Il Forum alla ripresa di autunno

di Fabrizio Giovenale,
Roberto Musacchio,
Giorgio Nebbia,
Franco Russo



Questo testo è stato pensato e scritto prima dell’ultima tragedia che ha colpito il Nord Italia. Purtroppo siamo stati "profeti di sventura" ma la nostra rabbia cresce.

Se il petrolio ci dà la sveglia

Quel che sta succedendo oggi con i rincari del greggio conferma gli scenari prefigurati già nel documento di invito al nostro Forum ambientalista del 4 marzo scorso. Dimostra infatti quanto il mondo dipende ancora dalla risorsa-petrolio, anche in presenza della cosiddetta "economia della comunicazione". Per due motivi: perché questa new-economy non riduce affatto il precedente trend di consumi ma vi si aggiunge, e perché si fonda su incrementi d’uso di quell’energia che dal petrolio deriva in misura preponderante.

Così come d’altra parte informatizzazione e nuove tecnologie non impediscono che l’Economia Globale si basi ancora largamente, specie nel mondo povero, sullo sfruttamento del lavoro umano.

Resta confermato dunque che la doppia predazione – del lavoro e della natura – sta profondamente iscritta nel dna stesso del Sistema, e resiste alle sue modificazioni.

Trent’anni male impiegati

Volgendo indietro lo sguardo, è deprimente constatare che i quasi trent’anni trascorsi dallo choc petrolifero del Kippur sono stati praticamente buttati al vento: che anzi le scelte fatte in questo lungo intervallo non hanno fatto che peggiorare la situazione. La crisi d’oggi ci appare infatti come la punta d’iceberg di tutta una serie di contraddizioni e conflitti già innescati allora. Gli accaparramenti di risorse terrestri a vantaggio del 20% benestante della popolazione mondiale e a danno di tutti gli altri si vanno rivelando infatti sempre meno sostenibili, mentre vengono sempre più chiaramente in luce i problemi dei limiti delle risorse stesse e del loro progressivo degrado. Mentre già in quella prima fase – segnata da eventi come il Vietnam, il 68 europeo, lo choc petrolifero stesso – sullo sfondo del contrasto Nord-Sud montava nei paesi ricchi la contestazione al Sistema da parte del mondo del lavoro, delle nuove istanze sociali, dei movimenti ambientalisti nascenti...

E però le proposte di cambiamento di rotta che venivano avanti allora – tanto le più radicali quanto le più meditate (come il "Rapporto Nord-Sud" di Willy Brandt) – furono lasciate cadere. Si impose invece quella che ha poi assunto il nome di modernizzazione capitalista, che ha operato in modo di ristabilire il controllo totale sulla situazione. Soprattutto dopo quel crollo dei paesi socialisti (la cui natura di "controfigura del capitalismo di mercato", secondo la definizione di Giuseppe Prestipino, non poteva comunque rappresentare un’alternativa valida) che ha lasciato il Sistema del Capitalismo Globale praticamente senza avversari.

L’Economia Globale

Il processo attuale di globalizzazione dell’economia è stato contrassegnato come sappiamo – sull’onda della rapida diffusione delle tecnologie informatiche – da una serie di fatti nuovi:

- il formarsi di un sistema unipolare a centralità USA, gestito attraverso strutture economiche mondiali praticamente sotto il loro controllo - WTO, FMI, WB - e sostenuto all’occorrenza dai loro interventi armati;

- le influenze predominanti di Compagnie Multinazionali, globali e deterritorializzate;

- le produzioni spostate da paese a paese, frazionate e "parcellizzate": alla ricerca dei costi più bassi per il lavoro e le materie prime, di meno tasse, meno controlli, meno difese ambientali;

- la mercificazione integrale delle relazioni e dei rapporti interumani;

- la sostituzione delle leggi di mercato a ogni altra forma di legalità, statale o d’altra fonte (deregulation);

- le privatizzazioni "a tappeto" di risorse e settori dell’economia, inclusi quelli d’interesse pubblico e sociale primario.

- la libera circolazione dei capitali

Così tutti i freni sono stati travolti. Destabilizzato il mondo del lavoro sottoposto a ristrutturazioni profonde: flessibilità, precarizzazioni, "guerre fra poveri". Cooptate le rappresentanze dei lavoratori in pratiche di concertazione interne all’ottica liberista. Il ricorso alla forza come soluzione di riserva nei casi-limite.

