I Whitaker e la chiesa anglicana di Palermo di Michela D'Angelo

 

 

 

L'opera caritativa dei Whitaker e il Boccone del Povero di Maria Teresa Falzone

 

 

 

 

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Ritratto giovanile di Joseph Whitaker ( padre di Joseph Isaax Spadafora Whitaker, detto Giuseppe, Peppino o Pip)

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ritratto di Joseph Whitaker ( padre di Pip)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Busto in marmo di Joseph Whitaker ( padre di Pip)

 

 

 

 

 

 

 

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Ritratto di Elisa Sofia Sanderson Whitaker, moglie di Joseph Whitaker e madre di Pip

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ritratto di Joseph Isaac Spadafora Whitaker

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ritratto di Tina Whitaker

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Norina Whitaker

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Delia nel 1934

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Robert, Albert, Joseph, Joshua, Alexander e Arthur Whitaker

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Londra, Hide Park Hotel. La famiglia Whitaker nel 1905

 

 

 

 

LA GENEALOGIA DEI WHITAKER DI VILLA MALFITANO

(Relazione e disegno di Renata Zanca Pucci in atti del seminario di studio "I Whitaker di villa Malfitano", tenutosi in Palermo il 16 - 18 marzo 1995 su "I Whitaker di villa Malfitano" a cura di Rosario Lentini e Pietro Silvestri, pubblicati dalla Fondazione "Giuseppe Whitaker" con il patrocinio dell'Assessorato dei beni culturali, ambientali e della pubblica istruzione della Regione siciliana nel dicembre 1995). Appendice: albero genealogico

Questo intervento è l'illustrazione verbale dell'albero genealogico degli Ingham-Whitaker. Per la stampa è stato mantenuto il carattere colloquiale e discorsivo. In occasione del convegno su Benjamin Ingham, a Marsala, il Professor Brancato mi diede l'incarico di tradurre alcune delle lettere commerciali del grande manager. Fu quel lavoro che accese la mia curiosità per conoscere meglio e più profondamente la provenienza e le radici di un uomo così eccezionale. Nell'accettare l'incarico della traduzione, credevo d'immergermi in un'orgia di partite doppie e, invece, mi sono trovata dinanzi, sempre più nitido, in un'atmosfera tersa, il ritratto di un uomo pieno di riflessione e dinamisrno, d'intuito e di costanza. Porgeva ai miei occhi, il grande mercante, una ricetta assai inconsueta: un misto di furbizia - ma mai furbizia levantina fine a se stessa - e di estrema correttezza nella gestione degli affari. Dosaggio ancor più raro oggi che la furbizia è diventata una delle più celebrate virtù morali.

Per il suo attaccamento al lavoro e la tenacia nel reinvestire i profitti, per l'organizzazione perfetta fino ai dettagli, Benjamin Ingham si può considerare un esemplare rappresentante del nuovo capitalismo protestante di cui parla Weber. Nella prima metà del XIX secolo, egli costituì in Sicilia una rete di imprese che divennero la struttura di un vero e proprio impero economico, che trova riscontro nella seconda metà del secolo, in quello costruito dai Florio.

Questo impero, ma soprattutto il modo di gestirlo, venne lasciato in eredità ai suoi nipoti Whitaker.

Benjamin Ingham non ebbe figli da sua moglie, la duchessa di Santa Rosalia, principessa di Venetico, di Maletto, marchesa di Sammartino, baronessa di Mazara. La ditta intanto s'ingrandiva a tal punto d'aver continuo bisogno di collaboratori. Occorreva gente interessata all'impresa, abile nel prendere decisioni, pronta ad agire. Per questo non servivano semplici stipendiati, ma membri stessi della famiglia; così cinque nipoti Ingham e Whitaker arriveranno dall'Inghilterra. Il primo nipote, Joseph, morì appena arrivato, ancora giovanissimo. Benjamin Ingham telegrafò allora alla sorella: "Tuo figlio è morto; mandamene un altro". L'episodio è confermato da più fonti. Benjamin Ingham non era però, soltanto un uomo riluttante ad ogni forma di sentimento e di partecipazione. La duchessa, per esempio, aveva trovato, con la sua vivacità meridionale, il modo di smussare le angolosità del carattere del marito.

