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La chiesa anglicana fatta erigere in Palermo da Giuseppe Whitaker e Beniamino Ingham junior

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Navata centrale della chiesa

I WHITAKER E LA CHIESA ANGLICANA DI PALERMO

(Relazione di Michela D'Angelo in atti del seminario di studio "I Whitaker di villa Malfitano", tenutosi in Palermo il 16 - 18 marzo 1995 su "I Whitaker di villa Malfitano" a cura di Rosario Lentini e Pietro Silvestri, pubblicati dalla Fondazione "Giuseppe Whitaker" con il patrocinio dell'Assessorato dei beni culturali, ambientali e della pubblica istruzione della Regione siciliana nel dicembre 1995).

La comunità anglicana a Palermo dal "decennio inglese" all'Unità

Nel "decennio inglese "1806-1815", in seguito all'alleanza tra Borboni e Gran Bretagna, in Sicilia arrivavano molte migliaia di soldati dell'Armata britannica e si insediavano alcune decine di mercanti inglesi. La Sicilia veniva così per la prima volta in contatto diretto con un gran numero di protestanti e in particolare di anglicani. (1)

All 'inizio dell'800, ancora prima dell'arrivo delle truppe e dei mercanti dalla Gran Bretagna, gli Inglesi residenti in Sicilia erano pochissimi (meno di una decina in tutto tra Messina, Palermo e Marsala). Dal 1806 con l'arrivo della corte borbonica che, per la seconda volta dopo il 1799, aveva dovuto lasciare Napoli in seguito all'arrivo delle truppe francesi, la Sicilia diventava un'area strategicafnente molto importante nella lotta tra Gran Bretagna e Francia napoleonica. Dal 1806 e soprattutto in seguito ai trattati di alleanza del 1808 e del 1809 tra Borboni e Inglesi nell'lsola arrivavano i soldati dell'Armata Britannica e i marinai della Royal Navy per difendere l'Isola da una eventuale invasione francese e per tentare di riconquistare il regno di Napoli. Insieme ai militari (circa 20.000 nel 1811), arrivava nell'Isola anche un agguerrito drappello di mercanti inglesi che, penalizzati dal Blocco Continentale, erano alla ricerca di mercati alternativi. (2)

La colonia inglese che si insediava tra il 1806 e 18 15 era costituita da circa 15-20 mercanti a Palermo e da oltre 40 a Messina. (3) Se ai mercanti si aggiungono i familiari e i dipendenti, si può ipotizzare che la comunità inglese comprendesse alcune centinaia di persone e si può intuire come per esse si ponesse il problema di avere anche assistenza religiosa.

Nel "decennio inglese" 1806-1815 la presenza di cappellani anglicani al seguito delle truppe inglesi garantiva l'assistenza religiosa non solo per i militari, ma anche per le comunità mercantili di Messina e di Palermo. Nella residenza dei diplomatici e nel quartier generale delle truppe inglesi i cappellani militari officiavano per tutti gli altri inglesi, quindi, anche matrimoni, battesirni e funerali per le famiglie dei mercanti inglesi. A Messina, ad es., nel 1814 il reverendo J. G. Carsellis, "chaplain to the Forces", univa in matrimonio il mercante Henry William Ross e Elizabeth Fischer, figlia dei mercante Maximilian Fischer. (4)

Fino al 1815, infatti, gli Inglesi in Sicilia potevano disporre sia di ministri di culto sia di luoghi di culto allestiti nelle residenze diplomatiche o negli accampamenti militari.

Dopo il 1815, con il ritorno alla pace, mutava il contesto politico-istituzionale nel quale si collocava la presenza inglese nell'Isola, costituita ora quasi esclusivamente da quei mercanti che, avendo messo salde radici nel tessuto economico e sociale dell'Isola nel "decennio inglese", avevano deciso di restare qui anche dopo la fine della congiuntura napoleonica. Nell'età della Restaurazione, però, dopo la partenza delle truppe inglesi e dei loro cappellani, gli Inglesi non potevano più contare né sui luoghi di culto né sui ministri di culto come nel "decennio inglese". Inoltre, in un regno come quello delle Due Sicilie che aveva per confini "l'acqua santa e l'acqua salata", gli anglicani così come le altre minoranze religiose, costituite essenzialmente da mercanti stranieri e dai reggimenti svizzeri al servizio dei Borboni, non potevano erigere luoghi di culto protestante, ma potevano solo celebrare funzioni all'interno delle sedi diplomatiche e, con una certa tolleranza, anche in quelle consolari. D'altra parte, anche per il mantenimento di un ministro di culto non erano certo sufficienti le sottoscrizioni volontarie da parte della comunità inglese che era costituita non solo da grandi e ricchi mercanti, ma anche da piccoli operatori e lavoratori dipendenti con pochi mezzi finanziari.

Perciò dopo il 1815, con la partenza delle truppe e dei cappellani, le comunità inglesi di Palermo e di Messina potevano avere assistenza religiosa solo occasionalmente da parte di pastori anglicani che visitavano la Sicilia per motivi personali (salute, grand tour, ecc.) o da parte di cappellani delle navi della Marina inglese che attraccavano nei due porti per pochi giorni.

L'assenza di ministri di culto era particolarmente avvertita per i matrimoni. Talvolta gli Inglesi di Sicilia dovevano recarsi a Malta o a Napoli per poter trovare un cappellano per la cerimonia nuziale.

