Le lettere di Norina a Tina Whitaker, di Delia a Tina Whitaker, di W. Duwall Brown a Delia, di Mr. Franckiln a Delia, di G. Caetani Grenier a Tina, di Norina al padre, di Antonino Di Giorgio a Delia (a cura di Giovanna Fiume, traduzione di Eliana Escheri), possono essere consultate nel Cd-rom realizzato dalla Fondazione.

Il generale Di Giorgio tra vita militare e politica di Giuseppe De Stefani

 

 

 

 

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Norina Whitaker ancora in fasce

 

 

 

 

 

 

 

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Delia Whitaker in braccio alla governante

 

 

 

 

 

 

 

 

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Norina Whitaker a 3 anni

 

 

 

 

 

 

 

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Delia Whitaker bambina

 

 

 

 

 

 

 

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Norina e Delia Whitaker

 

 

 

 

 

 

 

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Delia e Norina in costume

 

 

 

 

 

 

 

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Norina (seduta) e Delia Whitaker

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Norina Whitaker

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Delia, seconda da sinistra, con un gruppo di amiche

 

 

 

 

 

 

 

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Ritratto di Delia e Norina Whitaker bambine. Olio su tela di Ettore De Maria Bergler. 1888. Riproduzione parziale

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ritratto di Delia e Norina Whitaker ragazze. Olio su tela di Arnold Mountfort. 1904. Riproduzione parziale

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il matrimonio di Norina Whitaker e il generale Antonino Di Giorgio

 

 

 

 

 

 

 

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Tableau vivant con Norina Whitaker, in basso a sinistra

 

 

 

 

 

 

 

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Norina Whitaker

 

 

 

 

 

 

 

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Delia a cavallo

 

 

 

 

 

 

 

 

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Norina e Delia a Villa Malfitano

 

 

 

 

 

 

 

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Joseph e Delia Whitaker in barca a Mozia negli anni trenta

 

 

 

 

 

 

 

 

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Delia Whitaker in una foto del 1934

 

 

 

 

 

 

 

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Delia (in piedi) con la madre, Tina Scalia Whitaker

 

 

 

 

 

 

 

 

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Antonino Di Giorgio, marito di Norina

 

 

 

 

 

 

 

 

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Delia Whitaker (al centro) e Benedikt Isserlin (a destra) a Mozia

 

 

 

 

 

 

 

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Delia e la governante Giovanna Mundala ai Parioli

 

 

 

 

 

 

 

 

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Delia Whitaker intorno al 1970

"CARISSIMA MAMMA". LETTERE DI NORINA E DELIA A TINA WHITAKER

(Relazione di Giovanna Fiume in atti del seminario di studio "I Whitaker di villa Malfitano", tenutosi in Palermo il 16 - 18 marzo 1995 su "I Whitaker di villa Malfitano" a cura di Rosario Lentini e Pietro Silvestri, pubblicati dalla Fondazione "Giuseppe Whitaker" con il patrocinio dell'Assessorato dei beni culturali, ambientali e della pubblica istruzione della Regione siciliana nel dicembre 1995. La traduzione delle lettere è di Eliana Escheri).

Orienteremo la nostra attenzione su un aspetto minuto nella saga della famiglia Whitaker, quello dei rapporti tra madre e figlie, così come emerge dalle lettere conservate nell'archivio, attualmente in via di riordino. Un aspetto della vita privata, anzi intima delle tre donne, non osservato con l'occhio del voyer, quasi dal buco della serratura, ma utilizzato per illustrare un importante nodo affettivo che innesca e produce strategie sociali, prima di tutto nella scelta del matrimonio delle due ragazze.

Non tocca a noi chiederci se Tina sia stata una buona madre, ma semmai come corrispondesse al modello sociale di madre del proprio tempo. E, dall'altra parte, cosa significava in un certo ceto sociale essere delle buone figlie? Cercheremo, insomma, di capire se la strategia del buon matrimonio, centrale in tutte le famiglie agiate dell'epoca, trovi una sua versione "all'inglese" in questa particolare famiglia e se non ci sia stato per caso un conflitto di modelli culturali a cui addebitare, almeno in parte, l'esito poco felice delle vicende sentimentali di Delia e Norina.

Il 16 ottobre 1942 Tina scrive nel suo diario: «La mia è un'infelice vecchiaia. Come figlia, per consenso generale, ero quanto di meglio si potesse desiderare; come moglie, e ne fanno testo le affennazioni di mio marito, ritengo di essere stata fedele e utile; come madre, per quanto devota alle mie figlie, sono stata un fallimento, e ne ho piena coscienza. Ho fatto tutto quanto ritenevo giusto per il loro bene, la loro educazione, la loro felicità, ma in qualche modo, nonostante le tante domande di matrimonio, rivolte specialmente a Norina, non sono riuscita a dar loro quello che avrei voluto. Non ho la gioia di avere dei nipoti, e le mie figlie non hanno nessuno che provveda a loro, nel caso che sia loro concesso di giungere alla mia tarda età. Proprio per questo esse nutrono nei miei confronti del risentimento e il fatto di dipendere da loro mi costringe ad inghiottire amari bocconi. Sono una brontolona, non so apprezzare abbastanza quello che fanno per la mia salute. E poi sto diventando sorda e così mi accade spesso di non udire quello che Delia mi dice, cosa che la irrita moltissimo. Norina si esprime con maggiore chiarezza».(1)

Quando annota questa pagina nel diario, nel 1942, Tina ha 84 anni, il marito Joseph è morto da sei anni; nel 1932 era morto il marito di Norina, generale Di Giorgio; ha visto morire molti altri parenti ed amici. Sente il bisogno di trarre un bilancio della propria vita che si concluderà solo 15 anni più tardi, nel 1957 a quasi 99 anni di età. Apre tre fronti di riflessione e di autocritica, quelli nei quali ritiene si racchiuda tutto il dovere e lo stesso senso della vita di una donna: figlia, moglie, madre.

