Il Forum alla ripresa di autunno di Fabrizio Giovenale,
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Questo testo è stato pensato e scritto prima dellultima tragedia che ha colpito il Nord Italia. Purtroppo siamo stati "profeti di sventura" ma la nostra rabbia cresce.Se il petrolio ci dà la svegliaQuel che sta succedendo oggi con i rincari del greggio conferma gli scenari prefigurati già nel documento di invito al nostro Forum ambientalista del 4 marzo scorso. Dimostra infatti quanto il mondo dipende ancora dalla risorsa-petrolio, anche in presenza della cosiddetta "economia della comunicazione". Per due motivi: perché questa new-economy non riduce affatto il precedente trend di consumi ma vi si aggiunge, e perché si fonda su incrementi duso di quellenergia che dal petrolio deriva in misura preponderante. Così come daltra parte informatizzazione e nuove tecnologie non impediscono che lEconomia Globale si basi ancora largamente, specie nel mondo povero, sullo sfruttamento del lavoro umano. Resta confermato dunque che la doppia predazione del lavoro e della natura sta profondamente iscritta nel dna stesso del Sistema, e resiste alle sue modificazioni. Trentanni male impiegatiVolgendo indietro lo sguardo, è deprimente constatare che i quasi trentanni trascorsi dallo choc petrolifero del Kippur sono stati praticamente buttati al vento: che anzi le scelte fatte in questo lungo intervallo non hanno fatto che peggiorare la situazione. La crisi doggi ci appare infatti come la punta diceberg di tutta una serie di contraddizioni e conflitti già innescati allora. Gli accaparramenti di risorse terrestri a vantaggio del 20% benestante della popolazione mondiale e a danno di tutti gli altri si vanno rivelando infatti sempre meno sostenibili, mentre vengono sempre più chiaramente in luce i problemi dei limiti delle risorse stesse e del loro progressivo degrado. Mentre già in quella prima fase segnata da eventi come il Vietnam, il 68 europeo, lo choc petrolifero stesso sullo sfondo del contrasto Nord-Sud montava nei paesi ricchi la contestazione al Sistema da parte del mondo del lavoro, delle nuove istanze sociali, dei movimenti ambientalisti nascenti... E però le proposte di cambiamento di rotta che venivano avanti allora tanto le più radicali quanto le più meditate (come il "Rapporto Nord-Sud" di Willy Brandt) furono lasciate cadere. Si impose invece quella che ha poi assunto il nome di modernizzazione capitalista, che ha operato in modo di ristabilire il controllo totale sulla situazione. Soprattutto dopo quel crollo dei paesi socialisti (la cui natura di "controfigura del capitalismo di mercato", secondo la definizione di Giuseppe Prestipino, non poteva comunque rappresentare unalternativa valida) che ha lasciato il Sistema del Capitalismo Globale praticamente senza avversari. LEconomia GlobaleIl processo attuale di globalizzazione delleconomia è stato contrassegnato come sappiamo sullonda della rapida diffusione delle tecnologie informatiche da una serie di fatti nuovi: - il formarsi di un sistema unipolare a centralità USA, gestito attraverso strutture economiche mondiali praticamente sotto il loro controllo - WTO, FMI, WB - e sostenuto alloccorrenza dai loro interventi armati; - le influenze predominanti di Compagnie Multinazionali, globali e deterritorializzate; - le produzioni spostate da paese a paese, frazionate e "parcellizzate": alla ricerca dei costi più bassi per il lavoro e le materie prime, di meno tasse, meno controlli, meno difese ambientali; - la mercificazione integrale delle relazioni e dei rapporti interumani; - la sostituzione delle leggi di mercato a ogni altra forma di legalità, statale o daltra fonte (deregulation); - le privatizzazioni "a tappeto" di risorse e settori delleconomia, inclusi quelli dinteresse pubblico e sociale primario. - la libera circolazione dei capitali Così tutti i freni sono stati travolti. Destabilizzato il mondo del lavoro sottoposto a ristrutturazioni profonde: flessibilità, precarizzazioni, "guerre fra poveri". Cooptate le rappresentanze dei lavoratori in pratiche di concertazione interne allottica liberista. Il ricorso alla forza come soluzione di riserva nei casi-limite. A che punto siamo Così il dominio è stato ristabilito. Anzi ci si sta spingendo più avanti: fino a "mettere sul mercato" la comunicazione sociale, limmagine e lautorappresentazione di sé, la vita stessa. Verso queste frontiere siamo spinti dalle appropriazioni dellinformazione attraverso i media, dalle manipolazioni genetiche, dai loro brevetti e quantaltro. ... Ed ecco che torna alla ribalta il petrolio. La crisi. Con tutte le contraddizioni di allora irrisolte e aggravate. Le condizioni ambientali sempre più minacciose (ozono, effetto-serra). Il