Si può ricordare, come caso emblematico, il doppio matrimonio che nel 1817 univa il mercante Edmund Taunton e Sarah Prior, sorella del suo socio Samuel Prior. I due si erano sposati a Palermo il 16 aprile 1817 in casa della sposa e alla presenza di ben otto testimoni. Pochi mesi dopo, essendo sorti dei dubbi sulla legalità del matrimonio, i due decidevano di andare a Malta e qui il 19 novembre 1817 celebravano un secondo matrimonio davanti al cappellano del Governatore.(5)

Lo stesso problema si poneva anche per i battesimi per i quali, di solito, si aspettava l'arrivo di qualche cappellano a bordo di navi militari o comunque di passaggio a Palermo. Il caso più significativo era forse quello dei 12 figli di Joseph Whitaker e di Eliza Sophia Sanderson che erano stati battezzati tra il 1839 e il 1860 da ben 11 diversi cappellani: in particolare, i primi tre erano stati battezzati da tre pastori anglicani di passaggio a Palermo (uno era il cappellano della nave "Ganges") e gli altri 9 da 8 diversi ministri di culto residenti temporanearnente a Palermo.(6)

Questi esempi possono far capire come nella prima metà dell'800 il vero problema per gli anglicani di Palermo fosse proprio quello di trovare un ministro di culto più che un luogo per il culto. Per molto tempo il problema relativo alla presenza e alla retribuzione di un ministro di culto sarà al centro d una corrispondenza tra la comunità inglese di Palermo e il governo di Londra. Le fonti del Public Record Office possono aiutarci a capire alcuni aspetti di questo problema.

Già nel 1826 la comunità inglese di Palermo, costituita all'epoca essenzialmente da circa 15-20 mercanti, dalle loro famiglie e dai loro dipendenti, proponeva al governo inglese la nomina del reverendo Christopher Neville come cappellano per i "British Protestants" residenti in città e decideva di aprire una sottoscrizione di 110 sterline (alla quale contribuiva anche il console statunitense), chiedendo contemporaneamente al governo inglese un contributo di altre 110 sterline per potere mantenere il ministro di culto. Dal 1826, infatti, le comunità inglesi all'estero potevano chiedere al loro govèrno un contributo del 50% della somma necessaria per un cappellano (l'altra metà era a carico della congregazione locale).(7) La richiesta di Palermo non ebbe seguito a Londra, così come non ebbe seguito (almeno fino al 1830) l'analoga richiesta avanzata dalla ben più numerosa comunità di Napoli e si può perciò supporre che gli Inglesi di Palermo continuassero a ricevere, come prima, assistenza religiosa solo occasionalmente.(8)

Secondo le fonti del Public Record Office, era solo a partire dagli anni Quaranta che gli Inglesi di Palermo e di Messina sembravano organizzarsi in modo più attivo per poter usufruire di assistenza religiosa. Dal 1840 infatti sia a Palermo che a Messina erano presenti in modo continuativo cappellani retribuiti dalle locali comunità inglesi che, insieme alle altre comunità straniere, raccoglievano fondi non solo per la retribuzione del cappellano, ma anche per l'affitto di locali da utilizzare per il culto.

Nel 1840 anche la comunità inglese di Messina, più numerosa di quella di Palermo, chiedeva un contributo al governo inglese ricordando che per oltre 25 anni non aveva potuto, a causa di limitati mezzi finanziari, assicurarsi «i servizi di un ministro residente della Chiesa d'Inghilterra» ed era stata così «privata dei conforto spirituale, dell'istruzione religiosa e dell'amministrazione dei sacramenti». In quel periodo le sottoscrizioni annue aperte a Messina tra 14 mercanti inglesi e tra i visitatori stranieri permettevano, con le 155 sterline raccolte nel 1840 e le 166 del 1841, di pagare lo stipendio al cappellano (90 sterline l'anno) e di prendere in affitto un locale adibito a cappella e a residenza per il reverendo Lambert Blackwell Larking (20 sterline l'anno).(9)

A Palermo, con le 154 sterline raccolte tra il 1 luglio 1840 e il 30 giugno 1841, la comunità inglese poteva pagare lo stipendio del reverendo William Jenas (144 sterline) e acquistare un pulpito (10 sterline), mentre le 87 sterline raccolte tra il 1 novembre 1841 e il 30 aprile 1842 servivano per il reverendo W. J. Holt (75 sterline) e per l'acquisto di una cotta, sei Prayer Books, ecc. E' da sottolineare che Benjanùn Ingham e Joseph Whitaker contribuivano, da soli, con una somma complessiva pari a più del 30% del totale.(10)

Nel 1842 la comunità anglicana di Palermo si proponeva una sottoscrizione annua di circa 150 sterline e ancora una volta chiedeva al governo inglese un contributo di altre 150 sterline l'anno per raggiungere le 300 sterline necessarie per istituire "a Protestant chaplaincy". (11) Alla richiesta degli anglicani di Palermo, così come a quella degli anglicani di Messina, nel 1842 il governo inglese rispondeva però negativamente e così le due comunità dovevano contare solo sulle sottoscrizioni locali per mantenere un cappellano.

Anche se Londra giudicava troppo esigua la consistenza delle comunità anglicane in Sicilia per poter concedere pubblico denaro, non mancavano tuttavia le offerte da parte di pastori anglicani che si mostravano disponibili a svolgere le funzioni di cappellani a Messina e a Palermo.(12)

Dagli anni Quaranta gli Inglesi di Messina e Palermo riuscivano così con sottoscrizioni volontarie ad assicurarsi la presenza di cappellani anglicani, ma non disponevano ancora di veri e propri luoghi di culto. Se a Messina era una casa privata ad ospitare cappella e cappellano, a Palermo la situazione era diversa.

Nel 1842 il console generale John Goodwin (1834-68), specificando che «i protestanti inglesi che vivono in questa città sono circa 50 e i marinai inglesi che frequentano questo porto sono non meno di 800 l'anno», riferiva che a Palermo non esisteva un locale di culto protestante per accogliere «gli uni e gli altri».(13) Goodwin parlava con cognizione di causa dal momento che le funzioni religiose venivano celebrate proprio nella sua residenza. Il console abitava allora a palazzo Lampedusa in via Butera, alla Marina, e la domenica mattina il grande salotto di casa sua diventava così cappella religiosa. (14)

