intervento di
Giorgio Nebbia
al Forum degli Ambientalisti del 4 marzo 2000



Premetto che quanto esporrò non è necessariamente condiviso dai compagni che hanno firmato la lettera di invito a questo incontro o il "manifesto" che sta alla base dell’incontro stesso ed è anzi proprio inteso come contributo ad un dibattito per una cultura rosso-verde. Questo incontro è infatti stato ispirato dalla necessità di organizzare un forum, o osservatorio, o punto di incontro, di persone interessate ad un miglioramento delle condizioni dell’ambiente umano e naturale, al fine --- così come lo vedo io --- non di formare o partecipare o sostenere un governo, pur ben intenzionato nei confronti dell’ambiente, ma di esercitare un continuo controllo critico su quello che i governi, locali, nazionali e internazionali, decidono.

Il forum si propone, inoltre, di diventare punto di ascolto, critico anch’esso, di coloro che chiedono dei mutamenti delle azioni dei governi, quanto tali azioni sono considerate non sufficientemente rispettose della salute umana e del benessere dell’ambiente circostante --- da cui la salute umana dipende.

Mi sembra che il momento scelto per questa proposta di forum o osservatorio sia quanto mai appropriato. Per decenni, in passato, ci sono state due diverse maniere di vedere il mondo.

La visione di destra, ispirata al liberalismo, al libero mercato e alla libera impresa, e alla massimizzazione dell’egoistico benessere e utile privato, anche a spese del benessere di altre persone e del mondo circostante, a spese del buono stato delle acque, dell’aria, del mondo vivente non-umano, buono stato da cui dipendono salute e benessere delle persone umane.

La visione del mondo "di sinistra" cercava di introdurre nei rapporti umani dei nuovi valori, come solidarietà e maggiore uguaglianza, riconoscendo che il liberalismo portava inevitabilmente a conflitti fra due diverse classi, quelle di coloro che traggono vantaggio dell’andamento delle cose e quelle che ne restano svantaggiate o meno avvantaggiate.

La visione del mondo di sinistra è nata essenzialmente per attenuate le ingiustizie subite da una classe di lavoratori, sfruttati esposti a rischi e mal pagati, da parte di una classe di "padroni" che si arricchivano alle spalle dei primi; in termini più moderni si può riconoscere una classe di avvelenati e inquinati che perdono soldi e salute per le azioni compiute dall’altra classe, quella degli "inquinatori", che traggono vantaggio economico dallo sfruttamento del suolo, delle acque, dall’inquinamento del suolo e dell’aria.

Riconosco bene che si tratta di grossolane semplificazioni, piene di contraddizioni. Sta di fatto che oggi esiste una sola maniera di vedere il mondo, quella di destra, del libero mercato, e che gli stessi governi di sinistra, si fa per dire, possono limitarsi ad attenuare l’arroganza e la violenza esercitata nel nome del libero mercato, del successo, del possesso di merci e beni materiali ottenuti a spese dei beni della natura --- e quindi a spese della salute e del benessere di altri esseri umani.

I governi più benevolenti per i loro sudditi possono solo attenuare le forme più vistose di violenza che sono inevitabili nell’attuale ideologia economica unificata, forma globale di capitalismo, nel senso più classico della parola.

La mia tesi è che una società capitalistica inevitabilmente comporta violenza contro altri esseri umani e contro la natura e l’ambiente; direi anzi che un capitalismo disposto a rallentare il suo cammino per evitare frane o alluvioni, o per rendere meno irrespirabile l’aria, o per rendere più vivibili le città, opera contro se stesso e tradisce i suoi principi fondamentali. Essendo, infatti, la legge unica del capitalismo l’aumento del profitto monetario, qualsiasi vincolo all’operare nella produzione di merci o servizi comporta dei costi che fanno diminuire tale profitto.