divario tra Nord e Sud, con parti intere di continenti sprofondate in crisi apparentemente senza sbocco. Le migrazioni. Le povertà e i disagi crescenti anche nelle aree ricche del mondo. E ancora. Il disaccoppiamento fra prosperità economica e qualità della vita. Linsicurezza. Il futuro non più visto in una prospettiva di miglioramento costante, come ancora pochi anni addietro... Lo stesso boom economico statunitense dellera-Clinton sembra aver a che fare non poco con la sopravalutazione del dollaro, e con il distacco tra operazioni finanziarie e attività produttive reali. Queste ultime per parte loro non danno segno di voler rinunciare agli sprechi e alle distruzioni di risorse terrestri , né a considerare esclusivamente come merce anche gli elementi e i beni naturali che appartengono a tutta lumanità. E con la nuova crisi petrolifera stiamo assistendo alla resurrezione dei vecchi fantasmi degli Anni 70, dalla "tassa sugli sceicchi" allenergia nucleare. E perfino al paradosso di sentir predicare dalle multinazionali transgeniche, a fini esclusivi di lucro, una sorta di neo-creazionismo basato sulle manipolazioni genetiche, senza preoccuparsi granché dei loro possibili effetti sulla natura "naturale" e su tutti noialtri. E dunque questi trentanni sembra siano stati spesi assai male. LUnione Europea in particolare sembra aver fatto di tutto per rendersi subalterna al Sistema Globale e al dominio Usa, rinunciando a incamminarsi su strade che le avrebbero aperto davanti prospettive più utili per sé stessa e per tutta lumanità: relazioni diverse con il Sud del mondo, scelte energetiche orientate al risparmio e alle fonti rinnovabili, un modello di sviluppo in chiave ecologica e sociale... Soverato come emblemaQuestultimo disastro, al di là del rimpallo delle responsabilità contingenti, dà la dimostrazione dei guasti di quella logica distorta di sviluppo (nutrita della profonda incultura dei ceti dirigenti) che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso allinsegna dellavidità e della corruttela. In territori come quelli italiani tanto ricchi di bellezza quanto fragili e vulnerabili. In un paese che proprio della relazione natura-cultura aveva fatto in passato un elemento-chiave della sua civiltà. Ma Soverato ci appare per certi aspetti anche come metafora del fallimento del centro sinistra stesso, che (al di là di iniziative tanto lodevoli quanto isolate, come la demolizione di alcuni "ecomostri" di edilizia abusiva) non ha trovato la forza per invertire realmente la tendenza, per contrastare alla radice il processo di sedicente modernizzazione allorigine dei guasti. Tutte le scelte fondamentali infatti appaiono ancora ispirate da finalità contrarie nella loro sostanza alla salute dellambiente: privatizzazioni, liberalizzazioni, devoluzioni, deregulation, mercificazioni di risorse e servizi, precarietà del lavoro, centralità dellimpresa, centralità della crescita a sua volta affidata allimpresa... Al di là delle responsabilità specifiche, infatti, la difesa del suolo non si fa e non sè fatta perché lidea stessa di programmazione è stata abbandonata, perché non sè saputo fare del risanamento del territorio un volano per il lavoro e per un diverso corso di civiltà, perché tutto è stato ed è sacrificato alle prospettive di profitto delle imprese nei tempi brevi. Dopo aver attaccato Berlusconi nel 94 per il condono edilizio il centro sinistra sè dimostrato incapace di corrispondere alle aspettative del 96... Non è solo questione di formula, ma di cultura. Di una concezione della gestione pubblica troppo condizionata dalla logica liberista. Per questo ci sentiamo impegnati nella costruzione di una proposta diversa. Non legata a unidea di sviluppo affidato alla crescita, al mercato e alle imprese ma soprattutto a criteri di riequilibrio: ambientale e sociale. La nostra lineaCon la nuova crisi del petrolio, dunque, la questione-risorse è tornata al centro dellattenzione. Con diverse conseguenze possibili. Può innescare esplosioni di interessi corporativi, crociate a difesa dellOccidente, comportamenti egoisti, regressivi, violenti... Ma potrebbe orientarsi invece verso una contestazione critica consapevole del modello capitalista in atto, dei suoi effetti disumanizzanti, delle sue ingiustizie. E contro gli accaparramenti delle risorse, i loro usi indebiti, i loro sprechi. Daltra parte vediamo la cultura dellambiente venire avanti: con le attività delle associazioni ambientaliste, coi movimenti locali finalizzati: contro lelettrosmog, gli inceneritori, ladozione in genere di tecnologie ambientali scollegate rispetto alle tecniche di comunicazione, e adottate quindi al di fuori del controllo dei cittadini. ...E sta crescendo il "popolo di Seattle": laggregazione