Un pomeriggio, avendo deciso di trasferirsi a Racalia, Ingham aspettò che fosse pronta, passeggiando per due ore nel grande cortile del baglio di Marsala. Quando la duchessa fu pronta, era davvero troppo tardi per partire. Quella sera i banditi avevano preparato un agguato per il rapimento del mercante, che fu, così, salvo per i capricci della duchessa.

Noi punteremo i nostri riflettori su Joseph Whitaker, figlio della sorella Mary Ingham sposata a Joseph Whitaker.

Illustrerò i miei personaggi con dei piccoli spots per non farvi addormentare. Torniamo a Joseph Whitaker, nipote prediletto di Benjamin Ingham, o, più che prediletto, è la sola persona che riesce ad avere una certa influenza sullo zio. Si narra che questi ne fosse addirittura così timoroso da sposare la duchessa in sua assenza, per metterlo poi dinanzi al fatto compiuto. Joseph era partito per Napoli per sposare Sophia Sanderson, figlia del console inglese a Messina, che si trovava a Napoli.

A causa del colera erano state interrotte le comunicazioni e Joseph decise di prendere una nave per raggiungere la sposa, ma poco dopo l'imbarco una tempesta lo costrinse a ritornare in città e sorprese lo zio in pieno ricevimento di nozze. Lo zio, dunque, lo temeva molto, ma lo stimava anche.

Le fotografie ce lo mostrano come un uomo piuttosto lugubre, e i resoconti ce lo descrivono come molto pignolo, e perfezionista nella continua ricerca di avocare a sé tutti i dettagli dell'azienda, in modo da diventare indispensabile.

Alla morte di Benjamin Ingham egli sarà, insieme a Ben, uno dei due grandi usufruttuari mentre la proprietà passerà a suo figlio William. La presenza di William a Palermo portò molte innovazioni nel gusto e nelle abitudini della società. Innanzitutto un nuovo e inaudito rispetto per gli orari per quello che riguarda la parte ludica della giornata.

I palermitani erano e sono abituati ad arrivare tardi al teatro, ai pranzi, a messa, alle conferenze, al concerto, ai cocktails. Si racconta che Franca Florio, invitata ad un cocktail a villa Malfitano, arrivasse quasi due ore dopo, col suo stuolo di amici, di protetti, di pittori, insomma la sua piccola corte. «Signora, - avrebbe detto la padrona di casa, Tina Whitaker - se io fossi venuta a casa vostra, sarei già tornata a casa mia».

Le due first ladies erano i simboli, i logos viventi, di due culture, di due modi di gestire la ricchezza e il potere.

Tina era meticolosa, bigotta, e pur essendo una gran snob, desiderosa d'ingraziarsi l'alta nobiltà locale - incarnava il vangelo della grande borghesia mercantile. Aveva un ménage matrimoniale molto rigido e puritano, che restò solido per tutto l'arco della vita. E anche pieno di affetto, a giudicare dai nomignoli con cui Tina chiamava il marito Pip, Pennine, Appennine.

Vestiva elegantemente secondo il rigurgito di una moda già passata; vestiva da Worth, il sarto della regina d'Inghilterra, e, se consideriamo i messaggi lanciati dall'abbigliamento di Elisabetta oggi, possiamo avere un'idea di come vestiva Tina.

Franca Florio era la vessillifera del nuovo stile liberty, protettrice di pittori dei nuovo trend, Boldini osò ritrarre le sue gambe accavallate e segnate da una cocottesca giarrettiera. Vestiva in modo sontuoso, con fili di perle, o sautoir, fino alle ginocchia. Essa fu anche antesignana del moderno lifting, facendosi "porcellanizzare" la faccia, a Parigi naturalmente. Parigi era la capitale prescelta, per l'eleganza ed il look della coppia Ignazio e Franca.

I Whitaker - torniamo a loro - introdussero anche l'uso dei garden parties: una grande tenda veniva issata sul retro di questa villa, con grandi tables-à-thé fornite di ogni ben di Dio. Ma non pensate alla nuova formula del pic-nic, come la vedremmo oggi. Le signore passeggiavano adorne di boa di struzzo, con grandi cappelli sovraccarichi di fiori, velette e piume di uccelli del paradiso, gli ufficiali in divisa attillata, con alti stivali neri quasi fino al ginocchio.

"Vada a vestirsi da ufficiale!" disse il Colonnello a mio suocero, uffi- cialetto di cavalleria.