Per dirla in forma più brutale e grossolana, l’operare secondo le leggi del libero mercato capitalistico ha il dovere di impoverire e sporcare le risorse della natura e ha il dovere, pertanto, di peggiorare le condizioni fisiche da cui dipendono la salute e il benessere delle --- o di --- altre persone. Nelle popolazioni animali i predatori uccidono le prede per garantire la continuazione e la propagazione della vita; nelle società capitalistiche le stesse cose avvengono al fine della dilatazione dell’universo del denaro, così come è inteso da quel fatuo indicatore del prodotto interno lordo.

Il capitalismo ha, naturalmente, elaborato una sua etica per cui fa credere che l’aumento del profitto è doveroso perché il denaro guadagnato consente di produrre altre merci e servizi e di assicurare l’occupazione e il benessere che inevitabilmente dipende dalla disponibilità di merci e servizi. Non ha però una risposta all’osservazione che l’etica dell’aumento del profitto comporta un impoverimento delle riserve di beni materiali naturali che sono limitati, per cui la trasformazione del bosco in campi coltivati o in piste da sci, l’uso dell’acqua o dell’aria come ricettacoli di scorie liquide o gassose comporta perdite monetarie, di benessere e di salute per altri esseri umani, della presente e della futura generazione.

E non ha una risposta al fatto che i bisogni essenziali di cibo, abitazione, libertà, salute, conoscenza, comunicazione, eccetera, possono essere soddisfatti con merci e servizi ben diversi da quelli proposti dall’attuale capitalismo, con minore devastazione della natura e della salute e vita umana pur imponendo minori profitti monetari privati.

Il forum o osservatorio a cui penso si dovrebbe proporre come sede di analisi critica delle azioni dei governi --- ripeto, locali, nazionali o mondiali --- per spiegare quali azioni private comportano danni ad alcuni soggetti economici e ai beni collettivi naturali, e per esercitare pressione su come tali danni possono essere attenuati., anche aiutando gli inquinati a riconoscere perché e da chi sono inquinati e come possono difendersi.

Punto di ascolto ma anche punto di diffusione e socializzazione, da parte di chi è disponibile, delle conoscenze tecnico-scientifiche verso coloro che chiedono dei mutamenti delle politiche economiche e produttive con minori costi ambientali e umani.

Farò pochi esempi che suggerisco come base per l’avvio di un più approfondito dibattito.

Rifiuti
Il primo esempio che mi viene in mente riguarda lo smaltimento dei rifiuti solidi, la cui massa ammonta, come è ben noto, in Italia, a circa 100 milioni di tonnellate all’anno, di cui circa un quarto di origine domestica. Esiste da anni, ormai, una legge che impone (a) la diminuzione dei rifiuti; (b) poi il recupero di materiali dai rifiuti; (c) in terzo luogo, l’incenerimento dei rifiuti con recupero di energia; (d) infine che ammette la sepoltura dei rifiuti in discariche.

Nell’ordine, la diminuzione dei rifiuti è la soluzione ecologicamente più corretta, ma più scomoda e difficile, perché presuppone interventi sui cicli di produzione e sui materiali impiegati nella produzione e nella distribuzione delle merci; tale diminuzione richiede controlli pubblici sui processi industriali e nessuna impresa desidera che qualcuno ficchi il naso nel modo in cui fabbrica imballaggi, elettrodomestici, televisori, automobili, eccetera.

Il recupero dei materiali dai rifiuti è anch’esso auspicabile perché consentirebbe di usare di meno (e di importare di meno) materie prime come legno, pasta da carta, fonti energetiche, metalli, prodotti agricoli o zootecnici, pietre e minerali, eccetera, creerebbe occupazione, ma presuppone che i governi chiedano ai cittadini pratiche di raccolta differenziata scomode, sgradevoli, comporta rapporti fra aziende del pattume e industrie che operano il riciclo, eccetera.

Molto amata è la terza soluzione, quella di fare una grossolana raccolta frazionata dei rifiuti e bruciare tutta la parte combustibile (carta, plastica, materia organica, copertoni, eccetera, esclusa così da qualsiasi operazione di recupero di materiali) producendo elettricità che costa tanto, ma che il governo sovvenziona con pubblico denaro, pur sapendo che gli inceneritori con recupero di energia immettono sostanze dannose nell’aria, lasciano ceneri inquinanti, eccetera.