I suoi rapporti con la madre, Giulia Scalia, sono stati molto intensi. Sappiamo che la donna accompagnò la figlia e il genero persino in viaggio di nozze,(2) che visse sempre insieme a loro e che la sua morte, avvenuta nel 1896, rappresentò per Tina un evento terribilmente traumatico per il quale portò il lutto per ben otto anni. Scrisse nel suo diario: «Il sole se ne è andato dalla mia vita ... Ah, mia amata, cuor mio, solo in te io trovavo riposo ... Cosa farò adesso, a chi mi appoggerò?... Chi potrà capire il mio dolore? ... Peppino non ha molto bisogno di me, Maude sta preparando un ballo a soli quattro mesi dal decesso del suo patrigno. Ed Effie, come potrebbe capire?».(3) La madre era stata la sua guida, decideva gli impegni mondani, assecondava la passione della figlia per il bel canto che ne faceva una «promettente prima donna»,(4) la portava in giro per i più esclusivi salotti d'Italia e d'Inghilterra. «Mia madre era molto rigida per quanto riguardava la scelta delle mie amiche - scrive Tina nel diario nel 1881 -. Sia lei che mio padre affermavano che le donne si danneggiavano a vicenda e in effetti mia madre fu la mia unica amica intima durante tutta la mia infanzia».(5) L'affermazione lascia trapelare la dura concorrenza femminile sull'agone matrimoniale, una guerra che andava combattuta mobilitando tutte le risorse relazionali e patrimoniali della famiglia. La passione per il bel canto, che la portò persino a cantare al cospetto di Wagner, fu sacrificata al buon matrimonio con Joseph Whitaker, avvenuto nel 1881.

Tina ha, dunque, un forte modello materno, autoritario e amorevole al tempo stesso, che ha catalizzato tutti i possibili rapporti affettivi della figlia, sostituendovisi. E' una presenza fortemente introiettata, una sorta di interlocutrice interna. Frequentemente nel suo diario, anche molti anni dopo la morte della madre, sulla cui tomba chiede consiglio nei momenti di scelte delicate e importanti, scrive: «Come sarebbe stata fiera mia madre! ». Lo stesso modello cercherà di interpretare con le sue figlie, ma giudicandosi imperfetta, per non aver potuto eguagliare la propria madre, e vivendo il ruolo materno come compenso per aver rinunciato alla più grande aspirazione della sua vita, la musica. Scrive nel 1895: «Quando avevo vent'anni, credevo tutto ciò che veniva profetizzato su di me, e cioé che il mondo musicale avrebbe riecheggiato del mio nome. In effetti, tutto si è ridotto a lottare per non amareggiarmi a causa della delusione che ho subito. Sono rassegnata a non essere nessuno, a non aver creato nulla, a non aver fatto niente di ciò che la gioventù e l'energia mi inducevano a sognare. Mi accontento di vivere proiettandomi nel futuro attraverso le mie figlie e nel presente in mia madre. Mio marito non ha bisogno di me».(6)

Decide di tenere un diario come testimonianza per le figlie, nutrendo l'infondato presentimento che non sarebbe vissuta a lungo, e su di loro riversa le proprie ambizioni. Non sappiamo ancora niente dell'istruzione data alle due bambine, che venivano volentieri esibite agli ospiti in piccoli concerti. Certo Tina fu contenta delle qualità canore di Delia e della bellezza di Norina. Di loro bambine scrive nel 1889: «Spero tanto che Norina non venga su nervosa e sensibile come minaccia di essere! I nervi fragili sono un grande ostacolo alla felicità, se uniti a un cuore nobile come il suo possono farne una donna infelice. Delia invece farà certamente progressi. Fa comunella con tutti ed è così leggiera di carattere [in italiano nel testo] che, sono certa, le inevitabili difficoltà della vita avranno ben poca presa su di lei».(7)

Anche Tina è una madre autoritaria: impone scelte, stili di vita e divieti. E non lesina rimproveri. Scrive nel 1895? «Ieri, nella sala del bigliardo, ho avuto motivo di rimproverare Delia per il suo egoismo. Spero che riesca a togliersi questo difetto. Norina, come accade sempre quando sua sorella viene rimbrottata, si è sciolta in lacrime».(8)

E, nel 1905, nel corso di un ricevimento offerto a villa Malfitano in onore del Kaiser, quando i principi reali chiedono alle ragazze di farsi fotografare, Tina nega il suo consenso. «Non voglio che Norina e Delia si comportino come attricette» - annota nel diario.(9) Con lo stesso pugno di ferro gestisce il debutto in società di Norina, che avviene nel 1902. Scrive nel diario: «Norina e Diana Theodoli hanno ricevuto molti cotillons e sono riuscita a fatica a portarle via alle quattro del mattino. Quando siamo arrivate a Malfitano, hanno svegliato Delia che era rimasta immusonita per tutta la giornata. E che contrasto tra lei in camicia da notte bianca, e Norina in tutto il suo splendore! Diana si è messa a parlare del successo che lei e Norina hanno avuto, ma Delia non è parsa molto partecipe e si è limitata a commentare che non bisogna mai fidarsi degli uomini».(10)

