musicista si era trasferito con la famiglia. A proposito della nuova opera una tradizione orale vuole che Tina sia stata la prima Kundry e che abbia provato per Wagner varie parti dello spartito. A quelle serate - ricordate da Cosima Liszt nel suo diario - partecipava inoltre il pianista Joseph Rubinstein, il quale offrì all'élite palermitana un "assaggio" di musiche allora d'avanguardia in Italia, come le ultime 21 sonate di Beethoven e riduzioni pianistiche di suoi quartetti e sinfonie.

Il proficuo soggiorno palermitano di Wagner inaugurò un rapporto privilegiato tra il musicista e la città, con l'affermarsi di un vero e proprio culto per la sua musica che si manifestò con l'organizzazione di vari concerti (tra cui quelli del 1898 patrocinati da Franca Florio e Giulia di Trabia), con l'allestimento nei primi anni '90 di opere come Lohengrin e Vascello fantasma (quest'ultimo sotto la direzione di Toscanini) ed infine con la tempestiva esecuzione del Parsifal nel 1914, non appena fu possibile rappresentarlo anche fuori Bayreuth. Wagner, inoltre, influenzò profondamente i compositori attivi a cavallo dei due secoli, primi fra tutti Alberto Favara e l'allora direttore del Conservatorio Guglielmo Zuelli,(24) alle cui scuole si formarono diversi musicisti siciliani (tra gli altri, i già citati Gino Marinuzzi e Giuseppe Mulè).

Dopo l'autorevole apprezzamento wagneriano, Tina ricevette dall'impresario Ricordi l'invito per un'audizione alla Scala. Un esito positivo le avrebbe dischiuso le porte ad una brillante carriera teatrale. Tina si trovò a questo punto di fronte ad un aut aut certamente non comune. In quei giorni aveva chiesto la sua mano Joseph Whitaker: doveva dunque decidersi tra le scene ed un matrimonio che si prospettava ottimo. Optò per le nozze con quel giovane ricco di interessi e di danari, accogliendo il consiglio dell'amica scrittrice Lynn Linton, che nutriva per lui molta stima.(25) Nell'aprile del 1883 non mancò però di cantare al Teatro Santa Cecilia, sotto la direzione di Federico Nicolao,(26) in un «grandioso concerto vocale e strumentale» di beneficenza con la partecipazione di «Signore e Signorine delle più distinte famiglie», promosso dal Comitato delle Signore e con l'intervento dei professori d'orchestra del Teatro Bellini, del maestro Rubinstein e degli artisti allora impegnati al Bellini.(27)

Com'è noto, Tina trascorse i primi due anni di matrimonio nell'odiato baglio di Marsala. Quel periodo privo di concerti e di ogni altra occasione di mondanità fu compensato dalla nascita delle due figlie, Norina e Delia, quest'ultirna proprio alla morte del vecchio Joseph Whitaker, a seguito della quale fu deciso il trasferimento a Palermo. Non appena rientrata nel capoluogo, Tina non tardò a conquistare il suo posto nell'alta società e a farsi apprezzare, in serate musicali e concerti di beneficenza, come una «esimia» dilettante.

Intorno alla metà degli anni '80 il consumo di musica a Palermo era in forte aumento. Su un numero de Il Caporal Terribile si arrivava ad affermare a questo proposito che «da un ventennio a questa parte, in Sicilia si è talmente accresciuto il numero degli studiosi di una tal disciplina, che, in proporzione, si può dire sia eguale a quello della Germania». Si trattava tuttavia di un consumo per lo più individuale, legato ancora al melodramma ed alla pratica domestica della musica. Nella vita musicale cittadina facevano la parte del leone le stagioni operistiche al Politeama Garibaldi, inaugurato nel 1874 con I Capuleti e i Montecchi di Bellini. Vocale e di derivazione melodrammatica era anche la musica che si ascoltava, soprattutto in tempo di Carnevale e di Quaresima, nei concerti spesso a scopo benefico patrocinati dall'aristocrazia, o in quelli promossi dalla Filarmonica Bellini.(28) Consisteva infatti di arie, romanze, duetti spesso integrati con trascrizioni e riduzioni di brani d'opera per pianoforte e violino e con pezzi per arpa e mandolino. Strumenti, gli ultimi due, che godevano di favore crescente, tanto che nel marzo 1889 nacque un Circolo mandolinista, al cui interno si formò un'orchestrina di mandole, chitarre e arpe.(29) Caratteristica comune ai concerti erano dunque i programmi compositi e l'esibizione, nella stessa serata, di più musicisti, cantanti e strumentisti, professionisti e dilettanti. Lo stesso può dirsi dei trattenimenti musicali che si svolgevano nei salotti borghesi e nei saloni dei grandi palazzi, dei quali i periodici ci forniscono talvolta la cronaca, permettendo la conoscenza di fatti musicali che per il loro carattere non ufficiale sono rimasti sinora oscuri.

In questa cultura musicale dominata ancora dal melodramma Tina Whitaker si ambientò felicemente. Lo dimostrano la quantità e la qualità degli appuntamenti musicali cui partecipò in quegli anni e i giudizi sempre entusiastici che ricevette dalla stampa. Ed è proprio attraverso le cronache artistiche e mondane del Giornale di Sicilia e di periodici quali L'Amico del popolo, Il Caporal Terribile, La Lince o Psiche che ripercorreremo il suo cammino musicale. Nel maggio 1886 la troviamo protagonista del «brillantissimo ricevimento» svoltosi, a chiusura della stagione mondana, presso il palazzo del conte Tasca. Secondo quanto riferisce il cronista di Psiche, «La serata, deliziosissima, fu allietata da buona musica. Cantarono il duetto del Barbiere di Siviglia la gentil signora Tina Whitaker e il maestro Antonino Cantelli, due pezzi il tenore Franco Valenti, un'altra romanza il Cantelli essendo al pianoforte il valente maestro Alvaro Stroncone».(30) Nello stesso numero si parla di Tina più a lungo e in modo molto lusinghiero:

«E una bellissima mattinata musicale ascoltammo, l'altro giorno, in casa Scalia Withaker (sic), dove udimmo alcuni pezzi della nuova opera Spartaco del maestro Francesco Lombardo su libretto dei grande poeta il fratello Eliodoro. [...] La gentile Signora Tina Withaker (sic) volendo farci gustare, ancor più, le belle frasi musicali di quel melodramma si compiacque farcene sentire alcuni pezzi di squisita ed armoniosa fattura.

La sua voce di un tirnbro bellissimo, squillante che si piega agevolente ad ogni esigenza del canto melodrammatico, e si conserva sempre fresca intonata nel canto spiegato come nel canto di mezzo petto, ci espresse colla stessa potenzagli effetti manifestantisi con scoppi di voce, e quelli sussurrati mollemente come di auretta innamorata ai freschi fiori del prato.

[ ... ] Insomma questa mattinata musicale, oltre a farci gustare le pererine bellezze dello Spartaco ci ha convinti che pochissime fra le artiste che calcano, oggi, le scene ci hanno una voce e l'arte di canto della signora Tina Withaker-Scalia (sic)».

I coniugi Whitaker e il generale Scalia, insieme col conte Tasca, vengono poi apprezzati per il loro illuminato mecenatismo. A quanto pare essi premettero perché Spartaco, opera di un musicista siciliano, comparisse nel cartellone del Politeama del successivo Carnevale, ma con esito negativo. Piuttosto il Carnevale del 1887 offrì diversi grandi balli: in quello presso la principessa Torremuzza, Tina indossava un «costume greco Jupe bianca e tunica celeste ricamata in oro», che le conferiva un'aria «dolcemente pensosa».(31) La Quaresima fu invece molto fitta di appuntamenti musicali; fra tutti spicca il «grande concerto vocale e strumentale» di beneficenza - tenutosi al Teatro S. Cecilia il 30 marzo - cui Tina partecipò da solista col tenore Emilio De Marchi.(32) Del coro di dilettanti facevano parte «più che sessanta tra signori, signore e signorine della [ ... ] più eletta società» - tra cui anche Euphrosyne Whitaker - mentre Giulia Scalia sedeva al pianoforte insieme a più giovani esecutrici.(33)

Una cronaca particolarmente dettagliata del concerto, diretto dal maestro Federico Nicolao, si legge su Il Caporal Terribile del 3 aprile 1887: «Una splendida ed elegante manifestazione di [...] filantropia ebbe luogo la sera del 30 marzo, al R. Teatro Santa Cecilia, con un concerto a favore dei caduti di Dogali, delle vittime dei terremoti liguri e di altre opere pie locali, promosso dalla principessa Paternò Moncada, marchesa di Ganzeria, contessa Toledo, signore Whitaker, Ragusa Salvo e Donaudy; e dai signori marchese Natoli, duca Fici [...] marchese Ganzeria e l'instancabile Napoleone La Farina.