Continuiamo con le nuove mode che i regnanti Whitaker stabilirono a Palermo: incrementarono la passione per il tennis, inteso come un serio sport. Effie Whitaker aveva tre campi da tennis, l'Inferno, il Purgatorio, Paradiso. Si cominciava dall'Inferno, naturalmente, da dove si veniva imessi ai due successivi o esclusi a suo giudizio insindacabile. L'atmosfera sui campi da gioco era seria e grave, come per un campionato di Coppa Davis.

I grandi mobili massicci delle stanze da pranzo che imperarono poi in Sicilia o le scale interne in legno di quercia (come in questa villa - n.d.r. Malfitano) sono un'innovazione della borghesia inglese e soppiantavano le nostre angoliere dipinte. Il concetto stesso di stanze da pranzo viene dall'Inghilterra.

Venite a vedere, ora chi sono i discendenti di Benjamin Ingham.

Il maggiore dei figli di Joseph Whitaker, anch'egli Benjamin, detto Benny gira in lungo e in largo l'America come ambasciatore della ditta. Si trasferì presto in Inghilterra a Hesley, amministrando là i beni della famiglia. Era molto ricco e molto tirchio. Sposa la cugina Caroline Hudson. Era uno dei due usufruttuari.

Segue Alexandrina, detta Ackie.

Sposa William Epps Morrison appartenente a una delle nuove famiglie di commercianti inglesi, agenti locali, per la linea di navigazione governativa da e per Napoli (credo che uno dei Morrison sia stato un modesto azionista della compagnia di navigazione dei Florio). Ma la ditta fallisce, nonostante i generosi prestiti concessi da Joseph Whitaker al genero William.

William erede dei beni immobili. Sposò Luisa Ewing figlia del Vescovo di Argyll, chiamata a Palermo "la Vescovina". Abitò a Palermo al piano di Sant'Oliva dove un tempo aveva abitato la duchessa. Assistette ai moti siciliani. Il matrimonio con Willie non era molto armonioso, così quest'ultimo lascio l'Isola scegliendo come sua dimora Pilewell. Prima di partire, inviò un pipe, cioè, circa 600 litri, di Marsala.

La "Vescovina" morì giovanissima. Willie si risposa con Margherita Sartorius, figlia dell'ammiraglio Sartorius, capo di Stato Maggiore, reduce di Trafalgar. Hanno tre figli.

Sophia sposa Pikersgill. Ma questo innesto non produce buoni frutti. Il giovane inglese, anch'egli proveniente da una famiglia di commercianti, non arriva mai a combinare nulla nonostante la spinta compatta di tutta la famiglia Whitaker per riuscire ad emergere, il poveretto non ha la stoffa per essere un uomo d'affari. Non deve aver avuto vita facile in tutti i sensi: muore dopo soli quattro anni di matrimonio e Sophia sposa in seconde nozze Tommaso Crudeli, eroe garibaldino, chiamato in famiglia "The cruel Thomas".

Caroline detta Carrie sposa Ewan Christian di Alessandria conosciuto al Cairo durante un viaggio di Joseph (il padre) che s'interessava all'acquisto di azioni egiziane per 1'imminente apertura del Canale di Suez. Suo cugino Henry Christian sarà l'architetto della chiesa protestante inglese costruita grazie alle donazioni di Joseph e Ben di via Roma e di villa Whitaker di via Cavour in quello strano stile gotico veneziano.

Joshua detto Joss soggiornò a lungo a Marsala conducendo una vita tutt'altro che austera. Possedeva un cutter e organizzava delle minicrociere. Sposò una straordinaria ragazza dal colorito scuro, Euphrosyne Manuel, detta Effie, vivace ed energica in opposizione al marito noioso e pesante. Effie era un tipo bizzarro e teneva alla sua fama di persona originale consacrata dall'andare in giro con un pappagallo sulla spalla ed una piccola paletta d'argento per raccoglierne gli escrementi. Abbiamo testimonianze del pappagallo con la sua padrona sul vapore Palermo - Napoli e appollaiato sulle sbarre del letto durante una malattia di Effie. Nella mano destra, dopo la sua caduta da cavallo teneva un alto bastone. Il pappagallo era stato ammaestrato a scoppiare a ridere alle esose richieste dei mercanti.