Delia avrebbe avuto il suo debutto l'anno successivo. Cominciarono a comparire a Malfitano i corteggiatori di Norina che, a Londra, venne presentata a corte e Tina si prodigò senza risparmio - forse ricordando i mezzi limitati di cui aveva disposto sua madre nelle medesime circostanze - ad organizzare ricevimenti e a far da chaperon durante le lunghe nottate danzanti. C'è una certa propensione verso nozze precoci ("più tempo passa, più loro saranno di difficile contentatura"),(11) ma soprattutto avversione verso un matrimonio ispirato da motivi di interesse. Su questo aspetto c'è un «curioso episodio» nel diario di Tina che il 20 aprile 1904 scrive: «L'altro giorno Peppino è stato informato che un signore di Catania desiderava vederlo; e poiché a volte da Catania gli portano uccelli rari, ne ha immediatamente concluso che la visita doveva aver a che fare con il suo hobby favorito e ha fatto accomodare senz'altro lo sconosciuto nel museo. L'uomo si è schiarito la gola e con tono imbarazzato ha detto: "Vengo da parte di mio cugino, il principe Grimaldi, che ha un figlio, al quale darebbe quattro milioni se facesse un matrimonio come si deve. E poiché sappiamo che lei ha due belle figlie..." Pip è rimasto di stucco: nessun uccello raro, ma anzi gli è toccato spiegare che, in Inghilterra, non si ha l'abitudine di vendere le proprie figlie».(12)

I pretendenti italiani vengono spesso sospettati di volere piuttosto che le ragazze "un matrimonio come si deve". Norina rifiuta il giovane principe di Gangi che sembra veramente innamorato di lei e che «la chiede in moglie per se stessa e non per il suo denaro»;(13) respinge il principe di Carini e il giovane Pietratagliata «che ha punto o poco da offrire»(14); non è interessata al principe Ruffo, «giovane intelligente e che sa parecchie cose».(15)

Alberto Theodoli «è ovviamente interessato a lei. E' intelligente - annota Tina nel diario - ma non posso non pensare che miri soprattutto ai beaux yeux de la cassette. E' orribile pensare che una propria figlia sia desiderata solo per questo motivo ... Belmonte è venuto prima di pranzo e mi ha parlato delle ragazze. Anche lui cercava di informarsi della dote e delle nostre intenzioni in generale: la solita idea italiana del matrimonio».(16)

L'idea di Tina è di trovare un raro esemplare di marito che apprezzi la figlia per le sue qualità, la cui famiglia abbia denaro, stile e cultura sufficienti per apprezzare e far risaltare «la raffinatezza e la delicatezza di sentimenti» della figlia. Madre e figlia sembrano condividere lo stesso orientamento che coniuga amore e denaro per la riuscita di un buon matrimonio. Così capita che «De Seta abbia fatto breccia nel suo cuore, e d'altra parte Norina si rende conto che De Seta non ha una posizione da offrirle, non ha una carriera davanti a sé ed è di natali relativamente umili (era figlio di un ex prefetto, fatto marchese nel 1896)».(17)

Dunque, viene richiesta anche l'appartenenza ad un lignaggio nobiliare, insieme alla passione disinteressata, buone qualità personali sul piano fisico e morale, una età conveniente, nessuna fama di donnaiolo e di giocatore. Ogni pretendente viene passato al vaglio e pochi riescono ad assommare in misura accettabile la maggior parte di questi requisiti. «Il duchino di Pietratagliata non si può proprio prendere sul serio. E' intelligente, figlio unico, di buona vecchia famiglia, ma si sospetta che non sia molto onesto.

Peppino Gangi è molto innamorato ma, benché oggi sia un principe, solo due generazioni fa i Mantegna (il cognome dei principi di Gangi) non erano che usurai, e il titolo l'hanno acquistato dopo l'Unificazione; il gran vendere e comprar titoli che si fa nell'ambito della loro famiglia, denota che non nascono bene. Si è fatto largo tra gli altri un certo conte Montelupo di Napoli, ma con scarse probabilità: è di bell'aspetto, ma ha superato la quarantina, e aveva troppo successo con le donne a Napoli. E testé giunto con la sua nave, la Vespucci, il conte Luigi di Robilant ma, almeno per il momento, Norina non sembra disposta a mutar parere.

L'altro giorno è arrivato da Napoli, per poche ore, Manfredi Gravina, che al momento attuale è amico di entrambe le ragazze ma niente di più. R e io lo vedremmo tuttavia volentieri come genero».(18)

Numerosi i pretendenti, intensissima la vita di società per esibire Noriria e intrecciare progetti matrimoniali. Incontentabili le esigenze di Tina e, di riflesso, della stessa Norina. Era sottinteso per tutti che il momento di Delia sarebbe arrivato solo quando si sarebbe sposata la sorella.

Nel 1910, Tina annota malinconicamente nel diario di un altro flirt di Norina con Ferdinando Rospigliosi. «Niente di serio e sono lieta di poterlo dire. Non posso far niente per le ragazze! "Mais pour vous vos filles sont une idée fixe" mi ha detto giorni fa la contessa di Santa Fiora venuta a trovarmi».(19) E' una idea fissa che si nutre di molte speranze e di continue delusioni. Nel 1911 Roffredo Gaetani sposa un'americana. Tina appunta nel diario: «Così è finito un sogno per le ragazze. Affascinante Roffredo! Il duca e la duchessa avrebbero desiderato che sposasse Norina o Delia [ma non è la stessa logica ridicolizzata qualche anno prima nel principe di Grimaldi!!!] ma lui non ci ha mai pensato seriamente. Come ne sarei stata felice. Gli anni passano, Norina [all'epoca ventisettenne] sta perdendo la sua bellezza che era del tipo beauté du diable, e non è certo una che si sposi per amore del matrimonio, al contrario forse di Delia».(20)

E alcuni mesi dopo aggiunge: «P. detesta il Grand Hotel con tutti i suoi scandali e pettegolezzi, con l'aria rarefatta che vi si respira. Sarebbe felice di avere una casa propria.

D'altra parte per le ragazze val la pena di essere qui, perché possono sempre trovare una chaperon, e spesso accade che si organizzi un ballo o un bridge improvvisati. Quanto mi piacerebbe vederle felicemente accasate! La moglie di Roffredo, un'insignificante americana dagli occhi lustri, mi persuade più che mai che avrebbe potuto impalmare una di loro. Ma Norina e Delia non sono di facile contentatura ...