[...] Il coro è disposto quasi in semicerchio, nel mezzo del quale sono i gentiluomini; e alle ali il gentil sesso, fulgente di pietre preziose [...]

Il tenore de Marchi - caro al pubblico palermitano come interprete della Carmen e di Mignon - cantò il celeberrimo Ideale di Tosti, mentre le giovani mandoliniste Beatrice e Lina Tasca di Cutò suonarono il loro pezzo favorito, Serenata lombarda.»(35)

Il cronista poi prosegue soffermandosi sulle qualità vocali di Tina:

«Ma ecco colei sulla cui cuna certo cantò un usignuolo: si ammira il suo abito del famoso Whort di Parigi, corsage et traine in velluto di Genova bianco e nero, caduta in tulle brode blanc et tablier di perle; brillanti e stella di brillanti ai capelli. L'aria dei Puritani - Qui la voce sua soave - trovò nella limpida e fresca voce della signora Whitaker Scalia la interpretazione più abile ed accurata, fin nelle ultime sfumature delle dolcezze belliniane. Che stoffa di valente artista! molti esclamarono. Quale angelo di carità! dico io. E i prolungati applausi chiamarono due volte al proscenio quella sirena, la quale [...] riapparve sulla scena con accanto l'avvenente e gentile contessa Alvarez de Toledo [...].

Questa signora che avea cantato la romanza di Schubert - T'attendo - prese a cantare colla Whitaker il duettino - Sull'aria - delle Nozze di Figaro del Mozart, deliziando e imparadisando il pubblico.

[... ] Gli applausi e i bis della prima parte si riprodussero clamorosi ed entusiastici fino all'ultima che fu coronata dal coro - preghiera di Mosè - di Rossini; in cui cantarono gli a solo il Rapp, il De Marchi e la signora Whitaker; la quale quivi raccolse i maggiori allori della serata.»

Anche le impressioni espresse il 17 aprile su Psiche testimoniano che il successo della serata dipese soprattutto dall'esibizione di Tina:

«Splendido è riuscito il gran concerto di beneficenza datosi a Santa Cecilia. Nella sala era [...] un Eden, un vero Eden beato.

Figurarsi sul palcoscenico quella maliarda della Tina Whitaker Scalia. Disse, al solito, divinamente, due romanze ed un duetto.»

L'aria belliniana Qui la voce sua soave, dalla scena della follia di Elvira, doveva attagliarsi bene alle qualità interpretative di Tina, dal momento che figura abitualmente nel suo repertorio. Nell'aprile del 1885 le aveva procurato un vero e proprio trionfo in occasione di un grande concerto di beneficenza,(36) mentre nel gennaio dei 1889 l'avrebbe messa in luce anche a Roma:

«Da Roma mi scrivono che al ricevimento brillantissimo in casa Lindstrand, ministro di Svezia, molto si distinse la signora Tina Withaker-Scalia (sic). Mercé la sua cortesia quel ricevimento si trasformò in una festa artistica. Essa cantò assieme a madame Lindstrand il duettino sul Petit Duc di Hervé, poi da sola una melodia di Vera, l'aria dei Puritani e la Ninon di Tosti».(37)

La notorietà di Tina, come dilettante di talento, non era dunque soltanto palermitana. La giovane signora Whitaker, del resto, amava soggiornare a lungo, con la madre, all'estero e nelle principali città italiane, finendo col trascorrere soltanto parte dell'inverno e la primavera a villa Malfitano, dove si era da poco stabilita. La prolungata lontananza da Palermo le impediva talvolta di partecipare ad importanti avvenimenti artistici e mondani, proprio come accadde in quello stesso gennaio, quando al Politeama vi fu la "prima" di Otello con Francesco Tamagno.(38) L'aristocrazia cittadina si fece in quattro per riservare la migliore accoglienza al celebre tenore, che fu invitato a cantare anche in trattenimenti privati. Nello «splendido salone» dell'antico palazzo Mazzarino, in via Maqueda, eseguì pezzi dalla Gioconda, dall'Africana, da Otello, ricevendo come dono un superbo anello di brillanti, secondo la consuetudine del concerto privato.(39) Far cantare a casa propria artisti di tanta fama era un lusso che si pagava a caro prezzo: tremilalire, secondo una stima de Il Caporal terribile.

Se allora Tina mancò all'appuntamento col grande tenore poté tuttavia rifarsi due anni dopo, quando ebbe l'onore di averlo al suo fianco nel grande Concerto inaugurale dell'Esposizione Nazionale, il più importante della sua "carriera" di dilettante. Nel frattempo ebbe modo di consolidare la sua fama di soprano e di dama caritatevole in altri concerti di beneficenza, ai quali contribuì anche sul piano organizzativo; come nel caso del Gran Concerto di Musica Sacra promosso dalle signore del Comitato Antischiavista,(40) che si tenne a Casa Professa il 30 aprile 1889 a conclusione di una Quaresima fittissima di appuntamenti musicali. L'annuncio, con i nomi degli organizzatori, dei solisti e dei componenti del coro, fu pubblicato sul Giornale di Sicilia del 27 aprile. Tina, la «valentissirna dilettante», cantò da solista insieme alla «celebre signora» Maria Aldighieri Spezia(41) e ad altri artisti; al concerto presero parte l'intero corpo corale del Politeama Garibaldi ed un coro «composto di signore e signori delle più note famiglie di Palermo».(42)

Il quotidiano seguì con attenzione financo i preparativi dei concerto, commettendo, il 28 aprile, «la gradita indiscrezione di notare che la gentile e caritatevole signora Tina Whitaker, in esse prove, con la nota sua bella voce e con la squisita arte dei canto, ha entusiasmato gli uditori». Il concerto ebbe grande risonanza anche sugli altri periodici cittadini, che fecero a gara nell'elogiare Tina. Particolarmente lusinghiere le parole de La Libertà, riportate sul numero del 25 maggio de La Lince:

«( ... ) Quella poi che destò gran fanatismo e fece per un poco dimenticare il luogo in cui ci trovavamo, per strappare un lungo e frenetico applauso, magari ai più indifferenti, fu l'inarrivabile signora Tina Whitaker Scalea (sic).

Io non ho la fortuna di conoscerla né da vicino, né da lontano, ma in onore del vero debbo dire che cantò con tanta passione, con tanta chiarezza, con un trasporto così inarrivabile da farmi esclamare: peccato l'essere ricca, poiché se tale non fosse, l'Italia vanterebbe un'artista mondiale.

Cantò tanto bene Carità di Rossini con coro di donne; l'Ave Maria del celebre autore del Faust e l'Inflammatus dallo Stabat Mater, con cori di uomini e donne, che, facendo per un poco dimenticare le miserie di quaggiù, ci trasportò [ ... ] in un Eden di felicità e beatitudine».

Del folto pubblico che assistette al concerto facevano parte anche le alunne dell'Educatorio Whitaker, cui Joseph Whitaker, «con gentile pensiero», aveva acquistato i biglietti. L'anno successivo alle allieve fu concesso di esibirsi in una matinée che si svolse il 6 maggio presso l'Istituto, sempre a scopo benefico. Il coro da esse eseguito, Salve Italia del Pinsuti con a solo di donna Tina, «coronò felicemente il bel concerto della beneficenza e dell'arte» in cui la signora Whitaker, secondo quanto si legge su Il Caporal Terribile dell'11 maggio 1890:

«Cantò assai appassionatamente "Ah non credea mirarti" della Sonnambula, facendo uso della sua fresca e bellissima voce, educata alle più squisite raffinatezze dell'arte del canto. Essa accentò con vero sentimento artistico la soave melodia belliniana, superando abilmente tutte le difficoltà da vera fine esecutrice, da artista intelligente.