Euphrosyne, che andava in giro per comprare gli arredi della nuova villa Whitaker entrava nei negozi, chiedendo i prezzi, e alla risposta, il pappagallo scoppiava in sonore e derisorie risate. Era una grande appassionata di tennis e aveva tre campi nei giardini della villa Sperlinga. Durante le partite il pappagallo era lasciato in libertà a svolazzare tra i rami. «Morì - dice brevemente Tina Whitaker - abbattutto da Vincenzo Florio» e mi sembra davvero uno scherzo di pessimo gusto degno di un decadente playboy, che non si accorge di strafare e a cui tutto si perdona. Joshua ed Euphrosyne diedero il via alla costruzione di villa Whitaker in via Cavour (n.d.r. attuale sede della Prefettura di Palermo). Questo esempio di gotico tardo vittoriano-veneziano venne progettato dall'architetto Henry Christian.

La figlia Audrie quando aveva dieci anni venne rapita mentre faceva una passeggiata a cavallo alla Favorita, accompagnata dallo stalliere Ninuzzo che viene imbavagliato e legato alla sella. Joss paga immediatamente il riscatto e la bambina è a casa dopo poche ore. Un silenzio assoluto circonda l'avvenimento, come se Joss avesse ben capito come comportarsi in tali frangenti. Neanche Tina riesce a penetrare attraverso la fitta cortina per attingere particolari.

Più tardi Audrie diventerà una violoncellista molto dotata; suonò anche per i reali di Grecia a villa Igiea.

Con Delia, fu la destinataria del lascito di trecentomila lire per la chiesa anglicana di via Roma. Emilye Lack disse di lei: "è un intellettuale, ma non è intelligente" e Tina: "è buona, sincera, raffinata, ma priva di spina dorsale". Ma questo giudizio si rivelò superficiale: Audrie lotta tenacemente e strenuamente per salvare il figlio Manfred (n.d.r. Pedicini), processato e condannato a trentaquattro anni di carcere per antifascismo e congiura contro lo stato. Anche Audrie è costretta a nascondersi. Tina e Delia Whitaker disapprovano solennemente il nipote perché a loro giudizio un gentleman non infrange le leggi di un paese in cui si vive o di cui si è ospiti. Tina accusa Audrie di aver dato al figlio un'educazione troppo anglofila. In quanto a Delia, essa non perdonò al nipote fino alla morte. Audrie aveva sposato il generale Raffaele Pedicini, che aveva preso parte alla ritirata di Caporetto, rimanendo ferito. Di lui, Tina diceva che aveva un carattere impossibile. Alla morte di Joss, aiuta con la moglie a sistemare l'azienda evitando un tracollo drammatico ma portandola ad una dolce fine. Pip la chiuderà definitivamente il 31 gennaio 1927.

L'unico figlio di Euphrosyne e Joss (n.d.r. Hubert Whitaker) muore in guerra a 25 anni.

Joseph Whitaker, detto Pip, è la figura più emergente di questa generazione della famiglia Whitaker. Ornitologo di fama internazionale, studioso di botanica, filantropo e soprattutto appassionato e tenace archeologo, profuse a Motya tesori. Fu grazie a lui, ai suoi finanziamenti ed al suo fiuto che videro la luce i resti del cimitero, e il piccolo porto-rifugio, l'intelligente, equivalente di un moderno hangar. La moglie, Tina Scalia, era figlia del colonnello Alfonso Scalia, fratello di Luigi Scalia, capo dei liberali di Sicilia e di Giulia Anichini, coppia di ardenti patrioti, esuli in Inghilterra. La loro casa di Whyndam Place era luogo di sicuro rifugio dei patrioti italiani centro di animate conversazioni, condotte dagli ingegni risorgimentali come Michele Amari, Mariano Stabile, Lignetta, Giacinto Carini, il barone Pisani e George Fagan, Dumas padre, lady Acton.

Alfonso Scalia, travolto dalla sua passione per i libri era anche un esperto rilegatore. Tina cresceva in quest'ambiente intellettuale e ricevette un'educazione ad altissimo livello.