Abbiamo conosciuto il conte Ercole Durini. Non va bene per Norina: troppo grossolano e rumoroso. Anche un certo marchese Francesco Auletta si è fatto avanti, ma è troppo napoletano.

Essendo un discendente di Giorgio Castriota Scandenberg, è pretendente al trono d'Albania. Dicono anche discenda da San Gennaro».(21) Il flirt con Auletta si sarebbe rivelato il più serio tra quelli avuti da Norina. Il marchese segue la famiglia Whitaker nelle sue peregrinazioni mondane, a Fiuggi, a Roma, a Monaco. I due giovani spasimano e a Tina non deve piacere molto e gli preferisce Filippo Doria che, però, non sembra troppo interessato a Norina. Auletta li raggiunge anche a Palermo e viene esibito nei ricevimenti a Villa Sofia e in via Cavour, riscuotendo l'approvazione generale. Tina scrive nel diario: «Che sia un uomo piacevole è indubbio: un gentiluomo nel vero senso della parola.

D'altro canto è debole di carattere ed è privo di cultura.

Gioca d'azzardo, o per lo meno lo faceva. Che cosa accadrebbe se riuscisse a mettere le mani sul denaro di Norina? Oppure se ci fosse un suocero ricco, pronto a pagarne i debiti. Sono molti gli uomini qui a Palermo che vorrebbero sposare Norina.

Possibile che non si ingelosiscano e non cerchino di rovinare Auletta al tavolo verde?».(22) Ma, di contro, questo matrimonio potrebbe aprire la possibilità alla figlia di diventare un giorno regina d'Albania e, dunque, alla trepidazione della madre si somma quella di Norina che viene «colta da terribili palpitazioni, e tutte le sue mucose sono gonfie e dolenti».(23)

Tina non sembra intervenire direttamente sulla figlia, la cui scelta viene pensata libera da condizionamenti; ma in realtà i ragionamenti sulle opportunità di questo matrimonio devono essere continui ed estenuanti. Auletta va a trovare a Fiuggi, ancora nel 1913, la famiglia e Tina con lui «scambia qualche parola riguardo a Norina. Ce la farà a conquistarla? Io non posso certo esercitare pressioni su mia figlia [ma non erano molto presi?]. Benché giochi d'azzardo (vizio che detesto e che temo più del correr dietro alle donne), penso che potrebbe andare, se solo lasciasse perdere le carte.

Ferdinando Belmonte, anche lui a Fiuggi, mi ha cantato le lodi della maniera di giocare di Auletta, che non perde mai la calma, ecc. Tutti quelli del giro di Auletta lo amano e ne parlano bene. Altri però dicono che è pieno di debiti, anche se non di grande entità. Chimirri gli è ostile».(24)

Norina viene colpita da forti attacchi di asma, Tina la porta in Svizzera ma, finito il soggiorno, l'asma ritorna più violenta di prima.

Si fa avanti un altro pretendente, Tina preconizza erroneamente che la figlia non sposerà mai un militare.

«Vorrebbe essere spinta a prendere una decisione, ma io non posso farlo. Auletta le ronza attorno, ma tanto meno potrei spingerla a sposare un giocatore. Eppure, eppure ... Da molti punti di vista, lo sento, sarebbe adatto a lei: si mostrerebbe paziente con tutti i grilli e i ticchi di mia figlia. Ma deve essere lei a volerlo. E' così fine, così delicata, e ha perduto la sua chance (posto che l'avesse) con Roffredo».(25) E' l'ultimo cenno che troviamo nel diario su Auletta.

Insomma, a Tina non piace davvero nessuno di quanti sono seriamente interessati alla figlia e sembrerebbe pretendere da lei una decisione che in ogni caso la scontenterebbe. Un conflitto sottile, ambiguo, oppone madre e figlia e i grilli e i «ticchi» di Norina ne sono la spia più loquace, insieme con i ricorrenti attacchi d'asma. Che anche Delia debba sposarsi non sembra un problema, anche per la rapidità con cui questa liquida i possibili pretendenti: nel 1915 Frank Hird la chiede in moglie, ma viene respinto. Nel 1918 sembra accantonata per le due donne (ormai di 34 e 33 anni) ogni speranza di matrimonio. Tina scrive sul diario alla notizia della pace che conclude la prima guerra mondiale:

«In questo tumulto di gioia, in un mondo dissanguato, tra nazioni crollate, considero me stessa. Quale senso ha la mia esistenza, quale senso ha avuto? Come moglie, forse ho aiutato mia marito a perseguire i suoi interessi, ma come madre il mio è stato un fallimento. Le ragazze non si sono sposate, non sono felici. Si stanno sui nervi a vicenda, benché si amino molto».(26)

Nel 1919 Duvall Brown chiede in moglie Delia. Ci rimangono alcune appassionate lettere d'amore, spedite dal Consolato americano di Palermo, dove l'uorno lavora, del seguente tenore:

«Mia adorata, sono proprio un vigliacco, mi detesto. Sono come un condannato a morte che deve dare egli stesso l'ordine di sparare. Se non vi amassi così disperatamente, forse sarei in grado di dirvi quanto vi amo. Invero sono solo un idiota, un miserabile stupido che ai vostri occhi apparirà come un tipo stranissimo e stupidissimo. Invece non è così: sono soltanto un normalissimo essere umano che vorrebbe vivere per sempre con l'unico scopo di rendervi felice e che non chiede altro alla vita che tale felicità».(27) Brown crede che l'atteggiamento di Delia dipenda dalla sua incapacità di farle vedere il fondo del suo cuore, la profondità della sua passione. Scrive in un empito di autocoscienza maschile: «Io credo che dentro di noi siamo tutti romantici, ma noi uomini proviamo un vero e proprio orrore verso chiunque voglia scoprire come siamo e cosa si nasconde dentro il nostro cuore. Io sono addirittura arrivato al punto di dedicarvi delle umili poesie e di portarmele dietro insieme ad una vostra foto, sperando di trovare un giorno il coraggio di farvele leggere. Non so perché l'uomo è così vigliacco nei confronti della donna che ama».(28) In un biglietto successivo, del 9 dicembre 1919, Brown, appreso il diniego di Delia, le comunica il suo prossimo trasferimento al consolato di La Paz e con un tono risentito e quasi aggressivo, crede che la donna ne possa gioire. La critica duramente per la dipendenza dalla madre e considera chiuso per sempre ogni rapporto tra loro.(29) Ma in uno scritto successivo, spedito dalla Bolivia il 23 ottobre 1920, il tono ritorna amichevole ed anzi perfino confidenziale: le chiede notizie del suo flirt con un generale che «si crogiola con lei perché è senza speranze concrete», ma anche di un diplomatico britannico e di un divorziato russo (non ha pregiudizi verso i divorziati quando non insidiano le persone a lui care!). C'è molto affetto insieme all'ironia, e dalle sue parole Delia emerge quale una donna dolcissima e di grande fascino.(30) Ribadisce, infine, la volontà di poter mantenere almeno viva tra loro l'amicizia.

Anche Frank Hird chiede la mano di Delia nel 1920, ma anche egli viene respinto. Vanta una ventennale conoscenza di lei e una profonda amicizia per la famiglia Whitaker. Ci restano alcune lettere (31) dalle quali possiamo intuire le ragioni del rifiuto di Delia. Scrive Frank, dopo una notte insonne, per indurla a riflettere: «Innanzitutto non avete diritto di dire che "non avete cervello", che siete "una stupida", ecc. ecc. Siete una donna molto saggia, e mi fido del vostro intuito e della vostra opinione molto più di quelli di quanti (e sono tanti) si professano "intelligenti". (...)

Un'altra cosa: voi dite "Non mi sposerò mai". Avete mai pensato, Delia, che se tutti la pensassero come voi sarebbe la fine? ( ... ) Adesso desidero spiegarvi perché mi sono dichiarato proprio domenica, avrei voluto dichiararmi tanti anni fa, ma non potevo chiedervi di condividere la mia vita con Ronny, non siete d'accordo? Non sarebbe stato giusto nei vostri confronti. E non potevo lasciare Ronny da solo, anziano ed ammalato com'era. A Gressoney stavo quasi per dirvelo e chiedervi se potevate aspettare - se il tempo non vi fosse sembrato troppo - finché non avessi fatto carriera dentro "The Guardian", ma ho intuito che ci fosse qualcun altro con voi, quindi non ho detto nulla.

Questo è tutto: desidero che prendiate in considerazione le nostre vite così come sono adesso e come potrebbero essere se le unissimo. Sin da quando eravate bambina, con i capelli lunghi dietro la schiena, avete sempre suscitato in me un istinto di protezione: qualcosa, non so neppure io cosa, che non ho provato per nessun'altra donna in tutta la mia vita. ( ... ) Non sopporto di vedervi sprecare la vostra vita sapendo invece ( ...) quanto aiuto, quanta felicità sareste in grado di dare. Sarebbe questo ciò che voi definite "una vita disordinata"? Vale la pena di sprecarla?

Mia adorata, vi amo da 23 anni. Perché ignorate il solido legame che ci unisce? (... ) Temo che abbiate il "non posso" fisso nella vostra mente come una sorta di cliché. ( ... ) Oh, mia adorata, vi supplico di ricordare che esistono cose meravigliose fuori dei saloni per ricevimenti di casa vostra - di cui pure potreste essere la regina -, ecc. ecc».(32)

Delia non accetta il colloquio proposto da Frank perché lo sente come una esperienza dolorosa, dato il rifiuto irremovibile opposto al vecchio amico, «rifiuto che non ammette alcuna considerazione per la possibilità di essere entrambi felici».(33) In un'altra lettera del 1° settembre 1920 Frank scrive: «Ho la sensazione che il vostro istintivo rifiuto ed il vostro dire "Non mi sposerò mai" inducono a pensare ad un'idea preconcetta di matrimonio».(34)

E la stessa "idea preconcetta" induce Delia a respingere W. D. Brown, il divorziato russo e il diplomatico britannico, il generale e quant'altri abbiano aspirato alla sua mano. Finiscono così le storie d'amore di Delia, infrangendosi contro la poca considerazione che ha di se stessa, contro la paura dell'ignoto che l'attende fuori dai saloni di ricevimento di Villa Malfitano, contro la dipendenza da sua madre, contro l'idea, ormai consolidata nella sua mente, che non si sposerà mai.

Intanto, nella vita dei Whitaker entra il generale Di Giorgio, siciliano cinquantatreenne, piccolo e tronfio, con'un grande stato di servizio per essersi distinto in colonia e durante la guerra. Di Giorgio si innamora di Norina che, dopo aver cercato di mantenere il rapporto sul piano dell'amicizia, ne accetta la corte. Seguono lettere, bisticci da innamorati e passeggiate al chiaro di luna. Norina piange perché non sa che decisione prendere.(35) «Ho l'impressione di lasciarla andare alla deriva - scrive Tina nel settembre del 1921 - e dall'altra parte che posso fare?