Fu ugualmente festeggiata nel duetto della Traviata cantato insieme al giovane baritono Signor Sala, e nell'aria del Salvator Rosa Mia Piccirilla di cui il pubblico chiese il bis, gentilmente accordato, cantando invece la notissima canzone popolare napoletana 'E spingole francese con molta grazia e con quella spigliatezza che richiede tale musica piena di brio nel ritmo, caratteristica, elegante.(44)

'E spingole frangese costituiva uno dei cavalli di battaglia di Tina, che per la canzone popolare nutriva particolare simpatia. Proprio a quegli anni risale il suo tentativo di dare alimento alla canzone siciliana, attraverso la promozione di un concorso che però sortì «risultati poco lusinghieri». Lo ricordava nel dicembre 1909 un excursus sulla fortuna di questo genere vocale a Palermo dal 1888 al 1909, pubblicato sul mensile La Canzone siciliana. In quegli anni furono numerose le iniziative rivolte alla diffusione della canzone siciliana: dopo quello dall'esito sfortunato promosso dalla Whitaker, vennero indetti diversi altri concorsi e si formarono comitati permanenti, come quello di cui faceva parte anche Giuseppe Pitrè. Nel 1894 fu fondata da Carmelo De Barberi l'Arte Melodrammatica, un'istituzione che si prefiggeva di valorizzare la musica popolare e che nel corso della sua lunga vita fu posta "sotto l'alto patronato della Regina Madre". In questo fervore di iniziative, oltre alla produzione di canzoni e canzonette destinate al salotto, si inserì la pionieristica attività etnomusicologica del già ricordato Alberto Favara che, attraverso una scrupolosa ricerca sul campo, riunì un monumentale Corpus di canti popolari, pubblicato postumo nel 1957 dal genero Ottavio Tiby.(45)

Ma ritorniamo ai successi di Tina; poco prima di esibirsi all'Educaorio, era stata la great attraction di un Concerto vocale e strumentale tenutosi presso la Sala del Convitto Vittorio Emanuele a beneficio dell'Ospizio Marino. Accanto alla «gentile figliuola» vi era presente «la valorosa pianista signora Giulia Scalia dei Conti Anichini»; dirigeva, come di consueto, il «disinteressato ed intelligente» maestro Nicolao. La festa di beneficenza, integrata dagli immancabili tableaux vivants, offrì all'Ospizio Marino la ragguardevole somma di diecimila lire.(46)

Nell'autunno dell'anno successivo Tina anticipò il suo rientro a Palermo per non mancare all'inaugurazione dell'Esposizione Nazionale. La aspettava infatti l'impegno cui si è accennato: cantare con Francesco Tamagno davanti ai reali. Il tenore, che si trovava a Palermo per sostenere la parte di Arnoldo nel Guglielmo Tell, era reduce dal successo trionfale ottenuto come primo Otello. Scelto da Verdi per le eccezionali doti vocali e la maturità artistica, Tamagno godeva dell'unanime consenso di critica e pubblico: la stampa lo definiva comunemente un «tenore privilegiato, in possesso di mezzi potentissimi, eccezionali», «cantante miracoloso e attore eccellente», Otello ineguagliabile così come intelligente e sensibile interprete di Arnoldo. La voce poderosa di questo Pavarotti di fine Ottocento dovette intimorire Tina, ma lo stesso artista le assicurò che avrebbe avuto accanto un «tenore di grazia».

Eppure il richiamo più forte per il pubblico palermitano era rappresentato proprio dalla nota dilettante:

«L'annunciato concerto vocale-strumentale, a beneficio dell'Ospizio Marino, avrà luogo al Politeama la sera di lunedì prossimo alle 9 1/2.

Il concerto sarà onorato dall'augusta presenza delle LL.MM. il Re e la Regina.(47)

Artisticamente avrà una grande attrattiva giacché vi canta la distinta ed esimia dilettante signora Tina Whitaker Scalia [ ... ].»

Lo stesso numero del Giornale di Sicilia (22/23 novembre 1891) pubblica il programma del concerto,(48) mentre quello del 24/25 novembre ne riporta la cronaca dettagliata:

«[ ... ] Tutta la buona società [...] iersera conveniva al Politeama.

[...] La prima attrattiva della festa è data dallo spettacolo che offre il palcoscenico, al levarsi della tela, addobbato con gusto, a fiori e piante, ma più adorno e bello da un vaporoso e radioso insieme di più che cento distintissime signore e signorine,(49) tutte vestite di bianco e disposte in giro, ad anfiteatro, nel fondo della scena. Dietro loro stanno i signori esecutori del coro, in abito nero [...].

La signora Whitaker Scalia, l'anima del concerto per filantropica abnegazione e per valore artistico, cantò la "Casta Diva", con quel sentimento e quella perizia che fanno della gentile dilettante una grande artista.

[...] Quindi la Whitaker e il Tamagno cantarono, da egregi, il duetto dal 2° atto del Guarany.

[...] Finalmente il concerto si chiuse con la cantata, coro e solo (Sinora Whitaker) di Gounod: Gallia o Jerusalem, che si voglia dire [ ... ]».

Il merito «artistico e filantropico» dello «splendido» concerto (che fruttò tra le dieci e le dodicimila lire) viene attribuito dal cronista Euphorion alle signore del Comitato permanente per l'Ospizio Marino(50) - si trattava infatti anche in questo caso di un concerto di beneficenza - al direttore, maestro Nicolao, ed in particolare a Tina Whitaker. Questo concerto fu il più importante tra quelli organizzati nell'ambito dell'Esposizione, che era ravvivata quotidianamente da manifestazioni musicali, per le quali si era costituita un'apposita commissione.

Con l'inaugurazione della IV Esposizione Nazionale, Palermo entrava nel vivo della belle époque. Gli appuntamenti mondani - spesso sotto forma di iniziative di beneficenza - diventarono sempre più frequenti e vari, mentre si intensificava l'attività di artisti come Antonio Ugo, Mario Rutelli, Francesco Lo Jacono, Ettore De Maria Bergler e di poeti come Federico De Maria e la città, sotto le mani di Ernesto Basile assumeva quell'aspetto liberty che oggi stentiamo a riconoscere per via dei tanti scempi architettonici ed urbanistici compiuti. Anche sotto il profilo musicale Palermo si rinnovò profondamente attraverso il processo di sprovincializzazione dei gusto cui si è già accennato. Se, come si è visto, i concerti degli anni '80 erano ancora legati alla tradizione ottocentesca del programma misto - vocale e strumentale - con la partecipazione di professionisti e dilettanti, intorno al 1895 si iniziano ad ascoltare con regolarità concerti da camera interamente strumentali, incentrati su quegli autori definiti indistintamente «ciassici» o «tedeschi» come Haydn, Beethoven, Schumann, Brahms, ecc. Si trattava dei concerti dati al Politeama, nella Sala Gialla o in quella Rossa, dalla Società del Quintetto,(51) un'istituzione nata nella primavera del 1893 per iniziativa di due musicisti di scuola romana, che si è già avuto modo di ricordare: il violoncellista Giacomo Baragli e la pianista Alice Ziffer. Alla conoscenza della musica sinfonica, in particolare di quella beethoveniana, si dedicò invece Alberto Favara: sotto la sua direzione furono ascoltate, tra il 1900 e il 1901, la Settima e la Quinta Sinfonia; le esecuzioni - tutte integrali, fatto insolito e innovativo - ebbero luogo al Circolo Artistico ed al Teatro Massimo.(52)

Sinfonie beethoveniane furono eseguite in quegli anni anche dagli alunni del Conservatorio, per iniziativa di un altro musicista trasferitosi da poco a Palermo, Guglielmo Zuelli.(53) La sua nomina a direttore, nel giugno 1894, segna l'inizio di una nuova stagione per l'Istituto, che si appresta a diventare il centro della vita musicale della città, non soltanto come «vivaio di musicisti», ma anche come luogo di collaborazione tra gli allievi e i rampolli delle famiglie più illustri. Tra le attività più significative promosse dal Conservatorio vi erano i grandi concerti annuali per il pio lascito Bonerba,(54) che diedero forte sviluppo alla musica sacra e sinfonica, facendo conoscere autori italiani e tedeschi del Settecento, nonché musiche di Beethoven, Wagner e Perosi. Si tenevano presso basiliche come S. Domenico e S. Ignazio all'Olivella e diventarono col tempo importanti avvenimenti mondani, oltre che artistici, cui partecipava tutta la cittadinanza, dai «plebei» alla «high life», e, se di passaggio a Palermo, anche la regina Elena.(55)