A che punto siamo

Così il dominio è stato ristabilito. Anzi ci si sta spingendo più avanti: fino a "mettere sul mercato" la comunicazione sociale, l’immagine e l’autorappresentazione di sé, la vita stessa. Verso queste frontiere siamo spinti dalle appropriazioni dell’informazione attraverso i media, dalle manipolazioni genetiche, dai loro brevetti e quant’altro.

... Ed ecco che torna alla ribalta il petrolio. La crisi. Con tutte le contraddizioni di allora irrisolte e aggravate. Le condizioni ambientali sempre più minacciose (ozono, effetto-serra). Il divario tra Nord e Sud, con parti intere di continenti sprofondate in crisi apparentemente senza sbocco. Le migrazioni. Le povertà e i disagi crescenti anche nelle aree ricche del mondo.

E ancora. Il disaccoppiamento fra prosperità economica e qualità della vita. L’insicurezza. Il futuro non più visto in una prospettiva di miglioramento costante, come ancora pochi anni addietro...

Lo stesso boom economico statunitense dell’era-Clinton sembra aver a che fare non poco con la sopravalutazione del dollaro, e con il distacco tra operazioni finanziarie e attività produttive reali. Queste ultime per parte loro non danno segno di voler rinunciare agli sprechi e alle distruzioni di risorse terrestri , né a considerare esclusivamente come merce anche gli elementi e i beni naturali che appartengono a tutta l’umanità.

E con la nuova crisi petrolifera stiamo assistendo alla resurrezione dei vecchi fantasmi degli Anni 70, dalla "tassa sugli sceicchi" all’energia nucleare. E perfino al paradosso di sentir predicare dalle multinazionali transgeniche, a fini esclusivi di lucro, una sorta di neo-creazionismo basato sulle manipolazioni genetiche, senza preoccuparsi granché dei loro possibili effetti sulla natura "naturale" e su tutti noialtri.

E dunque questi trent’anni sembra siano stati spesi assai male. L’Unione Europea in particolare sembra aver fatto di tutto per rendersi subalterna al Sistema Globale e al dominio Usa, rinunciando a incamminarsi su strade che le avrebbero aperto davanti prospettive più utili per sé stessa e per tutta l’umanità: relazioni diverse con il Sud del mondo, scelte energetiche orientate al risparmio e alle fonti rinnovabili, un modello di sviluppo in chiave ecologica e sociale...

Soverato come emblema

Quest’ultimo disastro, al di là del rimpallo delle responsabilità contingenti, dà la dimostrazione dei guasti di quella logica distorta di sviluppo (nutrita della profonda incultura dei ceti dirigenti) che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso all’insegna dell’avidità e della corruttela. In territori come quelli italiani tanto ricchi di bellezza quanto fragili e vulnerabili. In un paese che proprio della relazione natura-cultura aveva fatto in passato un elemento-chiave della sua civiltà.

Ma Soverato ci appare per certi aspetti anche come metafora del fallimento del centro sinistra stesso, che (al di là di iniziative tanto lodevoli quanto isolate, come la demolizione di alcuni "ecomostri" di edilizia abusiva) non ha trovato la forza per invertire realmente la tendenza, per contrastare alla radice il processo di sedicente modernizzazione all’origine dei guasti. Tutte le scelte fondamentali infatti appaiono ancora ispirate da finalità contrarie nella loro sostanza alla salute dell’ambiente: privatizzazioni, liberalizzazioni, devoluzioni, deregulation, mercificazioni di risorse e servizi, precarietà del lavoro, centralità dell’impresa, centralità della crescita a sua volta affidata all’impresa...

Al di là delle responsabilità specifiche, infatti, la difesa del suolo non si fa e non s’è fatta perché l’idea stessa di programmazione è stata abbandonata, perché non s’è saputo fare del risanamento del territorio un volano per il lavoro e per un diverso corso di civiltà, perché tutto è stato ed è sacrificato alle prospettive di profitto delle imprese nei tempi brevi. Dopo aver attaccato Berlusconi nel 94 per il condono edilizio il centro sinistra s’è dimostrato incapace di corrispondere alle aspettative del 96... Non è solo questione di formula, ma di cultura. Di una concezione della gestione pubblica troppo condizionata dalla logica liberista.