Se non avesse sposato Joseph Whitaker, avrebbe intrapreso la carriera di soprano - cantava sempre in queste sale durante i ricevimenti (proprio come accadrà domani) ed era molto apprezzata - chiudeva le sue performances con una romanza di Tosti. Abbiamo detto che era snob e pignola (non ammise che il nipote, il maggiore generale Jack Whitaker, figlio di Albert, indossasse gli shorts in casa. E siamo già al 1944!) e pervasa da una vera e propria febbre per dare alla figlia Norina un marito dal nome altisonante. Ma Tina sente molto l'impegno civile, dando prova di essere un'abile organizzatrice nei soccorsi agli indigenti, ai colpiti dalla sciagura. Dopo il terremoto di Messina, è eletta presidente del Patronato Orfani "Regina Elena" e lavora assiduamente per dare un'identità e un tetto a centinaia di bambini, spesso neonati, sopravvissuti, e ormai senza radici. Nello stesso comitato Franca Florio si rivelò, invece, del tutto inefficiente. Pensate che Tina cerca anche di mettere in cantiere un'idea, secondo me modernissima: un orfanotrofio con una fattoria annessa. Si reca dal Papa per implorarne l'intervento a favore degli uccelli, che in Italia si accecavano per cantare meglio. E presidente di una organizzazione palermitana, l'alleanza Femminile, per i figli dei soldati al fronte, e di un asilo nido per i lattanti delle madri lavoratrici. Ha parole di aspra critica per i reali di Grecia che, nel 1922 continuano a vivere in vacanze a villa Igiea mentre i loro ministri vengono fucilati.

Monarchica e sostenitrice di Mussolini, ma non così cieca né imbevuta di quel fanatismo che rende ignoranti i seguaci accaniti di un dittatore; "Prendo in consegna l'anima di Crispi" - aveva detto Mussolini ed aveva espresso la stessa intenzione per Cromwell, Napoleone, Cavour. «Chi altro ancora parlerà dalla sua bocca?» - ironizza Tina.

Norina è circondata da uno stuolo di corteggiatori, come il principe di Gangi, il duca di Pietratagliata, il principe Carini, il marchese Theodoli, il principe Ruffo, il principe Grimaldi di Catania, che viene subito escluso perché manda un intermediario per chiedere la mano. Sposò poi il generale Antonino Di Giorgio. Fu grazie a questo matrimonio, cioè alla cittadinanza italiana di Norina, che Malfitano non venne confiscata e noi siamo qui oggi a godercela. Il matrimonio venne celebrato dapprima civilmente, poi secondo il rito protestante e poi ancora coi rito cattolico. Norina è fragile, nervosa e soffre di asma. Questo le impedisce di accompagnare su e giù il marito da Roma e anche di essere una valida padrona di casa, durante il loro soggiorno a Palazzo Reale quando il generale venne nominato comandante delle Forze Armate in Sicilia.

Delia appare sempre, quasi come dama di compagnia di Norina, è sta piazzata sullo sfondo, eclissata da madre e sorella. Molto si è detto di questo suo restare nell'ombra e non aver creato per se stessa una collocazione. Ma Delia soffriva di una timidezza morbosa e di uno slancio vitale piuttosto fievole.

La prima volta che l'ho incontrata rispose a una mia domanda con la testa girata dall'altra parte. Mia madre notò il mio disappunto e mi disse piano: "fa così, perché è timida". Il suo modo di passare le giornate a Roma - una mania per gli orari, per cui qualunque variante al programma della giornata appare da evitare se solo può spostare di minuti gli orari dei pasti o una solita lunga passeggiata giornaliera in auto per le vie dei centro in ora di punta - sembra denunciare una solitudine da sé stessa creata.

Gli ultimi due anni della sua vita furono amareggiati da un incredibile caso di impostura. Una donna, Giovanna Russo, sostenne di essere l'unica erede dei Whitaker, in quanto figlia della contessa Sofia Beatrice Whitaker e che la vera Delia era morta in campo di concentramento. Il processo fu a Palermo e la difesa affidata da Delia all'avvocato Nino Sorgi, per il quale io tradussi delle lettere e delle testimonianze.

Per volere di Tina, oramai stanca, durante la guerra continuò a scrivere il diario della madre. Delia era profondamente attaccata all'Italia così come l'aveva incontrata nell'infanzia (le ragazze Whitaker nascono a Palermo) e non può accettare cambiamenti. Dunque accoglie nel suo intimo ogni alleanza del governo e uniforma a queste la propria condotta. E, dall'altra parte, è imbevuta di una filosofia, di una way of thinking profondamente inglesi. «L'aspetto mercoledì prossimo per un the a Villa Malfitano, in occasione della ricorrenza della battaglia di Waterloo» - diceva un invito di Delia.