Inutile farle notare che lui è di soli nove anni più giovane di me. Dopotutto lei è una donna di trentasette anni, anche se non sembra rendersi conto che, a quell'età, un uomo è probabile consideri il matrimonio da un punto di vista pratico, e che quindi Norina non può aspettarsi da lui troppo sentimento».(36) Norina infine si decide e si fidanza con Antonino che tratta e risolve, nel corso di una lunga chiacchierata con Tina, le questioni finanziarie. Viene fatta visitare da un medico che le assicura «che il matrimonio e una nuova vita sarebbero stati per lei la cura migliore». «Non posso non sentirmi ansiosa - scrive Tina - per quanto abbia constatato con soddisfazione che molti dei suoi tic stanno sparendo ... ».(37)

Le nozze vengono celebrate nel 1922 e gli sposi partono subito per tre settimane di luna di miele a Motya. Le vicende politiche del generale Di Giorgio sono note. I suoi impegni pubblici hanno sullo sfondo lo scenario della mondanità dei Whitaker che assume connotati di impegno filantropico che ben si intona alla carriera del generale, giunto fino al ministero della guerra nel 1924. Tina è ammirata dall'intelligenza del genero, dalla sua cultura, dal suo patriottismo. Norina ha dovuto seguirlo a Roma e nel 1924 la sua salute è messa a dura prova, viene curata per una alterazione ormonale. Sconvolta dalla visita (ginecologica?) ha un attacco isterico. La portano in Svizzera, e la sua nevrosi si fissa sulla paura dei microbi: tutto doveva essere sterilizzato in sua presenza, anche gli arredi dell'appartamento in cui vive. I diari e le lettere sono piene dei «soliti disturbi di Norina», delle sue terapie quotidiane contro l'asma, delle sue manie.

Il gruppo di lettere conservate in Fondazione si addensano attorno agli anni 1928-1930. Ruotano tutte attorno ad alcuni centri di interesse. Innanzitutto, la corrispondenza tra madre e figlie che si svolge tra Villa Giulia, la villa di Acquedolci e Palermo ha una intensità veramente notevole: le tre donne si scrivono ogni giorno, talvolta più volte al giorno, raccontandosi i più minuti dettagli della loro giornata, gli acquisti, l'arredamento, l'abbigliamento, il cibo, la cura del giardino, fioriture, potature, impianto di alberi, le condizioni del tempo, ecc. Grande attenzione rivestono le cronache mondane, le visite, gli incontri, il bridge, i té, i concerti, in un turbinio di nomi altisonanti dell'ambiente internazionale che aveva a Roma una delle sue stazioni più prestigiose. Le lettere spesso arrivano a mucchi («Ieri sera abbiamo ricevuto le vostre lettere di giovedì, cosicché ieri ne abbiamo ricevuto in tutto 6! Praticamente è stato come avere una lunga conversazione con voi, cara Mamma»)(38), si incrociano quelle a Delia e quelle a Norina («Le vostre lettere sono l'evento della giomata»)(39): le due sorelle sono chiaramente in competizione tra loro, la lettera è il segno dell'affetto della madre, si lamentano con lei se una delle due si è sentita meno pensata («La vostra lunga lettera di ieri tutta per me mi ha reso felice»(40) e più oltre: « Le vostre lettere di sabato - inclusa quella per me sono arrivate oggi come al solito dopo pranzo. Non stavo già più nella pelle al pensiero di aprirla, quando la busta è stata consegnata a Norina, dato che ieri ne aveva ricevute soltanto due! Naturalmente sto scherzando, perché so che per lei, che ha così pochi svaghi, l'arrivo delle vostre lettere è l'evento del giorno»);(41) Norina apre qualche volta la corrispondenza diretta a Delia prima della stessa destinataria, suscitandone le ire. C'è gelosia tra le due sorelle rispetto alla madre e la prevalente reazione di Delia è di fare un passo indietro, mettendosi nell'ombra di Norina, esattamente come da ragazza, quando entrava nelle sale dei ricevimenti alle sue spalle, sembrandone la dama di compagnia.

E' difficile dirlo, ma Tina doveva avere una aperta predilezione per Norina, che considerava bella e affascinante, di contro all'altra figlia, troppo alta (era un metro e ottanta!), egoista, "leggiera di carattere" e non troppo intelligente ... E l'estenuante battaglia della madre per un marito ideale per Norina può aver procurato un senso di inferiorità alla figlia minore che si sarà persuasa nell'intimo che non si sarebbe sposata mai, come dice ai suoi innamorati, forse pensando che nessuno in realtà la poteva amare per il suo valore, poiché lei stessa se ne attribuiva punto o poco.

Delia troverà un suo ruolo insostituibile nella cura della madre e della sorella che assisterà amorevolmente sino alla fine, mutando il giudizio della madre che nella stessa pagina del diario in cui l'aveva tacciata di egoismo, cinquantacinque anni dopo scriverà: «Nessuno adesso potrebbe tacciare Delia di egoismo».(42) Delia si allontana poco dalla madre e da Palermo, e le sue lettere a Tina riguardano i problemi pratici della gestione della casa romana (chiede persino quanto deve lasciare di mancia agli inservienti!) e la salute della sorella.

In generale è ossessiva la preoccupazione sulla salute. In una lettera senza data sono citate con preoccupazione «queste temperature così gelide che mi fanno stare in ansia per Voi», «quell'ingessatura ( ... ) della spalla di papà», gli attacchi di asma di Norina che al momento sembrano scomparsi e «quell'altro motivo» che la terrà ugualmente a letto per altri tre giorni, il raffreddore della scrivente e qualche linea di febbre; le iniezioni che dovrà cominciare di li a poco, la «povera Audrey» e la sfortuna che sembra colpire il «povero Bobby che l'anno scorso stava quasi morendo per tutto il sangue che ha perso in seguito ad un incidente con la motocicletta». A conclusione una raccomandazione: «Cara Mamma, Vi prego, non andate dall'antiquario, potreste prendere dei microbi!».(43)

Norina è l'elemento fragile che catalizza tutte le preoccupazioni dei familiari; si stanca per un nonnulla, anche «per i pensieri» che le procura il trasloco, ma soprattutto soffre atrocemente per gli attacchi di asma e i polipi al naso. Le sue lettere alla madre sono dei bollettini sanitari che la informano in dettaglio sulle notti insonni, i «gorgoglii» dei suo bronchi, la tosse, le placche alla gola, la febbre e gli starnuti. Cita i nomi degli specialisti che la curano e delle medicine che le prescrivono; annota ogni cambiamento del clima e le temibili conseguenze sulla sua salute. E' fonte di ansia per tutta la sua famiglia, della quale chiede l'attenzione continua attraverso le sue malattie.