La congregazione che assisteva ai servizi religiosi a palazzo Lampedusa non era molto numerosa. Secondo il console Goodwin, non era però solo la mancanza di istituzioni ecclesiastiche a determinare la scarsa partecipazione. «E' vero - scriveva il console - che questo porto è frequentato annualmente da 80 o 90 navi inglesi con equipaggi in massima parte protestanti; ma, anche se fosse stabilita una cappellania, resta da vedere se molti marinai verranno in chiesa. Per non parlare della indifferenza verso la religione comunemente mostrata dai marinai delle navi mercantili, si deve poi osservare che le navi gettano l'ancora a un miglio dalla città e che i marinai, se anche volessero, troverebbero scornodo venire qui per assistere al servizio divino nel caldo dell'estate e nel cuore dell'inverno». Perciò Goodwin concludeva un po' sconsolato «La Congregazione sarebbe perciò composta da protestanti inglesi e americani e da pochi svizzeri e tedeschi per un totale di 35 e 30 anime. Povera Chiesa d'Inghilterra. I protestanti (per i quali una cappellania permanente è apparentemente prevista in molti porti) non devono certo trovarsi a Palermo».(15)

Nonostante queste considerazioni, il console non tralasciava di insistere presso il governo inglese per ottenere assistenza religiosa in forma permanente e stabile e, ancora nel 1843, scriveva al Foreign Office per segnalare che «la cappellania per i residenti inglesi e americani sarà tra breve purtroppo vacante per le dimissioni dell'attuale Ministro» e che perciò gli anglicani di Palermo erano alla ricerca di un nuovo cappellano al quale potevano offrire uno stipendio di 300 onze o 150 ghinee l'anno.(16) Quasi ogni anno gli Inglesi di Sicilia erano infatti alla ricerca di nuovi ministri di culto: in genere, i cappellani arrivavano in autunno e ripartivano in primavera.

Le difficoltà interne della congregazione anglicana di Palenno non sfuggivano nel 1845 ad un attento osservatore come il reverendo americano Robert Baird, agente in Europa della "Foreign Evangelical Society", che nella sua rassegna sulle comunità protestanti in Italia scriveva: «Il culto anglicano è tenuto a Palermo di tanto in tanto. Ma il numero degli Inglesi lì non può essere paragonato con quelli che frequentano Napoli. Sono comunque abbastanza numerosi da rendere auspicabile e perfino importante avere un ministro anglicano. Palermo ha un clima piacevole ed è frequentata da un numero più o meno grande di convalescenti ogni inverno. Ci sono anche alcuni mercanti inglesi e americani che sono impegnati nel commercio con l'Italia».(17)

Sia a Palermo che a Messina le comunità inglesi erano le più consistenti tra quelle straniere residenti nelle due città (nel 1848 vi erano 6 ditte inglesi, 21 francesi e 2 statunitensi a Palermo e 13 inglesi e 1 francese a Messina), ma non erano più le sole ad avere una qualche forma di assistenza religiosa: a Palermo, ad es., il commerciante e console svizzero Hans Konrad Hirzel (Zurigo 1805 - Palermo 1895) era anche pastore del Sacro Vangelo di Zurigo, mentre a Messina dal 1845 svizzeri, francesi e tedeschi avevano una cappella dove officiava in francese il reverendo Grisinger di Francoforte.(18)

Le comunità inglesi di Messina e di Palenno davano inoltre vita ad istituzioni scolastiche ed assistenziali che affiancavano la sfera religiosa. A Messina, ad es., veniva aperto un British Hospital per i marinai delle navi inglesi, mentre a Palermo era attiva la scuola inglese che Helen Holloway e le sue sorelle (mrs Carlill e mrs Barstow) avevano aperto nel 1843 e che nel 1850 era frequentata da 25 tra ragazzi e ragazze che pagavano 12 sterline al mese.(19)

Le fonti consolari inglesi conservate presso il Publie Record Office a Londra, pur non fornendo dettagliate informazioni sulla vita della comunità anglicana a Palermo, consentono però di ipotizzare che, se continua era dalla Sicilia la richiesta di poter disporre di un ministro di culto, altrettanto costante era l'offerta dall'Inghilterra di candidati a ricoprire quella carica.(20) In quegli anni si succedevano a Palermo numerosi ministri di culto che officiavano per pochi mesi o al massimo per qualche anno. Oltre al già ricordato reverendo William Jeans (luglio 1840-giugno 1841), che tra l'altro era imparentato con Sophia Sanderson Whitaker e con James Rose, oltre al reverendo W. J. Holt (novembre 1841-aprile 1842) e al reverendo John Jenkinson (1843), si può ricordare la prima breve presenza del reverendo Thomas Burbidge (1844-1846), una figura che circa 30 anni dopo avrà un ruolo molto più importante per la comunità anglicana di Palermo e non solo per il fatto di essere il cappellano all'epoca della costruzione della chiesa. Altri cappellani si alternavano negli anni seguenti a Palermo e tra questi vi erano Frederick Yelverton (1846-49), George Rose (1849-51), Edwin Giles (1851) ed Arthur Clayton Tidman (1851-52).(21)

Tra i ministri anglicani di Palermo un posto di rilievo spetta sicuramente al giovane reverendo Arthur Clayton Tidman che, insieme alla moglie Mary, ha lasciato una preziosa testimonianza della sua esperienza a Palermo tra l'autunno del 1851 e l'estate del 1852. Dalle lettere di Mary Tidman, in particolare, è possibile cogliere anche qualche aspetto della religiosità di Benjamin Ingham che, nonostante la sua unione con la duchessa di S. Rosalia, continuava ad essere un "protestante molto risoluto" e dimostrava molto attaccamento alla Chiesa anglicana tanto che nell'inverno dei 1851 si era offerto di "tenere il sermone" al posto del reverendo Tidman gravemente malato. Ingham, riferiva la signora Tidman, donava 60 onze l'anno alla congregazione anglicana e nel 1844 aveva anche offerto un piatto d'argento per la comunione.(22) Quel dono, oltre a sottolineare la religiosità di Ingham, era molto importante e significativo per la comunità anglicana se, ancora nel 1842, il console Goodwin ricordava che, date le poche risorse finanziarie della congregazione, «il vassoio della comunione era stato spesso preso in prestito presso le chiese cattoliche».(23)