Robert e Maude. Le case e i giardini delle tre famiglie Whitaker, a Palermo, erano parti della Great Britain con i mobili, gli orologi a pendolo, le poltrone ricamate a punto a croce, i tappeti a fiori. La casa di Maude e Robert Whitaker a villa Sofia era forse l'esempio più evidente dell'inserimento del gusto inglese nella realtà mediterranea. «Il giardino - dice Fulco Cerda - era incantevole, con i prati, lo stagno, gli alberi e le piante tropicali, il maneggio per i cavalli». La casa era un grande affastellamento di colonnati, logge, loggette, pilastrini, torrette, padiglioni per il the sparsi nel parco. Là giocavano i figli di Robert e Maude, i piccoli della Verdura e altri amici. Le bambine Whitaker si chiamavano Aileen e Beatrice, detta Boots - deformazione affettuosa del nomignolo che le dava la balia di Porticello: Bebuzza. Quasi alle soglie dell'adolescenza, Boots fu il primo tenero amore di Fulco Cerda. Boots attraversa il periodo più bello della sua vita quando, ventitreenne, bella, disinvolta era la compagna di allegre serate del principe Amedeo delle Puglie e dei suoi amici. Villa Sofia era il centro di attrazione del gruppo che faceva capo al principe. Vi si conduceva una vita meno formale, più aperta: Maude era capace di organizzare un pranzo per molte pesone dalla sera all'indomani. E inoltre la residenza era più vicina a villa Igiea. Presto il flirt finisce e gli occhi aguzzi di Tina notano che ad un tratto Boots non porta più il braccialetto che Amedeo le ha regalato.

Sposerà più tardi Sir Torquil Munro, un baronetto scozzese e poi in seconde nozze Paul Neal.

L'altra figlia Aileen sposa Gerald Byrne.

Maude e Effie andavano molto d'accordo assai più che con la terza cognata Tina.

Bob o Roberta fumava 10 sigari al giorno fino alla morte. Naturalmente morì di cuore.

Arthur era il fratello prediletto di Pip. Una vita a caratteri foschi: a 15 giorni venne portato sulla nave per l'evacuazione degli Inglesi a Palermo, allo sbarco di Garibaldi; a otto anni assistette involontariamente da una finestra alla fucilazione di Francesco Riso e compagni, i patrioti della Gancia; perdette in guerra i suoi figli Trevor e Harold. Sposò Emily Wilkin ed ebbe una figlia, Gwendolen, che divenne la moglie del generale Claud Charlton. Gwendolen e Claud gestirono gli affari degli ultimi anni della vita di Tina, spingendola a stilare il suo testamento.

Alexander: uno dei Whitaker lontani dalla seconda patria, la Sicilia.

Abitò infatti un'altra splendida dimora in Inghilterra, Grayshott. Sposò un'autoritaria svizzera Berthe de Pury, "the impossible Berthe".

Benjamin Ingham aveva ricevuto il titolo di barone, e lo stesso titolo venne poi concesso dai Savoia al William suo erede. Lo stemma è pubblicato nel libro d'oro della nobiltà italiana del Mango. Si accompagna al doppio cognome di Ingham-Whitaker e a un cartiglio col motto "Spes et Fides".

Sembra proprio un motto indicato per quel giovane Ingham che sbar- ca a Palermo in cerca di fortuna e riesce a creare un impero. Nello stemma sono disegnate delle conchiglie dorate su campo rosso che, in araldica, pare siano simbolo di un ceppo duraturo, qualcosa che si potrae nel tempo, così fortemente attaccato alla terra come le conchiglie fossili. Lo stemma porta anche delle torri, dei merli guelfi, dei rombi.

E' uno stemma inquartato, sormontato da un graziosissimo cavallino bianco.

Delia aveva una volta offerto questa villa (n.d.r. Malfitano) al consolato inglese, ma il governo di Sua Maestà britannica, giunse alla conclusione che la manutenzione sarebbe stata troppo costosa.

Ringraziamo il cielo di questo furore di parsimonia perché questa bella casa è rimasta così a noi.

