Appello per la costituzione di un Forum Ambientalista in Toscana



1 - In questa regione, come generalmente accade in Italia, il modello di vita dominante è caratterizzato da una cultura di sfruttamento, inquinamento e spreco che risale certamente ai rapporti tra le classi sociali ma anche ad un’illusione antropocentrica di dominio sulla Natura che ha alimentato interessi economici, politici e culturali omologhi a quelli che, su scala planetaria, egemonizzano i processi di globalizzazione economica e finanziaria.

Noi, invece, pensiamo che la cosiddetta Economia Globale, lavora per pochi; essa è orientata a soddisfare al meglio le voglie dei più ricchi e a fare orecchie da mercante per le voglie ed i bisogni degli altri.

Noi pensiamo che gli attuali modelli culturali e sociali proposti dal capitalismo sono portatori di uno sviluppo insostenibile per il nostro Pianeta e che finchè il profitto rimarrà l’unico parametro di riferimento nella produzione delle merci e dei beni materiali ed immateriali, il mercato finanziario sarà l’unico protagonista dell’economia globalizzata, controllando il ruolo dell’impresa e dei suoi risultati. Questa non è l’epoca della "centralità dell’impresa" bensì quella della centralità della finanza globale.

2 - La dimensione planetaria del sistema globale ( con le economie di scala necessarie, con lo spostamento delle produzioni laddove costano meno, con il controllo militare delle aree produttrici di fonti energetiche e materie prime indispensabili allo sviluppo capitalistico) è quasi sempre in grado di far pagare meno le sue merci di quelle prodotte luogo per luogo.

Più di metà del commercio mondiale scambia beni identici, che ognuno avrebbe a disposizione anche sul luogo.

Tuttavia, all’inizio del nuovo secolo, il capitalismo mondiale trova, lungo il suo percorso, dei conflitti sociali ed ecologici non conciliabili. Il primo è rappresentato dalla crescita diseguale della popolazione nei Paesi ricchi e nei Paesi poveri, al punto che parti importanti della sinistra europea riscoprono antiche discriminazioni e vincoli severi all’immigrazione, e, nel governo inglese di Tony Blair, misure antipopolari sul workfare ( ovvero.." che non si è poveri per mancanza di lavoro ma per propria volontà, perché ci si adagia sulle protezioni sociali garantite dal welfare state" ).

Il secondo è costituito dal fatto che lo sfruttamento capitalistico ha consumato molte materie prime esistenti in Natura, ha progressivamente ridotto la disponibilità di fonti energetiche a basso costo, ha inquinato irreversibilmente vaste aree del pianeta e dell’atmosfera e non ci sono soldi sufficienti per risanare le più preoccupanti catastrofi ecologiche ( alluvioni, mutazioni climatiche, desertificazione, penuria d’acqua). Nel sistema economico dominante, Lavoro e Natura diventano merci ed il nuovo capitalismo non mette a disposizione benefici monetari per compensare la fame, la malnutrizione, la povertà di interi popoli, la rapina delle loro risorse e materie prime, la distruzione delle culture locali e del loro ambiente.

3 - Per questi motivi, noi pensiamo che è urgente e necessario contrapporre, nella maggior misura possibile, ai meccanismi dell’Economia Globale una duplice strategia politica e sociale.

Da un lato, bisogna proporre in modo nuovo ed adeguato, rispetto alle sfide della globalizzazione economica e della Tecnocrazia mercantile, una critica generale agli scopi, ai mezzi e agli interessi della produzione di merci, all’uso non neutrale della Scienza e della Tecnologia, all’uso intensivo e distruttivo delle risorse e dell’ambiente a scala globale.

Dall’altro, è necessario costruire ampie alleanze sociali per costruire un’Economia "parallela" fondata su cicli economici locali, su progetti sociali e ambientali che si realizzano attraverso nuove forme di occupazione, nuove procedure di tassazione delle merci e nuove incentivazioni economiche alla conservazione delle risorse e al riequilibrio ambientale.

Noi siamo convinti che il pensiero ecologista rappresenta una forma moderna di critica delle merci che arricchisce l’analisi di Marx sull’alienazione ed il feticismo e che , in ragione di questo presupposto, è possibile alimentare in parallelo, superando divaricazioni di breve momento, il conflitto su reddito e potere e quelli per riconvertire processi e prodotti dell’economia capitalistica.