Nel decenio precedente l'Unità la comunità anglicana di Palermo era assistita dai reverendi S. J. Bowles (1853), W. C. Cleve (1853-56), J. G. Clay (1856-59), e Charles Wright (1859-68). Il rito continuava ad essere celebrato in casa del console che, però, aveva cambiato residenza. A causa della sua infermità, il console Goodwin non era più in grado di salire le scale di palazzo Lampedusa e si era trasferito a palazzo Campofranco in piazza Croce dei Vespri. E quel trasloco implicava un trasferimento anche per la comunità anglicana che, per assistere alle funzioni religiose, si spostava così all'austero salotto di Goodwin a palazzo Lampedusa alla sala da ballo di palazzo Campofranco dove però un eloquente Trionfo di Venere dipinto sul soffitto certamente mal si conciliava con preghiere e sermoni.(24)

Nel 1864 George Dennis, futuro console inglese in Sicilia, nella sua famosa guida per i viaggiatori stranieri in Sicilia scriveva infatti che a Palermo «il servizio divino secondo il rito della Chiesa d'Inghilterra si svolgeva ogni domenica alle 11 nel consolato inglese a palazzo Campofranco in piazza Valguarnera» e aggiungeva inoltre che «la chiesa non riceve contributi dal Foreign Office e dipende interamente da sottoscrizioni volontarie.(25)

Dal 1866, dopo il ritiro di Goodwin, la comunità anglicana non disponeva più neppure di quel salone da ballo e cominciava a peregrinare da un locale all'altro in diversi palazzi privati della città e dei dintorni. Così, dopo l'Unità e dopo il ritiro di Goodwin, il problema del luogo di culto si presentava con urgenza, mentre la presenza di un ministro di culto sembrava ormai costante e continua.

La Chiesa anglicana di Palermo

I protestanti presenti nell'Isola erano, ancora all'indomani dell'Unità, una piccolissima rninoranza, ma nel primo decennio postunitario il loro numero conosceva una notevole crescita. Come ha osservato Giorgio Spini, «in Sicilia, a differenza del Mezzogiorno continentale, la rivoluzione garibaldina aveva inciso profondamente, e sulla sua scia anche il protestantesimo aveva trovato una diffusione abbastanza notevole in pochi anni».(26) Infatti, se nel 1861 vi erano nell'Isola solo 742 protestanti (per l'80% stranieri), il censimento del 1871 indicava la presenza di ben 6.755 "evangelici" e di 4.397 fedeli di altre confessioni religiose su circa 2.500.000 cattolici.(27)

Nel 1865, in particolare, il periodico valdese L'Eco della Verità riferiva che «la causa evangelica in Palermo viene rappresentata da tre Chiese, l'anglicana per gli inglesi, la luterana per Tedeschi Svizzeri ed altri forestieri continentali e la Chiesa valdese per gli Evangelici italiani» e specificava inoltre che nella chiesa valdese si teneva «nel pomeriggio di domenica un culto in inglese il quale è seguito per lo più dagli Scozzesi, il quali si radunano pure tutti i mercoledi sera per far preghiera e sentire la spiegazione del Vangelo».(28) Dal 1872 arrivavano nell'Isola anche i wesleyani, dal 1876 i battisti e poi i metodisti episcopali e i seguaci della Chiesa Evangelica Italiana.(29)

Dopo l'Unità il panorama del protestantesimo in Sicilia cominciava ad essere molto più articolato e non più esclusivo degli stranieri dal momento che le varie chiese facevano proseliti soprattutto tra la popolazione locale, mentre la comunità anglicana, costituita quasi esclusivamente dagli Inglesi residenti nell'Isola, cominciava a rappresentare sicuramente una minoranza tra le minoranze protestanti.

E proprio quella minoranza anglicana, che era stata la più numerosa se non l'unica comunità protestante nella prima metà dell'800, era tra le prime a poter risolvere l'annoso problema di un luogo di culto con la costruzione di una vera chiesa.

Nel 1871 prendeva infatti consistenza l'idea di Joseph Whitaker (1802-1884) e del cugino Benjamin Ingham jr (1810-1872) di costruire un vero tempio per il culto anglicano a Palermo. I due nipoti di quel "forte protestante" che era stato Benjamin Ingham si assumevano l'onore e il non indifferente onere finanziario di erigere una chiesa affinché gli Inglesi di Palermo potessero finalmente celebrare, in una degna sede, le loro cerimonie religiose.

«Il culto religioso secondo i riti della Chiesa d'Inghilterra - scriveva Joseph Whitaker nel 1874 - è stato celebrato per quasi 40 anni grazie alle contribuzioni degli inglesi qui residenti e con l'aiuto, sia pure tenue, dei visitatori. Fino ad oggi i servizi religiosi sono stati officiati in locali affittati per questo scopo, ma pochi anni fa il mio defunto parente e socio Benjamin Ingham ed io decidemmo, per evitare questi inconvenienti, di costruire una chiesa per i nostri connazionali».(30)

Com'è noto, Benjamin Ingham jr non poté seguire i lavori di costruzione della chiesa poiché morì improvvisamente a Parigi nel 1872 e fu la sua vedova Emily Hinton (1838-1889) a donare il terreno su cui doveva sorgere l'edificio (di fronte all'Hotel des Palmes nella area compresa tra via Roma, via Stabile e via Orti Carella). La chiesa fu progettata dall'architetto della commissione ecclesiastica Henry Christian (1832-1906), che era anche genero di Joseph Whitaker.(31)

Le spese per la costruzione, eseguita dalla ditta Giuseppe Cassano con la supervisione del colonnello Henry Yule, ammontarono ad oltre 170.000 lire.(32) La chiesa, che Raleigh Trevelyan ha definito una «tipica costruzione inglese tardovittoriana in arenaria gialla che faceva a pugni con l'ambiente palermitano», venne dedicata alla Santa Croce e venne inaugurata alla vigilia dei Natale dei 1875 (era il 19 dicembre 1875, quarta domenica d'Avvento).(33)

La chiesa, che sorgeva su un terreno appartenente alle famiglie Whitaker e Ingham, era stata da esse dotata anche di un fondo fiduciario che avrebbe fruttato circa 75 sterline l'anno da utilizzare «per le riparazioni dell'edificio e per formare un nucleo per lo stipendio dei cappellano o altre spese contingenti». E poiché la legislazione italiana non riconosceva tali forme di amministrazioni fiduciarie, poco prima della solenne consacrazione Joseph Whitaker ipotizzava anche la possibilità di cedere la chiesa e il terreno al governo inglese «come proprietà nazionale» in modo da garantire alla chiesa e alla comunità inglese una essenziale riserva finanziaria.(34) La proposta, che rivelava grande generosità da parte di Joseph Whitaker, non venne però accolta e la proprietà restò così ai Whitaker.