Le discariche poi, ai governi e alle imprese, piacciono più di tutto perché comportano affari per l’acquisto di suoli e cave abbandonate e per un gran traffico di automezzi e sono difficilmente controllabili; poco conta se inquinano l’aria e le acque sotterranee e se si perde tutto il materiale che vi viene sepolto.

Da qui la giusta protesta delle popolazioni esposte all’inquinamento che esigono una raccolta separata, un migliore riciclo, un controllo della produzione di rifiuti. Centinaia di gruppi a cui il forum mette volentieri a disposizione le conoscenze per contrastare le scelte antiecologiche di governi locali o imprese.

Qualità delle merci
Il problema dei rifiuti porta immediatamente a quello del modo in cui sono fabbricate le merci; le imprese sono solerti nel chiedere ai governi incentivi o protezioni per aumentare e smaltire le produzioni delle merci --- mascherando le richieste con motivi di aumento dell’occupazione o di miglioramento "ecologico" --- ma i governi si guardano bene dal richiedere, in cambio di tali favori, di poter esercitare un controllo su come le merci sono fabbricate.

Si pensi al caso delle cosiddette "rottamazioni" di autoveicoli, motociclette, elettrodomestici: il forum si propone di esercitare un controllo sugli effetti che le norme, scritte dai governi con la mano delle imprese, hanno sull’occupazione, sull’ambiente. Per verificare se effettivamente l’aumento dei consumi crea occupazione in Italia o se piuttosto le imprese, a cui i governi aprono nuovi mercati nazionali con pubblico denaro, abbandonano le fabbriche italiane per andare a produrre nei paesi in cui la mano d’opera costa meno ed è meno protetta; per verificare dove finiscono e come sono smaltiti i milioni di tonnellate di materiali "rottamati" che si formano ogni anno.

Il controllo pubblico della produzione privata industriale, ma anche agricola, è essenziale anche per comprendere quali rifiuti ciascun ciclo produttivo lascia nel territorio, quali azioni sono necessarie per "bonificare" le zone abbandonate e contaminate. Inoltre tale controllo è essenziale per attenuare gli effetti di incidenti e malattie nel posto di lavoro, e di incidenti che coinvolgono la popolazione più in generale.

Per inciso tale controllo presuppone una crescita, anzi una formazione, di una cultura popolare industriale popolare, della cultura del "fare", del riconoscere l’importanza del produrre i beni materiali che sono ancora alla base dell’economia, nonostante le chiacchiere sulla virtualizzazione e dematerializzazione della vita e degli affari.

Anzi, la corrente tesi della società virtuale e dell’immagine ha proprio il fine di gettare una cortina fumogena sul lavoro, sulle merci, sul produrre e sul relativo controllo, di far dimenticare che il mondo va avanti con milioni di tonnellate di cemento e benzina, di patate e alluminio, di plastica e mangimi. Per che cosa, e per chi, e come questa massa di materiali si muove, al di fuori del profitto dei venditori ?

Senza dimenticare le grandi masse di merci oscene fabbricate e in circolazione, dalle "piccole armi", alle armi biologiche e chimiche, alle 35 mila bombe nucleari esistenti nel mondo.

Di tutto questo il forum vuole parlare e discutere.

Quale e quanta energia
Strettamente legato al problema delle merci è quello dell’altra specialissima merce che è l’energia, fornita dai combustibili fossili come il petrolio e i suoi derivati e il gas naturale e il carbone, per circa un terzo trasformati in elettricità, o, direttamente sotto forma di elettricità, da fonti rinnovabili come il moto delle acque e, in minima quantità, il vento.