planetaria di movimenti che intrecciano in forme nuove culture, soggettività e aspirazioni del Nord e del Sud del mondo, del lavoro agricolo e di quello industriale, dellambientalismo, dei nuovi diritti, delle nuove solidarietà. E tutti insieme contestano lEconomia Globale e le sue logiche di mercificazione. Ma non va nemmeno passato sotto-silenzio laffiorare, allinterno stesso della globalizzazione e del "pensiero unico", di reazioni contrarie "da destra". Integralismi e oscurantismi religiosi, localismi più o meno dichiaratamente razzisti (la "sindrome Haider"). Movimenti che si professano talvolta anchessi difensori della natura, ma con intenti discriminatori e distorti. Né può essere trascurato il rischio che certe posizioni ambientaliste sedicenti-neutrali ("né di destra né di sinistra") finiscano per favorire inconsapevolmente proprio quelle tendenze. Anche per ciò sentiamo il bisogno di riaffermare lesigenza dalla quale questo Forum ha preso le mosse: di un ambientalismo collocato a sinistra fermamente consapevole che la forma di produzione e distribuzione capitalistica non può consentire la salvezza degli equilibri ecologici. Contrario a qualunque spinta reazionaria. Antagonista e radicalmente critico verso il Sistema dellEconomia Globale in tutti i suoi aspetti. Ma anche verso il centro sinistra per la sua visione delle cose interna al contesto didee liberista. Ci rendiamo conto daltra parte dello strapotere del Sistema, di quanto siano esigue ancora le forze che gli si possono contrapporre, della necessità di puntare nei tempi brevi ad obiettivi parziali concretamente raggiungibili. Operare cioè in una logica di contrapposizione di fondo al Sistema stesso, e di ricerca degli avvicinamenti possibili allobiettivo nelle diverse situazioni contingenti. Ma se sul piano più propriamente politico va tenuto conto della necessità di misurare i passi di volta in volta, ci sembra anche che ne discenda per il nostro Forum unindicazione precisa: quella di fornire alla sfera politica il maggior possibile sostegno di informazione e cultura, oltre al richiamo sistematico alle motivazioni di fondo ambientali e sociali. Vale dunque la scelta di portare avanti i temi proposti già nel documento fondativo del Forum, senza nessun compromesso in funzione della realtà politica contingente. Anche se ci piacerebbe, certo, veder sciogliere la contraddizione rappresentata dal centro sinistra, e vederne scaturire energie libere capaci di ridar vita a unautentica dialettica di sinistra, tra moderati e alternativi. E nei tempi brevi... Resta ferma naturalmente la nostra valutazione negativa sullazione di governo presente: le quattro pagine che la Finanziaria in preparazione dedica alle "grandi opere" contro le tre righe dedicate alla difesa del suolo.... Riteniamo che le scelte governative in materia di ambiente si muovano ancora nella direzione sbagliata: dal minacciato ripristino del progetto originario per la Variante di Valico alle misure di protezione ambientale già malfunzionanti (v. Soverato) e rese ancor più evanescenti nella ventilata spartizione di competenze Stato-Regioni. E tuttavia, pur mirando a unalternativa di fondo drastica, noi stessi faremo bene a darci come obiettivo immediato linsistenza su di una serie di misure che diano quantomeno il segno della inversione di tendenza. Lo stop alle "grandi opere" devastanti per il territorio. Lo stop alla costruzione di inceneritori, insieme allintensificazione delle raccolte differenziate e dei riciclaggi. Il NO ai prodotti alimentari geneticamente manipolati. Una buona legge sullelettrosmog. Lavvio di quel programma pluriennale di rimboschimenti, risanamenti e manutenzioni ambientali ci cui nel nostro paese cè bisogno più che del pane, e che può creare per decine danni centinaia di migliaia di posti di lavoro. E ancora, se pure in una prospettiva un po meno prossima: una riorganizzazione degli insediamenti abitati esistenti che riduca le necessità duso dei mezzi a motore, sia privati che pubblici, mettendo a disposizione dei residenti parti sempre maggiori di quanto occorre per la vita quotidiana (negozi, servizi etc.) entro distanze pedonali. E una serie di facilitazioni (fiscali, creditizie etc.) che rendano più convenienti le merci prodotte localmente rispetto a quelle provenienti da luoghi lontani, così da ridurre i consumi denergia per i trasporti, coi relativi inquinamenti e ingombri sul territorio. Alla messa a punto di queste proposte faremo bene a dedicare il nostro impegno nellimmediato futuro. Anche perché se ne possa discutere in occasione delle prossime scadenze elettorali. Roma, ottobre 2000 |
Adesioni
al documento ricevute al 27 ottobre 2000
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