Noi siamo convinti che il pensiero ecologista rompe consolidate certezze, come quella secolare certezza dell’uomo prometeico che domina e manipola la Natura intera. In questo modo esso si coniuga perfettamente con la critica femminista che ha scoperto le radici del dominio maschile, di cui sono pervasi l’insieme dei comportamenti sociali, nel conflitto di genere e nei meccanismi di competizione individuale, alimentati dalle gerarchie di merito capitalistico.

4 – In Toscana, nonostante la secolare presenza di "civitas" locali ricche e ben organizzate, le trasformazioni della " rivoluzione capitalistica " ( globalizzazione economica e finanziaria ) cominciano a manifestarsi in forme differenziate geograficamente e socialmente.

La tradizionale organizzazione economica della piccola e media industria toscana , per distretti monoculturali ( settore tessile, settore conciario, settore cartario, settore ceramico, settore calzaturiero..), è entrata in crisi a causa della possibilità di esportare pezzi del ciclo produttivo con relative tecnologie ad alto impatto ambientale in Paesi dove la manodopera costa assai meno e dove i vincoli ambientali sono pressochè inesistenti.

La tradizionale agricoltura toscana ( vinicoltura ed olivocoltura) ha subito pesanti trasferimenti di proprietà ad imprese oligopolistiche straniere e risulterà fortemente penalizzata, nei prossimi cinque anni, dall’ingresso nell’UE di prodotti agricoli realizzati nei paesi dell’Est che hanno chiesto l’adesione al mercato europeo.

Le città addensate lungo il bacino fluviale dell’Arno tendono ad estendere le rispettive conurbazioni insediative ed industriali nelle poche residue aree libere di pianura, spostando la domanda di residenza abitativa e turistiche sulle colline che circondano tale bacino.

Nelle città più importanti del bacino ( Arezzo, Prato, Pisa) e nel capoluogo toscano, è in atto un processo di saturazione residenziale, con fini speculativi, di tutti i contenitori urbani vuoti ed un processo di sostituzione delle aree industriali dismesse con grandi " centri commerciali", il cui fine è l’omologazione dei consumi e degli stili di vita dei cittadini urbanizzati e di forme nuove di aggregazione degli spazi per i giovani. Difendere le esperienze autogestite dei Centri Sociali costruite in città come Firenze, Pisa, Livorno diventa un fatto rivoluzionario "in sé".

Nelle aree costiere e nelle isole dell’arcipelago si afferma un modello turistico consumistico che utilizza speculazione edilizia e agriturismo per trasformare in merce di scambio ambiente e paesaggio e per aggredire con nuove cementificazioni le coste toscane.

Nell’area dell’Appennino centrale toscano si concentra un Piano di raddoppio dei collegamenti autostradali ( variante di valico Firenze-Bologna, Lucca-Modena) e dei collegamenti ferroviari privilegiati dal mercato( sistema dell’Alta Velocità), che si aggiunge ad altre varianti autostradali diffuse lungo tutti i principali assi di comunicazione interregionale, limitando l’uso del trasporto pubblico per merci e per persone.

5 – Il prezzo pagato a questo modello di sviluppo, sul quale trovano accordo sia le amministrazioni locali di centro-sinistra che quelle di centro-destra, è assai elevato,soprattutto per i ceti sociali più poveri che per i giovani. La popolazione toscana vive in inurbamenti privi di anima, dove l’aria, l’acqua, il rumore, l’anonimato e l’alienazione, la disgregazione socio-culturale, l’utilizzo di cibi senza sapori e senza "storia", producono un decadimento delle condizioni generali di vita e di salute.

Nello stesso tempo in alcune delle aree produttive toscane aumenta l’incidenza degli infortuni mortali per i lavoratori, aumenta la precarietà del lavoro ed il turn-over e tornano alla luce malattie professionali che si pensavano superate da tempo.

Nelle aree produttive, invece, interessate ai processi di globalizzazione economica, vengono attuate ristrutturazioni produttive che espropriano il know-how e la qualità delle produzioni riducendo o precarizzando l’occupazione esistente.

Nei settori pubblici dell’economia dei servizi vengono attuate massicce operazioni di privatizzazione ( nel campo dell’acqua, del gas, dei rifiuti, dei trasporti, del latte, delle farmacie) che trasformano il servizio ai cittadini in merce e affare, occasione di profitti, riducendo l’occupazione dei lavoratori, abbassando la qualità dei servizi e aumentandone il costo e le tariffe per i cittadini.