Il crescente uso delle fonti di energia da combustibili fossili --- e in parte, secondo una crescente tendenza, dai rifiuti contrabbandati come fonti energetiche rinnovabili --- comporta modificazioni chimiche e inquinamento dell’atmosfera e in parte anche delle acque. Per anni si è discusso della necessità di "diminuire" e contenere i consumi energetici, e ora si sta assistendo all’invito, da parte dei venditori, di "aumentare" i consumi di energia e di elettricità, aumento inteso come segno di modernità.

Quegli stessi governi che dichiarano di voler realizzare una società e città sostenibili e di limitare l’effetto serra, sono i primi a tollerare o incoraggiare --- l’ENEL è ben ancora una azienda largamente dello stato --- la crescita dei consumi e dell’inquinamento.

Perfino davanti all’aumento del prezzo del petrolio greggio, che potrebbe indurre i governi a incoraggiare la diminuzione dell’uso dei carburanti per autotrazione, i governi fanno ricadere sulle spalle dei cittadini, rinunciando ad una parte degli introiti fiscali, il contenimento dei prezzi dei carburanti per non arrecare danno all’industria automobilistica e alle compagnie petrolifere.

Il forum pensa di poter svolgere un ruolo di controinformazione nel delicato campo dei consumi energetici spiegando che il controllo dell’inflazione e dell’inquinamento si esercita proprio con un continuo chiaro invito a consumare meno carburanti nelle case e negli autoveicoli, a consumare e sprecare meno elettricità. Obiettivo quest’ultimo sempre più difficile dopo che la privatizzazione ha smantellato una delle grandi conquiste democratiche degli anni passati, la nazionalizzazione dell’energia elettrica.

L’insostenibilità urbana
Le città non ce la fanno più a sopportare la pressione e l’invasione degli attuali mezzi di trasporto; le strade e le piazze delle città hanno una loro capacità ricettiva per i mezzi di trasporto, fermi o in movimento, e tale capacità ricettiva è continuamente superata, al punto che sempre più spesso i mezzi di trasporto privati e pubblici restano immobili o impiegano tempi lunghissimi per percorsi modestissimi, generando situazioni caotiche --- secondo il termine che l’ecologia usa quando una popolazione supera la capacità ricettiva di un territorio..

L’aumento della lentezza del movimento degli autoveicoli comporta un crescente consumo di carburante, un crescente inquinamento dell'aria e una crescente perdita di salute.

Le radici del fenomeno sono facilmente riconoscibili nel fatto che i centri urbani cono sempre più occupati da uffici, banche, scuole, negozi, che sono potenti attrattori del traffico di lavoratori e utenti, molti dei quali abitano nei meno costosi quartieri di periferie sempre più lontane.

Così, in armonia di intenti, la speculazione sui suoli e sugli edifici, l’aumento della vendita di autoveicoli privati e l’espansione dei consumi di carburanti insieme rendono sempre più faticosa la vita quotidiana di milioni di persone in strade piene di fumi e di violenza. E questi milioni, sparsi nelle tante città italiane, sono spinti a una continua violazione delle leggi della circolazione --- ma direi delle leggi della convivenza civile (che dovrebbe avere la più alta espressione nella civis) --- e a reciproche violenze, nella resa degli amministratori.

Il forum si propone di indicare come attuare rimedi, peraltro ben noti, come il decentramento urbano, il recupero dei centri minori, il potenziamento di mezzi pubblici di trasporto, il rispetto dell’uso pubblico, per muoversi, degli spazi ora privatizzati da automobilisti disperati. Una specie di movimento di liberazione dei marciapiedi, degli spazi in cui possano muoversi anche a piedi soprattutto le parti più deboli della popolazione (bambini, disabili, anziani), condizione essenziale per ridurre la carica di violenza e sopruso delle città odierne, la resa della legge.

Agricoltura
Quando si parla di merci e di produzione il primo pensiero corre alla produzione industriale, dimenticando che dei circa 800 milioni di tonnellate di merci che attraversano il sistema economico italiano ogni anno circa la metà è costituita da materie agricole, forestali, animali e loro prodotti di trasformazione.