Nel 1884 la Chiesa della Holy Cross perdeva due figure quasi istituzionali. Quell'anno lasciava Palermo il reverendo Thomas Burbidge, che era stato cappellano qui per quasi 20 anni (prima per un breve periodo tra il 1844 e il 1846 e poi dal 1868 al 1884). Il reverendo Burbidge, che aveva assistito quindi anche alla realizzazione e alla consacrazione della chiesa fondata dai Whitaker, lasciava in dono i suoi libri alla biblioteca da lui costituita per la comunità anglicana di Palermo.(35)

Sempre quell'anno moriva Joseph Whitaker, il fondatore e patron della chiesa. Nel suo testamento Joseph Whitaker lasciava al figlio Joshua Whitaker (1849-1926) tutti i suoi «interessi e diritti sulla chiesa e sul terreno insieme ad una somma di 6.000 sterline da investire in titoli di credito pubblico inglesi e/o italiani al 3% o 5% come dotazione della chiesa protestante di Palermo tanto nel caso che il suo possesso venga o meno trasferito al vescovo di Londra quanto diversamente trasferito per uso pubblico».(36)

Da allora Joshua Whitaker sarebbe stato l'amministratore della chiesa per ben 42 anni. Ed era proprio nel periodo di Joshua che la chiesa veniva completata con arredi ed abbellimenti. Nel 1888, grazie al fondo di dotazione della chiesa, veniva infatti costruita una piccola canonica sul terreno adiacente alla chiesa (nel 1955 venne demolita per far posto ad un edificio residenziale). Dopo la partenza del reverendo Burbidge, la chiesa era affidata per brevi periodi ai reverendi W. R. Croxton (1884- 85), Tupper Carey (1885), W. H. Oxley (1886-87) e poi a T. Dixon (1887- 1900).(37)

Gli Ingham-Whitaker non solo avevano fondato, costruito e dotato a loro spese la chiesa, ma la avevano anche arricchita con preziosi arredi. L'altare centrale con i suoi paramenti di velluto rosso era, ad esempio, un dono di William Ingham Whitaker (1841-1893) in memoria della prima moglie Katherine Louise Elspeth Ewing (1846-1876), figlia del reverendo Alexander Ewing, vescovo di Argyll, e più nota come la "Vescovina.(38). William Ingham Whitaker donava anche i vetri istoriati dell'abside in ricordo del prozio Benjamin Ingham (1784-1861) ed un leggìo d'ottone a forma d'aquila in ricordo dei suoi genitori Joseph Whitaker (1802-1884) e Eliza Sophia Sanderson (1816-1885). In ricordo di quest'ultima veniva inoltre donato il Litany Desk da parte delle figlie Alexandrina, Sophia e Caroline e da Emily Hinton. Ques'ultima, inoltre, donava in memoria del marito Benjamin Ingham jr. i vetri istoriati del rosone, mentre la sorellastra Julia Wood regalava quelli delle tre finestre sottostanti per ricordare il padre George Wood.(39)

Anche altri inglesi con donazioni ed offerte contribuivano ad abbellire la chiesa con decorazioni e a renderla più funzionale. In questo senso, la chiesa era anche una testirnonianza collettiva di tutta la comunità inglese. Infatti, anche se l'edificio era una creatura dei Whitaker, l'insieme della chiesa, con i suoi arredi e con i suoi oggetti riassumeva la storia passata della comunità anglicana nel suo complesso. Il calice, l'ampolla e il piatto della Comunione, ad es., erano già un cimelio storico in quanto erano quelli donati nel 1844 da Benjamin Ingham (1784-1861) alla comunità anglicana che a quell'epoca si riuniva in casa del console Goodwin a palazzo Lampedusa. La croce d'ottone dell'altare era un dono di Annie Gardner (1 846-1892) e il piatto per le elemosine era dona- to da William Rose (1840-1888). Il pulpito, disegnato da Francis Cranmer Penrose (1817-1902), era realizzato dallo scultore Benedetto Civiletti grazie a una donazione congiunta di sir James Graham Domville (1813-1887) e di Joseph Whitaker, mentre il fonte battesimale, opera di Giuseppe Casano su disegno di Penrose, ricordava Frederie Augustus Braem, un cittadino statunitense morto a Palermo nel 1857. I vetri istoriati delle 6 finestre laterali erano un dono della figlia del reverendo Arthur Clayton Tidman, cappellano a Palermo nel 1851-52.(40) L'organo, costruito dalla ditta "T. W. Walker & Sons" di Londra, era donato nel 1903 dalle famiglie Brooke e Tidswell in memoria della zia Emily Hinton, vedova di Benjamin Ingham.(41)

Oltre alla chiesa anglicana e alla sua funzione aggregatrice per la comunità inglese, si deve ricordare una istituzione di assistenza morale ai marinai inglesi, il "Sailor's Rest" (in via Borgo 380) dove, in particolare, erano attivi "evangelizzatori" o lettori della Bibbia (Scripture readers) come, ad es., John Robson (1849-95) e George Samuel Edward Blake (1862-1912), mentre il reverendo John Simpson Kay (1831-1887) era una figura centrale per i valdesi e i presbiteriani scozzesi.(42)

A differenza delle altre comunità protestanti, la comunità anglicana non faceva opera di proselitisrno ma era piuttosto élitaria e costituita essenzialmente solo dagli inglesi. Perciò la sua vitalità era strettamente legata alla esistenza stessa di una colonia e così nel corso del '900, paral- lelamente alla contrazione che si registrava nella comunità mercantile, si riduceva anche la consistenza della comunità anglicana. «E' triste - scriveva Joseph (Pip) Whitaker nel 1933 - pensare come la colonia britannica di qui, come del resto in tutta la Sicilia, un pò alla volta sia decaduta e oggi in pratica non esista più».(43)