Mi piace finire con le parole di Pip a proposito della lealtà ai due paesi, quello di origine e quello di adozione, che gli Ingharn e i Whitaker seppero sempre conservare, come obbedienti cittadini italiani e devotissimi cittadini inglesi: «Vorrei porre l'accento sulla costanza con la quale la vostra famiglia, nonostante il lungo periodo di adattarnento ai costumi dell'isola, nonostante la mutata residenza, ha conservato la propria nazionalità e la devota lealtà al proprio paese d'origine, pur continuando a vivere in ottimi rapporti con gli abitanti dell'isola di tutte le classi sociali e con le autorità di questa Sicilia che li ha ospitati e dove sono stati tenuti nella massima considerazione e trattati come connazionali».

 

I Whitaker di Palermo

(liberamente tratto da "Gli Ingham - Whitaker di Palermo e la villa a Malfitano" di Romualdo Giuffrida ed. nel 1990 dall'Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Palermo e da "La storia dei Whitaker" di Raleigh Trevelyan ed. nel 1988 da Sellerio Palermo).

Giuseppe Whitaker nato in Gran Bretagna il 7 agosto 1802 da Maria Ingham sorella di Beniamino, si era trasferito a Palermo nel 1819 per collaborare con lo zio Beniamino nelle attività della Casa di Commercio Ingham e C e della "intrapresa di fabbrica di vini in Marsala". Il 18 marzo 1837 sposò Elisa Sofia Sanderson, dalla quale ebbe dodici figli, tra i quali Joseph Isaac Whitaker.

Dopo la scomparsa dello zio Beniamino avvenuta il 5 marzo 1861, nel rispetto delle sue ultime volontà, la gestione di tutto il suo patrimonio fu tenuta dai due legittimi eredi usufruttuari, Giuseppe Whitaker e Beniamino Ingham junior, i quali tra l'altro, dopo un decennio dalla morte del patriarca Beniamino, decisero di fare erigere, a proprie spese, una chiesa in cui si celebrassero le funzioni anglicane a beneficio della salute spirituale di tutti gli Inglesi residenti a Palermo.

Stabilito che la chiesa doveva sorgere «a cantonata della via Ingham e Stabile» negli orti di Carella su terreno donato da Emily Ingham nata Hinton, moglie di Beniamino, Giuseppe Whitaker per sè e in rappresentanza del cugino, dopo aver fatto redigere il relativo progetto dall'architetto londinese Mr. William Barber e dal proprio genero, architetto Henry Christian, il 30 maggio 1872 ne affidò la costruzione ai capimastri Giuseppe e Salvatore Casano sotto la direzione del colonnello Henry Yule C.B. I lavori che comportarono una spesa complessiva di L. 138.390,34, ebbero termine nel luglio 1875 quando da circa tre anni Beniamino junior era morto improvvisamente a Parigi (4 ottobre 1872). La chiesa in cui vennero impiegati marmi del Devonshire (lo zoccolo nero) della Cornovaglia (il serpentino) e del Derbyshire, nonché pietra di Billiemi, di Aspra e di Cinisi, fu decorata con una serie di mosaici disegnati da Mr. Henry Christian. Nel soffitto dell'abside vennero realizzati: i cinque medaglioni raffiguranti San Matteo, San Marco, Gesù Cristo, San Luca, San Giovanni; le immagini di Sant'Ambrogio e San Gerolamo sul lato sud; quattro angeli nella parte inferiore. Attorno alle pareti dell'abside fu incisa l'iscrizione «Him that come home will in no wise cast out» (non caccerò via in alcun modo colui che viene da me). Nelle mensole del dorsale vennero effigiati i volti di: Sant'Agostino, Wycliff, l'arcivescovo Cranmer, Edoardo VI, lord Burieigh, la regina Elisabetta I. Sui quattro capitelli del tabernacolo centrale vennero rappresentati (rispettivamente con una rosa, un cardo selvatico, un trifoglio e un iris selvatico), l'Inghilterra la Scozia, l'Irlanda e la Sicilia. Il pulpito disegnato da Francis Cranmer Pemrose, venne realizzato dallo scultore palermitano Benedetto Civiletti. Nelle sette Vetrate dell'abside vennero rappresentati: l'agonia nell'orto di Getsemani; il processo dinanzi a Pilato; la Crocifissione; la Resurrezione; l'Ascensione; la discesa dello Spirito Santo; la predicazione di San Paolo ad Atene. La chiesa venne aperta al culto il 19 di- cembre 1875 e, tutt'ora, viene ofliciata a cura del Gibraltar Diocesan Trust (Consorzio diocesano di Gibilterra) di cui è entrata a far parte nel 1962.