Per questo ci sentiamo impegnati nella costruzione di una proposta diversa. Non legata a un’idea di sviluppo affidato alla crescita, al mercato e alle imprese ma soprattutto a criteri di riequilibrio: ambientale e sociale.

La nostra linea

Con la nuova crisi del petrolio, dunque, la questione-risorse è tornata al centro dell’attenzione. Con diverse conseguenze possibili. Può innescare esplosioni di interessi corporativi, crociate a difesa dell’Occidente, comportamenti egoisti, regressivi, violenti... Ma potrebbe orientarsi invece verso una contestazione critica consapevole del modello capitalista in atto, dei suoi effetti disumanizzanti, delle sue ingiustizie. E contro gli accaparramenti delle risorse, i loro usi indebiti, i loro sprechi.

D’altra parte vediamo la cultura dell’ambiente venire avanti: con le attività delle associazioni ambientaliste, coi movimenti locali finalizzati: contro l’elettrosmog, gli inceneritori, l’adozione in genere di tecnologie ambientali scollegate rispetto alle tecniche di comunicazione, e adottate quindi al di fuori del controllo dei cittadini.

...E sta crescendo il "popolo di Seattle": l’aggregazione planetaria di movimenti che intrecciano in forme nuove culture, soggettività e aspirazioni del Nord e del Sud del mondo, del lavoro agricolo e di quello industriale, dell’ambientalismo, dei nuovi diritti, delle nuove solidarietà. E tutti insieme contestano l’Economia Globale e le sue logiche di mercificazione.

Ma non va nemmeno passato sotto-silenzio l’affiorare, all’interno stesso della globalizzazione e del "pensiero unico", di reazioni contrarie "da destra". Integralismi e oscurantismi religiosi, localismi più o meno dichiaratamente razzisti (la "sindrome Haider"). Movimenti che si professano talvolta anch’essi difensori della natura, ma con intenti discriminatori e distorti. Né può essere trascurato il rischio che certe posizioni ambientaliste sedicenti-neutrali ("né di destra né di sinistra") finiscano per favorire inconsapevolmente proprio quelle tendenze.

Anche per ciò sentiamo il bisogno di riaffermare l’esigenza dalla quale questo Forum ha preso le mosse: di un ambientalismo collocato a sinistra fermamente consapevole che la forma di produzione e distribuzione capitalistica non può consentire la salvezza degli equilibri ecologici. Contrario a qualunque spinta reazionaria. Antagonista e radicalmente critico verso il Sistema dell’Economia Globale in tutti i suoi aspetti. Ma anche verso il centro sinistra per la sua visione delle cose interna al contesto d’idee liberista.

Ci rendiamo conto d’altra parte dello strapotere del Sistema, di quanto siano esigue ancora le forze che gli si possono contrapporre, della necessità di puntare nei tempi brevi ad obiettivi parziali concretamente raggiungibili. Operare cioè in una logica di contrapposizione di fondo al Sistema stesso, e di ricerca degli avvicinamenti possibili all’obiettivo nelle diverse situazioni contingenti.

Ma se sul piano più propriamente politico va tenuto conto della necessità di misurare i passi di volta in volta, ci sembra anche che ne discenda per il nostro Forum un’indicazione precisa: quella di fornire alla sfera politica il maggior possibile sostegno di informazione e cultura, oltre al richiamo sistematico alle motivazioni di fondo ambientali e sociali.

Vale dunque la scelta di portare avanti i temi proposti già nel documento fondativo del Forum, senza nessun compromesso in funzione della realtà politica contingente. Anche se ci piacerebbe, certo, veder sciogliere la contraddizione rappresentata dal centro sinistra, e vederne scaturire energie libere capaci di ridar vita a un’autentica dialettica di sinistra, tra moderati e alternativi.

E nei tempi brevi...