Dell’agricoltura finiamo per sentire la voce soltanto quando viene chiesta qualche protezione monetaria contro la concorrenza di prodotti di altri paesi, a più basso prezzo, dimenticando il ruolo "primario" che l’agricoltura ha nella produzione di alimenti, di carta, nella difesa del suolo, e del ruolo che ha nella produzione di rifiuti inquinanti, dai pesticidi ai reflui zootecnici.

Forse bisogna passare dai piagnistei all’orgoglio degli agricoltori di sentirsi i più grandi fabbricanti di merci, e delle merci più indispensabili, nell’economia di ciascun paese, alla capacità di affrontare nuovi problemi tecnico-scientifici quali quelli posti dalla diffusione di prodotti vegetali e animali geneticamente modificati, dalla necessità di evitare trattamenti vegetali o animali che contaminano i cibi finali, alla possibilità di ricavare materie prime industriali e fonti di energia dai prodotti e sottoprodotti agricoli e zootecnici, anche attraverso una nuova solidarietà internazionale fra coloro che unici possono trasformare le ricchezze della natura in beni economici essenziali.

Frane e alluvioni

Il paese frana, è esposto alle alluvioni, le spiagge vengono erose dal mare. Non si tratta di eventi naturali ma del risultato dell’appropriazione privata, capitalistica, delle rive dei fiumi, delle acque, delle spiagge per fini turistici, degli estuari dei fiumi per gli approdi turistici, eccetera. Le zone più attraenti come fonti di profitto sono anche quelle ecologicamente più importanti e fragili, per cui ancora una volta, il vantaggio privati si realizza distruggendo beni collettivi e i cui costi ricadono sulla collettività.

Da anni esistono leggi --- il decreto "Galasso" che vietava l’edificazione vicino ai fiumi e alle coste, la legge che prescrive la pianificazione territoriali nell’ambito dei bacini idrografici, la recente "legge Sarno" che limita l’edificazione nelle zone soggette a eventi franosi --- tutte violate o non applicate perfino dai governi dello stato che le ha emesse, perché toccano interessi di proprietà private, limitano le costruzioni, rallentano lo sviluppo dell’edilizia e del turismo, perché toccano le leggi vere del capitalismo a cui i governi sono soggetti.

E’ stato un penoso spettacolo vedere i governi locali di sinistra correre a Roma per impedire l’applicazione della legge Sarno nei loro territori, nel nome degli interessi delle società edilizie e della speculazione privata, anche qui come sempre mascherati dietro i benefici che la violazione della legge (e la violenza contro l’ambiente) assicurerebbe agli operai dell’edilizia.

E invece, sarebbero proprio le opere di sistemazione delle valli, di delocalizzazione delle fabbriche, di correzione del percorso delle strade, di difesa del verde restante e di rimboschimento, e di regolazione di fiumi, fossi e ruscelli, di "manutenzione" del suolo, che creerebbero nuova e duratura occupazione.

Ecco che, nelle finalità del forum, l’informazione dei, e il coordinamento fra i, gruppi locali che si oppongono a opere nocive per il suolo e le coste aiuterebbe a rallentare o fermare tali opere e a spingere verso investimenti di denaro pubblico per opere compatibili con le leggi (inviolabili) del moto delle acque.

La merce acqua
Ed è proprio l’acqua, la più essenziale merce per la vita familiare, urbana, agricola, industriale, che manca, è contaminata, è anzi di recente privatizzata proprio da una legge che, nel suo primo articolo, ribadisce con forza che le acque superficiali e sotterranee sono beni collettivi da usare in spirito di solidarietà !

Nello stesso tempo queste acque pubbliche sono cedute e affidate a imprese private o che operano secondo le leggi del profitto aziendale, le quali raccolgono le acque al di fuori dei piani di bacino idrografico (che spesso non ci sono) , le incanalano e le vendono con prezzi che risultano, sempre per i criteri aziendali, più alte nel Mezzogiorno dove l’acqua potabile è più scarsa e minori nel Nord dove l’acqua è più abbondante. La giusta idea di una gestione unitaria della distribuzione e della depurazione delle acque finisce per avere soluzioni, costi e prezzi diversissimi nella varie parti del paese.