Perciò nel corso del '900 la chiesa di Palermo acquistava sempre più, e non solo simbolicamente, il valore di memoria storica sia per la famiglia Whitaker sia anche come testimonianza del periodo aureo della presenza inglese in Sicilia nell'800.(44)

La chiesa di Palermo diventava anche la memoria storica della comunità inglese di Marsala. Infatti, quando intorno al 1929 «la piccola colonia inglese di Marsala cessava praticamente di esistere» per la chiusura degli stabilimenti enologici, finiva così di essere attiva anche la congregazione anglicana che si riuniva nella chiesa di St John, fondata dai Woodhouse e dagli Ingham-Whitaker su un terreno donato dai Woodhouse. Il baglio Woodhouse includeva una cappella e un cimitero per gli Inglesi che, come "old John" Woodhouse, morivano a Marsala.(45) Dopo il 1929 parte degli arredi della chiesa di Marsala vennero trasferiti a Palermo: ad es., i mosaici della parte dietro l'altare della chiesa di Marsala, donati da Ann Brooke e Elizabeth Tidswell per ricordare il loro fratello Benjamin Ingham jr.; le lapidi di ottone che ricordavano Joseph Whitaker (1835-1883), socio della Ingham & Whitaker per 32 anni a Marsala; Charles F. Gray (1 848-191 1) per 42 anni nella ditta Ingham & Whitaker e per 22 anni vice console inglese a Marsala; Samuel Woodhouse (1822-1892) ed Eliza Woodhouse (m. 1889), cofondatori della chiesa; George Rayson (1 848-1895) manager dei Woodhouse e vice console USA; Tom Smith (m. 1914), per 35 anni con i Woodhouse e loro manager dal 1909 al 1914; Richard Brown Cossins (1823-1898), per 40 anni con la Ingham & Whitaker; Hubert J. I. Whitaker (1890-1915), il figlio di Joshua e Effie Whitaker morto nella prima guerra mondiale.(46) Nel 1959 le memorie marsalesi trovarono sistemazione ideale nel lato nord nella "Marsala chapel" che Manfred Whitaker Pedicini ideava all'interno della chiesa di Palermo per ricordare la madre Audrey Whitaker.

Intanto, nel 1926 la chiesa anglicana e la comunità inglese di Palermo perdevano due figure istituzionali: il suo proprietario e amministratore Joshua Whitaker e il canonico Thomas Charles Skeggs, che era stato cappellano a Palermo per ben 26 anni.(47)

Nel 1926, alla morte di Joshua Whitaker, l'amministrazione della chiesa passava a suo fratello Joseph (Pip) Whitaker (1850-1936), mentre al canonico Skeggs succedevano per un breve periodo il reverendo Edward Bruce e poi, dal 1926 fino al 1931, il reverendo Graham Howes.(48)

Accanto a Pip Whitaker occorre ricordare Harry Clark (1865- 1943), che era anche un manager della ditta Ingham & Whitaker a Marsala e dal 1928 anche console inglese a Palermo.(49) Clark collaborava con Pip Whitaker anche per la gestione della chiesa. Nel 1931, ad es., a causa della malattia di Pip Whitaker, il compito di trovare un nuovo cappellano ricadeva su Clark che, a nome di Whitaker, chiedeva al vescovo di Gibilterra, da cui dipendeva la chiesa di Palermo, di segnalargli eventuali candidati adatti a ricoprire la cappellania vacante di Palermo e, contemporaneamente, faceva pubblicare una inserzione sul Church Times: «La chiesa è piccola ma è una delle più belle del Continente e dotata di un buon organo. Il servizio religioso comincia a novembre e continua per 6 mesi tutte le domeniche dalle 8.30 alle 1 1 con la comunione a domeniche alterne alle 18.30 ( ... ) Il numero di inglesi e americani residenti è molto piccolo mentre il numero di turisti è fluttuante».(50)

Quanto fosse ancora ambita la sede di Palermo lo si può dedurre dalle numerose offerte che in quegli anni venivano avanzate da alcuni pastori anglicani.(51) All'annuncio pubblicato da Clark sul Church Times rispondeva, tra gli altri, anche il reverendo Herbert Elton, che quasi mezzo secolo prima (nel 1888-89) era stato per un anno precettore dei figli di Cossins a Marsala e qui aveva conosciuto anche Harry Clark. Tornato in Inghilterra, per ben 42 anni Elton aveva sempre coltivato il desiderio di tornare in Sicilia e vi tornava ora come cappellano a Palermo dal 1931 al 1934.(52) A Elton succedevano i reverendi Victor Duncan (1934-35), Clifford Cohu (1935-36), John Forbes (1936-40).(53)

Nel 1936, alla sua morte, Joseph Whitaker lasciava il patronage e l'amministrazione della chiesa nelle mani della figlia Delia Whitaker (1885-1971) e della nipote Audrey Whitaker Pedicini (1886-1953), figlia di suo fratello Joshua Whitaken. Toccava ad esse assistere alla dispersione della ormai piccola colonia inglese. Venti di guerra chiudevano quella lunga dorata stagione che dall'inizio dell'800 aveva legato gli inglesi alla Sicilia. Nel 1940 la chiusura dei consolati inglesi simboleggiava la fine di un'epoca, ma non la fine della presenza inglese in Sicilia e soprattutto delle memorie della comunità anglicana. Nel dopoguerra Delia Whitaker e Audrey Pedicini riaprivano anche la chiesa anglicana che era affidata alle cure dei reverendi Anthony Rouse (1949-50), G. B. Thompson (1950), Ariel Harkness (1950), A. H. Kirk (1951-52), Gilbert Williams (1952-53), R. S. C. Swanson (1953-57), Bishop Rose (1957-58), James Lee Warner (1959-60), Kendal Dovey (1960-61), J. Bowers (1961-62), G. Bassett Pike (1962), Ralph Dye (1962-66), Philip Gresham (1966-70), Cuthbert Powell (1970-73), Ronald Parkinson (1973).(54)

Nel 1962 Delia Whitaker, che dopo la morte della cugina Audrey (1953) era l'unica amministratrice, donava la chiesa al fondo diocesano di Gibilterra (l'arcivescovo di Gibilterra è la massima autorità della chiesa anglicana nell'Europa meridionale) realizzando, quasi un secolo dopo, il progetto del nonno che aveva fondato la chiesa e che voleva donarla alle autorità inglesi.