Scrive in una lettera: «Antonino sostiene che mi copro troppo, ma non è questo. Stamattina ero già accaldata quando sono scesa al piano di sotto; soltanto a vestirmi sudo, quindi per andare fuori ovviamente ho indossato il cappotto.

Secondo me è la debolezza: è sempre così quando sono debilitata. Ho cominciato a prendere il calcio e domani comincerò a prendere quelle due cose per le ghiandole».(44)

La sua vita è un calvario sembra dire ai familiari, da cui vuole farsi compatire e a cui richiede continui segni di affetto. Tutto la spossa. Scrive persino di essersi stancata per essere rimasta a lungo in giardino a parlare con il giardiniere.(45) Le sue richieste raggiungono lo scopo di far andare Delia a Roma per assisterla. «Spero che il fatto di venire qui non sia un problema per Delia; non voglio assolutamente che si senta in dovere di venire, e spero sinceramente che, se non le va, lo dica e che se anche voi e papà ritenete che non sia il caso, lo diciate e la convinciate a restare con voi».(46) Giunta a Roma, Delia rassicura i genitori. Non sta poi così male, «nel complesso è in salute, solo un po' dimagrita: adesso me ne occuperò io e la farò stare ancora meglio». (47)

Delia, dunque, si sacrifica per lei, fino al punto di raggiungerla nella capitale per accudirla e di rinunciare a qualche divertimento per farle compagnia: «Delia ha declinato l'invito al teatro. Io mi sono arrabbiata con lei, perché mi ha detto che se fosse stata a casa "da sola" sarebbe andata volentieri, ma non voleva lasciare me e voleva essere presente al momento della Vostra telefonata».(48)

In alcuni periodi Norina sembra riacquistare salute e vitalità. Può dedicarsi alle sue solite attività quotidiane: in una lettera fa la cronaca dettagliata della sua giornata che comunica con una chiacchierata con il giardiniere «sulla scogliera che deve essere posizionata al centro della vasca e del tubicino che occorrre per creare un sottile zampillo d'acqua. Poi - scrive nella lettera - ho provato il vestito beige che sta cucendo Filomena, ho scritto ad Angelina Furnari e ho fatto altre cose. Oggi, poi, ho avuto un pomeriggio molto stancante in quanto, essendomi resa conto di avere bisogno di urgenza di un vestito di seta, mi sono fatta accompagnare da Antonino da "Merveilleuse", dove tuttavia non ho trovato niente, pur essendovi dei modelli graziosi, i disegni della seta erano orribili! Quindi abbiamo provato ad andare dalla "Torinese", ma c'era troppa folla. Alla fine ho preso della stoffa da "Coen", dove ho dovuto lottare e sudare per farmi largo tra la folla: adesso Filomena sta provando a realizzare il vestito con questa stoffa, che è verde a pois neri. Avrei voluto vedere anche dei guanti, che mi servono moltissimo, ma ero stanca morta e sentivo troppo caldo! Non so cosa odio di più: andare ai ricevimenti o pensare che vestito rnettermi per andarvi! Papà direbbe: non fare nessuna delle due cose. E penso che abbia ragione! Di sicuro avrei trascorso un pomeriggio molto più piacevole stando seduta sotto l'alloro e potando le rose appassite».(49) Il post scripturn è di Antonino: «Lumachina non la tengo più. E' l'attività in persona. Fa le scale infinite volte... e spende tutti i soldini che ha in tasca. Il che significa che soldini in tasca ce ne sono ... ».(50)

Ma questi periodi sembrano di breve durata e l'ansia riprende il sopravvento. La preoccupazione per la salute assume forme fobiche che la famiglia non sembra criticare e scoraggiare, piuttosto asseconda con naturalezza. Norina - dicevo - ha paura dei microbi, inorridisce quando trova delle tarme nei materassi;(51) se riceve la visita di un ospite che le sembra in cattiva salute fa pulire le posate con lo spirito, oltre che con il detersivo e si lava con molta cura le mani che ha dovuto offrire al bacio dei suoi ospiti.(52) Chiede se nella famiglia che intende visitare ci sono degli ammalati che possono contagiarla,(53) si mette a letto nei giorni precedenti il flusso mensile («che seccatura! tanti fastidi per una cosa così banale!»)(54), copre i bicchieri predisposti per un drink se qualcuno in casa è raffreddato, raccomanda di inviarle per posta il suo copriletto bianco di seta che porta sempre con sé, «avvolto in carta pulita», e di evitare di farglielo avere con una conoscente che lo avrebbe messo dentro la valigia fra le sue cose.(55) Si arrabbia se non viene assecondata, soprattutto dai medici che vengono continuamente chiamati al suo capezzale per ogni insignificante disturbo. Scrive alla madre: «Stamane Antonino ha fatto venire nuovamente Randajer, il quale evidentemente era in vena di cattiverie e ha detto che aveva dovuto rinunciare ad andare a fare visita a delle persone ammalate per venire da me e scoprire che non avevo affatto bisogno di lui! Io gli ho risposto che desideravo sapere se potevo smettere di stare a letto, dato che la mia schiena era ancora indolenzita, e lui ha detto che certamente potevo alzarmi e scendere di sotto e che probabilmente avrò ancora qualche dolorino per una quindicina di giorni, ma nulla di preoccupante: in poche parole di non fare storie. Io stato veramente pungente! Dopotutto, quando si paga un dottore perchè venga a fare visita a domicilio, non è detto che lo si chiami soltanto per motivi gravi! ». (56)

E Delia le fa da «balia», come scrive Antonino, durante la sua vita da sposata e da vedova la assisterà insieme alla madre fino alla morte di Norina, avvenuta nel 1954 (aveva 70 anni) e di Tina, avvenuta nel 1957 (aveva quasi 99 anni), realizzando quello che aveva ritenuto lo scopo della sua vita. La cultura delle élites del primo Novecento produceva delle donne prigioniere di un ruolo a cui si credeva di dover sacrificare tutta la propria vita ...