Più inquinamento, più malattie sociali e lavorative, più sfruttamento e precarietà, meno qualità dell’ambiente, meno salute, meno diritti e garanzie sociali, minore qualità dei servizi ; questo è il costo sociale, queste sono le diseconomie esterne che il modello di sviluppo toscano, principalmente governato dal centro-sinistra, sta facendo pagare ai lavoratori ed ai cittadini toscani.

6 – Noi pensiamo che i tempi siano maturi per percorrere nuove strade, per creare nuove forme di occupazione e per costruire nuovi luoghi di elaborazione e di confronto della Politica.

Dobbiamo dare nuovo spazio ai movimenti sociali, definire i rapporti tra Comitati dei cittadini con le realtà associative e di base , con realtà locali del Sindacato e di settori della Sinistra.

Noi pensiamo che dobbiamo partire da obiettivi praticabili, sui quali esiste già una vasta realtà di movimenti, di associazioni di base e del volontariato, per costruire quell’Economia parallela di cui parlavamo precedentemente.

In particolare, riteniamo che è necessario costruire immediatamente vertenze eco-sociali, quali:

  1. usi pubblici dell’acqua
  2. piani locali alternativi all’incenerimento dei rifiuti e allo smaltimento selvaggio in discaria.
  3. Lotta contro l’inquinamento urbano ed extraurbano da elettrosmog.
  4. Piani urbani per una mobilità ecologica ed integrata con i mezzi pubblici.
  5. Lotta contro i progetti del raddoppio autostradale Fi/Bo e contro i tracciati del sistema dell’Alta Velocità.
  6. Lotta contro le sperimentazioni in campo aperto in Toscana degli OGM non preventivamente testati in laboratorio e promozione dei cibi biologici e di qualità.
  7. Strategie di tutela delle coste toscane e delle isole da progetti di cementificazione delle coste e di erosione degli arenili.
  8. Monitoraggio sociale ed ambientale del Piano di bacino dell’Arno, del Serchio e dell’Ombrone grossetano, con riferimento alla prevenzione delle alluvioni ed all’inquinamento da escavazioni in alveo.
  9. Difesa e valorizzazione delle esperienze sociali autogestite e vertenze per l’autorecupero abitativo, soprattutto nelle aree periferiche urbane.
  10. Piani alternativi per la sicurezza lavorativa e per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.

Queste priorità non costituiscono l’ambito esclusivo delle vertenze eco-sociali ma definiscono un orizzonte immediato di riferimento per tutti coloro che già da tempo sono impegnati, in ambito locale, a svolgere queste battaglie e a trovare soluzioni efficaci.

Noi pensiamo, perciò, che è necessario individuare un luogo dove avere la possibilità di confrontare le diverse culture, che non sono disponibili a mantenere uno stato di subalternità rispetto al modello di sviluppo dominante.

Riteniamo necessario costituire un FORUM ambientalista toscano per realizzare questo luogo autonomo, libero e aperto a tutte le esperienze sociali significative e antagoniste a tale modello di sviluppo, tenendo conto che se occorre rendere oggetto di battaglia politica un diverso rapporto tra produzione e bisogni della società ( tra cui anche la salute e l’ambiente), il rapporto con le associazioni ed i movimenti verdi e ambientalisti passa per una scomposizione, al loro interno, tra teorie eco-riformiste e teorie eco-sociali alternative.

Per questi motivi, i promotori e sottoscrittori di questo appello invitano tutti i soggetti singoli ed associati interessati a ritrovarsi a Marina di Pisa, il giorno 18 Marzo 2001, per una giornata di confronto su questi temi, dalla quale uscire con una Carta costitutiva di intenti ed una strutturazione di campagne e vertenze sui temi sopracitati o altri che verranno aggiunti ed integrati nel corso del confronto di Marina di Pisa.

Firenze, 8 marzo 2001

  1. Ivano Bechini
  2. Enrico Falqui
  3. Beppe Banchi
  4. Corrado Bendinelli
  5. Michelangelo Bolognini
  6. Ugo Cianchi
  7. Rossano Ercolini
  8. Roberta Fantozzi
  9. Carlo Galletti
  10. Ezio Gallori
  11. Fabio Lucchesi
  12. Carlo Rombai
  13. Donatella Salcioli
  14. Monica Sgherri
  15. Sandro Targhetti
  16. Riccardo Torregiani

 

per adesioni e informazioni:
amfut@tin.it

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