Ogni concerto rappresentava del resto un'occasione di mondanità. L'élite cittadina, e in particolare la sua componente femminile, sembrava assetata di musica, soprattutto di quella che si eseguiva pubblicamente, presso i circoli più prestigiosi (l'Artistico, il Geraci, lo Sport Club, il Circolo di Cultura), i locali (l'Hotel de France, l'Hotel de la Paix, l'Hotel des Palmes, il Caffé Margherita), o infine gli istituti ad indirizzo musicale, sempre più numerosi (R. Educatorio Maria Adelaide, Vittorino da Feltre, Sorelle Pomar, G. Turrisi Colonna, Istituto dei ciechi Florio, Cesi, Cherubini, Liceo musicale femminile Alessandro Scarlatti). Molti di questi concerti continuavano ad avere uno scopo benefico: le dame delle due aristocrazie, con in testa Giulia Trabia e Tina Whitaker, erano infaticabili nella promozione di simili iniziative.(56) Neanche le filantropia riusciva però ad intenerire un laudator temporis acti come Oreste lo Valvo che, infastidito dalla dimensione «pubblica» caratterizzante ormai la fruizione musicale come l'intera vita di società, nel 1907 contrapponeva alla «febbre» di concerti dei nuovi tempi la sana antica abitudine di «dare concerti in fanúglia».(57)

«In famiglia», teneva a precisare Lo Valvo, poiché ormai, specialmente nelle case patrizie, oltre a coltivare quotidianamente la musica, si tenevano concerti con centinaia e centinaia di invitati; i più importanti, secondo Felicita Alliata di Viliafranca,(58) quelli di palazzo Butera, di villa Malfitano e del palazzo Reale, questi ultimi «benissimo organizzati» dalla moglie del prefetto, Adele De Seta.

A palazzo Butera «la Principessa Giulia - donna di meriti eccezionali ed estremamente benefica - organizzava nell'ante prima guerra - a scopo di beneficenza - recite, quadri plastici, concerti che furono dei veri avvenimenti artistici. Li dava in casa sua e si può dire che fossero delle prove generali, ripetute poi per il loro vero scopo benefico». Tra i tanti, l'Alliata ricorda la «graziosissima pantomima in musica, Il bacio (1901)», nel cui coro - «un coro di usignuoli», secondo un cronista del Giornale di Sicilia - troviamo anche Tina Whitaker. Gli attori e gli esecutori di queste manifestazioni erano infatti gli esponenti delle due aristocrazie del censo e del blasone, che nel grande salone del palazzo più illustre della città celebravano i loro raffinati riti mondani.

«Altri concerti rnemorabili», continua l'Alliata nella sua nostalgica rievocazione, «avevano luogo abitualmente in casa del Comm. Giuseppe Whitaker e Donna Tina, nata Scalia. Vi si provava ed eseguiva con la nostra memorabile orchestrina e le loro figlie Norina e Delia vi prendevano parte. Donna Tina, figura emergente anche per la cultura, nella società palermitana del tempo, vi spiegava la sua rara voce di soprano e la sua grande perizia. Lo stesso può dirsi della Duchessa dell'Arenella, Beatrice Mantegna di Gangi».(59) Della «simpatica» orchestrina di dilettanti, «che funzionò solo pochi anni » e cui si è già accennato, «fu incitatore e membro» - secondo l'Alliata - il barone Giuseppe di Lo Monaco Sgadari. In realtà l'iniziativa fu del marchese di Schisò,(60) come apprendiamo da Il Caporal terribile del 18 giugno 1905:

«E' un risveglio gentile quello che si deve al gusto, allo zelo, alla genialità di quel colto e squisito gentiluomo che è Giovanni De Spuches marchese di Schisò, il quale, innamorato, come ogni spirito eletto d'ogni più nobile godimento di cui è sempre dispensatrice feconda l'arte, nobilmente intera, ha saputo compiere una assai gentile e leggiadra impresa; ha saputo far sorgere, dalla propria iniziativa, un'orchestrina ideale, che ha tutta la grazia e tutta la signorilità delle piccole orchestre soavi che ricamano le trame dei minuetti ne' ricchi saloni settecenteschi.»

Nello stesso mese La Sicile Ilustrée - organo di autocelebrazione, a livello internazionale, dell'alta società palerrnitana - ne pubblicava l'organico, dandovi notevole risalto:

«"Un orchestre idéal"

A été organisé à Palerme par le marquis de Schisò. Est composé par de personnes de nótre meilleur monde.

'A savoir: Violons - M.lles Nina et Rosa De Seta, Linda de Gallidoro, Maria de Villafranca, Norina Whitaker, le marquis V. Natoli, le chev. Luigi Valdina, le comte Pietro Lucchesi Palli, M. Francesco Varvaro.

Harpe - M.lle Nina de Seta

Flúte - Marquis Leopoldo De Gregorio

Clarinette - Baron Lo Monaco

Violoncelles - Marquis de Schysò, don Emanuele Lanza

Piano - M.lle Amalia de Villafranca, baron Francesco Cupani

Harmonium - M.lle Delia Whitaker, M.A. Jung

Contrebasse - Marquis Giuseppe De Seta

Directeur - Maestro Benedetto Morasca».(61)

Dalle stesse pagine apprendiamo che la prima esibizione di questa orchestra sui generis avvenne proprio a Villa Malfitano:

«Donna Tina Whitaker est une des plus fines et des plus intellectuelles dames de nótre rnonde, ses filles Mlles Delia et Norina sont deux creatures exquises et parfaits, et leur beauté semble un réve éclose dans la fantaisie d'un poeta innamorato. Toute réunion chez donna Tina Whitaker est une féte qu'on n'oblie pas facilment.

Faut d'espace nous ne pouvions parler comme nous voudrions de la soirée musicale que donna Tina Whitaker a donné à Villa Malfitano le 15 Juin. On entendai pour la première fois l'orchestrina organisée par le marquis de Schisò.»

A proposito dell'orchestrina Felicita Alliata ricordava ancora:

«Con le mie sorelle ne eravamo assidue ed entusiaste. Io facevo da primo violino ossia violino "di spalla" però nelle grandi occasioni rinunziavo al posto vicino al direttore [...] Faceva da Direttore il Maestro Benedetto Morasca,(62) che aveva molta abilità ad affiatarci e perfezionarci; qualche volta lo suppliva il Marchese Vincenzo Natoli, maestro anch'esso e valente violinista. Tra tutti ve ne erano dei bravi. Memorabili furono per noi un concerto al Conservatorio di Musica e altro al Teatro Massimo alla presenza dei Sovrani, nell'Aprile 1906.»

Il concerto al Conservatorio di Musica fu organizzato da Tina Whitaker ed ebbe luogo il 26 aprile presso la Sala Scarlatti, inaugurata l'anno precedente e concessa proprio in quei giorni dal Ministero della Pubblica Istruzione ai Comitati di beneficenza.(63) Ne troviamo l'annuncio su Il Caporal terribile del 22 aprile:

«Tina Whitaker: La dama squisita e generosa, il cui nome è unito sempre a ogni più bella e nobile azione di filantropia, ha organizzato un concerto a scopo di beneficenza. Anche questo concerto, al quale piglieno (sic) parte artisti di gran valore, sarà tenuto nella grande Sala Scarlatti del R. Conservatorio di Musica.».

Il Giornale di Sicilia del 26-27 aprile ce ne fornisce invece una cronaca puntuale:

«Alla Sala Scarlatti

Un grandioso successo ha ottenuto l'avvenimento artistico svoltosi ieri nella Sala Scarlatti del R. Conservatorio di musica. [...] Il programma si svolse regolarmente e fra i continui applausi.

Piacque la canzonetta Lullaby del maestro Morasca e fu bissata la gavotta di Serpette Malmaison.

Il tenore Peria fu applaudito nella romanza dell'Africana 0 Paradiso ed a richiesta degli spettatori cantò Recondite armonie della Tosca.

L'Adagio e Allegro di Natoli [ ... ] fu eseguito mirabilmente dai signori cav. Luigi Valdina, prof. Achille Faraone, cav. Fabrizio Natoli, marchese Vincenzo Natoli [ ... ].