Resta ferma naturalmente la nostra valutazione negativa sull’azione di governo presente: le quattro pagine che la Finanziaria in preparazione dedica alle "grandi opere" contro le tre righe dedicate alla difesa del suolo.... Riteniamo che le scelte governative in materia di ambiente si muovano ancora nella direzione sbagliata: dal minacciato ripristino del progetto originario per la Variante di Valico alle misure di protezione ambientale già malfunzionanti (v. Soverato) e rese ancor più evanescenti nella ventilata spartizione di competenze Stato-Regioni.

E tuttavia, pur mirando a un’alternativa di fondo drastica, noi stessi faremo bene a darci come obiettivo immediato l’insistenza su di una serie di misure che diano quantomeno il segno della inversione di tendenza. Lo stop alle "grandi opere" devastanti per il territorio. Lo stop alla costruzione di inceneritori, insieme all’intensificazione delle raccolte differenziate e dei riciclaggi. Il NO ai prodotti alimentari geneticamente manipolati. Una buona legge sull’elettrosmog. L’avvio di quel programma pluriennale di rimboschimenti, risanamenti e manutenzioni ambientali ci cui nel nostro paese c’è bisogno più che del pane, e che può creare per decine d’anni centinaia di migliaia di posti di lavoro.

E ancora, se pure in una prospettiva un po’ meno prossima: una riorganizzazione degli insediamenti abitati esistenti che riduca le necessità d’uso dei mezzi a motore, sia privati che pubblici, mettendo a disposizione dei residenti parti sempre maggiori di quanto occorre per la vita quotidiana (negozi, servizi etc.) entro distanze pedonali. E una serie di facilitazioni (fiscali, creditizie etc.) che rendano più convenienti le merci prodotte localmente rispetto a quelle provenienti da luoghi lontani, così da ridurre i consumi d’energia per i trasporti, coi relativi inquinamenti e ingombri sul territorio.

Alla messa a punto di queste proposte faremo bene a dedicare il nostro impegno nell’immediato futuro. Anche perché se ne possa discutere in occasione delle prossime scadenze elettorali.

Roma, ottobre 2000

Adesioni al documento ricevute al 27 ottobre 2000

  1. Giovenale Fabrizio
  2. Musacchio Roberto
  3. Nebbia Giorgio
  4. Russo Franco
  1. Agostini Andrea
  2. Alasia Gianni
  3. Amato Fabio
  4. Baglioni Fabio
  5. Bechini Ivano
  6. Bendinelli Corrado
  7. Bersani Marco
  8. Bettini Virginio
  9. Bruno Antonio
  10. Cacciari Paolo
  11. Caldiroli Marco
  12. Catroppa Maurizio
  13. Cau Francesca
  14. Cirillo Francesco
  15. Colzani Simona
  16. Coppola Franco
  17. Corona Gabriele
  18. Correggia Marinella
  19. De Cesaris Walter
  20. De Lucia Vezio
  21. Ercolini Rossano
  22. Esposito Anna
  23. Falqui Enrico
  24. Fedreghini Enrico
  25. Franchina Melo
  26. Francisci Francesco
  27. Fumagalli Roberto
  28. Gambardella Antonella
  29. Ginatempo Nella
  30. Grimaldi Fulvio
  31. Iacomelli Aldo
  32. Imbriani Angelo
  33. Laccone Gianfranco
  34. Limoli Marcello
  35. Locatelli Ezio
  36. Lucchesi Fabio
  37. Magarò Giuseppe
  38. Malandra Isidoro
  39. Mara Luigi
  40. Maurri Andrea
  41. Molinari Emilio
  42. Morniroli Andrea
  43. Naggi Gianni
  44. Nieri Luigi
  45. Parlato Valentino
  46. Pesacane Ciro
  47. Petillo Onofrio
  48. Pomponi Dante
  49. Prestipino Giuseppe
  50. Ravaioli Carla
  51. Revello Riccardo
  52. Riccardi Mauro
  53. Ricotti Simona
  54. Ricoveri Giovanni
  55. Rivera Annamaria
  56. Romano Elio
  57. Rosso Piergiorgio
  58. Roselli Patrizia
  59. Russo Lello
  60. Sotgia Antonello
  61. Thiery Antonio
  62. Triolo Lucio
  63. Valentino Anna Maria
  64. Zolea Stefano
  65. Zuppello Stefano
  66. Circolo Legambiente di Merone (CO)
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