Il modello matrimoniale chiamato «il sistema inglese», incentrato sulla libera scelta reciproca tra uomo e donna, si somma nel caso delle Whitaker con il modello di «matrimonio come si deve». Mentre in Italia il primo è molto raccomandato dalle manualiste e dalle moraliste - e produce la letteratura rivolta alle donne - tra fine secolo e prima guerra mondiale, nella pratica sociale sembra ancora «una invocazione di liberalità di costumi di là da venire».(57) «Per la grandissima parte delle borghesi e delle aristocratiche della generazione nata a metà dell'Ottocento, un matrimonio che si inchinava alle volontà familiari era assolutamente la norma».(58) Nel nostro caso, Tina - che condivide il sentimento ansioso tipico dell'epoca del "non ci si sposa"! - rappresenta la somma dei due modelli: la libera scelta sentimentale che pretende si realizzi nel matrimonio delle figlie, deve possedere tutti i requisiti di contorno (la considerazione degli aspetti anagrafici, economici, sociali, culturali, etici e caratteriali del futuro genero) tipici dei matrimoni combinati tra famiglie.

L'ansia di Tina, la sua «idea fissa», a cui dedica tempo e risorse, si somma alla libertà, vigilata con discrezione, di cui godono le figlie che vanno dove vogliono, pur di avere uno chaperon, e flirtano convenientemente. Il flirt è un elemento del «sistema ingiese» cui accennavo prima, perché indica il discredito verso qualunque figura di mediazione matrimoniale (la marieuse) e la corsa al matrimonio praticata dagli stessi interessati.(59) Forse proprio nella difficoltà di coniugare questi due modelli culturali sta la «difficile contentatura» di Delia e Norina, la poca o nessuna voglia di sposarsi e il nubilato di Delia.

Che tutto ciò sia dipeso dalla totale delega di Joseph alla moglie nella gestione di questi problemi sembra probabile. La sua attività imprenditoriale, i suoi interessi, l'archeologia, l'ornitologia e quant'altro, lo tenevano spesso lontano dalla famiglia. Era poco interessato alla mondanità, non amava le lunghe trasferte romane ed internazionali e lasciava fiducioso questi aspetti della loro vita alla gestione di Tina. Che era forse meno inglese di quanto lei stessa amasse pensare ...

NOTE

1. R. Treveìyan, Principi sotto il vulcano. Storia e leggenda di una dinastia di gattopardi anglosiciliani dai Borboni a Massolini, Rizzoli, Milano, 1977, p. 377.

2. Ivi, p. 244.

3. Ivi, p. 272.

4. Secondo l'espressione usata da un giornale londinese nel 1879, cit. ivi, p. 241.

5S. Ivi, p. 242.

6. Ivi, p. 269.

7. Ivi, p. 258.

8. Ivi, p. 269.

9. Ivi, p. 287.

10. Ivi, p. 278.

11. Ivi, p. 281.

12. Ivi, p. 283.

13. Ivi, p. 281.

14. Ivi, p. 283.

15. Ivi, p. 285.

16. Ibidem.

17. Ivi, p. 304.

18. Ivi. P. sta per Pip, il vezzeggiativo di Joseph.

19. Ivi, p. 312.

20. Ivi, p. 317.

21. Ibidem.

22. Ivi, p. 320.

23. Ibidem.

24. Ivi, p. 321.

25. Ivi, p. 322.

26. Ivi, p. 334.

27. Archivio Whitaker, d'ora in poi A. W., lettera 3.1.

28. Ibidem. Le poesie sono allegate alla lettera.

29. Cfr. lettera 3.3.

30. Cfr. lettera 3.4.

31. Cfr. lettera 3.7, 3.8, 3.9.

32. Cfr. lettera 3.9.

33. Cfr. lettera 3.8.

34. Cfr. lettera 3.7. Il Ronny citato nelle lettere è lord Ronald Gower Sutherland, amico ed assiduo frequentatore dei Whitaker, artista dilettante ma titolatissimo. Gower fu il modello a cui Oscar Wilde si ispirò per uno dei personaggi de Il ritratto di Dorian Gray ed ebbe un lungo ménage con il giovane giornalista squattrinato Hird. Delia perciò aveva forse più ragioni di quanto non voglia di confessare per rifiutarne la proposta di matrimonio. Cfr. su ciò R. Trevelyan, Principi sotto il vulcano, cit., passim.

35. Ivi, p. 336.

36. Ibidem.

37. Ivi, p. 337.

38. Cfr. A. W. lettera di Delia 2.3.

39. Cfr. lettera di Delia 2.4.

40. Cfr. lettera di Delia 2.6.

41. lettera di Delia 2.4.

42. R. Trevelyan, Principi sotto il vulcano, cit., p. 270.

43. Cfr. A. W. lettera di Delia 2.1.

44. Cfr. lettera di Norina 1.23.

45. Ibidem.

46. Cfr. lettera di Norina 1.20.

47. Cfr. lettera di Norina, postilla di Delia, 1.20.

48. Cfr. lettera di Norina 1.2.

49. Cfr. lettera di Norina 1.14.

50. Ibidem.

51. Cfr. lettera di Norina 1.6.

52. Cfr. lettera di Norina 1.3.

53. Ibidem.

54. Cfr. lettera di Norina 1.19.

55. Cfr. lettera di Norina 1.5.

56. Cfr. lettera di Norina, 1.12.

57. M. De Giorgio, Mogli e mariti. Il romanzo matrimoniale nella società umbertina, in "Memoria", n. 23, 1988, p. 18.

58. Ivi, p. 12.

59. lvi, p. 18..