Indi la sig.ra Giuseppina Sanderson Uffreduzzi cantò con arte squisita l'aria delle Nozze di Figaro di Morzart (sic): Non so più cosa faccio... (sic), la canzonetta Se tra l'erbe di Donaudy, e Quelle labbra non son rose, Madrigale pure di Donaudy.(64)

[... Chiuse la prima parte del programma il gran duo per arpe: Fantasia Orientale di Bellotta,(65) eseguito mirabilmente dalle sig.ne Nina e Rosa De Seta che furono festeggiatissirne.

La seconda parte del programma si apri con la Marche Religieuse di Gounod per orchestra (con arpe principali) applaudita.

Indi il cav. Nino Peria cantò squisitamente una romanza dell'Andrea Chenier ed il Lucean le stelle della Tosca, ottenendo un vero successo.

Fu applauditissima e bissata la Barcarola e Pizzicati di Delibes, benissimo eseguita dalle sig.ne Nina e Rosa De Seta, Linda di Gallidoro, Felicita e Marta (sic) di Villafranca, Euphrosyne Whitaker e Norma (sic) Whitaker.

Seguì la romanza dei Pescatori di Perle di Bizet: Siccome un dì caduto il sole cantata squisitamente dalla [... ] Sanderson Uffreduzzi[ ... ].

L'attraentissimo programma si chiuse con la Chanson Russe e la Sérénade de Polichinelle di Burgmein(66) suonate dall'orchestra, anch'essa applauditissima.».

In orchestra sedevano, accanto agli aristocratici dilettanti, maestri e allievi dell'Istituto, segno di una compiuta integrazione tra l'alta società appassionata di musica ed il Conservatorio. Un periodico specializzato come La Sicilia musicale metteva in luce proprio la rilevanza musicale dell'avvenimento, salutando con soddisfazione questo tipo di collaborazione:

«Sala Scarlatti (R. Conservatorio) -

Mercoledi 25 aprile alle ore 15 1/2 ha avuto luogo il gran concerto vocale e strumentale a favore dell'Educatorio Whitaker; e noi ce ne occupiamo con viva soddisfazione per rilevare il seguente notevolissimo fatto: in quei tempi l'aristocrazia del censo e del blasone la faceva da mecenate con gli artisti asservendoli e stipendiandoli, né sempre decorosamente; oggi essa non disdegna di occuparsi d'arte essa stessa, chiedendo ed ottenendo il diploma ai nostri istituti musicali, e studiando e lavorando insieme agli artisti. Questo è vero progresso, questo è vero amore per l'arte [...]!(67)

Il secondo concerto ricordato dall'Alliata, tenutosi al Teatro Massimo, fu dovuto all'iniziativa di un'altra «dama benefica», la principessa Giulia di Trabia. Al grande concerto di beneficenza, organizzato a favore dell'Ospizio Marino "Enrico Albanese", assistette anche la regina Elena. I giudizi della stampa furono nuovamente molto positivi: per il Giornale di Sicilia del 12/13 maggio 1906 «il programma fu eseguito inappuntabilmente». Esso comprendeva brani dalla Dannazione di Faust di Berlioz, dall'Africana di Meyerbeer, dal Faust di Gounod (con la Sanderson-Uffreduzzi nel ruolo di Margherita), dalla Gioconda di Ponchielli. Le sorelle De Seta suonarono nuovamente il loro cavallo di battaglia, il Gran Duo per arpe dalla Fantasia orientale di Bellotta, mentre all'orchestra di dilettanti prendevano parte Linda di Gallidoro, Marta Marehwicka, Carlotta Tagliavia, Felicita e Maria di Villafranca, Euphrosyne Whitaker, Norina Whitaker, il cavaliere Giuseppe Cammarata, il conte Pietro Lucchesi Palli, il marchese Vincenzo Natoli, il cavaliere Luigi di Valdina (violini); Amalia di Villafranca alla viola; il barone A. Alù, don Emanuele Lanza, il cavaliere Fabrizio Natoli, il marchese di Schisò (violoncelli); il barone di San Giuseppe al contrabasso; Nina e Rosa De Seta alle arpe; il marchese Leopoldo De Gregorio al flauto; il barone Lo Monaco al clarino. Il cavaliere Francesco Cupani Villanueva sedeva al pianoforte, Delia Whitaker all'harmonium ed infine il barone di Gebbiarossa suonava la tromba. Sembra davvero che gli esponenti delle due aristocrazie avessero come scopo principale della loro «vita facile e tranquilla [ ... ] l'arte e tutto ciò che riguardava l'intelletto, musica, pittura, concerti e teatro d'opera», come scrisse Felicita Alliata riferendosi a sé ed alle sue sorelle (Cose che furono, cit., p. 307).

Si potrebbero ricordare anche altre importanti manifestazioni musicai svoltesi a cavallo dei due secoli, ma quelle sin qui rivissute dimostrano a sufficienza come la musica sia stata ingrediente essenziale della belle époque palermitana. L'aver ripercorso il cammino musicale di Tina Whitaker Scalia ha permesso di riscoprirne tutta la fragranza e di conoscere un aspetto sinora poco apprezzato di questa stagione vivace, ricca di fascino e contraddizioni. Non dimentichiamo poi che tanto fervore di iniziative, con l'esecuzione privata di musica e l'organizzazione di concerti sinfonici e carneristici, formò un pubblico di ascoltatori preparati e appassionati senza il quale non sarebbero nate, negli anni successivi al primo conflitto, due importanti istituzioni come l'associazione Palermitana Concerti Sinfonici e gli Amici della Musica;(68) istituzioni che avrebbero sancito definitivamente quel passaggio al moderno concerto pubblico maturato proprio negli anni da noi esaminati.

La tradizione del far musica in casa e la sua appendice tipicamente aristocratica del concerto privato, tuttavia, proseguirono ancora negli anni '30. Ricordiamo in particolare i concerti organizzati dalla duchessa di Salaparuta nel palazzo di piazza Bologni, ai quali veniva abitualinente invitato anche il giovane Renato Guttuso. E' con la seconda guerra che questa tradizione s'interrompe bruscamente: all'indomani del conflitto Felicita Alliata di Villafranca poteva affermare che mentre ai primi dei Novecento «molte signorine [...] coltivavano la musica da esperte dilettanti [...] adesso con radio e grammofoni non se ne sente più l'opportunità». Con queste parole semplici, dettate dalla diretta osservazione dei fatti, la nobildonna palerrnitana prendeva atto del tramonto definitivo della Hausmusik, di quella consuetudine borghese ed aristocratica del far musica in casa che proprio negli anni della sua dorata giovinezza aveva toccato l'apice. Una consuetudine che noi oggi, ascoltatori passivi di inappuntabili esecuzioni concertistiche, sicuramente rimpiangiamo.

NOTE

1. Cfr. S. Troisi, I Florio e la cultura Figurativa in Sicilia tra Ottocento e Novecento, in R. Giuffrida - R. Lentini, L'età dei Florio, Sellerio, Palermo, 1985, pp. 103- 151 -, G. Pirrone, Palermo, una capitale. Dal Settecento al Liberty, Electa, Milano, 1989; A. Chirco, Palermo, tremila anni tra storia e arte, Flaccovio, Palermo, 1992.

2. L'intensa vita mondana che caratterizzò la belle époque palermitana è stata ricordata in diversi scritti, tra cui: 0. Lo Valvo, La vita in Palermo trenta e più anni fa in confroto a quella attuale, Salvatore Biondo, Palermo, 1907; Id., L'ultimo Ottocento palermitano, I.R.E.S., Palermo, 1937; M. Taccari, Palermo l'altro ieri, Flaccovio, Palermo, 1966; P. Nicolosi, Palermo fin de siècle, Mursia, Milano, 1979; G. Lanza Tomasi, Un tramonto dorato, in R. Giuffrida - R. Lentini, L'età dei Florio, cit., pp. 153-166; 0. Cancila, Palermo, Laterza, Bari, 1988, pp. 312-323; A. M. Di Fresco, Da Mozia a Palermo - La stagione europea della città felice, in Mozia, Crocevia della comunicazione nel Mediterraneo, Sip Direzione Regionale Sicilia, Palermo, 1990, pp. 105 -117.