Delia moriva il 21 luglio 1971, esattamente un seco lo dopo l'avvio dei lavori per la chiesa anglicana di via Roma.

 

NOTE

1. Cfr. G. Cenito, Appunti sulla diffusione del protestantesinia in Sicilia dopo l'Unità, in "Bollettino della Società di Studi Valdesi" 1963, pp. 57-78: M. D'Angelo, Comunità anglicane in Sicilia nella prima metà dell'Ottocento, in "Bollettino della Società di Studi Valdesi" 1991, pp. 89-102.

2. Sul "decennio inglese" cfr. G. Bianco, La Sicilia durante l'occupazione inglese (1806-1815), Palermo 1902; J. Rosselli, Lord Williani Bentinck and the Britivh Occupation of Sicily 1811-1814, University Press, Cambridge 1956. Per il Blocco Continentale cfr. F. Crouzet, L'Empire Britannique et le Blocus continental (1806-1813), PUF, Paris 1958.

3. Nel 1811 erano attive a Palermo le ditte di M. & J. Badge, William Baldwin, William Barker, Baron Beverley, Robert Cassels & C., Crokat & Wood, Abrabam Gibbs, Benjamin lngham & C., Nicola Marsano, Thomas Mort & C., George Oates, Edmund Taunton, E. B. Thomas, William James Turner, Richard Waiker, John Wainhouse. Cfr. M. D'Angelo, Mercanti inglesi in Sicilia 1806-1815, Giuffré, Milano 1988, p. 65 e segg.

4. Il matrimonio venne celebrato il 15 gennaio 1814. Cfr. Guildhall Library (London), ms 10926/1.

5. Per il matrimonio di Palermo cfr. Guildhall Library (London), ms 10926/1. Per quello di Malta cfr. Lambeth Palace Archives (London), ins 1470.

6. Benjamin, nato il 16 agosto 1838, era battezzato dal rev. Manning il 4 aprile 1839; Alexandrina, nata il 31 marzo 1840, dal rev. George E. Bruxner il 20 aprile 1840; William, nato il 20 luglio 1841, dal rev. George Ross-Lewin della "Ganges" il 7 agosto 1841; Sophia, nata il 3 novembre 1842, dal rev. Jenkinson il 15 giungo 1843; Joseph, nato il 17 novembre 1843, dal rev. Burbidge il 9 marzo 1845; Joshua, nato il 14 gennaio 1849, dal rev. Yeiverton il 25 febbraio 1849, Joseph Isaac S., nato il 19 marzo 1850, dal rev. George rose il 23 aprile 1850; John Arthur, nato il 4 marzo 1852, dal rev. Arthur Tidman il 18 aprile 1852; Robert S., nato il 12 gennaio 1856, dal rev. Cleve il 23 aprile 1856; Alexander, nato il 29 settembre 1857, dal rev. Clay il 15 novembre 1857; Albert Edward, nato il 9 maggio 1860, dal rev. Charles Wright il 22 luglio 1860. Cfr. R. S. Whitaker, Whitaker of Hesley and Palermo, London 1907, p. 6.

7. Public Record Office, Foreign Office (da ora FO), Palermo 11 ottobre 1826; 5 gennaio e 1 febbraio 1827. Alla sottoscrizione per un cappellano anglicano a Palermo contribuivano il console inglese Frederick Lindeman, Joseph Bentley, Charics Biackith, John Dobree, Horner & Ponza, Benjamin Ingham & C. Charles Oates, Prior Turner & Thomas, Edmund Taunton & C., George Wood & C. (tutti con 10 sterline ciascuno) e anche il console statunitense Benjamin Gardner e John Roth (entrambi con 5 sterline).

8. Per Napoli cfr. B. Dawes, La comunità inglese a Napoli nell'Ottocento e le sue istituzioni, Napoli 1989.

9. FO 70/183. Messina 1840. Cfr. Anche R. Battaglia, Sicilia e Gran Bretagna. Le relazioni commerciali dalla restaurazione all'Unità, Giuffré, Milano 1983.

10. FO 70/183, Palermo 8 maggio 1842. Alle sottoscrizioni del 1840-1841 e del 1841-1842 per la Chiesa Episcopale Anglicana a Palermo partecipavano Benjamin Ingham (con 34 sterline), George Wood (34), C. Gardner (17), Joseph Whitaker (17), Mark Seager (17), Edward Gardner (17), Edward B. Thomas ( 1 6), il console inglese John Goodwin (12), William Dickinson (12), James Rose (12), Robert Brown (8), 0. E. Frank (8), David Murdock (8), Hugh Thurburn (8) ed anche il console statunitense John M. Marton(12).

11.. FO 70/183, Palermo 8 maggio 1842, Goodwin a Bidwell.

12. FO 70/183, Londra 16 maggio 1842, Foreign Office a rev. Charics Gregory; Londra 25 maggio 1842, rev. A. E. Dawies al Foreign Office.

13. FO 701183, Palermo 8 maggio 1842, Goodwin a Bidwell.

14. The Church of the Holy Cross in Palermo, tip. Ausonia, Palermo 1974, p. 7; FO 70/183, Palermo 8 maggio 1842, Goodwin a Bidwell.

15. FO 70/183, Palermo 18 ottobre 1841, Goodwin a Temple.

16. FO 70/183, Palermo 1 giugno 1843, Goodwin a Temple. Il comitato era composto dal console John Goodwin, da James Rose e Mark Seager.

17. R. Baird, Sketches of Protestantesism in Italy, Boston 1845, p. 27. Il rev. Baird era agente in Europa della americana Foreign Evangelical Society; G. Spini, Risorgimento e Protestanti, Saggiatore, Milano 1987, p. 211.

18. Per Hirzel cfr. C. Bonnant - H. Sebutz - F. Steffen, Svizzeri in Italia 1848-1972, Milano 1972; L. Zichichi, Il colonialismo felpato, Sellerio, Palermo 1989, p.94; R. Baird, cit. , pp. 270-271.