Privatizzazione che si intreccia con l’altra appropriazione delle acque pubbliche da parte dei consorzi di bonifica, vere e proprie autorità autonome da quelle dei bacini, da quelle dello stato, con poteri sui fiumi, fossi, sulle opere idrauliche, sulla sistemazione del suolo.

Il forum si propone di aiutare le popolazioni locali a riconoscere l’intreccio di norme che le privano dell’acqua che pure è, così dice la legge, "loro" proprietà e diritto.

Lo spettro dell’ecologia di destra
C’è un ultimo aspetto con cui un forum o osservatorio ambientalista di sinistra deve fare i conti e sarà bene farli proprio in questo e nei futuri dibattiti. Alle richieste di riforme in difesa della salute e dell’ambiente il capitalismo risponde con l’accusa che tali riforme hanno un contenuto reazionario, di destra: chiedere di fare meno strade, di acquistare meno automobili, di consumare meno merci e energia, significa condannare le classi povere ad una ulteriore povertà, significa chiudere le porte agli immigrati che, con la loro richiesta di case (che solo la speculazione abusiva generosamente offre), comportano ulteriore consumo di territorio e generano ulteriore inquinamento.

Una canzone ripetuta in modo martellante attraverso la stampa e la televisione controllate dai governi del libero mercato globale e dalle imprese capitalistiche.

Una vasta letteratura di destra --- che noi a sinistra non abbiamo guardato o letto con sufficiente attenzione ---- ha offerto riprove a questa tesi mostrando che i fascismi avevano una politica anticapitalistica, austera, autarchica, che i governi fascisti possono imporre limiti alle immigrazioni e leggi di buon governo della Heimat pulita, bianca, cristiana. E pertanto, è la tesi dei nostri avversari, chiunque, anche ammantato di rosso-verde, parla di contenimento dei consumi o di regolazione del mercato è un fascista.

Dove cercare un buon governo rosso-verde dell’ambiente?
Purtroppo non è facile elaborare una teoria politica che consideri prioritario il buon governo dell’ambiente e i diritti delle classi povere e dei paesi deboli, che più sono colpiti, oggi e in futuro, delle violenze contro l’ambiente. Parole come austerità nei consumi, pianificazione del territorio e della qualità delle merci, controllo pubblico della produzione, non trovano spazio nel vocabolario odierno e, del resto, l’hanno avuto poco anche nei paesi socialisti.

Probabilmente bisogna --- e il forum potrebbe essere una utile sede per tale analisi --- rileggere il periodo del New Deal rooseveltiano, le analisi del movimento socialista e anarco-socialista alla Mumford, rileggere molte pagine del movimento nonviolento adattandole alle mutate tecnologie, riesaminare alla luce dei frapporti società/ambiente, alcuni periodi delle rivoluzioni socialiste; una nuova analisi e una nuova pedagogia che possono oggi sfruttare le grandi nuove risorse della tecniche di comunicazione e di accesso alle, e scambio di, informazioni.

Vi sono segni di tempesta nell’aria, dopo venti anni di continuo boom economico e di espansione dei consumi e del denaro, espansione insostenibile, diseguale, con aggravamento del divario fra ricchi e poveri; ci sono segni di aumento del prezzo delle materie prime e dell’impoverimento delle loro riserve, di aumento della criminalità con cui i paesi poveri applicano il loro capitalismo, quello che gli abbiamo insegnato, rivolgendolo proprio contro di noi.

Jim O’Connor, il noto leader del movimento di "Capitalismo, Natura, Socialismo", ha indetto nella sua Università di Santa Cruz, in California, nel settembre 2001, una grande conferenza "Verso una quinta internazionale" rosso verde. Forse il nostro forum nasce all’alba di profondi mutamenti e il suo compito principale è coglierne e spiegarne i segni.

Giorgio Nebbia

 
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