3. In realtà, tra la fine dell'Ottocento e lo scoppio della prima guerra mondiale, Palermo accumulò gravi ritardi sociali ed economici; cfr. 0. Cancila, Palermo, cit., pp. 293 e sgg.

4. Sulla pratica e la fruizione della musica nella belle époque palermitana si trova qualche cenno in P. Nicolosi, 50 anni di cronaca Siciliana, 1900-1950, Flaccovio, Palermo, 1975, p. 32 e Palermo fin de siècle, cit, pp. 35-36, nonché in 0. Lo Valvo, La vita in Palermo trenta e più anni fa, cit., p. 224. Tra le occasioni di mondanità, 0. Cancila, Palermo, cit., pp. 318-319) ricorda le stagioni operistiche al Teatro Massimo e, tra le personalità dei mondo culturale e artistico perlopiù di estrazione borghese, cita l'allora esordiente direttore d'orchestra Gino Marinuzzi (p. 369). Mario Taccari, Palermo l'altro ieri, cit., p. 93) parla anche del giovane compositore Peppino Mulè.

5. Consapevole dell'importanza del proprio vissuto, nel 1907 Tina riunì ricordi e memorie personali in Sicily and England, Political and Social Reminiscenses, 1848 - 1870. Le esperienze giovanili di Tina Scalia si trovano ricostruite con dovizia di particolari in R. Trevelyan, Principi sotto il vulcano, Rizzoli, Milano, 1972, pp. 233 - 245. Sulla sua personalità cfr. inoltre F Brancato, I Whitaker di Villa Malfitano, in "Nuove Prospettive Meridionali", n. 9, maggio-giugno 1994, pp. 15-34, in cui si mettono in rilievo la «straordinaria versatilità del suo spirito» e la «molteplicità e varietà dei suoi interessi».

6. Tra Otto e Novecento le iniziative legate alla beneficenza privata - inizialmente concerti, balli, feste, poi anche "corsi dei fiori", tableaux vivant, gymhkane, ecc. - si susseguivano a ritmo incessante. In questo campo Palermo era senz'altro tra le città italiane più attive, contando diversi comitati promotori, alcuni stabili, altri nati in occasione di avvenimenti tragici. Sull'interesse dei Whitaker per le attività di beneficenza cfr. L. Bonafede Muscolino, La Società per la protezione e l'assistenza dell'infanzia abbandonata di Palermo e l'opera di Joseph Isaac Whitaker, in I Whitaker e il capitale inglese tra l'Ottocento e il Novecento in Sicilia, Atti del seminario, Trapani, 29-30 novembre e 1° dicembre 1990, Trapani, Libera Università del Mediterraneo, 1992, pp. 59-75. Sulle condizioni dell'epoca cfr. F. Brancato, Società e poveri nella Sicilia dell'Ottocento e l'opera di Giacomo Cusmano, in Il Beato Giacomo Cusmano nel 155° della nascita, Atti del II Convegno di Studi Cusmaniani, Palermo, 19-21 novembre 1984, Palermo, Boccone dei Povero, 1985, pp. 33-78 e Cinque immagini della Sicilia, Pellegrini, Cosenza, 1990, pp. 55- 106. Nota bibliografica.

7. F. Alliata di Villafranca, Cose che furono, attraverso la storia di un'antica famiglia italiana, Flaccovio, Palermo, 1949.

8. Sulla sprovincializzazione del gusto musicale cfr. R. Pagano, Le attività musicali a Palermo nell'ultimo decennio dell'Ottocento, in Dall'artigianato all'industria. L'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92, a cura di M. Ganci e M. Giuffrè, Società Siciliana per la Storia Patria, Palermo, 1994; allo sviluppo della musica strumentale in Sicilia è dedicato Problematici esordi di una pratica strumentale autonoma, in "Nuove Effemeridi", 1990, anno III, n. 11, pp. 17-24. Le trasformazioni in atto nella fruizione della musica a Palermo tra Otto e Novecento sono state da me esaminate in La Sicilia musicale (1 894- 1,010) e la musica nella belle époque palermitana, in corso di pubblicazione. Per un quadro generale della vita musicale italiana nell'epoca umbertina cfr. G. Salvetti, La nascita del Novecento, EDT, Torino, 199 1, pp. 238 - 245.

9. Alberto Favara (Salemi, Trapani, 1863 - Palermo 1923) fu una figura musicale di primo piano nella Palermo a cavallo del secolo. Attivo in campo etnomusicologico, didattico, musicologico, compositivo e organizzativo, promosse importanti iniziative miranti alla sprovincializzazione della vita musicale ed allo sviluppo della musica sinfonica, come i Concerti Sinfonici presso il Conservatorio tra il 1912 e il 1913, quando fu direttore incaricato dell'Istituto. Cfr. T. Samonà Favara, Alberto Favara. La vita narrata dalla figlia, Flaccovio, Palermo, 1971; P. E. Carapezza, Favara e Ottavio Tiby - Pionieri della musicologia in Sicilia, Accademia di Scienze, Lettere e Arti. Palermo, 1980, pp. 9 - 22; Id., " Urania " (1894) di Alberito Favara: una reazione nietzscheana al verismo, in Opera e Libretto, I, Olschki, Firenze, 1990, pp. 385 - 395; R. Pagano, Problematici esordi di una pratica strumentale autonoma, cit.; id., Le attività musicali a Palermo nell'ultimo decennio dell'Ottocento, cit..

10. Violoncellista il primo, pianista la seconda, i coniugi Baragli insegnarono entrambi presso il Conservatorio di Musica "V. Bellini", dando vita a due importanti scuole alle quali si formarono valenti musicisti e didatti palerinitani della prima metà del secolo. Nel 1893 fondarono la Società del Quintetto di cui si parlerà più avanti.

11. Direttore d'orchestra e compositore il primo, (Palermo 1882 - Milano 1945), violoncellista e compositore il secondo, (Termini Imerese 1885 - Roma 1951), occuparono rispettivamente, a coronamento della loro carriera artistica, le prestigiose cariche di direttore e sovrintendente al Teatro alla Scala di Milano e di direttore dell'Accademia di Santa Cecilia a Roma.

12. Sul Teatro Massimo esistono diversi scritti, tra cui: 0. Tiby - I. Ciotti, I cinquant'anni del Teatro Massimo di Palermo, I.R.E.S., Palermo, 1947; L. Maniscalco Basile, Storia del Teatro Massimo di Palermo, Olschki, Firenze, 1984; C. Leone, L'opera di Palermo dal 1653 al 1987 (vol. II), Publisicula, Palermo, 1988.

13. Giulia Anichini Scalia, come si vedrà in seguito, partecipò in veste dì pianista ad alcuni concerti di beneficenza tenutisi a Palermo sul finire degli anni '80.

14. Il soprano Giulia Grisi, (Milano, 28-VII- 1811 - Berlino, 29-X1- 1869), calcò con successo le scene operistiche italiane, europee e statunitensi tra il 1829 e il 1859, spesso a fianco del tenore Mario, nome d'arte di Giovanni Matteo De Candia, sposato in seconde nozze nel 1839. La sorella Giuditta fu celebre interprete belliniana.

15. Lauro Rossi (Macerata, 19-11-1812 - Cremona, 5-V-1885) fu compositore, direttore d'orchestra e didatta. Dal 1871 al 1878 diresse il Conservatorio di Napoli, e proprio in quegli anni scrisse le opere La Contessa di Mons (1874) e Cleopatra (1876), con le quali modificò in senso drammatico il proprio stile belcantistico legato alla tradizione "buffa" napoletana. Tina fu spinta dal maestro a cantare nelle due opere citate sia come contralto che come soprano e questo le procurò danni all'impostazione vocale, cfr. R..Trevelyan, Principi sotto il vulcano, cit., p. 240.

16. Appartenente ad una famiglia di cantanti, il soprano Adelina Patti (Madrid, 19-11-1843 - Craig-y-Nos Castle, Brecknock, Galles, 27-1X- 1919) raggiunse una fama eccezionale sia per le qualità vocali che per l'atteggiamento spregiudicato da diva. Cantò opere di Donizetti (debuttò a New York nel 1859 con Lucia di Lammermoor), Bellini, Verdi, Rossini. La sua brillante carriera si concluse nel 1897.