Allorché Giuseppe Whitaker, che era rimasto solo a gestire tutto il patrimonio del defunto zio Beniamino, raggiunse la veneranda età di ottanta anni, i figli Giosuè, Roberto e Giuseppe Isacco presero moglie. Infatti: Giosuè detto Joss, nato il 14 giugno 1849, sposò il 4 giugno 1882 Euphrosine Manuci fu Alecco nata a Gibilterra; Giuseppe Isacco, detto per vezzo Pip, nel 1883 sposò Caterina Paola Anna Luisa Scalia detta Tina, nata a Londra il 12 novembe 1858 da Alfonso Scalia e da Giulietta Cordelia Anichini. Giuseppe Whitaker scomparve il 17 ottobre 1884 lasciando tra i vari cespiti finanziari, quello costituito dallo stabilimento vinicolo Ingham-Whitaker di Marsala, ai figli Roberto, Giosuè e Giuseppe Isacco, i quali gestirono «in comunione» il patrimonio ereditato il cui reddito ammontava a circa cinque milioni di lire annuali. Roberto nel 1886 prese in moglie Clara Maude Bennet nata a Stockport. Giosuè che abitava nel palazzo di via Lampedusa lasciato da Beniamino Ingham senior in eredità al nipote Giuseppe Whitaker, nel 1855 diede inizio ai lavori per la costruzione di una grande villa in stile neogotico veneziano lungo la via Cavour nei pressi di porta San Giorgio su progetto del cognato architetto Henry Cristian. Roberto, dopo la morte della madre avvenuta il 31 ottobre 1885, fece ristrutturare in stile neoclassico, per suo uso, dall'architetto Beaumont Gardner la villa che il padre aveva fatto costruire nel 1850 in contrada Resuttano nella Piana dei Colli. Da parte sua Pip, cioè Giuseppe Isacco, il quale intanto aveva aggiunto al proprio cognome quello di Spadafora (cioè della zia duchessa Alessandra di Santa Rosalia, nata Spadafora, moglie di Beniamino Ingham senior) su suggerimento della moglie Tina, concepì l'idea di farsi costruire una grande e sontuosa villa (la Villa Malfitano).

Il tramonto degli Ingham-Whitaker di Palermo

A a partire dal 1919 la produzione e la vendita dei marsala della manifattura Ingham-Whitaker subì una notevole flessione, sia per la chiusura dei mercati oltre oceano, dovuta soprattutto all'entrata in vigore negli U.S.A. del proibizionismo, sia per la scarsa richiesta che ne veniva fatta nei mercati inglesi, a causa della concorrenza dei vini spagnoli. Alla flessione dell'esportazione dei marsala nei mercati esteri si accompagnò quella della vendita in Italia, a causa della concorrenza della casa Florio che inondò il mercato di prodotti meno pregiati e a più basso prezzo. Nel 1925 la produzione e la vendita del marsata Ingham-Whitaker si ridussero a soli 5.000 ettolitri. A causa di una tale grave situazione e in seguito alla morte di Robert e di Giosuè Whitaker, il fratello superstite Giuseppe Isacco con le cognate, Euphrosyne Manuel vedova di Giosuè e Clara Maude Bennet vedova di Robert, nel giugno del 1926 decisero di procedere alla divisione dei beni mobili, immobili e del denaro che da molti anni avevano gestito «in comunione». Tale decisione determinò la trasformazione della società in accomandita, costituita da Beniamino Ingham nel 1812, nella Società Anonima Ingham-Whitaker e C con sede a Palermo ed un capitale di quattromilionicinquecentomila (corrispondente al patrimonio netto della preesistente Azienda enologica) diviso in 4.500 azioni ciascuna da lire mille sottoscritte rispettivamente in numero di 1.500 da ciascuno dei tre membri della famiglia Whitaker. Tale tentativo compiuto per mantenere in attività lo stabilimento marsalese tuttavia non sortì l'esito sperato se nel 1928 la Ingham-Whitaker cedette la maggioranza delle proprie azioni al gruppo finanziario torinese che controllava la Cinzano e l'Unica.