19. FO 70/250, Londra 7 agosto 1850. La scuola, che accoglieva anche bambini cattolici ai quali veniva insegnato il catechismo cattolico, venne chiusa nel 1850, in seguito al decreto dell'ottobre 1849 che proibiva ai protestanti di tenere scuole o dare lezioni. Nella scuola insegnavano le signore Carlill e Barstow, sorelle e rappresentanti di miss Helen Holloway. Le tre sorelle Holloway erano forse figlie di un James Holloway, mercante inglese a Palermo nel 1822 (FO 165/36, Palermo 25 aprile 1822). Mr. Carlill era probabilmente Emily Holloway, moglie di James Carlill (York 1810- Messina 1846).

20. Nel 1850, ad es., il Foreign Office riceveva ben due richieste da parte del rev. John Henry Norman e del rev. R. W. Hyde, che chiedevano di essere nominati cappellani a Palermo. FO 70/250, Londra 19 gennaio e 21 ottobre 1850.

21. The Church of the Holy Cross, cit., p. 21,

22. Cfr. A. C. e M. Tidman, In Sicily 1851-52, ed. by E. E. Pope, Oxford 1927, p. 21. Cfr. anche A. C. e M. Tidman, Epistolario 1851-52, Palermo 1981.

23. FO 70/183, Palermo 8 maggio 1842, Goodwin a Bidwell.

24. The Church of the Holy Cross, cit., p. 7.

25. Cfr. G. Dennis, A Handbook for Travellers in Sicily, Murray, London 1864, p. 91.

26. Cfr. G. Spini, Movimenti evangelici nell'Italia contemporanea, in "Rivista storica italiana" 1968, p. 485.

27. Cfr. Annuario Statistico Italiano 1881.

28. "L'Eco della Verità", 26 aprile 1865.

29. Cfr. G. Spini, Movimenti evangelici, cit., p. 485.

30. Archivio Whitaker (villa Malfitano), Palermo 27 agosto 1874, Joseph Whitaker al Foreign Office.

31. Caroline Whitaker (1 845-1934) aveva sposato nel 1864 il commerciante Ewan Christian di Alessandria (1834-1870), dal quale nel 1865 aveva avuto una figlia, Alexandra Georgette Christian, e si era poi risposata nel 1873 con Joseph Henry Christian (1832-1906), un cugino dei suo primo marito. Cfr. R. S. Whitaker, cit., p. 17.

32. L'opera del col. Henry Yule è ricordata da una lapide di ottone posta a suo ricordo da Joseph I. Whitaker sul lato sud della chiesa. Cfr. The Church of the Holy Cross, p. 14.

33. The Church of the Holy Cross, p. 8; R. Trevelyan, Principi sotto il vulcano, Rizzoli, Milano 1977, p. 208.

34. Archivio Whitaker (Villa Malfitano), Palermo 27 agosto 1874, Joseph Whitaker al Foreign Office.

35. Il rev. Burbidge morì a Colle Salvetti, in Toscana, nel 1892. Per ricordarne la memoria Joshua Whitaker pose una lapide d'ottone vicino il pulpito. Cfr. The Church of the Holy Cross, cit., p. 14.

36. Testamento di Joseph Whitaker, Paterino 4 marzo 1884.

37. The Church of the Holy Cross, ci t., p. 21.

38. L'altare in legno è stato sostituito nel 1966 con uno di marmo. Cfr. The Church of thie Holy Cross, cit., p. 11.

39. Molti vetri istoriati delle finestre, che erano stati realizzati dalla ditta Lavers Barraud & Westlake di Londra, vennero distrutti o danneggiati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Cfr. The Church of the Holy Cross, cit., pp. 9-10.

40. Tre dei sei vetri, opera della ditta Clayton & Bell di Londra, vennero distrutti dalle bombe nel 1943. The Church of the Holy Cross, cit., p. 14.

41. The Church of the Holy Cross, cit., p. 13.

42. Cfr. FO 653/13, British Consultate at Palermo, Register of Deaths.

43. R. Treveiyan, cit., p. 367.

44. All'interno della Chiesa alcune lapidi sul lato nord ricordano in particolare Robert Sanderson Whitaker (1856-1923), la moglie Clara Maude Bennett (1860-1929) e i figli Thelma (1890-1893) e Robert Gerald (1895-1896); altre lapidi sul lato ovest ricordano Joshua Whitaker (1849-1926), la moglie Euphrosyne Manuel (1862-1947) e i figli Hubert (1890-1915), Gladys (1884-1945) e Audrey (1886-1953).

45. G. Dennis, cit., p. 182.

46. Altre lapidi ricordavano John Felix Frith, George Ernest Marshali Gray, Hubert Mackenzie Gray, Hamilton lefferson, Mosley Gordon Woodhouse e Lionel Mostyn Woodhouse, che erano morti in azione durante la prima guerra mondiale. The Church of the Holy Cross, cit., p. 14.

47. In memoria del can. Skeggs venne posta da Pip Whitaker una lapide sul lato nord della chiesa. The Church of the Holy Cross, cit., p. 14.

48. The Church of the Holy Cross, cit., p. 22.

49. Harry Hanbury Clark era sposato con Harriet Alice Twelves ed era padre di Annette Tina Sophie (Marsala 1899), Dorotby Ryder (Marala 1900), Gladys Mary (Marsala 1902). FO 653/9, British Vice Consultate at Marsala, Register of Births.

50. Archivio Whitaker (Villa Malfitano), Palermo 14 agosto 1931.

51. Tra questi, il rev. S. A. Potter (Norton Vicarage, Lotchworth, Hertfordsbire), già cappellano a Bordighera, a Cartagena, a Brigbtlingsea e in altre località, e il rev. Alien Hay (vicario di South Hymms), già cappellano a Cadenabbia e a Sanrerno. Archivio Whitaker (villa Malfitano), Lotchworth 22 agosto 1931, Potter a Clark.

52. Archivio Whitaker (villa Malfitano), Greenford 27 agosto 1931, Elton a Clark.

53. The Church of the Holy Cross, cit., p. 22.

54. The Church of the Holy Cross, cit., p. 22.