17. Paolo Tosti (Ortona a Mare, Chieti, 9-1V-1846 - Roma, 2-XII-1916) fu dapprima maestro di canto di Margherita di Savoia e successivamente della casa reale inglese. E' stato l'autore più celebre di «romanze da camera», genere in voga dalla seconda metà dell'Ottocento al primo trentennio del Novecento, proliferato ai margini del verismo operistico in una tipica atmosfera fìn de siècle. Sodale, tra gli altri, di Gabriele D'Annunzio, Tosti mise a punto uno stile personale ed immediatamente riconoscibile cantando l'amore ed il paesaggio con accenti patetici e di maniera.

18. Figlia di Luisa, celebre interprete rossiniana, Virginia Boccabadati (?, 29-1V-1828 - Torino 6-VIII-1922) inaugurò la sua brillante carriera a Palermo con Linda di Chamounix nel 1847. Emerse soprattutto nel genere lirico - leggero, ma riscosse successo anche in quello drammatico; nel ruolo di Violetta ricevette il plauso di Verdi.

19. Raffaele Ferlotti (Bologna, 27-11-1819 - ivi, 11-X1.1891), debuttò alla Scala nel 1840 con il verdiano Un giorno di regno o il finto Stanislao ed in seguito interpretò soprattutto opere di Verdi, Bellini, Pacini. Alla sua scuola di canto si formarono celebri cantanti quali U. Beduschi, A. Nava e C. Vitali.

20. R. Trevelyan, Principi sotto il vulcano, cit., p. 242. 21. Ivi, p. 244. 22. Questo ed altri passi del diario di Tina, relativi al soggiorno dei Wagner a Palermo, sono stati pubblicati da Pietro Silvestri nel recente articolo I Wagner (The Wagners) di Tina Whitaker (1946?), in "Nuove Prospettive Meridionali", Fondazione culturale Lauro Chiazzese della Sicilicassa, n. 8, gennaio - aprile 1994, pp. 109-112.

23. Cfr. R. Pagano, Le attività musicali a Palermo nell'ultimo decennio dell'Ottocento, cit., id., Wagner a Palermo. I fascini combinati di Igea, Mignon e di S. Rosalia, , programma di sala di Das Liebesverbot (Il divieto d'amare ovvero La novizia di Palermo) di Richard Wagner, Palermo, Teatro Massimo, Ciclo diopere e di balletti 1990-1991. Sul soggiorno palermitano di Wagner, cfr. anche U. Mirabelli, Nella luce di Palermo - Im Lichte Palermos, Sellerio, Palermo - Frankfurt am Main, 1982, pp. 46-60.

24. Guglielmo Zuelli, (Reggio Emilia - Milano 1941), diede un forte impulso alle attività del Conservatorio, che diresse dal 1894 al 1911 e che scelse di intitolare a Vincenzo Bellini. Compositore e direttore d'orchestra, ha lasciato opere teatrali (La Fata del Nord), musica sinfonica (Festa delle sirene, Inno alla notte) e da camera.

25. Tina aveva tra l'altro compromesso un possibile futuro di cantante professionista sforzando eccessivamente la voce; cfr. R. Trevelyan, La storia dei Whitaker, cit., p. 47.

26. Federico Nicolao diresse numerosi concerti nei quali Tina cantò da solista. Lo si ricorda per aver promosso, tra il 1882 e il 1890, una Società di Concerti Sinfonici, antesignana di analoghe iniziative dovute allo zelo di Alberto Favara; cfr. 0. Tiby, Il Real Teatro Carolino e l'ottocento musicale palermitano, Olschki, Firenze, 1957, p. 376.

28. La Filarmonica Bellini, prestigiosa accademia di dilettanti, si costitúi nel 1827 e si sciolse definitivamente nel 1889; cfr. 0. Tiby, Il Real Carolino e l'ottocento musicale palermitano, cit., e P. Pennisi, Accademia Filarmonica Palermitana, tesi di laurea, Università degli Studi di Palermo, A. A. 1990/1991.

29. Della nascita di questo circolo si parla sulla rivista Psiche del 24 marzo 1889 (Anno V n. 14) e del 26 maggio 1889 (Anno V n. 22). Nel numero del 5 maggio (Anno V n. 20), l'arpa è definita «strumento celestiale [...] delle vergini», mentre il mandolino strumento «mondano, troppo mondano», con cui eseguire musica di facile ascolto.

30. Psiche, Anno III n. 14-15, 16 maggio 1886. Il tenore Antonino Cantelli era noto in città soprattutto per la sua scuola di canto; spesso presente in concerti di beneficenza, fu molto attivo anche come organizzatore di serate musicali. Pubblicò un Metodo per la corretta emissione della voce nella parola e nel canto, che nel 1887 - arrivato alla terza edizione - ricevette l'apprezzamento di musicisti come A. Bazzini, P. Platania e F. Marchetti (Psiche, Anno III, n. 15, 13 marzo 1887). Alvaro Stroncone fu fine compositore di musica pianistica.

31. Psiche, Anno III, n. 13, 24 febbraio 1887.

32. Emilio De Marchi (Voghera, 1861 - Savona, 20-III-1917), Don José nella Carmen allora in cartellone al Politeama (con il celebre mezzosoprano francese Lison Frandin), aveva debuttato giovanissimo nella Traviata al Dal Verme di Milano (1886). Molto amato dall'aristocrazia palermitana, nel 1888 interpretò Bianca, opera del nobiluomo di Noto Piarantonio Tasca.

33. Le signorine Octavie de Kodolitsck, Annina e Checchina Pellegrino, Giuseppa Spoleti. Tra le coriste vi erano la marchesa di Ganzeria, le contesse Trigona, la baronessa di S. Giuliano, la signora Donaudy, Carlotta Albanese e la signora Jung.

35. Beatrice Tasca di Cutò sposò il principe di Lampedusa. La sua figura di Madre è stata affettuosamente rievocata da Giuseppe Tomasi nei Ricordi.

36. Da L'Amico del popolo, 1° aprile 1885: «li superbo trionfo della signora Whitaker Scalia difficilmente si narra. Nell'aria Qui la voce sua soave dei Puritani e la cavatina Una voce poco fa del Barbiere di Siviglia deliziò, è la parola, il pubblico. Quale tesoro di voce possieda la signora Whitaker Scalia è risaputo; solo però chi ha potuto sentirla è in grado di rilevare come poche artiste portino nel canto tanto sentimento e passione d'arte quanto questa gentile e intellettuale signora».

37. Psiche, Anno V n. 7, 27 gennaio 1889.

38. Francesco Tamagno (Torino, 28-XII-1850 - Varese, 31 -VIII- 1905) debuttò al T. Regio di Torino nel 1870 nel Poliuto di Donizetti. Dopo aver cantato con successo in diversi teatri italiani, nonché in Spagna ed in Argentina, conquistò definitivamente il pubblico della Scala nel 1880-81. Grande interprete verdiano, interpretò spesso anche opere come Guglielnio Tell e Gli Ugonotti. Con la "prima" di Otello consolidò la propria fama internazionale e nel 1894-95 cantò al Metropolitan in Cavalleria Rusticana.

39. Psiche, Anno V n. 7, 27 gennaio 1889. Sulla tradizione ottocentesca del concerto privato cfr. C. Dahlaus, La musica dell'Ottocento, Discanto/Contrappunti, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze), 1990, pp. 53-54.

40. Del Comitato delle Signore, presieduto dalla principessa di Torremuzza, facevano parte, oltre a Tina Whitaker Scalia, la marchesa di Ganzeria - attivissima nel patrocinio e nell'organizzazione di concerti, la principessa di Fitalia e la principessa di Baucina. Alla riuscita dei concerto contribuirono anche Giulia Scalia e Giuseppe Whitaker. Una parte del ricavato fu destinato al palermitano Boccone del Povero.

41. Maria Aldighieri Spezia (Villafranca Veronese, 1828 - Colognola ai Colli, Verona, 3-VIII- 1907), moglie del baritono Gottardo, cantò alla Scala come soprano drammatico dal '57 al '61, ritirandosi dalle scene nel '76. Si esibì nelle opere Beatrice Di Tenda (con la quale debuttò a Torino), Traviata, Ugonotti, Favorita, Norma, Nabucco, Otello di Rossini.

42. Tra le numerose coriste vi erano l'immancabile Euphrosyne Whitaker, la contessa Toledo, la marchesa di Canzeria, le signore Natalia Yung e Rachele Varvaro ed inoltre le signorine Teresa e Lina Cutò, Giuseppina Lanza, Sofia di Sciara. Nutrito il numero dei coristi, tra cui Giuseppe, Giosuè e Roberto Whitaker. Accompagnavano il coro Beatrice Cutò, Matilde Pareti ed il maestro Vetrano alle arpe, mentre l'allora celebre Bernardo Geraci sedeva all'organo.

43. Ciro Pinsuti (Sinalunga, Siena, 9-V- 1829 - Firenze, 10-111- 1 888) fu pianista, compositore, ed insegnante di canto.

44. Secondo la consuetudine del tempo vi fu anche una parte strumentale nella quale alcuni noti maestri - La Cara, Trapani, Pasculli, Cavarretta ed Adamo - eseguirono pezzi di Schumann, Burgmein, Gillet (oltre ad un minuetto dei maestro Gulì), né mancò poi il mornento pianistico dedicato a Chopin. Il tutto tra gli applausi entusiastici di «un pubblico elegante e numeroso», composto, tra le altre, dalle immancabili Franca Florio, contessa di Mazzarino, duchessa di Villarosa, principessa di Torremuzza, contessa di Toledo.

45. Corpus di Musiche Popolari Siciliane, Accademia di Scienze, Lettere ed Arti, Palermo, 1957. Vedi la nota n. 9.

46. La Lince, Anno XX nn. 612 e 614.

47. La regina Margherita - che in quei giorni visitò anche il Conservatorio, dove intavolò una «conversazione gentile e da persona intendente di musica» con la celebre pianista Adelaide Albanese ed altri maestri - «non perdette una nota, un vocalizzo; e fu sempre la prima a dare espansivamente il segnale degli applausi [...]». Cinque anni dopo Tina avrebbe cantato, a villa Malfitano, di fronte ad un'altra sovrana, l'Imperatrice di Germania, giunta in Sicilia a seguito del marito con lo yacht Hobenzollern. Dal diario di Tina dei 10 aprile 1896 sappiamo che in quell'occasione eseguì, accompagnata al piano dalla madre, Assisa a pie' d'un salice di Rossini, Si tu le voulais di Tosti e Spingole francesi; cfr. R. Trevelyan, Principi sotto il vulcano, cit., p. 271.

48. 1) Rossini, La carità, coro di signore.

2) Verdi, Forza del Destino, romanza per tenore, cornm. Francesco Tamagno.

3) Schuman (sic), Le Bohèmiens, coro e assoli [...].

4) Bellini, Norma, Casta diva, signora Whitaker - Scalia con coro.

5) Mercadante, Inno a Rossini, coro.

6) Gomez, Guarany, duetto, Sento una forza, Signora Whitaker Scalia e comm. Tamagno.

7) a. Tosti, Aprile, romanza.

b. Paladilhe, Mandolinata.

8) Gounod, La Gallia, cantata.

49. Tra le coriste era presente anche Euphrosyne Whitaker.

50. Del Comitato organizzatore facevano parte la principessa di Niscemi e la marchesa di Ganzeria con la collaborazione di Elena Donaudy.

5I. Nel maggio 1874 era stata fondata la Società del Quartetto, nell'ambito delle attività dell'Accademia Filarmonica Palermitana. I programmi dell'istituzione, prematura per i tempi e per questo di scarso successo, sono riportati da Paola Pennisi, Accademia Filarmonica Palermitana, cit.. 52. Vedi la nota n. 9. 53. Cfr. F. De Maria, Il R. Conservatorio di Musica di Palermo, Le Monnier, Firenze, 1941, pp. 51 e sgg.. Vedi anche la nota n. 24.

54. Questi concerti sfruttavano una rendita lasciata nel 1735 dal monaco olivetano Vincenzo Bonerba.

55. Cfr. La Sicilia musicale, Anno V, n. 11-12, 1° giugno 1906.

56. Vedi la nota n. 6.

57. 0. Lo Valvo, La vita in Palermo trenta e più anni fa, cit., p. 224.

58. F. Alliata di Villafranca, C(ive chefiirono, cit., pp. 310-311.

59. Beatrice Mantegna di Gangi, duchessa dell'Arenella (moglie di Don Giuseppe di Valguarnera, duca dell'Arenella, dei principi Niscemi), aveva iniziato giovanissima ad esibirsi presso il palazzo paterno. Nel 1906 fu istituito sotto il suo patronato il prestigioso Istituto musicale "L. Cherubini", alla cui presidenza onoraria fu posto Guglielmo Zucili.

60) Giovanni De Spuches, marchese di Schysò, fu violoncellista e protettore del giovane Giuseppe Mulè.

61) La prestigiosa rivista informava anche dell'organizzazione di un corpo corale cui prendevano parte la duchessa di Belsito, la principessa di Castelreale, la marchesa Teresa De Gregorio e le signorine Nina De Seta, Linda di Gallidoro, Emma di Gangi, Valentine Rousseau, Marianna Tagliavia, Amalia Villafranca, Delia Whitaker.

62. Formatosi alla scuola di Guglicimo Zuelli, Benedetto Morasca è spesso menzionato nei periodici dei tempo. intensa fu la sua attività di pianista e direttore. Compose musica pianistica e da camera.

63. Per questa iniziativa. la «intellettuale Signora» Tina Whitaker ricevette da Zuelli una fotografia della Sala Scarlatti con dedica e ringraziamento, che sì trova pubblicata in R. Trevelyan, La Storia dei Whitaker, cit., p. 73.

64. Stefano Donaudy (Palermo, 21-2-1879 - Napoli, 31-5-1925), allievo di Guglielmo Zuelli, compose divere opere su libretto del fratello Alberto ed inoltre pezzi sinfonici e cameristici; tra questi ultimi le 36 Arie di stile antico, edite da Ricordi, che riscossero notevole successo.

65. A Francesco Bellotta si deve l'istituzione dell'insegnamento dell'arpa presso il Conservatorio di Musica "V. Bellini" di Palermo.

66. J. Burgmein era lo pseudomino utilizzato come compositore da Giulio Ricordi, il noto editore musicale.

67. La Sicilia musicale, Anno IV n. 9-10, 13 maggio 1906. Il rapporto tra la condizione nobiliare e l'esercizio pubblico della musica nella Palermo dei Sette e Ottocento è stato esaminato in più occasioni da Roberto Pagano: Le attività musicali nella Sicilia del Settecento, in La Sicilia nel Settecento. Atti dei Convegno, 1981, Messina, 1984; Scarlatti Alessandro e Domenico: due vite in una, Mondadori, Milano, 1985-, Problematici esordi di una pratica strumentale autonoma, cit.; Il blasone e la lira: gli aristocratici e la musica nella Palermo dei secoli scorsi, in corso di stampa.

68. L' A.P.C.S. si costituì nel 1922 e si sciolse nei 1931. Nel corso della sua attività promosse 72 concerti nei quali furono eseguite musiche sino ad allora sconosciute al pubblico palermitano. Scopo dell'Associazione, che soffrì del totale disinteresse delle istituzioni, era infatti quello di elevare la cultura musicale cittadina. Ne furono presidente onorario Ignazio Florio, presidente Francesco Orlando, vicepresidente Giuseppe Mulè (direttore del Conservatorio) e Agostino Ziino. E' interessante notare come tale Associazione ereditasse dalla stagione musicale della belle époque la composizione del pubblico (aristocrazia ed alta borghesia) e l'abitudine dei dilettanti di sedere in orchestra accanto ai professionisti. L'Associazione Amici della musica fu fondata nel 1925 da Vito Trasselli Varvaro con lo scopo di promuovere in Sicilia «il culto della musica da carriera, l'educazione musicale del pubblico, la protezione dell'arte e degli artisti». Del Consiglio direttivo, presieduto dal principe di Scordia, faceva parte anche Giuseppe Mulè. Il pubblico era lo stesso dell'A.P.C.S. Varie notizie sulle due Associazioni sono contenute nella Rassegna D'Arte e Teatri; cfr. anche 0. M. Fragali, Le attività musicali a Palermo nella prima metà del XX secolo, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Palermo, A. A. 1991/92.